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Ormai ci siamo abituati: nel momento in cui Rec News si dedica ad articoli o ad inchieste scomode per qualcuno, l’establishment gli sguinzaglia contro l’esercito arcobaleno. Tra le sue fila c’è il sito di disinformazione gay che abbiamo imparato (purtroppo) a conoscere per i post caratterizzati dalla totale mancanza di logica e mal scritti, dove due più due può fare cinque o sette, ma mai quattro. Questa volta a non essere andati giù sono stati gli articoli sul Coronavirus e, guarda un po’, sul governo Conte. Non bastava avere in avversione la famiglia naturale: ci mancava solo l’essere istituzionali e prodursi in una “leccata” a Giuseppi che farebbe arrossire il più professionista dei lustrascarpe.

C’è chi è sempre dalla parte della gente e chi sa solo lustrare le scarpe ai prog-potentati

Un qualcosa che segna, grazie al Cielo, il più netto spartiacque tra “noi” e “loro”. C’è chi è senza padroni, sta dalla parte della gente e lavora con l’esclusivo scopo di offrire un servizio ai lettori (noi), e poi c’è chi produce accozzaglia di bassa fattura che non dà alcun contributo all’informazione o fosse anche alla produzione online, pur di ritagliarsi uno spazietto nei “settori” che tirano di più: filo-omosessualismo, filo-immigrazione massiva, pro-infanticidi, quelli che i femminicidi, quelli che il bullismo, i vaccini e chi più ne ha più ne metta. Nell’Italia della crisi nera, i loro “problemi” fanno sempre il paio con la retorica dei “democratici”. Poi pazienza se negli Stati Uniti grazie a Planned Parenthood sono nati 350mila bambini in meno, se The Lancet spiega che l’immigrazione incontrollata agevolerà la pandemia, pazienza se le statistiche dicono che vengono ammazzati più uomini che donne e pazienza se, infine, per il virus cinese c’è già la cura ma la convenienza fa rincorrere i vaccini.

Non è facile spiegare ai muli con i paraocchi la differenza tra fare politica e fare informazione

Ogni occasione è buona per gridare all’odio razziale: quello che secondo il/la signor* del sito di disinformazione senza responsabile, senza autori, insomma senza attributi, avrebbe caratterizzato un nostro lettore, che semplicemente ha manifestato la sua opinione con un commento in calce a un articolo. Un gesto che ai “democratici” piace solo se costituisce copia e incolla rispetto alle loro vedute. Poi? Scrivere di Coronavirus con tanto di documenti e riferimenti specifici (cosa che non ha fatto praticamente nessuno della stampa commerciale che pur gode di molti più agganci) diventa “sfruttare politicamente il coronavirus”. E vai a spiegare ai muli con i paraocchi la differenza tra fare informazione e fare politica, noi che non siamo mai stati candidati per nessuna tornata elettorale, non abbiamo tessere di partito e non andiamo alle riunioni del Pd, di Possibile o dei gretini. Come fa qualcun’altro.

Che c’entrano Salvini e il Papeete? Qualcuno ce lo spieghi

Nei riguardi di chi è ossessionato da Salvini e gli attribuisce anche il caldo, la fame nel mondo e ogni sorta di calamità naturale, siamo persino diventati “quelli del Papeete”, solo perché abbiamo intervistato Centinaio e abbiamo riportato alcune iniziative sullo sviluppo del nostro Paese, l’Italia. Un Paese che noi amiamo (e che abbiamo tentato di indagare dal lato dei nostri lettori, ma anche per questo siamo stati criticati) e che chi riceve bonifici da Bruxelles, dalle piattaforme come Open Democracy e dai partiti progressisti, odia. Sì, proprio chi si riempie la bocca del termine “odio” non fa, alla fine, nient’altro che odiare. Soprattutto, odiare la gente che vuole cambiare qualcosa in meglio e che osa esprimere un’opinione contraria alla loro.

“Anti-europeisti” e fieri di esserlo

Certo che i servi sono ben contenti di farsi bacchettare dai vari Moscovici e Dombrovskis, perché pur di vedere moneta sonante sono disposti a tutto, anche offendere e umiliare la Terra che ha dato loro i natali. Noi invece, spesso accusati di raccattare “clic” qui o sui social, siamo ben contenti che la situazione sia questa, perché almeno tutto è frutto dei nostri sforzi e della nostra iniziativa e non dobbiamo la nostra vita professionale, come loro, ad altri. Nessuno di noi ha dovuto sposare un politico fallito e dimenticato, come ha dovuto fare chi non fa che sbraitare di femminismo e indipendenza da una posizione alquanto scomoda, e apparendo come minimo ridicola. Noi per loro diventiamo di “estrema destra” – solo perché abbiamo posizioni critiche verso l’immigrazione incontrollata e di massa mentre l’Africa e gli Stati da cui arrivano la maggior parte degli africani stanno al fresco – siamo “i populisti”, e nel termine loro ci vedono quell’attaccamento (vero) a un popolo che disprezzano e verso cui si sentono superiori. Ignorando che la gente “comune” ha spesso logica e riferimenti più solidi dei loro indottrinamenti ciechi.

Come sempre, si salta di palo in frasca

Poi, come al solito, nel calderone è comodo farci finire un po’ tutto, e come era facile immaginare ci è finito il documentario “Sodom”, che grazie a loro riproponiamo. Si salta di palo il frasca e si finisce, di nuovo, alla presunta emergenza Coronavirus, che secondo la loro ottusa visione genera “profitti elettorali” a chi ne denuncia le incoerenze. Ribadita la nostra estraneità a qualsivoglia partito (ivi compresa la Lega che abbiamo “criticato” qui, qui, qui e qui, poi se non fosse abbastanza anche qui, qui e qui) viene da domandarsi se invece il consenso elettorale non sia rincorso proprio dal sito di disinformazione, da chi gli è vicino e/o lo finanzia. E come mai chi ci “scrive” abbia tutta questa reticenza a firmarsi con nome e cognome, come sto facendo io in questo momento. Certo che la lentezza della Procura, cui abbiamo già affidato due denunce/querele per diffamazione e una memoria, fa per il momento dormire all’anonimo autore o autrice sonni tranquilli.

Chi si nasconde dietro il bloggino per gay che spara a zero su tutti sperando di essere invisibile?

E’ un qualcuno che non è pago/a di aver dovuto in passato chiudere bottega e di essere stato considerato diffamatore dallo stesso Google, un qualcuno che si crogiola nell’invisibilità di cui crede di godere. Alcune ricerche, tuttavia, ci mostrano che il sito di disinformazione ha a che vedere con la moglie di Giuseppe Civati (Possibile, ex Pd) Giulia Siviero e con Giovanni Zardini del circolo Pink, entrambi di Verona. E’ quello che viene affermato in un post in cui si dà conto di un incontro che ha avuto come relatrice Costanza Miriano, dove i due sono fotografati assieme alla giornalista (nella foto sotto dopo il video) e vengono descritti, rispettivamente, come autori di Gayburg e Gay.it, siti che spesso contano su materiale intercambiabile.

Zardini è uno che odia Gian Luca Rana, come si può desumere dai suoi social, e nel corso del Congresso Mondiale delle Famiglie si è scagliato contro gli organizzatori chiamandoli inspiegabilmente “omofobi e integralisti”, mentre veniva trasportato all’esterno e la moglie di Civati ridacchiava sotto i baffi seduta in prima fila (in alto, nel video). Dopo l’ennesimo articolo diffamatorio, occorrerà scavare a fondo nei legami che intercorrono con il sito di disinformazione, a meno che Gayburg non tiri fuori gli attributi – quelli che tanto morbosamente scruta nei maschietti – e ci chiarisca da chi è gestito. Intanto noi osserviamo, archiviamo e conserviamo tutto, e periodicamente lo sottoponiamo a chi di dovere.

Da sinistra, Giulia Siviero, Costanza Miriano e Giovanni Zardini

Un (ex) blog può sparare a zero su tutto e tutti, offendere e diffamare senza pagarne le conseguenze?

Ovviamente, no, e men che meno nel momento in cui, complice la lentezza di chi di dovere, ha persino migrato verso un proprio dominio. Diventando un sito a tutti gli effetti che per giunta ospita pubblicità, per il quale è dunque prevista l’iscrizione al Registro degli Operatori della Comunicazione (ROC) dell’Agcom e l’indicazione nella pagina dei servizi del responsabile e degli autori. Tutte cose che, ovviamente, un sito nato solo ed esclusivamente per diffamare e per screditare contenuti scomodi, ha paura di mostrare.

Se anche tu sei stato preso o presa di mira da Gayburg per le tue opinioni o la tua opera di divulgazione, puoi inviarmi le tue segnalazioni a direttore@recnews.it. Cercheremo di verificarle ed eventualmente di dare loro rilevanza
Dettagli sul dominio Gayburg.com

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Direttore e Founder di Rec News, Giornalista. Inizia a scrivere nel 2010 per la versione cartacea dell'attuale Quotidiano del Sud. Presso la testata ottiene l'abilitazione per iscriversi all'Albo nazionale dei giornalisti, che avviene nel 2013. Dal 2015 è giornalista praticante. Ha firmato diverse inchieste per quotidiani, siti e settimanali sulla sanità calabrese, sulle ambiguità dell'Ordine dei giornalisti, sul sistema Riace, sui rapporti tra imprenditoria e Vaticano, sulle malattie professionali e sulle correlazioni tra determinati fattori ambientali e l'incidenza di particolari patologie. Più di recente, sull'affare Coronavirus e su "Milano come Bibbiano". Tra gli intervistati Gunter Pauli, Vittorio Sgarbi, Armando Siri, Gianmarco Centinaio, Michela Marzano, Antonello Caporale, Vito Crimi, Daniela Santanché. Premio Comunical 2014. Autrice de "I padroni di Riace - Storie di un sistema che ha messo in crisi le casse dello Stato". Sito: www.zairabartucca.it

FREE SPEECH

Gayburg, Odg e Garante per la Privacy rispondono: “Ambito penale”

Il presidente dell’Ordine dei giornalisti Verna: “Fatti così come descritti sarebbero deplorevoli”. Il Garante: doglianze riguardano contenuti lesivi del diritto alla reputazione e del diritto all’immagine”

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Gayburg, Odg e Garante per la Privacy rispondono: "Ambito penale" | RN dir Zaira Bartucca

Il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti ha risposto alla richiesta di parere che il direttore di Rec News Zaira Bartucca ha inviato in data 19 marzo 2021, in cui si chiedeva all’organismo un ragguaglio su Gayburg. Il sito dal 2018 colpisce con cadenza quotidiana o pressoché quotidiana la giornalista tramite articoli falsi, calunniatori e diffamatori. Scrive il presidente dell’Odg Carlo Verna: “Con riferimento alla sua in oggetto, rappresentiamo che le competenze del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti sono stabilite dalla legge istitutiva n.69/1963 e in particolare dagli artt. 20 e 21-bis. Non rientra tra queste quanto da Lei richiesto”. Il direttore di Rec News, in particolare, chiedeva lumi circa i criteri di notiziabilità che i contenuti definiti di informazione devono avere, in considerazione del fatto che le invettive di Gayburg appaiano prive della forma, dei requisiti e della sostanza per essere definiti “notizie”. Allo stesso modo, si chiedeva la verifica della presenza dei titoli necessari per esercitare attività giornalistica da parte dell’autore di Gayburg, che continua a nascondersi dietro un comodo e strumentale anonimato e che presenta il prodotto delle sue farneticazioni come “informazione, attualità, cultura e notizie”.

Gayburg, Odg e Garante per la Privacy rispondono: "Ambito penale" | Rec News dir. Zaira Bartucca

“Pertanto – prosegue il presidente Verna – la invitiamo a rivolgersi all’Autorità Giudiziaria per gli accertamenti di competenza sui fatti che così come da Lei descritti sarebbero deplorevoli (…) Spiacenti di non poterLe essere maggiormente d’aiuto, le porgiamo distinti saluti”. Indirizzando l’iscritta verso l’ordine regionale di competenza per l’esercizio di tutte le tutele necessarie, il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei giornalisti ha parlato dunque di “Autorità Giudiziaria”, allineandosi in tal modo alle considerazioni del Garante per la Privacy, destinatario, oltre che della richiesta di parere, di un reclamo inviato negli scorsi mesi.

Gayburg, Odg e Garante per la Privacy rispondono: "Ambito penale" | Rec News dir. Zaira Bartucca

Scrive il Dipartimento Libertà di Manifestazione dei Pensiero e Cyberbullismo del Garante per la Privacy: “Con riferimento alla segnalazione trasmessa dalla S.V. in data 10 gennaio 2021 ed alle successive integrazioni, si rappresenta che, sulla base degli elementi forniti, la questione rappresentata appare più propriamente riconducibile all’ambito penale, tenuto conto che le doglianze manifestate riguardano essenzialmente contenuti lesivi del diritto alla reputazione e del diritto all’immagine”. Proprio per tutelare la propria immagine e reputazione e quella della sito che dirige, il direttore di Rec News in data 2 aprile 2021 ha personalmente sporto un’altra querela presso un Comando della Legione Carabinieri contro il sito Gayburg e contro il sig. Pietro Bruno, in qualità di intestatario accertato del dominio al 2020. I contenuti violenti, in grado di incitare all’odio di genere, falsi, diffamatori e calunniatori caratterizzati anche dall’utilizzo di immagini controverse rimessi alle disponibilità delle Forze dell’Ordine (e in parte richiamati anche tramite le precedenti querele depositate presso la Procura della Repubblica di Roma), sono fino a questo momento 207. Per ogni singolo articolo, in opportuna sede, si provvederà a chiedere il risarcimento per i danni causati.

Argomento: Gayburg – Rec News dir. Zaira Bartucca – recnews.it

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LGBT DIKTAT

“Favole” gender in fascia protetta, è bufera sulla Rai

L’associazione Pro Vita: “Pomeriggio di volgarità e messaggi scandalosi. Così si calpesta il diritto dei bambini ad essere tutelati dall’esposizione a temi osceni”

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"Favole" gender in fascia protetta, è bufera sulla Rai | Rec News dir. Zaira Bartucca
Comunicato stampa

“Pinocchio è un essere ermafrodito e non è un uomo? Da mamma chioccia a mamma degenere Rai. Alessandro Cecchi Paone e l’ospite in collegamento, la scrittrice Emma Dante, attraverso la rilettura delle favole in salsa Lgbtqi+ sono riusciti a veicolare volgarità, messaggi scandalosi e teoria del gender nel pomeriggio di Raiuno, calpestando il diritto dei bambini ad essere tutelati dall’esposizione a temi osceni”: è la nota di Pro Vita & Famiglia onlus, dopo la rivisitazione delle fiabe in fascia pomeridiana andata in onda sulla Rai durante la trasmissione pomeridiana Oggi è un altro giorno condotta da Serena Bortone.

“Deve finire questo sperpero di soldi dei contribuenti per fare pubblicità all’ideologia gender. Ci mancava la bella addormentata femminista e in chiave saffica per farci capire definitivamente che la Rete ammiraglia ormai è spudoratamente arcobaleno e non ha più pudore né remore né rispetto di chi le paga il canone. La Commissione di Vigilanza non ha nulla da dire? Si è trattato di una vergognosa forma di indottrinamento, senza alcun contraddittorio, e sulle pelle di minori esposti a oltraggiosi messaggi” ha concluso Jacopo Coghe, vice presidente di Pro Vita & Famiglia.

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CONTRASTO PEDOFILIA

Pedopornografia, l’allarme di un politico: “Le mie figlie esposte da gente malata”

Il racconto: “Morbosità verso bambine, ambito criminale e gente impunita”. Il sito che trasforma le minorenni in oggetti idealmente alla mercé di malintenzionati

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Pedopornografia, l'allarme di un politico: "Le mie figlie esposte da gente malata" | Rec News dir Zaira Bartucca

“Quelle parole individuano un immaginario estremamente pericoloso, violento e pedopornografico tipico di chi ha scritto questo testo. E’ un immaginario pericolosissimo perché, ripeto, pedopornografico. (…) Di fronte a che grado di malattia ci troviamo? Qui stiamo parlando di malattia e di morbosità verso bambine”.

Una delle immagini utilizzate dal sito, che ritrae una bimba incinta

“L’espressione “siano usate come vacche da monta” come può emergere senza un immaginario malato? (…) Non siamo più nell’ambito “ignoro”, qui siamo in un ambito criminale. Qui siamo in un contesto in cui i signori che scrivono queste frasi da anni inpunemente sono imbevuti di cultura pedopornografica”.

Sono alcuni dei passaggi di un’intervista che Mario Adinolfi ha rilasciato a Rec News, che si può leggere integralmente cliccando in basso.

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FREE SPEECH

Mario Adinolfi: “Google non sia complice delle azioni criminali di Gayburg”

Il giornalista da sei anni bersaglio del sito di disinformazione: “Su quelle pagine si coltiva un immaginario pedopornografico” dove una bimba di due anni può diventare una “vacca da monta”, nel silenzio e nell’accidia di chi dovrebbe tutelarla

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Mario Adinolfi: "Google non sia complice delle azioni criminali di Gayburg" | Rec News dir Zaira Bartucca

Dopo sei anni di pazienza a fasi alterne, Mario Adinolfi ha deciso di aprirsi per mezzo di una lunga intervista su una vicenda dai tratti assurdi che lo accompagna ogni giorno della sua vita. E’ caduto – per farla breve – nella rete di un fanatico che agisce nell’ombra, che oltre a denigrarlo umanamente e professionalmente ha una brutta abitudine: fare commenti di natura sessuale sul mondo dell’infanzia in generale, e sulle sue figlie in particolare. Una di loro ha due anni. L’altare su cui vengono immolate le due minorenni è quello dei siti lgbt e di uno in particolare: Gayburg. Lì due bimbe innocenti diventano “vacche da monta“, e per altri minorenni non ci sono scenari migliori. I richiami ad abusi sono continui, e in un caso sono sfociati nella pubblicazione dell’immagine di una bambina incinta. Un vero e proprio chiodo fisso per chi scrive su Gayburg. In un clima in cui l’omosessuale ha ragione sempre e comunque, però, non agisce nessuno. Non i motori di ricerca che contribuiscono alla diffusione, non i Garanti, non gli organismi preposti alla tutela dei minori e nemmeno l’Ordine dei giornalisti.

Com’è iniziato tutto?

Sei anni fa scrissi un libro che si chiamava “Voglio la mamma”. Un libro contro l’utero in affitto evidentemente molto schierato contro la legge sull’omofobia che allora si chiamava legge Scalfarotto, e contro l’ipotesi delle unioni civili. Sono poi stato tra gli animatori dei Family Day di Piazza San Giovanni e del Circo Massimo, Quando nacque il quotidiano “La croce”, sono stato identificato definitivamente come quello da massacrare.

Spieghiamo nel dettaglio per chi non conosce la vicenda e il tuo detrattore.

Praticamente tutti i giorni sono citato in maniera vergognosa da un sito che si chiama Gayburg, abituato a colpirmi quotidianamente. Qualche giorno fa, un titolo diceva: “Adinolfi chiede che le sue figlie siano usate come vacche da monta”. E’ una cosa completamente falsa. E’ impensabile che io possa fare anche solo questo tipo di pensiero.

Mario Adinolfi: "Google non sia complice delle azioni criminali di Gayburg" | Rec News dir. Zaira Bartucca

Nel post che ha generato l’attacco e la frase shock, eri critico sull’aborto. E’ normale una reazione così inquietante e spropositata?

Quelle parole individuano un immaginario estremamente pericoloso, violento e pedopornografico tipico di chi ha scritto questo testo. E’ un immaginario pericolosissimo perché, ripeto, pedopornografico. Quando scrivono “le sue figlie” usando il plurale sanno perfettamente che le figlie sono quelle che vivono con me, e hanno 10 e 2 anni. Adesso l’autore anonimo del pezzo prova a fare la solta manfrina dicendo che ho pure una figlia 25enne, ma allora perché non ha detto “la figlia”?

Poi, per quanto grave, magari fosse un errore isolato, lo sbaglio di una volta.

Macché, questo schema si riproduce in ogni singolo articolo di Gayburg che mi riguarda. Stiamo parlando di oltre 500 articoli dedicati a me, senza contare quelli in cui sono citato. Hanno tutti le stesse caratteristiche: una titolazione violenta e completamente avulsa dalla realtà, quindi falsa, totalmente falsa, un immaginario che richiama sempre la pedopornografia e una chiamata in causa costante della mia famiglia, di mia moglie e delle mie bambine, spesso con espliciti riferimenti sessuali.

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In alto, la reazione di Gayburg dopo la pubblicazione di una foto di famiglia per gli auguri di Natale. Le bambine diventano titolari di “immagini segnaletiche” coinvolte in “fatti di cronaca giudiziaria”, la moglie di Adinolfi viene denigrata con termini sessisti

Deve essere davvero preoccupante per un padre che qualcuno esponga così le sue due bambine.

Mi attaccassero anche duramente sulle mie battaglie politiche e su quello che vogliono, ma senza inserire in ogni articolo riferimenti sessuali su mia moglie e sulle mie bambine. Di fronte a che grado di malattia ci troviamo? Qui stiamo parlando di malattia e di morbosità verso bambine. L’espressione “siano usate come vacche da monta” come può emergere senza un immaginario malato? Poi sulla falsità ci fa sopra un titolo, e questo titolo viene indicizzato da Google come fosse un articolo normale. Ma chi sta in Google Italia può accettare che Gayburg venga considerato un sito di informazione?

Quello che si nota facilmente è che il sito cerchi con morbosità il posizionamento. Sembra voglia posizionarsi a tutti i costi in cima ai contenuti relativi a determinate personalità, quasi volesse “oscurare” quello che c’è di positivo a suon di diffamazioni.

La finalità è di sicuro fare posizionamento. Google Italia, lo dico esplicitamente, vuole continuare a rendersi complice di questa operazione violenta che va avanti da anni senza intervenire? Riguarda me ma non solo me evidentemente, riguarda tutti coloro che diventano obiettivi di questo gruppo di pazzi.

Google deve essere compiacente se tutte le segnalazioni inviate al suo indirizzo rimangono lettera morta.

Voglio vedere se questa segnalazione diventa lettera morta. Qui poniamo un tema che intanto è politico. Si può prendere di mira il leader di un partito politico (“Il Popolo della Famiglia”, nda) assegnandogli titolazioni quotidianamente false? Adinolfi, lo ripeto, non chiederà mai per le sue figlie quello che ha avuto il coraggio di dire questo sito.

Ma scherziamo…

Sono falsità che servono a denigrare una persona, e sono figlie di un immaginario pedopornografico violento.

Sono perfettamente d’accordo.

E’ questo il punto che proviamo a porre, perché qui non siamo più nell’ambito “ignoro”, qui siamo in un ambito criminale. Qui siamo in un contesto in cui i signori che scrivono queste frasi da anni inpunemente sono imbevuti di cultura pedopornografica.

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L’immagine di una bimba incinta utilizzata da Gayburg

Nessuno vede? Nessuno vigila? Dov’è l’Ordine dei giornalisti che dovrebbe tutelare i suoi iscritti e per altre persone solidarizza per episodi molto meno gravi?

Ma io l’ho scritto che fossero stati i figli della Boldrini o di Vendola sarebbe stato diverso.

Probabilmente si sarebbe scatenato un putiferio. Che poi, qual è il problema? Si vuole forse tappare la bocca a chi non è d’accordo con quel mondo ipocritamente buonista?

Ma certo. Siamo dentro la questione del cosiddetto Ddl Zan. Quelli che usano questo tipo di metodo pretendono anche una legge sulla cosiddetta omofobia che mandi in galera noi: siamo al paradosso. La sintesi è “cornuti e mazziati” (ride). Vorrebbero mandare in galera noi come istigatori di odio, quando siamo vittime di questo trattamento quotidiano!

E’ una persecuzione vera e propria, per riassumere.

Sì è una vera e propria persecuzione. Se una persona non conosce Mario Adinolfi e lo cerca su Google, trova decine di articoli in cui sembro un pazzo che vuole che le sue figlie vengano usate. Ma ti rendi conto del danno che mi viene fatto?

Ne so qualcosa. Tu e la tua famiglia come state vivendo tutto questo?

Siamo in battaglia per le nostre idee e sappiamo che per questo si pagano dei prezzi e tra i prezzi purtroppo c’è anche questo orrore. Il bello è che oggi qualcuno è venuto su Facebook a spiegarmi che il problema sono le mie idee. Ma allora lo voglio dire chiaramente: se questo è il metodo con cui si tenta di intimidire qualcuno per le proprie idee dicendo che le deve cambiare altrimenti è giusto che sia scritto che le figlie devono essere usate come “vacche da monta”, allora siamo alla barbarie.

Su Twitter ti hanno domandato perché non hai denunciato. Ti rigiro la domanda.

Perché come sapete bene voi che avete fatto delle inchieste precise, loro si proteggono e si schermano l’uno con l’altro. Ma la cosa più schifosa di questa esperienza è la loro vigliaccheria: non firmare nemmeno un articolo e non assumersi la responsabilità di quanto si scrive è assolutamente odioso. La mia famiglia viene presa ogni giorno a badilate con il passamontagna calato sulla faccia, in maniera che non ci sia responsabilità per quello che si scrive. E’ una cosa insopportabile in uno stato di diritto. Se vuole attaccare, deve assumersene la responsabilità. Io la mia battaglia la faccio mettendo la mia faccia e ogni parola che scrivo viene passata ai raggi mille volte. Ricevo denunce settimanali per quello che scrivo ma sai che succede alla fine? Che viene tutto archiviato perché si tratta sempre di accuse intimidatorie, perché false.

Lo capisco.

Non ho mai offeso nessuno e quando fanno le denunce generiche, sbattono contro il muro.

Sono le tipiche querele temerarie.

Sono tutte querele temerarie. Se ci fosse la legge apposita finirebbero in galera immediatamente. E’ un mezzo con cui fare intimidazione, esattamente come questa presenza di Gayburg. Quello che mi spaventa è il silenzio. Ma non c’è un Alessandro Cecchi Paone, un Vladimir Luxuria o un Imma Battaglia che dice questa cosa fa schifo? Se tutto fosse a parti invertite insorgerebbero Repubblica, Saviano, Michela Murgia. Già lo immagino.

Ma perché la solidarietà è così intermittente e riguarda solo un determinato lato? Le donne: alcune non si possono neppure nominare e altre si possono offendere in tutti i modi?

Hai detto bene, oggi le femministe dove sono? Michela Murgia, Michela Marzano dove sono quando ci sono da difendere mia moglie e le mie bambine?

Le battaglie contro le discriminazioni e contro la violenza qui non valgono.

Sono battaglie a senso unico e di parte, che valgono solo quando interessano loro.

Prima parlavi del tuo partito. Pensi che questo sito sia espressione diretta di qualcuno o di qualcosa o credi che sia solo un fanatico che agisce in maniera isolata?

C’è un interesse che lo sostiene perché è assurda che questa cosa stia in piedi senza essere cancellata. Una volta è stato messo giù ma è risorto senza problemi. Evidentemente c’è un meccanismo che lo tutela e tutela la possibilità di fare tutto questo anonimamente, perché se questi articoli fossero oggetto di inchieste in Tribunale verrebbe sommerso da milioni euro di richieste di risarcimento. E’ la sua serialità che preoccupa.

Quindi si sentirebbe autorizzato ad agire perché forte dell’impunità che gli viene garantita da certa parte politica?

Più che parte politica lo chiamerei clima culturale e contesto culturale. Vorrei sapere Google Italia che ne pensa. Com’è possibile che questi testi siano indicizzati da Google come articoli? Com’è possibile che se cerchi informazioni su Mario Adinolfi emergono nelle prime posizioni articoli del genere? Ogni giorno nella rassegna stampa su di me leggo l’articolo di Gayburg rilevato da Google. Questo vuol dire che chi ha come parole chiave di ricerca “Mario Adinolfi” nella sua rassegna stampa si ritrova questa roba segnalata come se fosse un articolo. E’ un danno immenso alla persona e al personaggio pubblico.

Non ci troviamo in una situazione simile e abbiamo denunciato, ma l’impressione è che mediamente da parte della magistratura non ci sia la volontà di occuparsi di chi fa parte di una categoria ormai iper-garantita, nemmeno nel momento in cui sbaglia.

Dipende dal magistrato. Ci può essere anche quello che non ha il vizio ideologico e si occupa della vicenda. Se invece tutto va in mano a magistrati che pensano che uno se l’è cercata, è chiaro che la cosa viene lasciata andare. Il punto è: si può fare questo sulla rete? Si possono pubblicare sistematicamente contenuti falsi che riguardano la stessa persona utilizzando un immaginario violento e pedopornografico contro la sua famiglia e le sue bambine di due e dieci anni? Si può immaginare una cosa del genere in un Paese civile? Voi avete visto, avete trovato anche un nome. Poi quel nome te lo faccio sparire dal certificato SSL, cambio il certificato, ti faccio il gioco delle tre carte…e ogni volta si tenta di far diventare impossibile trovare una responsabilità certa.

Per l’appunto, cosa ne pensi giornalisticamente delle nostre inchieste e della persona che abbiamo individuato?

Ho seguito tutto quello che avete fatto e intanto è un lavoro coraggioso. Poi è un lavoro fatto molto bene, specifico, con dei riferimenti oggettivi, ma potrebbe non bastare. Per quello che mi riguarda, adesso chiedo esplicitamente a queste persone di uscire allo scoperto perché sono intollerabili la loro vigliaccheria e la loro violenza brutale. E’ una cosa che non può essere tollerata da chiunque abbia a cuore il confronto democratico del Paese.

Google Support e Gayburg – Assistenza per bypassare i limiti ai contenuti per adulti. Gayburg: “E’ divertente che nel 2016 e nel mese di febbraio, il blog è stato riaperto solo perché abbiamo scritto a un dipendente di Google Italia”
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Tag: Gayburg – Rec News dir. Zaira Bartucca – recnews.it

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