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Napoli, è comodo screditare il dissenso popolare

Il futuro che aspetta chi non ha il coraggio di reclamare i propri diritti con lo scritto, con la parola e con manifestazioni che devono rimanere pacifiche per non diventare pretesto di attaccabilità, è fatto di alienazione, di tecnocrazia, di ipocondria. Per questo, fa bene chi non vuole subire in silenzio

Napoli, è comodo screditare il dissenso popolare | Rec News dir. Zaira Bartucca

“Fascisti” ma anche riottosi dei centri sociali. Un po’ “camorristi” un po’ “ultras violenti”. Della manifestazione che ieri ha animato il lungomare di Napoli snodandosi per le vie principali della città si è detto di tutto. Una levata di scudi tutt’altro che unanime tutta orientata verso la conservazione dello status quo post “emergenza”, quello che prevede un premier elevato a despota, e sindaci e presidenti di Regione promossi a podestà. Comandanti di un regime sanitario dove il cittadino è chiamato solo a subire misure restrittive, senza dire la sua, senza protestare, senza fiatare.

Anche mentre viene privato del lavoro, del frutto delle sue fatiche, della possibilità di mantenersi e mantenere il proprio nucleo familiare, del diritto a muoversi e a circolare liberamente. Se lo fa – se reclama i propri diritti – la condanna diventa inappellabile. È un “camorrista” (anche se la Camorra è dalla crisi indotta, dalle chiusure e dai prestiti usuranti che ne conseguono che guadagna), un “negazionista”, un riottoso. È il responsabile dei contagi, di quelli che ci sono stati e di quelli che ci saranno. È una persona che va arrestata, per alcuni “democratici” è addirittura da “sparare“.

Però no, non c’è nessuna dittatura in corso. Per carità. Sarà tutto debitamente normalizzato, goccia dopo goccia e passo dopo passo, finché non ci si ricorderà neppure cosa vuol dire uscire in libertà senza essere sotto l’occhio vigile delle forze dell’ordine, cosa vuol dire stare senza museruola respirando aria pulita, liberamente, anziché reintrodurre i propri scarti. La strada sarà in discesa fino al 2030 e magari fino al 2050 di cui si parla tanto nelle agende e nelle stanze dei bottoni.

Bastone e carota, domiciliari e giusto il minimo di svago, di sfogo, a Natale e in estate, ma senza esagerare. Tanto fuori non ci sarà più niente da fare, nessun posto di lavoro da occupare, nessun parente contagioso a prescindere da andare a trovare, nessun amico con cui organizzare feste divenute sovversive. Non un Dio da pregare, ma neppure molto meno, fosse anche un aperitivo da bere a un tavolo, dei soldi da spendere, una saracinesca da alzare.

Il futuro che aspetta chi non ha il coraggio – ora, oggi – di reclamare i propri diritti con lo scritto, con la parola e con manifestazioni che devono rimanere pacifiche per non diventare pretesto di attaccabilità, è fatto di alienazione, di tecnocrazia, di ipocondria, di libertà fondamentali negate, come già accade nella Cina tanto ammirata dal governo Conte. Il nemico peggiore non è quello invisibile, ma quello immaginato, nascosto dietro interessi precisi mascherati da buoni propositi.

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Caso Sudtirol, Bolaffi a caccia di due francobolli ‘sfuggiti’ al blocco

(Adnkronos) – Dopo il ‘Gronchi rosa’, l’Italia postale potrebbe avere due nuovi ‘francobolli fantasma’. La società Bolaffi, leader per il collezionismo dal 1890, ricerca in tutta Italia i due francobolli dedicati ad altrettante località del Trentino-Alto Adige la cui emissione – originariamente prevista per l’8 luglio scorso – è stata bloccata dal ministero delle Imprese e del made in Italy in seguito alle proteste suscitate dall’assenza, sulle vignette, della dicitura bilingue italiano-tedesco in conformità con quanto sancito dall’articolo 116 della Costituzione. 

Appartenenti alla serie “Turistica-Patrimonio naturale e paesaggistico”, i due francobolli, rispettivamente dedicati ai gruppi montuosi del Catinaccio e del Latemar, riportano unicamente la dicitura italiana “Trentino-Aldo Adige”, ma non la corrispettiva tedesca “Südtirol”. Sul valore per il Catinaccio, inoltre, non compare neanche il nome tradizionale tedesco di Rosengarten, celebre a livello internazionale. 

Bolaffi è venuta a conoscenza del fatto che, nonostante il blocco disposto dal ministero e attuato dal suo distributore Poste italiane, alcuni esemplari dei due francobolli sono stati comunque venduti in alcune località italiane e persino usati per affrancare la corrispondenza. Da oggi la società, spiega un comunicato di Bolaffi, è quindi ufficialmente impegnata nella loro ricerca, con l’obiettivo di acquisirli e proporli alla propria clientela di collezionisti, dal momento che rappresentano veri e propri francobolli “non emessi”, entrati però in circolazione. Altri casi simili del passato hanno acquisito nel tempo un importante valore storico e filatelico, e ancora oggi sono ambiti da migliaia di collezionisti. 

Filippo Bolaffi, amministratore delegato di Bolaffi Spa, ha dichiarato: “Come spesso accade nel mondo del collezionismo, è proprio l’errore umano a trasformare un oggetto comune in rarità. È il caso di questa vicenda, in cui il desolante pressapochismo di chi controlla le nuove emissioni ha dato origine a una bellissima storia filatelica, destinata probabilmente a occupare una casella importante nell’album. Il prezzo finale di questi francobolli dipenderà da quanti esemplari emergeranno, ma comunque, rispetto a un facciale di poco più di un euro, chi se li troverà per le mani avrà moltiplicato di centinaia di volte l’investimento iniziale”. 

cronaca

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Museo di San Marco, completato il progetto di riallestimento

(Adnkronos) – Il grande progetto di recupero e riallestimento del Museo di San Marco a Firenze della Direzione regionale Musei nazionali Toscana del Ministero della Cultura, iniziato nel 2019 in occasione delle celebrazioni per i 150 anni dalla sua istituzione, ha portato oggi a un importante ampliamento del percorso museale arricchito e valorizzato dai numerosi interventi di restauro degli ambienti, dei capolavori più celebri e di opere meno note. 

Per questo si è resa necessaria una revisione del costo del biglietto intero di ingresso, per allineare la tariffa a quella degli altri musei statali e civici fiorentini, che passerà a partire dal 26 settembre 2025 dagli attuali 8 a 11 euro, ferme restando tutte le gratuità e le riduzioni previste dalla normativa vigente. Oggi il pubblico può godere di una visita che comprende nuove sale interamente recuperate e rinnovate, dove ammirare opere straordinarie, a partire dal riallestimento completo della Sala del Beato Angelico, realizzato grazie al supporto della Fondazione Friends of Florence, che ha sostenuto numerosi altri interventi nel museo. La sala è lo scrigno dei capolavori su tavola del frate pittore, riuniti e restaurati, a partire dalla Pala di San Marco fino al recentissimo intervento sulla Deposizione di Santa Trinita.  

La Sala del Beato Angelico sarà ancora integralmente aperta al pubblico fino al 18 agosto, prima della chiusura necessaria per realizzare l’allestimento della grande mostra Beato Angelico che si inaugura il 26 settembre 2025. 

Fin dall’ingresso nel Chiostro di Sant’Antonino, si presentano con una nuova immagine i monumenti funebri e le quindici lapidi marmoree, recentemente ripuliti e restaurati. Al piano terra il pubblico ritrova l’allestimento del Refettorio piccolo, dominato dal grande affresco dell’Ultima cena di Domenico Ghirlandaio, accompagnato dalla riesposizione di tre opere provenienti dai depositi: l’Orazione nell’orto di Filippo Tarchiani, il San Marco evangelista in trono di Antonio Franchi e il Sant’Agostino benedicente attribuito a Ridolfo del Ghirlandaio. È recente la riapertura del Refettorio Grande dopo una completa ristrutturazione, che offre la sua spazialità originaria, con il restauro dell’affresco della Provvidenza dei Domenicani con Crocifissione di Giovanni Antonio Sogliani (1536), e il nuovo allestimento dei dipinti della Scuola di San Marco. 

Nel Chiostro di Sant’Antonino è inoltre attualmente in corso il restauro a vista dell’affresco con “San Domenico in adorazione del Crocifisso” del Beato Angelico interamente sostenuto dai Friends of Florence. È, inoltre, possibile visitare le Celle di Savonarola, la nuova Sala del Pollaiolo, la Corte del Grano, il Cortile dei Silvestrini, la Cella 44 del Dormitorio nord e la Sala Greca della Biblioteca di Michelozzo, caratterizzata da uno splendido soffitto ligneo, con lacunari dipinti a finti marmi policromi, dove si trovano 130 codici miniati databili fra la fine del Duecento e gli inizi del Cinquecento, alcuni esposti a rotazione nelle vetrine, e 26 vasi in terracotta invetriata. 

Anche la Biblioteca di Michelozzo chiuderà al pubblico per necessità tecniche e di riallestimento legate alla mostra Beato Angelico dal 28 luglio 2025. 

Il percorso di valorizzazione del Museo di San Marco si è sviluppato anche attraverso una visione multidisciplinare e contemporanea della fruizione culturale diventando il palcoscenico privilegiato di spettacoli dal vivo realizzati in collaborazione con importanti realtà culturali regionali e nazionali. 

In particolare, il lavoro artistico e performativo di Virgilio Sieni ha contribuito a instaurare un dialogo tra arte antica, sensibilità contemporanea e spettatore, trasformando il Museo in un luogo vivo e dinamico di produzione culturale contemporanea con percorsi performativi e meditativi che hanno attraversato i luoghi più intimi del complesso conventuale. 

Le collaborazioni con la Fondazione Toscana Musiche e l’Orchestra da Camera fiorentina hanno permesso di arricchire l’esperienza del visitatore con rassegne e interventi musicali site-specific nei chiostri e negli spazi monumentali del Museo senza dimenticare le numerose edizioni del Festival di musica rinascimentale FloReMus dell’Associazione l’Homme Armé. Infine, per rendere l’esperienza di visita del Museo di San Marco più accessibile e inclusiva per tutti, è stato avviato il progetto di sviluppo di una app e contenuti multimediali, grazie a un finanziamento fondi Pnrr della Direzione generale Musei del Ministero della Cultura, con speciale riferimento all’ambito delle disabilità. 

La nuova tariffa entrerà in vigore in concomitanza con l’apertura della mostra “Beato Angelico”, organizzata dalla Fondazione Palazzo Strozzi con la Direzione regionale Musei nazionali della Toscana del Ministero della Cultura, in programma dal 26 settembre 2025 al 25 gennaio 2026. La mostra celebra uno dei padri del Rinascimento in un percorso tra le due sedi di Palazzo Strozzi e del Museo di San Marco e sarà uno degli eventi culturali più attesi del 2025. 

In occasione della mostra, sarà inoltre attivata una tariffa speciale per tutti i visitatori del Museo di San Marco che potranno accedere alla sede della mostra a Palazzo Strozzi con un biglietto ridotto a 12 euro. Viceversa i visitatori in possesso del biglietto di ingresso alla sede di Palazzo Strozzi avranno diritto a San Marco a un biglietto ridotto a 8,00 euro. 

cultura

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Giornalismo, i corsi di formazione ripartono con ‘L’eredità di Ennio Flaiano’

(Adnkronos) –
Ripartono i corsi di formazione sul giornalismo culturale svolti nei luoghi della cultura promossi dal presidente Guido D’Ubaldo e dall’Ordine dei Giornalisti del Lazio. Il prossimo appuntamento è per il 17 luglio presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, realizzato in collaborazione con la Direzione Generale Biblioteche e diritto d’autore del ministero della cultura. Il corso dal titolo ‘L’eredità di Ennio Flaiano: come ha cambiato il modo di raccontare Roma’ sarà dedicato alla figura prismatica e sempre attuale di Ennio Flaiano, giornalista, scrittore, sceneggiatore. 

Nato a Pescara nel 1910, Ennio Flaiano si trasferì a Roma nel 1922, città che divenne centrale nella sua vita privata e professionale, dove morì nel 1972. Giornalista, critico teatrale e cinematografico, sceneggiatore si distinse in ogni ambito in cui si espresse per lo sguardo e lo stile. Scrisse per il Mondo di Pannunzio, il Corriere della Sera, l’Europeo, l’Espresso. Vinse il primo Premio Strega nel 1947 con il suo unico romanzo ‘Tempo di uccidere’; ‘Una e una notte’ (1959), ‘Il gioco e il massacro’ (1970), ‘Le ombre bianche’ (1972) e altri titoli usciti postumi come ‘La solitudine del satiro’ (1973) sono alcuni dei libri che raccolgono la sua vasta produzione letteraria. Firmò come sceneggiatore anche i più importanti film del dopoguerra, tra cui ‘La dolce vita’ e ‘Otto e mezzo’ di Federico Fellini. La città di Roma lo ricorda in particolare per il testo teatrale ‘Un marziano a Roma’, con il quale gli scrittori che vogliono raccontare la capitale continuano a confrontarsi per la sua attualità, mentre la sua città natale dal 1973 lo omaggia ogni anno con il Premio Flaiano, uno dei premi più importanti per la produzione di ‘fatti’ letterari, teatrali, cinematografici e televisivi. Il corso di giornalismo culturale dedicato alla sua singolare ed eclettica figura intende indagare l’eredità di Ennio Flaiano, a partire dalla sua fine e ironica capacità di osservare la realtà e dalla sua penna accurata e perfezionata negli elzeviri, analizzando quanto la sua produzione giornalistica e letteraria influenzi ancora il nostro immaginario e come è cambiato il modo di raccontare Roma dagli anni della dolce vita ad oggi.  

Dopo i saluti istituzionali del presidente dell’Ordine dei Giornalisti Lazio Guido D’Ubaldo e del direttore della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma Stefano Campagnolo, si susseguiranno gli interventi dello sceneggiatore e resista Enrico Vanzina, dei giornalista de Il Messaggero Fabio Isman, dell’editorialista del Corriere della Sera Paolo Conti, dell’ex sindaco di Roma Francesco Rutelli, della giornalista de Il Tempo Tiberia De Matteis, del regista Fabrizio Corallo autore del documentario ‘Ennio Flaiano – Straniero in patria’ e del direttore de Il Centro Luca Telese; a moderare gli interventi, che esploreranno la produzione giornalistica, letteraria, cinematografica e teatrale di Ennio Flaiano, la giornalista Lorenza Fruci. Il corso rientra in un ciclo di incontri di formazione sul giornalismo culturale ospitati nei luoghi della cultura, avviati nel 2023 dal presidente Guido D’Ubaldo e dall’Ordine dei Giornalisti del Lazio, realizzati in collaborazione con Lorenza Fruci, che hanno portato la formazione nei musei, nelle biblioteche storiche e sui set cinematografici. 

spettacoli

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Torna a Pompei il mosaico degli amanti, restituito dalla Germania

(Adnkronos) – Restituito al Parco archeologico di Pompei dal Comando Carabinieri Tutela del Patrimonio Culturale (Tpc) un mosaico raffigurante una coppia di amanti, rimpatriato dalla Germania a mezzo di spedizione diplomatica, predisposta dal Consolato Generale d’Italia a Stoccarda. 

Il mosaico era stato donato a un cittadino tedesco da un capitano della Wehrmacht, addetto alla catena dei rifornimenti militari in Italia durante la Seconda guerra mondiale e restituito dagli eredi al Nucleo Tpc di Roma. La consegna al Parco archeologico di Pompei, a cui il ministero della Cultura ha assegnato il prezioso reperto, è avvenuta in presenza del comandante dei Carabinieri Tutela del Patrimonio Culturale, generale di divisione Francesco Gargaro. 

Si tratta di un pannello a mosaico, probabilmente proveniente da area vesuviana, con una scena erotica, che potrebbe aver decorato la pavimentazione di una camera da letto di una domus o villa. 

Gli eredi dell’ultimo possessore erano riusciti a mettersi in contatto con i Carabinieri del Nucleo Tpc di Roma, chiedendo indicazioni sulle modalità di restituzione del mosaico allo Stato Italiano. I militari del Comando specializzato, resisi conto di trovarsi di fronte a un’opera riconducibile alle vicende di depredazione bellica delle opere d’arte appartenenti al patrimonio dello Stato italiano, dopo aver svolto una serie di accertamenti riguardo il manufatto e la sua provenienza si sono adoperati per il rimpatrio del mosaico avvenuto il 16 settembre 2023. 

Grazie alla collaborazione dell0Ufficio Tutela Beni Archeologici del Parco Archeologico di Pompei, è stato possibile ricondurre il reperto al territorio vesuviano, seppure in modo ipotetico data l’assenza di dati certi sull’originario contesto di rinvenimento. In attesa di ulteriori analisi e studi, il pannello sarà esposto temporaneamente all’Antiquarium di Pompei al fine di consentirne, oltre che la conservazione e tutela, anche la pubblica fruizione. 

“La riconsegna odierna conferma ancora una volta il grande impegno che il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale profonde nella riacquisizione del patrimonio culturale nazionale impropriamente presente all’estero – ha dichiarato il generale Gargaro – Questo lavoro viene quotidianamente svolto grazie ad una fitta rete di relazioni internazionali, consolidate negli anni, che ci consentono di poter operare con precisione e rapidità”. “Ogni reperto depredato che rientra è una ferita che si chiude, per cui esprimiamo la nostra gratitudine al Nucleo tutela per il lavoro svolto – ha detto il direttore del Parco archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel -. La ferita non consiste tanto nel valore materiale dell’opera, quanto nel suo valore storico; valore che viene fortemente compromesso dal traffico illecito di antichità. Non conosciamo l’esatta provenienza del reperto e probabilmente non la conosceremo mai; faremo ulteriori studi e analisi archeometriche per accertarne l’autenticità, per ricostruire la sua storia fin dove possibile. Lo studio, la conoscenza e la fruizione pubblica del patrimonio sono i fiori di loto che crescono sul fango dei trafugamenti mossi dalla brama del possesso e dell’egoismo di chi sottrae reperti archeologici alla comunità”. 

cultura

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