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Il Centro ricreativo di San Benedetto del Tronto e la recita per bimbi dai quattro anni in cui un principe sta con un altro principe. I laboratori, decine di libri di testo dai titoli evocativi che in alcuni casi sembrano strizzare l’occhio alla pedofilia o consigliare pratiche omosessuali (Catalogo dei genitori per i bambini che vogliono cambiarli, Babalibri; Bambini bambine e sapori, Viceversa; Ettore: l’uomo straordinariamente forte, Settenove; Gioco da ragazze e Gioco da ragazzi, Erickson; Zazi, tu ce l’hai il pisellino?, Lenan). Ben 129 progetti scolastici sul fantomatico “gender” che hanno riguardato scuole di ogni ordine e grado, fino a entrare nelle case degli italiani con una produzione Rai. C’è tutto questo nel dossier di Pro Vita e Famiglia pubblicato di recente e aggiornato a maggio del 2019.

Il documento che cresce con le vostre segnalazioni

Un documento in fase di ampliamento, che cresce con le segnalazioni inviate all’associazione che si occupa, tra le altre cose, della propaganda lgbt nelle scuole in buona sostanza spesata dai contribuenti e portata avanti da organismi pubblici e privati. Tra i primi è tristemente noto lUnar, ma la lista è lunga. L’associazione passa in rassegna per il solo 2019 la Regione Lazio – che lo scorso maggio ha patrocinato l’incontro che si è svolto al liceo classico Umberto I Differenze in gioco – La gabbia del genere (la cui porta è aperta), gli enti pubblici della Provincia di Reggio Emilia firmatari di un’apposita convenzione, il Garante regionale del Friuli dei Diritti alla persona e lo stesso Ministero dell’Istruzione. Tutto pensato per un periodo della vita tra i più mutevoli e delicati (quello dell’adolescenza e della pre-adolescenza) quando, ci ha spiegato la dottoressa Silvana De Mari nel corso di un’intervista, è facile scambiare il rapporto quasi simbiotico con gli amici dello stesso sesso per altro.

Bergamo degli orrori: il sesso orale spiegato ai bimbi della quinta elementare. Tutto normale, tutti inpuniti

“L’ideologia gender – ha detto il presidente di Pro Vita e Famiglia Antonio Brandi – continua a fare danni nel nostro paese, e prova a corrompere la mente dei bambini. Purtroppo alcune vicende recenti destano grande preoccupazione e ci obbligano a reagire. In provincia di Bergamo hanno per esempio pensato di spiegare il sesso orale in quinta elementare (a bambini di nove-dieci anni, ndr), allo scopo di “far conoscere ai bambini il loro corpo”. Ad Alessandria nella “Casa delle donne” ha avuto luogo un evento che prevedeva la lettura ai bambini di fiabe ispirate alla teoria del gender da parte di due drag queen. A Bologna è tutt’ora in corso il festival Lgbt “Radical choc”, che include anche uno spettacolo che parla di bambine transgender”.

Tra Triptorelina, drag kid ed educazione gender obbligatoria “c’è poco da stare tranquilli. Anzi bisogna reagire”


“Oltre a tutto ciò – prosegue Brandi – ricordiamo l’introduzione a livello di Sistema sanitario nazionale del cosiddetto “farmaco gender” per bloccare la pubertà, la triptorelina, che può ormai essere somministrato a bambini con “disforia di genere” (non riconosciuta da molti medici, ndr) in modo che possano “più liberamente” transitare verso il sesso opposto. In realtà la triptorelina non è stata sperimentata per la pubertà fisiologica, mette seriamente a rischio la salute fisica e psichica dei minori e rappresenta una falsa soluzione (fisica) a un problema di disagio psicologico. E’ essenziale, vista la deriva in atto, non solo non abbassare la guardia ma rilanciare una offensiva anti-gender, per proteggere i nostri figli e la libertà e priorità educativa dei genitori. E’ chiaro che se non facciamo nulla, anche da noi si arriverà come nel Regno Unito all’educazione “gender” obbligatoria nelle scuole, all’impossibilità di manifestare per i diritti della famiglia naturale, a fenomeni come i “drag kid”, bambini all’apparenza transgender“.

Sullo sfondo gli orrori di Bibbiano

“Fenomeni come quello di Bibbiano – ha concluso – dovrebbero insegnarci fino a dove può giungere un sistema che si oppone alla famiglia naturale, se non vi è nessuno che lo smaschera e lo combatte apertamente”.

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CONTRASTO PEDOFILIA

Sfilate a Caivano, ma poi il governo boccia l’emendamento contro la pedopornografia

di Barbara Guidolin ed Enrico Cappelletti*

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Sfilate a Caivano, ma poi il governo boccia l'emendamento contro la pedopornografia | Rec News

Il Governo Meloni ha dimostrato un’enorme inadeguatezza nella gestione di questioni cruciali come la lotta contro la pedopornografia e la tutela dei minori. Nonostante le continue promesse e annunci enfatici, l’azione concreta sembra mancare del tutto. In Veneto la pedofilia rappresenta un pericolo incipiente anche per i bambini più piccoli.

La Polizia Postale e delle Comunicazioni dichiara che solo in Veneto abbiamo 97 casi trattati nel 2020 oltre quelli di adescamento, 189 nel 2021 con 168 casi rilevati e 21 adescamenti: un aumento pari all’87%. Il contributo a questa brutale piaga è dato dall’uso e abuso non controllato dei social network, videogiochi e messaggistica, ovvero strumenti nelle mani dei bambini che costituiscono una opportunità di crescita della pedopornografia minorile in Veneto e nel nostro Paese.

Nonostante gli annunci roboanti e persino la sfilata a Caivano, alla Camera dei Deputati è stato bocciato un emendamento che avrebbe consentito l’utilizzo delle intercettazioni per contrastare la pornografia minorile, la detenzione di materiale pornografico relativo a minorenni, l’adescamento di minorenni e i maltrattamenti in famiglia.

L’approvazione di questo emendamento avrebbe rappresentato un passo importante nella lotta contro la pedopornografia e la protezione dei nostri minori. Grazie alle intercettazioni, gli inquirenti avrebbero potuto scoprire con maggiore probabilità il mercato online di minori sfruttati per la prostituzione, la circolazione online di foto e video di pornografia minorile, i casi di violenza sessuale su minori e altre nefandezze inaudite.

La decisione di bocciare questo emendamento è assurda e priva di spiegazioni plausibili. Il Governo e la maggioranza hanno quindi messo da parte un provvedimento vitale per la sicurezza e la protezione dei nostri bambini.

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CONTRASTO PEDOFILIA

La Duma di Stato russa adotta un disegno di legge che inasprisce le pene per chi fa propaganda della pedofilia

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Pedofilia, la Duma di Stato russa adotta un provvedimento che inasprisce le pene per chi fa propaganda del reato | Rec News dir. Zaira Bartucca

Multe fino a 800mila rubli (pari a poco più di 12.980 euro) per i cittadini e fino a 10 milioni di rubli (in questo momento, 162.254 euro) per le persone giuridiche. La Duma di Stato russa continua a usare il pugno duro contro chi si macchia di crimini contro l’innocenza dei bambini, contro la pedofilia e chi la propaganda. Dello scorso anno le misure adottate contro il social Twitter, cui il Cremlino ha imposto la rimozione di contenuti scabrosi, pena l’esilio dal Paese. Adesso l’agenzia di stampa russa Ria Novosti riporta la notizia di un disegno di legge in prima lettura che prevede sanzioni salate per i cittadini, per le persone giuridiche e per gli stranieri che si trovano in Russia (o hanno domini allocati in Russia) e divulgano contenuti dannosi per i minori.

Interessati anche pubblicità e media

Multe anche per i media e i canali internet che tentano di sdoganare, scusare o promuovere i crimini contro i bambini: per loro la multa prevista è fino a 400mila rubli (circa 6500 euro). Previsto inoltre l’inserimento nel Codice Amministrativo di un articolo che punisce chiunque “tenta di indurre i minori a cambiare il loro genere” con una multa fino a 200mila rubli per i cittadini e 4 milioni di rubli sulle persone giuridiche. Gli emendamenti alle leggi sulla pubblicità, i media e l’informazione adottati in prima lettura, vietano inoltre la diffusione di contenuti di propaganda lgbt e introducono limitazioni per l’accesso di informazioni vietate da parte dei minori. Le pene previste, inoltre, potranno subire delle variazioni al rialzo con gli emendamenti che verranno presentati in seconda lettura, come annunciato dal presidente della Duma di Stato Vyacheslav Volodin.

In Italia, intanto

In Italia, intanto, il reato di istigazione alla pedofilia è normato dall’articolo 414 bis del Codice penale e punisce chiunque induce a commettere delitti contro i bambini. Nonostante la legge non permetta scusanti di carattere letterario, artistico, storico o di costume, sono tuttora spesso tollerati i contenuti in cui la pedofilia viene trattata in modo ambiguo o in cui i maniaci vengono ritratti come vittime delle loro pulsioni. Colpa della scarsa o cattiva informazione sull’argomento, dell’omertà di molti e anche di una politica che decide deliberatamente di non far entrare nei palazzi istituzionali il dramma di decine di migliaia di bambini. I governi si succedono, i partiti scelgono i loro slogan programmatici ma non si vedono mai azioni concrete volte a prevenire il rischio di abusi. Prevedendo, per esempio, pene detentive certe e rapide per chi commette i reati di pedofilia e di sfruttamento della pedopornografia.

Non incoraggiano certo alcune scelte di Giorgia Meloni, che ha affidato il dicastero a Carlo Nordio, il magistrato che in un’occasione ha detto che la pedofilia non è un reato ma un “orientamento sessuale” (articolo e video). Fortunatamente in netto contrasto quanto espresso dall’attuale ministro alle Riforme Elisabetta Alberti Casellati ai tempi della presidenza del Senato. “Pedofilia e pedopornografia – rimarcava Casellati nel 2019 – sono piaghe che abbiamo il dovere di debellare con ogni mezzo. Si devono portare avanti azioni di contrasto ma anche campagne di prevenzione che insegnino ai minori a difendersi dalle minacce che arrivano soprattutto da internet. Bisogna intervenire per evitare che pedofili e maniaci abbiano nel web uno strumento per poter raggiungere le loro vittime e farle cadere nelle loro ignobili trappole”.

Oggi l’incarico ricoperto all’interno del governo Meloni può dare al ministro Casellati una formidabile occasione per passare dalle parole ai fatti e per giungere a una Riforma ampia che permetta di inasprire le pene per i reati contro i minori e di applicarle senza sconti. Il rischio è che – senza un intervento – determinati delitti vengano derubricati su spinte politiche e divulgative, o che i criminali si trovino a scontare le pene nel confort delle mura domestiche, dove hanno la possibilità di continuare con gli adescamenti telematici.

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CONTRASTO PEDOFILIA

Smantellata rete di pedofili, tre arresti e 17 denunciati

L’operazione della Polizia Postale ha permesso di stanare una rete criminale che si nascondeva dietro account anonimi o fittizi. Il ruolo degli agenti e dei tecnici “undercover”, sotto copertura

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Smantellata rete di pedofili, 17 denunciati | Rec News dir. Zaira Bartucca

La Polizia Postale di Palermo ha concluso un’importante operazione di tutela dei minori smantellando una rete di criminali dediti ai reati di pedofilia e pedopornografia. L’attività investigativa ha portato all’arresto di tre soggetti e a 17 denunciati per il momento in stato di libertà per aver divulgato, ceduto e detenuto immagini e video raccapriccianti riguardanti lo sfruttamento di minori. Sequestrati migliaia di file audio e video.

L’utilizzo di account anonimi o fittizi

I criminali agivano tramite account anonimi o fittizi, dove condividevano il materiale incriminato. La rete faceva affidamento su spazi cloud crittografati, nel tentativo di eludere le investigazioni e illudendosi di essere protetti dai rilievi delle Forze dell’Ordine. L’indagine – diretta dalla Procura di Palermo – è stata coordinata dal Centro Nazionale per il Contrasto alla Pedopornografia Online (C.N.C.P.O.) del Servizio di Polizia Postale e delle Comunicazioni.

La fase esecutiva dell’attività ha interessato le province di Palermo, Agrigento e Trapani, e ha coinvolto anche personale dei Compartimenti di Polizia di Catania e Reggio Calabria, che hanno fornito supporto operativo. L’ingente materiale rinvenuto – compreso quello presente negli spazi cloud sequestrati agli indagati nel corso delle perquisizioni – è ora al vaglio dei magistrati inquirenti e della Polizia Postale, per ulteriori approfondimenti investigativi finalizzati all’identificazione delle piccole vittime e per trovare riscontri nei riguardi di altri soggetti coinvolti nello sfruttamento.

Altra operazione su larga scala dopo “Black room”

L’operazione portata a termine dalla Polizia Postale di Palermo avviene a pochi giorni di distanza dall’operazione “Black room”, che ha portato a una retata di 26 soggetti in diverse regioni italiane (Veneto, Emilia Romagna, Calabria, Lombardia, Piemonte, Puglia, Sicilia, Umbria, Toscana). Le autorità hanno disposto la chiusura irrevocabile dei canali, dei gruppi e delle chat tramite cui i criminali si interfacciavano. L’indagine è stata diretta dalla IV Sezione fasce deboli della Procura di Napoli, condotta dalla polizia postale della Campania e coordinata dal Centro nazionale di contrasto della pedopornografia online di Roma. 

Sotto copertura

Le ultime operazioni che hanno permesso di neutralizzare vaste reti di criminali dediti ai reati di pedofilia e pornografia sono state portate a termine grazie alla tecnica “undercover”, con l’ausilio di agenti e tecnici che agiscono sotto copertura infiltrandosi nei social, in chat chiuse e nei meandri del dark web. Nelle scorse settimane questa metodologia investigativa ha permesso alla Polizia di Cagliari di stanare un 42enne che ora rischia dodici anni di carcere per aver tentato di importunare una minorenne.

Un reato che qualcuno tenta di sdoganare

Le operazioni degli ultimi tempi delle Forze dell’Ordine sono tanto più importanti se si pensa che si vanno moltiplicando i contenuti web in cui si tenta di diluire e sdoganare i reati ai danni dei minori e che tentano di far passare il pedofilo come una “vittima” o un soggetto destinatario di “pregiudizi”. Basta infatti aguzzare la vista per trovare giornalisti, commentatori e opinionisti che non hanno remore né vergogna nell’articolare la pedofilia come un “fenomeno sociale”, “un comportamento” o un “orientamento”. C’è chi fa di più e parla di “comunità pedofila” e “cultura pedofila”. Ovviamente, non esiste nessuna cultura e nessuna “comunità” del genere, ma esiste di sicuro una comunità di minorenni irrimediabilmente danneggiati da orchi senza scrupoli privi di umanità.

Anche l’istigazione a commettere il reato è punita

In Italia assieme ai reati di pedofilia e di pedopornografia esiste il reato di istigazione di questo crimine, che è normato dall’articolo 414 bis del codice penale, che punisce chiunque, anche tramite lo scritto o le opere artistiche, tenta di convincere terzi a commettere illeciti contro i minori. Non si possono addurre scusanti per finalità artistiche, letterarie o divulgative, senza contare che una recente sentenza della Cassazione del 2021 ha puntualizzato che qualunque tipo di descrizione del reato – per esempio per mezzo della citazione di presunti studi “scientifici”, come spesso avviene – integra il reato di istigazione.

Il silenzio complice dei media mainstream e il ruolo degli inquinatori di pozzi

In netta controtendenza, Rec News dal 2019 – un anno dopo la pubblicazione del sito – ha aperto la sezione “contrasto della pedofilia“, nella convinzione che anche i media – spesso colpevoli di un silenzio complice che favorisce i criminali e la trasformazione del reato in “fenomeno sociale” – debbano fare la propria parte per raccontare questo crimine con i giusti termini, senza sconti ideologici verso chi non si fa remore ad arrecare danni perenni a creature innocenti. Non si tratta solo dei media mainstream: anche molti siti che si proclamano indipendenti e anti-sistema (in realtà infiltrati da gruppi di pressione) decidono di trattare il problema da un punto di vista storico, filosofico, dello spettacolo e del costume, tentando di ridurre la portata del crimine e contribuendo a minimizzare quella che è una vera e propria piaga sociale che miete migliaia di vittime ogni anno.

In un panorama preoccupante come questo a rimanere essenziale è, infine, il ruolo dei genitori, che devono essere consapevoli dei rischi in cui il minore si può imbattere nel momento in cui naviga sul web senza supervisione.

Rec News dir. Zaira Bartucca – recnews.it

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CONTRASTO PEDOFILIA

Molestie a scuola, arrestato un docente di Caltanissetta

L’uomo, colpevole di molestie verbali ai danni di una undicenne, è stato condotto ai domiciliari. Denunciata la vicepreside che lo aveva coperto

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Molestie a scuola, arrestato un docente di Caltanissetta
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La Squadra Mobile di Caltanissetta ha arrestato un professore di scuola media per violenza sessuale contro una studentessa, una undicenne molestata con frasi inopportune. Al docente sono stati dati per il momento i domiciliari, in attesa di un pronunciamento del giudice. Stando a quanto riporta Ansa, la bambina a giugno aveva raccontato l’accaduto a un’insegnante e alla vicepreside, che però avevano deciso di coprire il collega molestatore. La vicepreside è stata dunque denunciata per omessa denuncia. Risolutivo l’intervento dei genitori, a cui la minorenne si era rivolta in un secondo momento, e la testimonianza dei compagni di classe che già erano stati allarmati da altre esternazioni inopportune dell’insegnante. Arrestato, al professore sono stati dati i domiciliari in attesa di una pronuncia del giudice.

Continua intanto a pieno ritmo l’attività delle Forze dell’Ordine per salvare i minori dagli orchi

Intanto continua a pieno ritmo l’attività delle Forze dell’Ordine per salvare i minori dagli orchi e per assicurare questi ultimi alla giustizia. Negli scorsi giorni è diventata esecutiva la condanna di un soggetto 24enne in arresto per fatti risalenti al 2016 e il 2020, che nel corso di una perquisizione domiciliare era stato sorpreso con materiale incriminato. L’uomo, condannato a tre anni di carcere e al pagamento di una multa di 12mila euro, era parte di una struttura criminale dedita alla produzione e diffusione di materiale pedopornografico. L’arresto è avvenuto nell’ambito dell’inchiesta denominata “50 Community”, che ha impegnato oltre duecento investigatori del Centro Nazionale di Contrasto alla Pedopornografia Online e della polizia postale che hanno attuato veri e propri pedinamenti virtuali per risalire ai nomi dei frequentatori delle chat criminali.

Rec News dir. Zaira Bartucca – recnews.it

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