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Fratelli d’Italia ha presentato Carlo Nordio come capolista in Veneto. L’ex magistrato è stato anche il candidato dei meloniani alla presidenza della Repubblica. Non è chiaro perché FdI abbia tanto a cuore il posizionamento strategico dell’anziano giurista, quel che è certo è che Nordio è personalità piuttosto controversa. Pur avendo alle spalle una carriera di tutto rispetto (si è occupato delle Brigate Rosse, della Tangentopoli Veneta e dell’inchiesta sul Mose) nel corso di un’audizione in Senato sul Ddl Zan ha definito la pedofilia “un orientamento sessuale”, (video in basso) provocando lo sgomento di mezza stampa.

Possibile che si sia espresso male, che volesse dire altro? Probabilmente no perché, da buon uomo di Legge, saprà senz’altro qual è il confine invalicabile tra una propensione e una condotta illegale in grado di arrecare danni e disturbi permanenti ai minorenni. Nordio in più, come si sente chiaramente nel filmato proposto in basso, si è spinto oltre, aggiungendo nel discorso che “non c’è nulla di più volatile della concezione del sesso che noi abbiamo”, quasi a voler in apparenza scusare il fenomeno che secondo i dati del ministero degli Interni nel 2021 ha mietuto 5316 vittime finite nel vortice degli abusi online.

“La pedofilia è un reato punibile col carcere”, si affrettava a chiarire Il Fatto Quotidiano. “Un’affermazione falsa e pericolosa. Sul fronte psicologico – commentava ancora Wired concentrandosi sulle dichiarazioni di Nordio – la pedofilia è considerata un disturbo mentale e non un orientamento sessuale. Sul fronte del diritto, nell’ordinamento italiano è un reato punibile con una pena da 5 a 10 anni di carcere“.

Pensare che, nel caso in cui Fratelli d’Italia andasse al governo, Nordio potrebbe ricoprire il ruolo di ministro alla Giustizia. E’ Meloni in prima persona a volerlo Guardiasigilli, dove lavorerebbe a una riforma della Giustizia “in senso garantista”, metterebbe le mani sulla Costituzione (con buone possibilità per garantire il presidenzialismo tanto voluto da FdI) e continuerebbe il lavoro della Cartabia, che reputa buono. L’ex magistrato guarda con favore anche al ritorno dell’immunità parlamentare e all’abolizione di reati come l’abuso di ufficio.

E se lavorasse anche – garantisticamente, chiaro – alla depenalizzazione di quello che considera “un orientamento sessuale”? Si aprirebbero, nell’eventualità, scenari più che inquietanti. Meloni, come minimo, a questo punto dovrebbe prendere le distanze da dichiarazioni che non meritano neppure di essere commentate e intervenire: ci appelliamo ai responsabili provinciali di Fratelli d’Italia che varie volte sono intervenuti dalle colonne di questo sito affinché agevolino un chiarimento.

Rec News dir. Zaira Bartucca – recnews.it

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Vania RA

Pensare che c’è chi ha il coraggio di negare invece nel video si sente chiaramente il suo pensiero

POLITICA

Infiltrazioni nei flussi migratori e contrasto dei reati online contro i minori. Piantedosi fa il punto con l’omologo giapponese

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Prima riunione del Comitato Nazionale per l'Ordine e la Sicurezza | Rec News dir. Zaira Bartucca
Comunicato stampa

Questa mattina il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha avuto una call preparatoria, in vista della prossima ministeriale G7 che si terrà in Giappone a Mito, con il ministro dell’Interno giapponese Yoshifumi Matsumura.

“Piena sintonia tra le nostre agende e durante la Presidenza italiana nel 2024 garantiremo continuità ai temi in discussione, portando avanti numerosi punti in comune. Innanzitutto promuoveremo il dibattito sulle principali minacce provenienti dalla criminalità organizzata transnazionale, e in quest’ambito proporremo di approfondire in particolare il tema del contrasto ai trafficanti di migranti e alla tratta di esseri umani” ha dichiarato Piantedosi.

Altro tema al centro del colloquio, il contrasto al terrorismo e la prevenzione del rischio di possibili infiltrazioni di terroristi nei flussi migratori illegali. Nel corso del colloquio i due ministri hanno affrontato anche altri temi quali l’Intelligenza Artificiale, le minacce provenienti dal web quali lo sfruttamento sessuale dei minori online, il contrasto al narcotraffico.

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LAZIO

Lazio, se la fiera “eco green” la vince un inceneritore

L’associazione: “Trovata esilarante”

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Lazio, se la fiera "eco green" la vince un inceneritore | Rec News dir. Zaira Bartucca

L’associazione ambientalista Fare Verde ETS ODV ha espresso “forti perplessità” in merito alla premiazione ricevuta da Acea Ambiente per l’impianto di San Vittore del Lazio alla fiera eco-green sull’economia circolare Ecomondo 2023, anche in considerazione delle “numerose segnalazioni alla Commissione Europea e alla varie procure inerenti la scarsa sostenibilità dell’impianto e addirittura la presunta erronea classificazione ad “impianto a recupero energetico”.

“L’area dove è ubicato l’impianto – fanno sapere dall’associazione – è considerata area di risanamento per ciò che concerne i PM10. Lo stesso sembrerebbe non essere autorizzabile ad operazioni a recupero energetico e quindi assimilabile a “termovalorizzazione”, ma in maniera inverosimile risulta piuttosto essere un semplice inceneritore a terra.  Che un semplice inceneritore possa essere premiato ad una fiera “eco-green” – rimarcano gli interessati – è alquanto esilarante, soprattutto in considerazione del fatto che l’impianto è causa di un problema di doppio inquinamento, scaturito dal mancato utilizzo ogni anno di enormi quantitativi di energia termica che in Comuni ad alta densità di popolazione devono poi essere prodotti attraverso combustibili fossili, pellet, lega ecc., e di “triplo inquinamento” dovuto al fatto che la maggior parte dei rifiuti trattati provengano dal Comune Roma distante circa 150 km da San Vittore”.

“Circa 15.000 viaggi all”anno su appositi camion adibiti al trasporto di rifiuti conducono – concludono dall’associazione – a un’immissione in atmosfera di una quantità di anidride carbonica superiore a quella direttamente derivante dall’attività dell’inceneritore stesso. Senza alcun pregiudizio e convinti del fatto che gli organizzatori non potevano essere a conoscenza di quanto esposto, si invita gli stessi ad effettuare valutazioni più attente e conformi”.

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POLITICA

Pass, varchi con tornelli e pagamenti. L’accesso alla Serenissima non sarà più libero

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Pass, varchi con tornelli e pagamenti. Dal 2024 l'accesso alla Serenissima non sarà più libero | Rec News dir. Zaira Bartucca

Dal 2024 l’ingresso nella Serenissima non sarà più libero. E’ quanto ha stabilito il “Regolamento per l’istituzione e la disciplina del Contributo di accesso, con o senza vettore, alla Città antica del Comune di Venezia e alle altre Isole minori della Laguna” approvato con la delibera dello scorso 12 settembre dai due terzi del consiglio comunale. Il regolamento dispone – per il prossimo anno – l’introduzione del “Venice Pass”. Si parla di varchi con tornelli d’ingresso nei punti strategici della città e del pagamento di un biglietto che varierà dai 3 ai 10 euro a persona, a seconda del giorno e dell’affluenza. Previsti controlli e multe che oscillano dai 30 ai 500 euro per chi non si conforma e non espone il QR Code che gli verrà assegnato.

Non c’è, però, solo il regolamento approvato dal Comune che introduce dei blocchi fisici all’ingresso della città. Perché dopo il contestato via libera di Palazzo Dandolo Farsetti è stato tutto un fioccare di app e servizi associati all’idea di limitare l’accesso ai luoghi cult di Venezia e a fare, con l’occasione, cassa facile. Per esempio è sbucata l’omonima app “Venice Pass“, che fa capo al circuito Italy Pass che sta già interessando città come Roma e Napoli. Prevede tre forme di abbonamento, la più costosa delle quali arriva a 99.90 euro – visite incluse – per cinque giorni di permanenza nella città lagunare. C’è poi il “Venezia è Unica City Pass“, acquistabile direttamente dal sito del Comune e personalizzabile in base ai luoghi e alle attività scelti.

Nuovi Pass, insomma, per limitare l’accesso a determinati luoghi. Questa volta a farne le spese sarà chi vorrà visitare liberamente Venezia o i cosiddetti turisti “mordi e fuggi”, che una volta giunti presso i luoghi strategici della Serenissima si troveranno di fronte a eloquenti varchi e tornelli che gli sbarreranno la strada. Il regolamento oltre a porre evidenti discriminazioni di base tra chi può accedere liberamente a Venezia e chi no, introduce anche le “giornate a bollino nero”, quelle cioè caratterizzate da una maggiore affluenza in cui si pagherà l’importo massimo e ci sarà un limite fissato di persone che possono accedere.

Alcuni potranno avere l’esenzione, ma solo registrandosi a una piattaforma

Si legge, poi, sul sito del Comune di Venezia: “Si è stabilito che il Contributo di accesso dovrà essere corrisposto da ogni persona fisica, di età superiore ai 14 anni, che acceda alla Città antica del Comune di Venezia, salvo che non rientri nelle categorie di esclusioni ed esenzioni”. Le prime riguardano residenti, lavoratori, studenti e chi ha pagato l’IMU al Comune di Venezia, le seconde chi risiede in strutture ricettive, chi deve curarsi, chi partecipa a gare sportive e chi fa parte delle Forze dell’Ordine. Per chi può essere esentato, tuttavia, il privilegio non sarà automatico, ma subordinato alla registrazione online su una piattaforma dedicata che servirà a programmare la visita in anticipo.

Si direbbe che il Venice Pass e il relativo regolamento costituiscano un altro precedente pericoloso in fatto di mancato rispetto delle libertà costituzionalmente garantite, ma c’è un aspetto confortante. L’applicazione del regolamento – programmata per la primavera dell’anno prossimo – sarà preceduta da una fase sperimentale della durata di 30 giorni spalmati su un anno, che servirà a “valutare l’efficacia del nuovo sistema di accesso” e, probabilmente, anche il grado di accettazione della misura draconiana. Non è da escludersi, dunque, che possa rivelarsi un flop, esattamente come le altre iniziative simili che lo hanno preceduto.

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POLITICA

Il premierato “confligge
con gli standard democratici”

Il parere del costituzionalista

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Il premierato "confligge con gli standard costituzionali e democratici" | Rec News dir. Zaira Bartucca

Durante un’intervista nel programma L’Italia s’è desta di Radio Cusano, il costituzionalista Fulco Lanchester ha commentato il disegno di legge per tentare di introdurre in Italia l’elezione diretta del presidente del Consiglio. “Notiamo bene – ha detto – che già a inizio di agosto l’onorevole Matteo Renzi aveva presentato un progetto simile ma molto differente” (quello del “sindaco d’Italia” relativo alla modifica degli articoli 92 e 94, ndr).

“Gli somigliava, ma qui ci sono almeno sette punti di problematicità. Si è voluto, in verità, trovare l’identità tra masse e capo. Quindi è un progetto che confligge con gli standard del costituzionalismo democratico basato sull’equilibrio e sulla separazione dei poteri, distrugge la collaborazione elastica tra gli organi costituzionali di indirizzo attivo, ma soprattutto – ha sottolineato – istituisce un obbligo di mandato imperativo dei parlamentari in violazione dell’articolo 67 della Costituzione

“Per la prima volta si inseriscono, all’interno del testo costituzionale, le previsioni confuse e inusitate di un sistema elettorale maggioritario con premio del 55% senza stabilire la soglia minima. E vi sono sentenze della Corte Costituzionale, in particolare la sentenza 35 del 2017, che hanno dichiarato l’Italicum incostituzionale proprio per questo motivo, ha spiegato Lanchester elencando le diverse criticità all’interno della riforma.

“Si ritorna al sistema ipotizzato dall’on. Silvio Berlusconi nel 2004/05, quando diceva che alla Camera avrebbero dovuto votare soltanto i presidenti dei gruppi parlamentari perché in realtà rappresentano l’azionariato principale. Poi, non si affronta il problema della legislazione elettorale di contorno, il finanziamento, il rimborso delle spese elettorale, l’eguaglianza delle opportunità fra i concorrenti. Per questo motivo – ha continuato – credo che il progetto abbia ancora bisogno di un’elaborazione. È stato fatto, in realtà, anche per motivi pubblicitari in vista delle prossime elezioni europee, per caratterizzare un indirizzo che altrimenti sarebbe stato oscurato dalle difficoltà economiche e di comunicazione che si sono evidenziate in settimana”.

Si è infine parlato dei punti riguardanti i senatori a vita e i governi tecnici, a tal proposito Fulco Lanchester ha precisato: “Per quanto riguarda i senatori a vita, si elimina il secondo comma dell’articolo 59 e dunque la possibilità per il capo dello Stato di nominare 5 senatori a vita. Per quanto riguarda il secondo argomento, il governo tecnico deriva da problemi di instabilità del sistema dei partiti e dall’astensionismo elettorale. Sono tutti problemi che devono essere risolti ricostruendo il rapporto fra corpo elettorale, il sistema dei partiti e le istituzioni”.

“La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”: c’è sempre questo problema. Alcuni sottolineano che la sovranità appartiene al popolo e altri mettono in evidenza che la Costituzione dice che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. Questo progetto salta dall’articolo 1 all’articolo 94, evidenziando un circuito di identificazione tra corpo elettorale e il potere di indirizzo concentrato nel Presidente del Consiglio e nel suo governo. In realtà – ha concluso Lanchester – il sistema è liberaldemocratico, e il costituzionalismo liberaldemocratico è basato sulla separazione dei poteri e anche sul fatto che ci possano essere delle vie di uscita”.

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