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Draghi scopre le carte. Lo fa con un discorso programmatico – quello con cui questa mattina ha chiesto la fiducia al Senato che sarà votata questa sera dopo le 22 – che contiene un po’ il sunto dell’azione di governo in divenire. Il taglio netto rispetto al passato non c’è: all’ordine del giorno c’è ancora la gestione della presunta pandemia e – come abbiamo anticipato – si insinua ufficialmente nel dibattito il 5G. La differenza sta un po’ nel personaggio: Draghi non nasconde la dipendenza verso le dinamiche europee, come fece Conte all’inizio del primo mandato – ma reintroduce allo stesso tempo il concetto “Italia”. La tattica è un po’ quella di dare un colpo al cerchio e uno alla botte: si può infatti dire che il futuro premier – messo di fronte allo scoglio fiducia – non abbia voluto scontentare nessuno: non gli europeisti e non i sovranisti, accarezzati da quel “italiani” ripetuto più volte. Vediamo punto per punto cosa ha detto di importante e cos ha lasciato trapelare.

La crisi dello stato di diritto e quello che si vuole fare a tutti i costi, sul solco di Cavour

Anche Draghi rispolvera le metafore belliche che sono state care a Conte: La “pandemia” torna ad essere “una trincea” dove si “combatte tutti insieme”. Il neo-premier non esprime preoccupazione per i metodi anti-democratici del suo predecessore: ringrazia “conscio del loro sacrificio, tutti coloro che soffrono per la crisi economica che la pandemia ha scatenato” e “coloro che lavorano nelle attività più colpite o fermate” e passa oltre. Ammette la scomparsa dei diritti costituzionalmente garantiti, promettendo un loro ritorno “nel più breve tempo possibile”. “Ci impegniamo a informare i cittadini con sufficiente anticipo, per quanto compatibile con la rapida evoluzione della pandemia, di ogni cambiamento nelle regole”, ha detto. Dunque ancora largo ai Dpcm incostituzionali e simili: l’ex presidente della Bce è chiaro: il faro non è la Costituzione della Repubblica italiana, ma sono l’Ue e l’Onu. Quello che piove dall’alto va fatto, come fece Cavour con la distuzione programmatica di un Meridione depauperato e con il genocidio più censurato della storia. Proprio il controverso Conte della destra storica è stato citato nel corso del suo discorso: “Siamo consci dell’insegnamento di Cavour: le riforme compiute a tempo, invece di indebolire l’autorità, la rafforzano”.

Il riferimento alla “fratellanza nazionale”

Come fece prima di lui Giuseppe Conte parlando di un “Nuovo Umanesimo”, anche Draghi non lesina le citazioni verso la sua fucina d’appartenenza: “L’Italia – ha detto – si risollevò dal disastro della Seconda Guerra Mondiale con orgoglio e determinazione (…), ma soprattutto grazie alla convinzione che il futuro delle generazioni successive sarebbe stato migliore per tutti. Nella fiducia reciproca, nella fratellanza nazionale, nel perseguimento di un riscatto civico e morale”. Draghi sarebbe inoltre iscritto a ben cinque Ur-Lodge: la Edmund Burke, la Three Eyes, la White Eagle, la Compass Star-Rose e la Pan-Europa. La sua “venuta” sarebbe stata chiesta addirittura dalle “P” numerate che contano (il che non lascia presagire nulla di buono) e decisa nel 1992 dallo storico Britannia della famiglia reale inglese, la stessa che qualche decennio prima era stata accusata di traffico di minori. Ovviamente, nel silenzio dei media di massa. Sul panfilo reale ci sarebbe stato anche quel Beppe Grillo che quasi venti anni dopo è riuscito a entrare nei palazzi istituzionali senza ricoprire alcun incarico elettivo. La presenza del comico è stata a più riprese confermata dall’allora giornalista del Tg5 Enrico Mentana, che si trovava a Civitavecchia con la sua troupe mentre Grillo era appena sbarcato dal panfilo. Draghi sarebbe inoltre un intimo di Comunione e Liberazione, sotto le cui insegne sarebbe avvenuta l’investitura di alcuni ministri e tecnici del suo governo.

Morire oggi per stare meglio domani

Draghi, da buon esecutore materiale delle Agende e di quella 2030 in particolare (non a caso ha citato il 2026, il 2030 e il 2050 come anni simbolo), si è appellato molte volte “al futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti”. Il disastro economico e sociale, messo in prospettiva può risultare più digeribile, almeno per alcuni. Per citare Elsa Fornero, ministro del governo Monti che rimase celebre per la vitalità dei suoi condotti lacrimali, “agli italiani non si deve parlare di crisi e di tasse, perché così è più difficile accettare il tutto. Bisogna fare capire loro quello che deve essere fatto”. Ecco allora che dare un motivo, (i figli e i nipoti”), può acuire quello “spirito di sacrificio” citato varie volte da Draghi. E’ tuttavia difficile che la locuzione basterà a far digerire le chiusure degli esercizi commerciali che sono di proprietà di chi “dovrà essere indirizzato verso il cambiamento”.

L’inedito concetto di “irreversibilità” dell’euro

Prevedibilmente, Draghi è risoluto a continuare l’operato avviato nell’ambito della presidenza della BCE, rimanendo uno strenuo difensore della moneta unica. Reputa la scelta dell’euro “irreversibile”, ma già gli fa eco Salvini con una dichiarazione a caldo: “Solo la morte è irreversibile”. Sul piatto c’è tuttavia molto di più, e cioè l’azione del distopico Colao. Come avevamo ampiamente previsto, il suo ministero sarà uno dei punti cardine dell’esecutivo Draghi. Il centro operativo sarà il MEF e qui – ha anticipato il fututo premier – si inserirà l’azione di un ministero all’Innovazione che se sarà fedele al piano concepito lo scorso giugno assieme al CTS guarderà con favore verso lo smantellamento della moneta fisica, dunque del contante.

La vera pandemia

Se ancora è presto per tracciare linee chiare sugli interventi che il nuovo esecutivo porrà in essere, una cosa è certa: la vera pandemia è quella economica. Draghi l’ha quantomeno delineata, parlando dei danni che la gestione del virus ha causato in Italia al “tessuto economico e sociale”. “Il fenomeno – avverte Draghi – è destinato ad aggravarsi quando verrà meno il divieto di licenziamento. Si è anche aggravata la povertà. I dati dei centri di ascolto Caritas, che confrontano il periodo maggio-settembre del 2019 con lo stesso periodo del 2020, mostrano che da un anno all’altro l’incidenza dei “nuovi poveri” passa dal 31% al 45%: quasi una persona su due che oggi si rivolge alla Caritas lo fa per la prima volta. Tra i nuovi poveri aumenta in particolare il peso delle famiglie con minori, delle donne, dei giovani, degli italiani, che sono oggi la maggioranza (52% rispetto al 47,9 % dello scorso anno) e delle persone in età lavorativa, di fasce di cittadini finora mai sfiorati dall’indigenza. Il numero totale di ore di Cassa integrazione per emergenza sanitaria dal 1 aprile al 31 dicembre dello scorso anno supera i 4 milioni. Nel 2020 gli occupati sono scesi di 444 mila unità ma il calo si è accentrato su contratti a termine (-393 mila) e lavoratori autonomi (-209). La pandemia ha finora ha colpito soprattutto giovani e donne, una disoccupazione selettiva ma che presto potrebbe iniziare a colpire anche i lavoratori con contratti a tempo indeterminato”.

Il piano di vaccinazione

Non rincuora l’approccio ai vaccini, anche se Draghi non ha parlato della pericolosa somministrazione obbligatoria, delle vaccinazioni di massa e neppure del controverso passaporto sanitario. Ha però affermato che bisogna prevedere inoculazioni in “tutte le strutture disponibili, pubbliche e private, sul modello di quanto è accaduto con i tamponi”.

La telemedicina per i disturbi cronici, gli ospedali per quelli acuti. Draghi chiede anche più manicomi

L’ex presidente della BCE si è inoltre appellato a una riforma della sanità nazionale, che di sicuro nell’ultimo anno ha dimostrato tutti i suoi limiti. Complici diversi medici che si sono prestati a un gioco al massacro, che ha visto come vittime tutti i malati non covid. “Il punto centrale – ha detto Draghi – è rafforzare e ridisegnare la sanità territoriale, realizzando una forte rete di servizi di base: case della comunità, ospedali di comunità, consultori, centri di salute mentale, centri di prossimità contro la povertà sanitaria. È questa la strada per rendere realmente esigibili i livelli essenziali di assistenza e affidare agli ospedali le esigenze sanitarie acute, post acute e riabilitative. La casa come principale luogo di cura è oggi possibile con la telemedicina, con l’assistenza domiciliare integrata”.

Il gesuita che prende il posto di un gesuita, cita un altro gesuita

Gli osservatori più attenti all’opera divulgativa e di monitoraggio della contro-informazione, affermano che ai vertici di tutte le operazioni portate avanti dal WEF, dall’Onu e dalla nuvola di realtà collegate al cosiddetto Great Reset, ci siano proprio i gesuiti. Uno – Giuseppe Conte – ha appena lasciato il suo incarico, ma solo per affidarlo a un collega: Mario Draghi. L’istituto vanta adepti anche all’interno della cosiddetta opposizione: è il caso di un senatore che si è formato proprio alla loro scuola, e che ha legami familiari con persone che hanno ricoperto incarichi ai vertici del Vaticano. A quest’ultimo ha fatto riferimento il futuro premier, citando Bergoglio e riassumendo un po’ quello che è il Greta-pensiero tipico delle varie sette ambientaliste, le quali interpretano l’Umanità come una forma di parassitaggio che infesta il pianeta: “Come ha detto papa Francesco, le tragedie naturali sono la risposta della terra al nostro maltrattamento. E io penso che se chiedessi al Signore che cosa pensa, non credo mi direbbe che è una cosa buona: siamo stati noi a rovinare l’opera del Signore”. Lo sostiene Draghi, senza citare le manipolazioni climatiche artificiali che sono documentate da decenni.

“Un errore proteggere tutte le attività economiche”

Una parte del discorso che sicuramente non piacerà alle PMI è quella in cui Draghi afferma che “sarebbe un errore proteggere indifferentemente tutte le attività economiche. Acune dovranno cambiare, anche radicalmente. E la scelta di quali attività proteggere e quali accompagnare nel cambiamento è il difficile compito che la politica economica dovrà affrontare nei prossimi mesi”. Ma chi deciderà chi dovrà soccombere e chi potrà vivere? Chi potrà stare aperto e chi sarà condannato a morte in base ai dettami delle Agende? La strada del governo Draghi, con l’aumentare della crisi e della rabbia sociale, non sarà in discesa.

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CONTRASTO PEDOFILIA

Sfilate a Caivano, ma poi il governo boccia l’emendamento contro la pedopornografia

di Barbara Guidolin ed Enrico Cappelletti*

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Sfilate a Caivano, ma poi il governo boccia l'emendamento contro la pedopornografia | Rec News

Il Governo Meloni ha dimostrato un’enorme inadeguatezza nella gestione di questioni cruciali come la lotta contro la pedopornografia e la tutela dei minori. Nonostante le continue promesse e annunci enfatici, l’azione concreta sembra mancare del tutto. In Veneto la pedofilia rappresenta un pericolo incipiente anche per i bambini più piccoli.

La Polizia Postale e delle Comunicazioni dichiara che solo in Veneto abbiamo 97 casi trattati nel 2020 oltre quelli di adescamento, 189 nel 2021 con 168 casi rilevati e 21 adescamenti: un aumento pari all’87%. Il contributo a questa brutale piaga è dato dall’uso e abuso non controllato dei social network, videogiochi e messaggistica, ovvero strumenti nelle mani dei bambini che costituiscono una opportunità di crescita della pedopornografia minorile in Veneto e nel nostro Paese.

Nonostante gli annunci roboanti e persino la sfilata a Caivano, alla Camera dei Deputati è stato bocciato un emendamento che avrebbe consentito l’utilizzo delle intercettazioni per contrastare la pornografia minorile, la detenzione di materiale pornografico relativo a minorenni, l’adescamento di minorenni e i maltrattamenti in famiglia.

L’approvazione di questo emendamento avrebbe rappresentato un passo importante nella lotta contro la pedopornografia e la protezione dei nostri minori. Grazie alle intercettazioni, gli inquirenti avrebbero potuto scoprire con maggiore probabilità il mercato online di minori sfruttati per la prostituzione, la circolazione online di foto e video di pornografia minorile, i casi di violenza sessuale su minori e altre nefandezze inaudite.

La decisione di bocciare questo emendamento è assurda e priva di spiegazioni plausibili. Il Governo e la maggioranza hanno quindi messo da parte un provvedimento vitale per la sicurezza e la protezione dei nostri bambini.

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POLITICA

Fassino anziché fare vittimismo dica la verità sui compensi e sui rimborsi ai deputati

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Fassino anziché fare vittimismo dica la verità sui compensi e sui rimborsi ai deputati | Rec News dir. Zaira Bartucca
Immagine Tino Romano/Ansa

Pensavamo di aver visto tutto, e invece no. Il deputato che piange miseria perché dice di percepire 4718 al mese, francamente ci mancava. Lo show di Fassino alla Camera con tanto di cedolino sventolato, ha avuto luogo nel momento meno opportuno, cioè nelle settimane in cui – nel silenzio generale – è stata approvata un’indennità aggiuntiva pari a 2.226,92 euro lordi al mese per tutti i capogruppo, che solo per il 2023 sarà a carico dei gruppi parlamentari, ma che dal 2024 sarà erogata direttamente dalla Camera dei Deputati. E’ quanto ha deciso l’Ufficio di presidenza di Montecitorio con la delibera 45/2023.

Anche chi non è capogruppo, comunque, può contare su compensi e rimborsi che vanno ben al di là dei 4718 euro raccontati da Fassino. Stando ai dati del 2022, ai deputati viene in realtà riconosciuta un’indennità pari a 5.269 euro, al netto delle ritenute fiscali, previdenziali e assistenziali e al lordo delle addizionali regionali e comunali. Ma non finisce qui, perché alla somma va aggiunta la diaria per le spese di soggiorno a Roma che, sempre per il 2022, ammontava a 3.503 euro al mese. Ci sono poi altri rimborsi per spese per convegni, gestione dell’ufficio e per “l’esercizio del mandato” (altri 3.690 euro). Fino ad arrivare, a termine percorso, all’agognato assegno di fine mandato, che è pari all’80 per cento dell’importo mensile lordo dell’indennità, per ogni anno di mandato effettivo.

Non solo: i deputati italiani, praticamente, hanno quasi tutto gratis

A questa situazione già di per sé comoda si aggiunge la possibilità, per i deputati, di ottenere biglietti aerei, ferroviari e marittimi dietro la presentazione del tesserino unico, oppure di richiedere il rilascio gratuito del dispositivo Telepass. Nonostante questo, anche quando si parla di viaggi fioccano i soliti rimborsi: se la distanza da percorrere è pari o inferiore a 100 chilometri, scatta l’ennesimo rimborso che può arrivare a 3.995,10 euro a trimestre. I deputati italiani, poi, guadagnerebbero talmente poco da non potersi permettere neppure una scheda SIM e una connessione internet: fortuna che le spese vengono coperte dallo Stato, per altri 1.200 euro annui.

Mense e ristoranti a prezzi stracciati

Anche quando si parla di bevande e vivande non va meglio. Anche lì, i deputati italiani possono bearsi di non spendere nulla o di spendere cifre irrisorie. In molti ricorderanno il caso di qualche anno fa delle aragoste a un euro alle mense degli onorevoli, mentre – più di recente – è spuntato il caso dei fagotti a portar via con un’intero pranzo o un’intera cena a 5 euro. Ne ha parlato in epoca covid l’attuale sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi, che nel corso di una trasmissione televisiva si era detto amareggiato del trattamento ricevuto.

La sanità gratuita e a corsia preferenziale

I trattamenti di favore per i poveri deputati che hanno incassato la solidarietà di Fassino non finiscono qui. Sono, infatti, iscritti al Fondo di assistenza sanitaria integrativa – cui aderiscono automaticamente tramite il versamento di una trattenuta sull’indennità – e grazie a questo possono accedere ad altri rimborsi e a sistemi di cura all’avanguardia. In alcuni casi, anche aprirsi le porte della devastata Sanità pubblica. E’ rimasto scolpito nella memoria collettiva il caso di Renata Polverini, che da governatrice della Regione Lazio per essere sottoposta a un intervento occupò un intero reparto con 25 posti letto.

Il problema, poi, è il Reddito di Cittadinanza

Mentre, insomma, i deputati godono di ogni sorta di privilegio, la politica tenta di colpevolizzare chi è costretto a percepire il Reddito di cittadinanza per colpa dell’incapacità di tutti i governi di creare posti di lavoro. Certo, esiste chi ne approfitta e si tratta di una misura che ha mostrato limiti vistosi. Anche pericoli, se si considera che rappresenta l’apripista al reddito universale e a un sistema di assistenza fine a sé stesso che viene anteposto alla produttività. Però è quantomeno paradossale che gli stessi politici che fanno i conti agli spiccioli che finiscono in tasca alle famiglie disagiate siano, magari, gli stessi che vivono gratuitamente e che hanno stipendi che – senza se e senza ma – si possono definire “d’oro”.

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POLITICA

Dove sono finiti 20 milioni del fondo Simest destinate alle PMI

A chi andranno le prime risorse prelevate dal Fondo 394

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Dove sono finiti 20 milioni del fondo Simest destinate alle PMI | Rec News dir. Zaira Bartucca

Leaf Space SpA, società che si occupa della fornitura di servizi del segmento di terra per la raccolta dati di operatori satellitari, ha annunciato di aver completato un aumento di capitale per complessivi 20 milioni di euro (22 milioni di dollari). Il round è stato sottoscritto dai lead investors CDP Venture Capital Sgr (attraverso il Fondo Evoluzione) e Neva Sgr, insieme a SIMEST e Digital Transition Fund – parte del gruppo CDP S.p.A. SIMEST ha peraltro effettuato la sua prima operazione attraverso il nuovo strumento di investimento diretto dedicato all’internazionalizzazione delle startup e PMI italiane, il Fondo Unico di Venture Capital.

Hanno sottoscritto l’aumento di capitale anche i già presenti azionisti RedSeed Ventures, Primo Space e Whysol Investments, che hanno contribuito al nuovo round di finanziamento dopo l’ultimo avvenuto nel 2020. In aggiunta, la Banca Europea per gli Investimenti (BEI) metterà a disposizione della Società ulteriori 15 milioni di euro di Venture Debt, (l’operazione è in fase di finalizzazione).

La società è nata nel 2014 a Lomazzo (Como). Attualmente fornisce servizi di connettività e raccolta dati a circa 80 satelliti e a marzo 2023 ha effettuato più di 10.000 passaggi satellitari in un solo mese.

“I 20 milioni di euro di finanziamenti garantiti da investitori azionari, nuovi ed esistenti, si sommano ai 15 milioni di euro di Venture Debt forniti dalla Banca Europea per gli Investimenti (BEI) – attualmente in fase di finalizzazione”, ha dichiarato Jonata Puglia, CEO e co-fondatore di Leaf Space.

“Grazie a questi capitali potremo mantenere il nostro posizionamento nel mercato come secondo più grande operatore e fornitore di servizi Ground Segment-as-a-Service (GSaaS) al mondo e soddisfare la crescente domanda di mercato mediante una continua espansione della nostra rete globale di stazioni di terra, aggiungendo nuove aree di copertura in tutto il mondo’’.

“Abbiamo in programma di supportare nuove frequenze per i satelliti di osservazione terrestre e telerilevamento’’ ha detto Jonata Puglia, CEO e co-fondatore di Leaf Space. Giovanni Pandolfi Bortoletto, CSO & co-fondatore, ha invece dichiarato: “Entro i prossimi 10 anni puntiamo ad un futuro dove i satelliti ed ogni altro asset spaziale operino seguendo le logiche di connettività plug-and-play indipendentemente da missione, applicazione, orbita o destinazione”. La società fa inoltre sapere di stare lavorando per “porre le basi per eventuali nuove applicazioni a oggi non possibili“.

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ATTUALITA'

Diplomifici, parte l’indagine ispettiva del MIM. Reclutati 146 ispettori

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Diplomifici, parte l'indagine ispettiva del MIM. Reclutati 146 ispettori | Rec News dir. Zaira Bartucca
Comunicato stampa

In merito all’indagine di Tuttoscuola sul fenomeno dei “diplomifici” dal titolo «Maturità: boom dei diplomi facili», il Ministero dell’Istruzione e del Merito avvierà una indagine ispettiva. Nel frattempo, sarà bandito a breve un concorso per il reclutamento di 146 ispettori che porterà a saturare l’organico attuale (190 Posti). “Sotto il profilo normativo – fa sapere il MIM – verranno valutati alcuni correttivi che diano più strumenti in sede ispettiva per verificare la sussistenza dei requisiti per la parità. Si sta anche lavorando per inserire nella legge di Bilancio risorse idonee per incrementare ulteriormente l’organico dei dirigenti tecnici”.

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