
Dalla strategia del terrore ai “poteri di guerra”, cosa potrebbe cambiare con la presidenza (a metà) di Biden
Diciassette ordini esecutivi a poche ore da un controverso insediamento e una Washington militarizzata con la scusa della cerimonia di Capitol Hill. E’ la prova di forza del dem che ha formalmente preso il posto di Trump
Diciassette ordini esecutivi a poche ore da un controverso insediamento e una Washington militarizzata con la scusa della cerimonia di Capitol Hill. Un ritorno forzato – tutto sommato – alla strategia del terrore che ha caratterizzato il periodo pre-Trump. E’ la prova di forza di Joe Biden, il democratico che formalmente ha preso il posto di Donald Trump. Si chiude (per il momento), il periodo di pace che ha caratterizzato il precedente esecutivo a trazione repubblicana e si apre un clima di precarietà sociale che secondo i critici servirà a introdurre più facilmente le misure sanitarie di massa.
I “poteri di guerra”
Cosa significano i “poteri di guerra”? Non che ci saranno scene da trincea in giro per gli States, come si legge sui social, anche se il passaggio è potenzialmente in grado di favorire provvedimenti di tipo autoritario. Un equivalente lo stiamo vivendo in Italia dopo che Conte ha (illegittimamente) dichiarato e rinnovato lo stato di emergenza, aspetto che ha permesso la soppressione dei diritti costituzionalmente garantiti come il lavoro e la libertà di circolazione. L’America di Biden non sarà quella di Trump, vento in faccia senza museruola: Sleepy Joe ha già disposto l’obbligo della mascherina e si prepara alla campagna di somministrazione di “100 milioni di vaccini in 100 giorni”, ma non è detto che tutto vada secondo i suoi propositi.
La campagna vaccinale
A frenare gli intenti di Biden ci sono – oltre alla politica – problemi di natura pratica. I danni da vaccino stanno già riscrivendo i piani mondiali di produzione e distribuzione, senza contare che il nuovo inquilino della Casa Bianca dovrà fare i conti con un popolo che continua a non identificarsi con le sue mire, e che dunque potrebbe dimostrarsi reticente a segure un programma di divieti e di annullamento delle libertà fondamentali.
La presidenza azzoppata
A questo si devono aggiungere le caratteristiche di una presidenza che si rivela azzoppata ancor prima di nascere. Non è tanto il fatto che per Biden si sia optato per un giuramento “abbreviato” (50 secondi medi contro i quattro minuti canonici), o che abbia giurato sulla Bibbia di famiglia anziché su quella ufficiale, quanto il fatto che gli stessi pezzi forti del Pentagono si stiano tuttora rifiutando di lasciare i segreti di Stato nelle mani di un uomo che ha avuto problemi di natura cerebrale.
La “football” con i codici nucleari
La stessa “football” – la valigetta con i codici nucleari – secondo alcuni non sarebbe nelle complete disponibilità di Biden. Trump l’ha trasportata in Florida anziché consegnarla prima della partenza: la versione del mainstream è che ne esistano delle copie, e che Trump sia stato seguito da un ufficiale che poi ha provveduto al ritiro. Secondo il Sun, Trump ha dovuto portare con sé la valigia in quanto presidente in carica fino all’insediamento di Biden. I codici della valigetta in possesso di Trump sarebbero stati successivamente “disattivati”, ma in questo caso non avrebbe senso la ricostruzione che vuole che l’ufficiale abbia trasportato la valigia dalla Florida a Washington.
L’ultimo ordine esecutivo inviato ai capi della sicurezza nazionale
C’è però una ferita aperta che rimane nel cuore dei trumpiani, ed è quella di un piano che alla fine non si è verificato. Piaccia o non piaccia, Biden è riuscito – frode elettorale o meno – a entrare alla Casa Bianca, senza che si verificasse uno solo degli sconvolgimenti annunciati dagli attivisti online. Si è parlato di azioni che avrebbero tenuto lontano i democratici, fino all’uso della forza e al ricorso dei militari giunti a Capitol Hill. Niente di tutto questo, ma un giorno prima di lasciare Trump ha inviato un ordine esecutivo al direttore della Cia e a quello della National Intelligence che potrebbe fare in modo che il passo di desecretare i documenti più imbarazzanti relativi all’Obamagate non sia stato vano.
L’eredità di Trump
Trump tornerà “in qualche modo”, è quanto ha promesso, e il suo ultimo ordine esecutivo potrebbe rappresentare la sua eredità politica. Quella che – presidenza o meno – potrebbe costituire il pretesto di un impeachment che questa volta vedrebbe come protagonista l’americano abituato a interfacciarsi con i cinesi e a racimolarne utilità. Già si parla di un ritorno di Trump con il Patriot Party. Chiara la volontà di sondare il gradimento popolare nel caso in cui il repubblicano decida di lasciarsi alle spalle i vecchi compagni di partito, in particolare quelli che ora stanno salendo sul carro del vincitore.
ESTERI
Viale del tramonto per i Biden

Non è un buon momento per i Biden, tra la richiesta di impeachment avanzata dai repubblicani che pende sul capo di Joe e l’incriminazione di Hunter. Quest’ultimo – già al centro di vicende opache come i rapporti di interesse con l’azienda ucraina Burisma – è destinatario di tre capi di accusa che riguardano, stando all’atto depositato presso la corte federale del Delaware, la detenzione di un revolver, il consumo di droghe e alcune false dichiarazioni.
Non solo. Hunter Biden è anche il perno di diverse indagini per reati fiscali e si trova attualmente sotto inchiesta per la violazione della legge sui lobbisti che operano per conto di entità straniere. Rec News ha scritto di questo ultimo aspetto ben tre anni fa, quando ha riportato in esclusiva il contenuto del rapporto Kamenar e ha svelato il progetto Truman e la Blue Star Stategies.
Una valanga che, nonostante il tentativo dei democratici americani di minimizzare, ha travolto e sta travolgendo i vertici del partito. Questa volta la cintura di contenimento dei media mainstream – che già tentano di fare di Hunter un martire e parlano di “mancanza di prove” – potrebbe non bastare. Intanto il presidente della Camera Kevin McCarthy ha autorizzato l’avvio del processo di impeachment ufficiale contro Joe Biden.
ESTERI
Bilaterale ricostruzione Ucraina | Cosa ha detto il primo ministro Shmyhal

Il discorso del primo ministro ucraino Denys Shmyhal, intervenuto al termine della sessione plenaria. Traduzione di Denys Shevchenko
Durante questa visita verranno firmati diversi memorandum e accordi tra l’Ucraina e l’Italia, che rafforzeranno le nostre relazioni e la cooperazione. In particolare, questo Memorandum tra il Ministero degli Affari Esteri ucraino e l’Agenzia per il Commercio Estero per l’attivazione di relazioni commerciali, il Memorandum per la protezione dell’ambiente, che ha sofferto molto in Ucraina a causa dell’aggressione russa. Poi il Memorandum sulla cooperazione nel settore industriale e il Memorandum tra le ferrovie ucraine e la società Hermek, specializzata nella diagnostica dei binari ferroviari. Il memorandum tra le associazioni agricole dei nostri Paesi, che contribuirà all’attuazione di moderni progetti agroalimentari durante la ripresa dell’Ucraina, nonché il memorandum tra la società VIBYLT e Ukrhydroenergo sulla cooperazione nella costruzione di centrali idroelettriche in Ucraina.
Saranno inoltre firmati memorandum tra l’Oblast di Kharkiv e la regione Emilia Romagna e tra l’Oblast di Kyiv e la Toscana. Questi sono anche memorandum importanti che dimostrano la cooperazione a livello delle nostre comunità. L’agenzia di credito all’esportazione dell’Italia è pronta a riprendere il lavoro con l’Ucraina ora. Anche questo è un segnale molto importante per il business italiano e per le aziende ucraine che hanno partner in Italia. Oltre alla linea di cinquecento milioni di euro, l’agenzia è pronta, secondo i nostri dati, a stanziare un altro miliardo di euro per sostenere il commercio e operazioni finanziarie, in particolare nel settore della sanità e delle infrastrutture. E questo è estremamente importante per l’Ucraina oggi.
Siamo grati per questo. L’istituto finanziario italiano di sviluppo SIMEST sosterrà gli investimenti delle imprese italiane, la ricostruzione dell’Ucraina attraverso gli strumenti dei crediti all’esportazione, finanziamenti agevolati e investimenti diretti in progetti di nuove produzioni in Ucraina nell’anno 2025. È un grande convegno, ma lo annuncerà la stessa presidente del Consiglio dei ministri. Tutti questi accordi creano un nuovo livello di partenariato e relazioni alleate tra Ucraina e Italia. Naturalmente, uno dei temi principali della nostra visita da discutere con i nostri partner italiani è la ricostruzione dell’Ucraina, che inizia già quest’anno.
Siamo uniti nella difesa e saremo uniti nella restaurazione. Nel 2023, l’Ucraina ha bisogno di oltre quattordici miliardi di dollari per una rapida ripresa. Questa è la quantità necessaria per soddisfare i bisogni più elementari delle persone, come un tetto sopra la testa, la luce, il caldo in inverno. Le nostre cinque priorità per quest’anno sono l’energia, l’edilizia abitativa, lo sminamento, i trasporti e le infrastrutture sociali critiche, nonché il ripristino dell’attività economica per le piccole e microimprese. Alle persone dovrebbe essere data l’opportunità di guadagnare denaro. Un numero enorme di posti di lavoro economici è andato perso. I paesi del G7 si stanno infatti unendo alla ripresa dell’Ucraina. E gli Stati Uniti hanno già stanziato 2,3 miliardi di dollari.
Naturalmente, ci aspettiamo un aiuto come quello dall’agenzia per un importo di un miliardo, che aiuterà l’Ucraina a ripristinare l’economia, a ripristinare le infrastrutture e ripristinare i bisogni umanitari e sociali di base della nostra gente. Ci aspettiamo inoltre che la conferenza italo-ucraino di oggi contribuisca al coinvolgimento attivo delle imprese italiane in progetti rilevanti. Li abbiamo preparati. Anche oggi siamo pronti a condurre un dialogo molto sostanziale con le imprese italiane su come il capitale aziendale possa essere coinvolto in progetti in Ucraina, e faremo del nostro meglio per facilitare questo. Invitiamo le imprese italiane a venire in Ucraina e realizzare progetti.
Separatamente ho ringraziato il Presidente del Consiglio dei Ministri, nonché il governo italiano per aver costantemente sostenuto tutti i pacchetti di sanzioni dell’UE contro la Russia. Le sanzioni funzionano, dimostrano la loro efficacia. È importante non fermarsi a metà. Sono necessarie ulteriori restrizioni sanzionatorie, in particolare prezzi del petrolio, riduzione delle relazioni commerciali con la Russia, ritiro delle società europee dal mercato russo, sanzioni contro l’industria nucleare della Federazione Russa. E, naturalmente, ne abbiamo discusso anche con la signora Presidente del Consiglio dei ministri. Questo è il controllo delle sanzioni e delle cosiddette sanzioni ripetute e il rispetto delle restrizioni già introdotte. Abbiamo prestato particolare attenzione alle questioni dell’integrazione europea euro-atlantica dell’Ucraina, verso cui l’Italia, che ringraziamo, ha avuto un ruolo cardine.
ESTERI
Cooperazione russo-cinese, annunciata la firma di documenti bilaterali

Il 20 marzo 2023 il presidente cinese Xi Jinping si recherà in visita di Stato in Russia. Durante i colloqui verranno discusse questioni inerenti lo sviluppo del partenariato globale e della cooperazione strategica tra Russia e Cina. In agenda anche la cooperazione russo-cinese sulla scena internazionale. Da parte del Cremlino l’annuncio della firma di “importanti documenti bilaterali”.
ESTERI
Putin annuncia la creazione di nuove agenzie di sicurezza in Ucraina

Si è tenuta ieri la riunione del Servizio di Sicurezza Federale russo cui ha partecipato, oltre al presidente della Federazione, anche il direttore dei servizi di sicurezza Alexander Bortnikov. Vladimir Putin, ripercorrendo quanto rimane della “operazione militare speciale” in Ucraina, ha annunciato la “creazione di agenzie di sicurezza nelle repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk e nelle regioni di Zaporozhye e Kherson”. Annunciato anche un rafforzamento del contingente FSB nei territori di confine.
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