
Fisco digitale, smartworking e non solo. Le ombre (e gli inganni) nascosti dietro al Green Pass
Recnews.it | Se di misura sanitaria non si tratta, cosa potrebbe nascondere il tentativo di far affermare definitivamente il tanto contestato certificato verde? Vediamo di delineare alcuni scenari alla luce di quanto emerso ulteriormente negli ultimi mesi
Che il Green Pass – sia esso “super” o “base”, lo si ottenga con un un tampone o un vaccino – non sia una misura sanitaria è ormai acclarato. Rec News ne denuncia i limiti e le incongruenze da ottobre del 2020, quando in Italia se ne parlava appena e veniva chiamato “common pass” o “covid pass”. E’ la bozza dell’ultimo decreto ideata dal governo (che ancora una volta si accinge a bypassare il Parlamento) a svelarne le ultime ipocrisie. Il virus, dopo due anni, è diventato talmente selettivo da prediligere determinati target e determinate fasce d’età. Dal primo febbraio secondo Brunetta e Speranza colpirà selettivamente gli over 50, ma girerà al largo di fronte a chi ha 49 anni e 11 mesi. Dal 20 gennaio si addenserà nei saloni dei parrucchieri e formicolerà negli uffici postali, rifuggendo però dai supermercati. Furbo, scaltro, incredibilmente sincrono con i provvedimenti adottati dalla politica, ormai si “calendarizza”. Lasciando da parte i paradossi, in pochi, stavolta, sono stati i creduloni o gli sprovveduti che ci sono cascati e che si proiettano senza remore verso la possibile esclusione dai luoghi pubblici e perfino da determinati servizi. Dall’Apartheid 2.0, praticamente.
Molti altri hanno finalmente mangiato la foglia dell’inganno e dell’incostituzionalità che in queste ore sta facendo piovere sulle teste di Draghi e dei componenti di tutti i partiti indistintamente, aspre critiche. Tanto che c’è chi si affretta a invocare le dimissioni del fu “Super Mario”. Ma stavolta la deposizione del primo ministro – sull’esempio di quanto è stato fatto con Conte – potrebbe non bastare, perché l’avallo da parte dei partiti è stato più che unanime: prova ne siano l’intesa emersa a seguito dell’ultimo consiglio dei ministri e la retromarcia di personaggi come Grillo che si affrettano a saltare giù dalla barca che affonda. Il quadro politico è in divenire e cambia di ora in ora, ma quello che non muta – per il momento – è l’idea di utilizzare il Green Pass come un grimaldello per affermare la “nuova normalità” delle lobby bio-tecnologiche su cui ci siamo a lungo soffermati. Anche parlando di personaggi controversi come il ministro della Transizione Digitale Vittorio Colao (quello del “non lo chiameremo più controllo, ma aiuto“). Ma se di misura sanitaria non si tratta, cosa potrebbe nascondere il tentativo di far affermare definitivamente il tanto contestato certificato verde? Sì, perché non c’è solo il vaccino e la volontà di veder crescere le somministrazioni, in ballo. Vediamo di delineare alcuni scenari alla luce di quanto emerso ulteriormente negli ultimi mesi.
Affermazione definitiva dello smartworking
Se l’applicazione del Green Pass e del Super Green Pass verrebbe ulteriormente estesa, verrebbe coinvolto parte dello “zoccolo duro” impiegato negli uffici pubblici, nelle banche, nei negozi, e poi lo stuolo di over 50 che pesa sul Welfare e che non è intenzionato ad assumere il preparato sperimentale “anti-covid”. Considerato che i decreti legge già varati prevedono la destinazione ad “altra mansione” (che non sia al contatto col pubblico) per chi non intende vaccinarsi, una delle “soluzioni” che verranno individuate per mantenere posto e stipendio sarà lo smartworking. Il protocollo di settore recentemente firmato dal ministro del Lavoro Orlando e dalle sigle sindacali, del resto, parla chiaro.
La mazzata finale al commercio al dettaglio e alle PMI. I pagamenti digitali
Oggi si può entrare in contatto ravvicinato con un rider di Glovo per cui non verrà fatto mai alcun decreto, ma si tratta da appestato un impiegato di banca che è separato dal cliente da una lastra di plexiglass. Se la bozza di testo promossa dal governo e dal Cdm venisse confermata, uno dei risultati immediati sarà sicuramente l’azione di boicottaggio degli esercizi commerciali da parte di chi non si vuole vaccinare o di chi non si vuole prestare all’ennesima puntura. In fatto di acquisti, il tutto andrà a sicuro vantaggio dei pagamenti digitali e dei colossi dell’e-commerce. Come Amazon, che nella prima fase della pandemia ha rastrellato miliardi a man bassa. E’ dunque nella fase clou il disegno di distruzione dell’Italia sposato dal banchiere europeista che è iniziato con le svendite ed è proseguito con i licenziamenti di massa. La mazzata finale avverrà con la desertificazione e lo smantellamento delle attività commerciali, e con la messa alla berlina delle piccole e medie imprese. L’Agenda 2030 è servita (si veda un nostro articolo del 2019 che per molti versi ha anticipato quello che sarebbe accaduto con la pandemia).
Lo spettro del Fisco Digitale
Il 2022, inoltre, dovrebbe essere l’anno del Fisco Digitale. Avanza l’utilizzo degli algoritmi e degli strumenti predittivi in buono stile Minority Report. I “precog” dell’intelligenza artificiale sonderanno la situazione finanziaria di tutti, individuando possibili evasori fiscali, bastonando i debitori – compresi quelli “per giusta causa” e i creditori dello Stato – e rendendo l’Italia una succursale di una Cina già abbondantemente abituata alle vessazioni imposte col credito sociale. Il Green Pass è, in questo senso, provvidenziale: il “salto di specie” avverrà quando si sarà raggiunto un determinato numero di utilizzatori. A quel punto, diverrà maggiormente chiaro il fatto che non si tratti di uno strumento sanitario ma socio-economico, che non si prefigge di tutelare la salute pubblica, ma di imporre determinati stili di vita riscrivendo il “codice genetico” – per così dire – della società.
La Telemedicina e il crollo del SSN
Un barlume di sanità, però, in tutto questo c’è. Ma anche il settore che da sempre si occupa – con tutti i suoi limiti – della salute e del benessere della popolazione deve essere riscritto. Mentre si blatera di aumenti di contagi e di tutela delle fasce deboli, il governo continua a promuovere tagli selvaggi alla Sanità. Si affossa il Sistema Sanitario Nazionale prediligendo i privati. Si tornano a chiudere gli ospedali e i pronto soccorso (e qualcuno guarda fiducioso al loro annientamento), si annullano le operazioni chirurgiche e si rimandano forse a dopo, quando saranno creati gli Hub digital-sanitari. Si abbandonano i malati cronici a loro stessi, tentando di farli abituare ai video-consulti. La telemedicina è quello che si vuole utilizzare per uscire dall’impasse e da colli di bottiglia assolutamente voluti e debitamente creati. E’ stata recentemente lanciata da un servizio entusiastico di Report, che ne ha enucleato i possibili pregi tralasciando però i costi in fatto di Privacy, le ripercussioni sul controllo di massa e il diritto di ognuno ad essere curato con i metodi tradizionali traendo vantaggio dal contatto ravvicinato medico-paziente. Ma la telemedicina fa risparmiare, ha costi decisamente minori e per i suoi promotori permette performance eccezionali. I lavori preparatori sono costituiti proprio dal Green Pass, dall’archiviazione di massa (per quarant’anni) dei dati biologici che abbiamo regalato allo Stato con i tamponi e da una forma di ancoraggio biometrica che servirà a scandagliare il corpo umano dall’interno.
Rec News dir. Zaira Bartucca -recnews.it
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La boutade di Butti: per curarsi, votare e guidare servirà l’app IO

Lo abbiamo già scritto: anche il governo Meloni ha il suo “Colao”, laddove il termine più che un cognome è un eufemismo per indicare una persona votata alla digitalizzazione a tutti i costi, proprio come l’ex ministro all’Innovazione del governo Draghi. E’ Alessio Butti, zelante sottosegretario all’Innovazione tecnologica strappato alla politica locale per far sì che portasse a termine l’Agenda tech scritta dai piani alti. Unico vincolo: nessun apporto originale ma tanta adesione – a secchi – verso i dettami che provengono dall’Europa e dai vari forum che contano. Testa bassa e fare (solo ed esclusivamente) quanto è richiesto.
E’ in questo contesto che nascono idee – se così si possono definire – come quella di subordinare all’utilizzo di un app la possibilità di accedere a cure, di guidare e di andare a votare. Proprio così, perché Butti e il governo Meloni sono al lavoro per inserire la tessera elettorale, la patente di guida e la tessera sanitaria direttamente nell’App IO. Che è, per chi non lo ricorda, la controversa applicazione introdotta dal governo Conte e bocciata dal Garante per la Privacy, ma poi riesumata dai governi Draghi e Meloni. Ci sarà libertà di scegliere tra un documento cartaceo e la sua versione digitale? Non è dato saperlo, e quel poco che si sa è emerso nel corso di un’audizione sulla digitalizzazione della pubblica amministrazione che si è tenuta negli scorsi giorni presso la Camera dei Deputati.
“Entro la fine dell’anno prevediamo un ulteriore importante cambiamento positivo per la vita quotidiana di tutti gli italiani. Se così sarà, saremo anche tra i più virtuosi in Europa, anticipando il percorso previsto dalla UE per il portafoglio elettronico europeo” ha detto Butti nell’occasione. Resta da capire che fine faranno i documenti cartacei e in che modo sarà garantita la parità di fruizione dei servizi essenziali agli anziani – che spesso non hanno familiarità con i dispositivi elettronici – o ai non vedenti, che sono impossibilitati a usare gli smartphone tradizionali. E, non da ultimo, con quali modalità avverrà l’esercizio del diritto di voto, visto che il decreto-legge 1°aprile 2008, n. 49 è vieta di introdurre nelle cabine elettorali “telefoni cellulari o altre apparecchiature in grado di fotografare o registrare immagini”.
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Spunta un omologo del Fascicolo Sanitario Elettronico. Non riguarda la salute ma la scuola

Si chiama “e-Portolio” ed è un fascicolo digitale che il ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara consiglia nelle linee guida per l’orientamento scolastico pubblicate la scorsa settimana. Un consiglio che non sembra tale. Per assicurarsi che l’e-Portfolio venga utilizzato, il governo Meloni ha infatti predisposto – per le scuole secondarie di I e II grado – la figura del “docente-tutor” di cui dovrà dotarsi ogni istituzione scolastica. Cosa dovrà fare?
- “aiutare ogni studente a rivedere le parti fondamentali che contraddistinguono ogni E-Portfolio personale”;
- “costituirsi “consigliere” delle famiglie, nei momenti di scelta dei percorsi formativi e/o delle prospettive professionali”.
E’ come se il nuovo anno che sta per cominciare avesse resuscitato, oltre ai timori di un ritorno del covid, anche il fantasma dei governi passati e le loro pretese di controllo. Se l’esecutivo di Giuseppe Conte era stato un fervente sostenitore del Fascicolo Sanitario Elettronico – documento digitale dove racchiudere ogni sorta di informazione sensibile che riguarda la salute – il governo Meloni parte dalla scuola, con un bel Fascicolo Scolastico Elettronico. L’E-Portfolio, appunto, dove verranno registrati tutti i dati inerenti i moduli di orientamento, le competenze digitali dello studente e la conoscenza delle esperienze acquisite.
Il governo Meloni ha inoltre predisposto una Piattaforma digitale unica per l’orientamento che, oltre a contenere funzioni per l’utilizzo dell’e-Portfolio, ha al suo interno documentazione territoriale e nazionale sull’offerta formativa terziaria (corsi di laurea, ITS Academy, Istituzioni AFAM, ecc.) e dati per la transizione scuola-lavoro. E’ stato inoltre previsto “apposito monitoraggio sull’attuazione delle Linee guida nonché la valutazione del loro impatto. In esito a tali processi, si potrà procedere al loro aggiornamento per rafforzarne l’efficacia”, fa sapere il Ministero dell’Istruzione.
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App IO, il governo non si arrende
L’applicazione in passato era stata giudicata non idonea per ospitare il Green Pass. Le novità all’orizzonte

Lo avevamo anticipato: il governo è risoluto a tirare dritto con l’app IO nonostante le forti riserve avanzate dal Garante per la Privacy. L’ Autorità a tutela della riservatezza lo scorso anno aveva apposto una pietra tombale sull’applicazione che era stata scelta per ospitare il Green Pass, giudicata non idonea per il trattamento sicuro dei dati personali e colpevole di favorire per mezzo di Google e Mixpanel il trasferimento di dati verso Paesi terzi. Puntualizzazioni che allora non hanno preoccupato il titolare del dicastero all’Innovazione Vittorio Colao, che ha comunque mandato avanti il lavorìo sotteso all’implementazione…
Rec News dir. Zaira Bartucca – recnews.it
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Un esoscheletro robotico per lavorare, il futuro che piace a INAIL e IIT
Si tratta di braccia e gambe robotiche collegate al tronco che sfruttano l’intelligenza artificiale. Ecco le aziende in lizza per la loro produzione in Italia

Nel regno animale a essere dotati di esoscheletro sono i crostacei e gli insetti, ma molti sono convinti che il derivato tecnologico già sperimentato in Giappone dal transumanista Yoshiyuki Sankai (convinto sostenitore della fusione tra uomo e macchina) possa essere d’aiuto anche agli esseri umani. Così INAIL, al lavoro con una startup italiana per la promozione e la vendita di un esoscheletro indossabile. Dispositivi simili vengono già utilizzano in ambito militare e riabilitativo. In pratica si tratta di braccia e gambe robotiche collegate al tronco che consentirebbero di aumentare il carico di lavoro diminuendone la percezione e al contempo – sostiene l’Istituto nazionale – ridurre i casi di infortunio alla parte alta del corpo.
La tecnologia sperimentale sfrutta l’intelligenza artificiale e secondo le intenzioni potrebbe essere applicata in ambito industriale, manifatturiero, meccanico, edilizio, logistico, alimentare e agricolo. La promessa è quella di ridurre la percezione del carico sollevato di circa 20 chili, ma non è ancora chiaro quale impatto possa avere sull’organismo l’utilizzo giornaliero e prolungato di questi dispositivi elettronici.
Le aziende il lizza per la produzione
la domanda non sfiora i sindacati, così INAIL e l’Istituto Italiano di Tecnologia sono alacremente al lavoro su tre propotipi: XoTrunk, XoShoulder e XoElbow. Il lancio sul mercato – previsto per i prossimi mesi – sarà affidato a Proteso S.R.L.S., startup di Milano con quartier generale a Genova. Il settore solletica anche Esselunga, che a febbraio di quest’anno ha annunciato una collaborazione con Comau, società controllata al 100% dal colosso automobilistico Stellantis, nato dalla fusione di FCA (Fiat Chrysler Automobiles) e PSA. Anche l’Istituto Prosperius è al lavoro su questo tipo di tecnologia e già nel 2015 ha presentato il suo prototipo Ekso, più connesso all’ambito medico e prodotto dalla statunitense Ekso Bionics.
Ottimo articolo. Perfetto
que viva la revolution leggi sempre con piacere e mi chiedo: per quanto tempo ancora gli italioti sopporteranno ancora? certo non siamo soli anche in Francia etc so fanno esperimenti ma sempre mi chiedo dopo 80 anni di coglioni al governo perché non torniamo