La “road map” delle aperture è piena di chiusure
Mario Draghi, Roberto Speranza e i ministri che siedono al governo non devono avere una grande opinione dei cittadini se pensano che non siano in grado di distinguere una condizione di libertà autentica da una di libertà presunta e vigilata. Perché c’è una bella differenza tra…
Mario Draghi, Roberto Speranza e i ministri che siedono al governo non devono avere una grande opinione dei cittadini se pensano che non siano in grado di distinguere una condizione di libertà autentica da una di libertà presunta e vigilata. Perché c’è una bella differenza tra la vita normale dell’epoca pre-covid e quella condizionata all’utilizzo del Green Pass – pena, addirittura, la mancata erogazione dei servizi da parte degli uffici pubblici – tra l’essere davvero liberi di lavorare e il dover sottostare all’utilizzo di dispositivi sanitari, come i tamponi o le mascherine. Eppure dalle fila del partito unico vige la convinzione che gli italiani negli ultimi due anni siano stati talmente tanto condizionati da non essere neppure in grado di cogliere una presa in giro palese e totale. Del resto – è la giusta osservazione che serpeggia tra i palazzi romani – se si sono bevuti l’imposizione del vaccino per un virus che si cura, figurati se si sveglieranno di fronte all’ennesima tabella di marcia priva di criteri scientifici.
Sono infatti i giorni della “road map”, cioè la tabella che dovrebbe contenere le fantomatiche “aperture”. Ma, a guardarla con attenzione, c’è ben poco del ritorno alla normalità auspicato. Della libertà sbandierata dal mainstream, infatti, non c’è neppure l’ombra. Il contentino è che dal 31 marzo lo stato di emergenza che già aveva palesato tutta la sua incostituzionalità, non sarà rinnovato. Per il resto, il governo si spingerà ancora oltre i limiti dell’accettabile, pretendendo ancora la vaccinazione obbligatoria degli Over 50: la misura potrebbe arrivare fino al 31 dicembre 2022 e certamente toccherà il 15 giugno previsto per decreto. Sulla rimozione delle mascherine al chiuso, governo ed opposizione continuano a restare silenti. Concerti, stadi, teatri e uffici pubblici, poi – a Lega e FdI piacendo – potrebbero rimanere ostaggio del certificato verde ben oltre la data del 31 marzo. Con tutte le conseguenze del caso per gli operatori dei vari settori e per chi si sta vedendo negare perfino l’erogazione di servizi essenziali. Dai pagamenti allo sportello al ritiro della pensione, ad aprile i terminali di poste e banche potrebbero essere ancora in balìa del Green Pass, e non sarà certo la farsa sulla votazione dei decreti a ripristinare i i diritti costituzionali e fondamentali che continuano a essere negati.
Ancora, le consumazioni al chiuso in bar e ristoranti – stando sempre alla road map divulgata in questi giorni – potrebbero essere imbrigliate fino a luglio 2022. La mazzata per il comparto della ristorazione è servita. Da aprile, inoltre, cambierà ben poco per le strutture ricettive, che lasceranno il green pass “super” per approdare al green pass base. Rimane poi ancora aperta e irrisolta la questione relativa al trasporto pubblico, e si registra l’ennesima idea inverosimile priva di ogni presupposto scientifico: permettere – finalmente – le visite nelle strutture sanitarie ai parenti dei degenti, ma solo per 45 minuti al giorno. Il governo, insomma, è risoluto a voler condizionare ogni aspetto della vita dei cittadini, e alla (presunta) opposizione che non sa opporsi va bene così. Da aprile in poi, c’è da temere un caos annunciato.
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Opportunità di investimento per il 2024: il Gin del Cardinale Tabai
Nel panorama degli investimenti alternativi, i vini e i distillati pregiati stanno emergendo come asset di grande valore. Tra le novità più intriganti per il 2024 spicca il Gin del Cardinale Tabai. Questo articolo esplora le ragioni per cui investire in un gin pregiato rappresenta un’opportunità interessante, e analizza i benefici più ampi di acquistare distillati pregiati.
Un Gin di Eccellenza
Il Gin del Cardinale Tabai si distingue per la sua produzione artigianale e l’attenzione ai dettagli. Realizzato con botaniche selezionate e distillato secondo metodi tradizionali, questo gin offre un profilo aromatico complesso e raffinato. Ogni bottiglia rappresenta un pezzo unico, frutto di un processo che rispetta i più alti standard di qualità.
Un mercato in forte crescita
Il mercato del gin sta vivendo una fase di espansione senza precedenti. La crescente popolarità dei cocktail a base di gin e l’interesse delle nuove generazioni stanno alimentando la domanda globale. Le previsioni indicano che questa tendenza continuerà nei prossimi anni, rendendo l’investimento in un gin di alta qualità come quello del Cardinale Tabai una mossa strategica, a fronte di una spesa di 300 euro (cassetta oro, confezione da due gin).
Investire in vini e distillati pregiati
Investire in vini e distillati pregiati offre diversi vantaggi rispetto agli investimenti tradizionali. Questi prodotti tendono a mantenere o aumentare il loro valore nel tempo grazie alla loro natura limitata e alla crescente domanda. Inoltre rappresentano un’ottima diversificazione per il portafoglio di un investitore, riducendo il rischio complessivo.
Protezione dall’Inflazione
I vini e i distillati pregiati sono considerati beni rifugio. Durante periodi di alta inflazione, questi prodotti mantengono meglio il loro valore rispetto ad altri asset, offrendo una protezione contro la perdita di potere d’acquisto.
Valorizzazione nel tempo
La scarsità di prodotti di alta qualità come il Gin del Cardinale Tabai ne favorisce l’aumento di valore nel tempo. Con un numero limitato di bottiglie prodotte annualmente, la domanda tende a superare l’offerta, portando a un apprezzamento del valore.
Diversificazione del portafoglio
Gli investimenti in vini e distillati pregiati offrono una diversificazione unica. A differenza delle azioni o delle obbligazioni, il valore di questi prodotti non è direttamente influenzato dalle fluttuazioni del mercato finanziario, offrendo una stabilità maggiore.
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Tradizione e innovazione: ecco il Barolo Tabai più ambito e desiderato dagli investitori
Il Barolo Tabai Riserva 2019 in edizione limitata si presenta come una straordinaria opportunità per investire in vini nel 2024, attirando l’interesse degli appassionati di vino e degli investitori più lungimiranti. Prodotto nel cuore delle Langhe, questa riserva rappresenta l’apice dell’arte vinicola piemontese, combinando tradizione e innovazione per creare un vino di eccezionale qualità. La vendemmia del 2019 è stata particolarmente favorevole, caratterizzata da condizioni climatiche ideali che hanno permesso alle uve Nebbiolo di raggiungere una maturazione perfetta, conferendo al vino una struttura complessa e un equilibrio armonioso.
Come l’edizione 2018, ormai quasi introvabile, Il Barolo Tabai Riserva 2019 è limitato a poche migliaia di bottiglie, rendendolo un bene raro e prezioso. Questa scarsità contribuisce notevolmente al suo potenziale di apprezzamento nel tempo. I critici del vino hanno già elogiato questa annata per la sua eleganza e profondità, preannunciando un futuro brillante per chi sceglierà di investire in essa. Il vino si distingue per i suoi aromi intensi di frutti rossi, spezie e note terrose, che si evolvono ulteriormente con l’invecchiamento. Ogni bottiglia è numerata e certificata, garantendo autenticità e tracciabilità, elementi cruciali per gli investitori seri.
Dal punto di vista finanziario, il Barolo Tabai Riserva 2019 rappresenta un’opportunità di diversificazione del portafoglio, offrendo un’alternativa tangibile agli investimenti tradizionali. Storicamente, i vini pregiati hanno dimostrato una notevole capacità di conservare e aumentare il proprio valore nel tempo, rendendoli un rifugio sicuro contro l’inflazione e le fluttuazioni del mercato. Con l’incremento dell’interesse globale per i vini di alta qualità e l’attrattiva intrinseca delle edizioni limitate, il Barolo Tabai Riserva 2019 si prospetta come una scelta intelligente per gli investitori del 2024, combinando passione e profitto in un’unica, raffinata esperienza. Il suo prezzo può arrivare a 2000 euro a bottiglia.
PRIMO PIANO
Fiction su Riace,
la Rai se ne lava
le mani: “Lucano
dice falsità”
Sembra che anche da Viale Mazzini si stiano accorgendo di che pasta è fatto l’ex sindaco di Riace. Il pretesto per un botta e risposta che dura giorni e che è rimpallato dal sito dell’Ansa a quello dell’emittente è stata la fiction “Tutto il mondo è paese”. Avrebbe dovuto contribuire a formare l’immagine del primo cittadino eroe dell’accoglienza ma, complici le variegate vicende giudiziarie, non è mai andata in onda. Rec News è stato l’unico sito a svelare particolari tuttora ignorati dai media mainstream che riguardano il suo produttore e anche il cast. Particolari che, dicono i ben informati, dall’inchiesta Xenia I potrebbero transitare ad altre scrivanie e dare il via a nuove vicende giudiziarie. Il che potrebbe spiegare la reazione della Rai alle parole di Lucano.
L’idillio tra l’ex sindaco di Riace e i divulgatori di fiction a orologeria, insomma, per il momento è accantonato, e a riprova di questo oggi la Rai ha pubblicato un comunicato stampa dai toni piuttosto eloquenti, che peraltro diffida Lucano a rigettare quanto detto. «In merito alla notizia di un colloquio tra l’Amministratore delegato Rai Roberto Sergio e il produttore Roberto Sessa – scrivono dall’Ufficio Stampa – come riferito dal signor Mimmo Lucano, nel quale si sarebbe parlato della messa in onda della Fiction sul “modello Riace” – (tra virgolette, ndr) – si precisa che quanto riportato è totalmente falso. I termini attribuiti e riportati dal produttore non appartengono alla dialettica dell’Amministratore delegato. In assenza di una smentita ufficiale l’Azienda si riserva di tutelarsi in ogni sede».
Occasione mancata di propaganda in tempo di Europee
Chiaramente, la messa in onda della Fiction “Tutto il mondo è Paese” avrebbe potuto rappresentare un’ottima occasione di propaganda per Mimmo Lucano, che meno di un mese fa ha annunciato la sua candidatura alle Europee tra le fila di Alleanza Verdi Sinistra. Dunque il momento sarebbe stato più che propizio per rilanciare la storia – gradita agli elettori di certa parte politica – del sindaco campione dell’accoglienza. Peccato che da Viale Mazzini, per il momento, abbiano chiuso i cancelli.
PRIMO PIANO
Fa il vaccino Covid e muore, cinque medici indagati per il decesso di Camilla Canepa
Ci sono cinque indagati nell’inchiesta su Camilla Canepa, la studentessa di 18 anni di Sestri Levante morta nel giugno 2021 all’ospedale San Martino di Genova dopo essere stata vaccinata con il vaccino Astra Zeneca. La giovane era stata sottoposta alla somministrazione del siero sperimentale durante un open day. La procura ha inviato nei giorni scorsi l’avviso di conclusione indagine.
I medici potranno chiedere entro 20 giorni di farsi interrogare. Dall’autopsia era emerso che Camilla “non aveva alcuna patologia pregressa e non aveva preso alcun farmaco”, e che la morte per trombosi era “ragionevolmente da riferirsi a un effetto avverso da somministrazione del vaccino anti Covid”.
Fermiamoci a partire tutti dalla stessa data giorno e ora contemporaneamente in tutto il paese e vedrete che non avranno il numero di forze x farci smettere dopodiché pagheranno pagheranno !tutto