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Lo spiega proprio oggi dalle nostre colonne Gunter Pauli: il data mining (l’estrazione di dati), è il business del futuro. I dati – i big data – sono l’oro immateriale del terzo millennio. Una possibilità forse inevitabile, ma da gestire con un occhio verso i diritti di chi è titolare dei singoli dati, e dunque della Privacy. Tanti sono infatti gli interrogativi che rimangono in piedi. Quel che è certo è che dopo il virus, i vaccini e il 5G, ora ci tocca anche sorbirci l’esercito dei cantori dei big data. E’ formato da uno stuolo di influencers presi in prestito dal governo ombra tecnocratico, dalla lobby farmaceutica più direttamente influenzata da Bill Gates e altri magnati, dalle università e ovviamente dalle aziende e dalla politica.

Ognuno se la rigira a modo suo: c’è chi parla di sovranità digitale, chi la butta sul controllo sanitario “per scongiurare un’altra epidemia” e chi ci mette un orpello scientifico. Il governo, intanto, esegue supino, e c’è chi vuole che in un momento in cui si lavora alla rete unica parole e opere di Beppe Grillo abbiano più peso di Conte e dei ministri chiamati solo a fare da portavoce. Se non altro, grazie a loro è ormai diventato lampante che la presunta epidemia sia solo un pretesto per forzare le cose nella direzione dello sfruttamento dei dati personali e, ovviamente, del controllo. Lasciando, magari, il telecomando nelle mani di Pechino, come di sicuro auspicherebbero Conte, Di Maio e gli altri affaccendati alla corte di Xi.

E’ proprio il controllo che rende labile la narrazione di Beppe Grillo: una rete unica nazionale gestita da un governo guidato da un premier che crede di avere pieni poteri, che detiene la delega ai Servizi e rinnova gli incarichi dei vertici dell’Intelligence a sua discrezione, che risvolti può avere? Un assaggio – drammatico – lo abbiamo avuto in piena gestione della crisi, tra droni, instaurazione di uno stato di polizia e terrorismo mediatico indotto. Chi pensa che siano teorie del complotto, può rispolverare le vicende di spionaggio della National Security Agency o di Cambridge Analytica.

Aspetti che importano poco a Ilaria Capua, laureata in veterinaria1 legata a doppio filo con certo establishment, autrice di diverse lectio-magistralis incentrate, guarda caso, proprio sui big data. “Possiamo misurare per la prima volta tutto. Dal 1900 al 1999 ci sono state 4 pandemie di influenza. Allora non c’era certamente la stessa velocità di movimento delle persone che portano il virus che vediamo oggi. Ma non c’era neanche questa velocità delle informazioni, a volte giuste a volte sbagliate. Questa pandemia ci porta una quantità di dati pazzesca. E per cogliere questa opportunità ci vuole la massima condivisione delle informazioni”, ha detto a luglio all’Adnkronos.

Capua è inoltre impegnata assieme a Fabiola Gianotti del CERN di Ginevra nel progetto relativo alla piattaforma Zenodo, un maxi-archivio di dati che secondo i promotori saranno utilizzati a scopo di studio prevalentemente sanitario, ma non è chiaro né da dove verranno estratti, né da chi e in che modo verranno gestiti e trattati. Né, in ultima analisi, se i cittadini siano consapevoli o meno di rilasciare dati per piattaforme come queste, o se vengano informati dell’archiviazione di dati sensibili nel momento in cui si sottopongono a test come quelli sierologici (archivio dati anni 40).

Anche Crisanti è stato scritturato per portare avanti la narrazione sull’utilità e l’urgenza di sfruttare la presunta emergenza sanitaria ai fini di un controllo massivo della cittadinanza. L’esperimento sociale portato avanti a Vo Euganeo (il più grande laboratorio italiano dove sono stati effettuati esperimenti di massa nel corso del periodo di crisi) parla, del resto, chiaro. C’è chi lo vuole alle dirette dipendenze di Bill Gates, da cui sarebbe finanziato, ma vero o no il creatore delle zanzare gender ha le idee chiare: “La sfida – ha detto di recente – è creare un sistema di sorveglianza attiva e capillare”.

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La boutade di Butti: per curarsi, votare e guidare servirà l’app IO

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Il futuro accidentato di SPID non rincuora. Anche il governo Meloni ha il suo Colao (che promuove e-wallet ed IDN) | Rec News dir. Zaira Bartucca

Lo abbiamo già scritto: anche il governo Meloni ha il suo “Colao”, laddove il termine più che un cognome è un eufemismo per indicare una persona votata alla digitalizzazione a tutti i costi, proprio come l’ex ministro all’Innovazione del governo Draghi. E’ Alessio Butti, zelante sottosegretario all’Innovazione tecnologica strappato alla politica locale per far sì che portasse a termine l’Agenda tech scritta dai piani alti. Unico vincolo: nessun apporto originale ma tanta adesione – a secchi – verso i dettami che provengono dall’Europa e dai vari forum che contano. Testa bassa e fare (solo ed esclusivamente) quanto è richiesto.

E’ in questo contesto che nascono idee – se così si possono definire – come quella di subordinare all’utilizzo di un app la possibilità di accedere a cure, di guidare e di andare a votare. Proprio così, perché Butti e il governo Meloni sono al lavoro per inserire la tessera elettorale, la patente di guida e la tessera sanitaria direttamente nell’App IO. Che è, per chi non lo ricorda, la controversa applicazione introdotta dal governo Conte e bocciata dal Garante per la Privacy, ma poi riesumata dai governi Draghi e Meloni. Ci sarà libertà di scegliere tra un documento cartaceo e la sua versione digitale? Non è dato saperlo, e quel poco che si sa è emerso nel corso di un’audizione sulla digitalizzazione della pubblica amministrazione che si è tenuta negli scorsi giorni presso la Camera dei Deputati.

“Entro la fine dell’anno prevediamo un ulteriore importante cambiamento positivo per la vita quotidiana di tutti gli italiani. Se così sarà, saremo anche tra i più virtuosi in Europa, anticipando il percorso previsto dalla UE per il portafoglio elettronico europeo” ha detto Butti nell’occasione. Resta da capire che fine faranno i documenti cartacei e in che modo sarà garantita la parità di fruizione dei servizi essenziali agli anziani – che spesso non hanno familiarità con i dispositivi elettronici – o ai non vedenti, che sono impossibilitati a usare gli smartphone tradizionali. E, non da ultimo, con quali modalità avverrà l’esercizio del diritto di voto, visto che il decreto-legge 1°aprile 2008, n. 49 è vieta di introdurre nelle cabine elettorali “telefoni cellulari o altre apparecchiature in grado di fotografare o registrare immagini”.

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Spunta un omologo del Fascicolo Sanitario Elettronico. Non riguarda la salute ma la scuola

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Spunta un omologo del Fascicolo Sanitario Elettronico. Non riguarda la salute ma la scuola | Rec News dir. Zaira Bartucca

Si chiama “e-Portolio” ed è un fascicolo digitale che il ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara consiglia nelle linee guida per l’orientamento scolastico pubblicate la scorsa settimana. Un consiglio che non sembra tale. Per assicurarsi che l’e-Portfolio venga utilizzato, il governo Meloni ha infatti predisposto – per le scuole secondarie di I e II grado – la figura del “docente-tutor” di cui dovrà dotarsi ogni istituzione scolastica. Cosa dovrà fare?

  1. “aiutare ogni studente a rivedere le parti fondamentali che contraddistinguono ogni E-Portfolio personale”;
  1. “costituirsi “consigliere” delle famiglie, nei momenti di scelta dei percorsi formativi e/o delle prospettive professionali”.

E’ come se il nuovo anno che sta per cominciare avesse resuscitato, oltre ai timori di un ritorno del covid, anche il fantasma dei governi passati e le loro pretese di controllo. Se l’esecutivo di Giuseppe Conte era stato un fervente sostenitore del Fascicolo Sanitario Elettronico – documento digitale dove racchiudere ogni sorta di informazione sensibile che riguarda la salute – il governo Meloni parte dalla scuola, con un bel Fascicolo Scolastico Elettronico. L’E-Portfolio, appunto, dove verranno registrati tutti i dati inerenti i moduli di orientamento, le competenze digitali dello studente e la conoscenza delle esperienze acquisite.

Il governo Meloni ha inoltre predisposto una Piattaforma digitale unica per l’orientamento che, oltre a contenere funzioni per l’utilizzo dell’e-Portfolio, ha al suo interno documentazione territoriale e nazionale sull’offerta formativa terziaria (corsi di laurea, ITS Academy, Istituzioni AFAM, ecc.) e dati per la transizione scuola-lavoro. E’ stato inoltre previsto “apposito monitoraggio sull’attuazione delle Linee guida nonché la valutazione del loro impatto. In esito a tali processi, si potrà procedere al loro aggiornamento per rafforzarne l’efficacia”, fa sapere il Ministero dell’Istruzione.

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App IO, il governo non si arrende

L’applicazione in passato era stata giudicata non idonea per ospitare il Green Pass. Le novità all’orizzonte

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App IO, il governo non si arrende | Rec News dir. Zaira Bartucca
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Lo avevamo anticipato: il governo è risoluto a tirare dritto con l’app IO nonostante le forti riserve avanzate dal Garante per la Privacy. L’ Autorità a tutela della riservatezza lo scorso anno aveva apposto una pietra tombale sull’applicazione che era stata scelta per ospitare il Green Pass, giudicata non idonea per il trattamento sicuro dei dati personali e colpevole di favorire per mezzo di Google e Mixpanel il trasferimento di dati verso Paesi terzi. Puntualizzazioni che allora non hanno preoccupato il titolare del dicastero all’Innovazione Vittorio Colao, che ha comunque mandato avanti il lavorìo sotteso all’implementazione

Rec News dir. Zaira Bartucca – recnews.it

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Un esoscheletro robotico per lavorare, il futuro che piace a INAIL e IIT

Si tratta di braccia e gambe robotiche collegate al tronco che sfruttano l’intelligenza artificiale. Ecco le aziende in lizza per la loro produzione in Italia

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Un esoscheletro robotico per lavorare, il futuro che piace a INAIL e IIT | Rec News dir. Zaira Bartucca

Nel regno animale a essere dotati di esoscheletro sono i crostacei e gli insetti, ma molti sono convinti che il derivato tecnologico già sperimentato in Giappone dal transumanista Yoshiyuki Sankai (convinto sostenitore della fusione tra uomo e macchina) possa essere d’aiuto anche agli esseri umani. Così INAIL, al lavoro con una startup italiana per la promozione e la vendita di un esoscheletro indossabile. Dispositivi simili vengono già utilizzano in ambito militare e riabilitativo. In pratica si tratta di braccia e gambe robotiche collegate al tronco che consentirebbero di aumentare il carico di lavoro diminuendone la percezione e al contempo – sostiene l’Istituto nazionale – ridurre i casi di infortunio alla parte alta del corpo.

La tecnologia sperimentale sfrutta l’intelligenza artificiale e secondo le intenzioni potrebbe essere applicata in ambito industriale, manifatturiero, meccanico, edilizio, logistico, alimentare e agricolo. La promessa è quella di ridurre la percezione del carico sollevato di circa 20 chili, ma non è ancora chiaro quale impatto possa avere sull’organismo l’utilizzo giornaliero e prolungato di questi dispositivi elettronici.

Le aziende il lizza per la produzione

la domanda non sfiora i sindacati, così INAIL e l’Istituto Italiano di Tecnologia sono alacremente al lavoro su tre propotipi:  XoTrunk, XoShoulder e XoElbow. Il lancio sul mercato – previsto per i prossimi mesi – sarà affidato a Proteso S.R.L.S., startup di Milano con quartier generale a Genova. Il settore solletica anche Esselunga, che a febbraio di quest’anno ha annunciato una collaborazione con Comau, società controllata al 100% dal colosso automobilistico Stellantis, nato dalla fusione di FCA (Fiat Chrysler Automobiles) e PSA. Anche l’Istituto Prosperius è al lavoro su questo tipo di tecnologia e già nel 2015 ha presentato il suo prototipo Ekso, più connesso all’ambito medico e prodotto dalla statunitense Ekso Bionics.

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