
Sei valide alternative con cui sostituire Google. Store, browser e motori di ricerca
In tanti non hanno gradito la scelta dell’azienda di Mointain View di imporre a tutti un aggiornamento che permetterà il tracciamento “causa coronavirus”. Il clima di sfiducia è tale che ora è fuga verso altri lidi
In tantissimi non hanno gradito la scelta di Google – ovviamente su input delle istituzioni – di imporre un aggiornamento che permetterà il tracciamento “causa coronavirus” anche per chi si è rifiutato di installare l’app Immuni. C’è da dire subito che se si vuole evitare di essere tracciati, bisogna evitare di scaricare l’aggiornamento quando si presenterà, ovvero bisogna evitare di premere “ok” quando giungerà la richiesta dal menù a tendina.
Il clima di sfiducia, tuttavia, è tale che molti utenti sono alla ricerca di servizi in grado di sostituire la Suite di Google, mantenendo però tutte utilità che servono a cercare un negozio, a trovare un luogo o a scaricare un’app. C’è da dire che alcuni servizi alternativi all’azienda di Mountain View sono addirittura migliori, anche se pagano lo scotto di essere poco pubblicizzati a causa dell’attuale situazione monopolistica. Vediamo alcuni suggerimenti suddivisi per categoria, ricordando che se li si vuole utilizzare sempre al posto di Google bisogna impostarli come principali, dove possibile disinstallando o disattivando i primi.
Motori di ricerca
DuckDuckGo

Una buona alternativa al classico e ormai fortemente politicizzato Google è DuckDuckGo. E’ il motore di ricerca con la papera che innanzitutto consente di proteggere la propria Privacy tramite il blocco dei Tracker e la navigazione criptata. Per consultarlo è sufficiente andare su duckduckgo.com. Se si vuole utilizzare al posto di Google, basta cliccare su “Aggiungi DuckDuckGo a Chrome” e successivamente impostarlo quale servizio principale.
Yandex

E’ il primo concorrente a livello internazionale di Google. In Russia, nei Paesi dell’Est, in Turchia e in parte dell’Asia supera addirittura il collega di Mountain View. Yandex ha una sua Suite di servizi – proprio come Google – e quindi può essere utilizzato anche come Browser e per le mappe. Ottima e molto più fedele di quella di Google è la funzione per tradurre un testo.
Store
Ok, ma ormai Google impera soprattutto per quello che riguarda Play Store. Sembra che non se ne possa fare assolutamente a meno. Come installo un’app se non ce l’ho? Semplice, con un “negozio” alternativo. I dispositivi mobili ne hanno in dotazione di propri (come nel caso di Samsung, Apple e così via), ma a volte non rispondono alle aspettative. Vediamo alcune valide alternative.
Aptoide

Aptoide è uno store per Android che può contare già su oltre 300 milioni di utenti in tutto il mondo, più di 7 miliardi di download e 1 milione di app. Rispetto al Play Store, permette anche di condividere per intero quello che si è scaricato. E’ bene ricordarsi di disattivare Play Store dalle impostazioni generali (sezione App) del proprio smartphone o del proprio tablet se non si vogliono creare conflitti.
HappyMod
Un’altra buona alternativa (per i giochi ma anche per le app “da ufficio” che riguardano la produttività) è HappyMod. Anche questo Store è pensato per Android. Ai giocatori offre anche la possibilità di intrattenersi senza installare nessuna applicazione, quindi giocando direttamente nello store senza appesentire il proprio dispositivo.
Browser
Dissenter

E per sostituire Google Chrome? Dissenter è il browser libero realizzato dai programmatori di Gab, il social senza ban e censure. Come Yandex, anche Dissenter permette di rintracciare il flusso di notizie che ci interessano, e addirittura di commentarle rimanendo nel browser (per fare questo è però necessario un account Gab, social che si colloca a metà tra Facebook e Twitter, ma con un’attenzione ancora maggiore verso la politica e l’attualità). Dissenter evita i tracciamenti e permette di non essere disturbati dalla pubblicità. Se si vuole comunque premiare il lavoro dei siti di informazione preferiti, basta ridurre le limitazioni per quel determinato sito (Rec News, per esempio 🙂 )
Tor Browser

Anche Tor – a differenza di Google – permette di evitare di essere “tracciati, sorvegliati e censurati”. Può essere utilizzato praticamente ovunque: è infatti disponibile per Windows, OS X, Linux e Adroid. Concludendo, vivere senza Google è possibile: la lista è ancora lunga e validi sostituti si possono trovare anche per tutti gli altri servizi.
TECH
A Firenze il convegno sulle competenze digitali

In occasione della pubblicazione ufficiale in lingua italiana del Digital Competence Framework for Citizens 2.2, a cura del Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei Ministri e Repubblica Digitale, la Direzione generale per i fondi strutturali per l’istruzione, l’edilizia scolastica e la scuola digitale (DG EFID) del Ministero per l’istruzione e il merito promuove un evento dedicato alle competenze digitali. Se ne parlerà a Firenze il 24 marzo dalle ore 9.30 nell’ambito del “DigCom 2.2 – Competenze e curricoli Digitali”.
TECH
Riforma del Fisco, l’intelligenza artificiale darà la caccia agli evasori

Il governo è al lavoro sulla Riforma del Fisco, e per il momento sono trapelati i contenuti della bozza. Si tratta di un testo suddiviso in 5 parti e 22 articoli finalizzato all’adozione di uno o più decreti legislativi, al fine di modificare il sistema tributario attualmente in vigore. Uno dei provvedimenti in fase di approvazione parla di un ricorso via via più massiccio all’intelligenza artificiale, anche per quanto riguarda le tasse e la loro riscossione. Stando a quanto è trapelato, infatti, l’IA e le tecnologie digitali saranno chiamate a “prevenire e ridurre l’evasione fiscale”, con un “meccanismo di premialità” per chi si dimostra collaborativo.
TECH
Il cellulare compie 40 anni. Chi inventò il “mattone” e cosa poteva fare

L’aprifila è stato il Il Motorola DynaTac 8000X, primo telefono cellulare “portatile” ad essere proposto il 6 marzo del 1983, esattamente 40 anni fa. Soprannominato “il mattone” per la forma non proprio ergonomica e per il peso che sfiorava il chilo, è iniziata lì la storia della comunicazione moderna che nell’arco di qualche decennio ha visto il cellulare trasformarsi in uno smartphone capace di svolgere operazioni ben più complesse. Certo che all’epoca non era così.
Il cellulare degli esordi – ideato dall’ingegnere Martin Cooper (nella foto) – ci metteva 10 ore a caricarsi, poteva ospitare 30 numeri in rubrica e permetteva di fare non più di mezz’ora di conversazione consecutiva. Non era per tutti: costava 3995 dollari e fu venduto in appena 300mila esemplari, prima di essere immesso formalmente in commercio a fine estate dell’83. Per aspettare l’ulteriore diffusione e modelli più compatti e tascabili, si sarebbero tuttavia dovuti aspettare gli anni ’90, per la diffusione diffusa gli anni 2000.
Nel 1998 inizia la corsa di altre marche e modelli più o meno iconici: sono gli anni dei Nokia, degli Startak, degli slidephone, del Blackberry. Da lì in poi nascono dispositivi di tutti i colori, per tutte le esigenze e per tutte le tasche. Gli SMS, gli MMS, la connessione internet e tutte quelle migliorie che negli anni hanno portato all’oggetto che tutti, ormai, portano con sé. Tutte innovazioni che non sarebbero state possibili senza quel primo “mattone” del 1983.
TECH
Truffa NFT, arrestati due imprenditori italiani a Dubai

Arrestati a Dubai nelle scorse settimane due imprenditori italiani, e precisamente trevigiani, C.V. ed E.G. I due sono sotto inchiesta dopo che una prima indagine condotta dal Procura di Pordenone aveva svelato alcuni dettagli legati alla “truffa” in criptovalute tramite la società NFT(il cui acronimo non è confondere con i Non Fungible Token), che avrebbe promesso ai singoli utenti il 10% di interessi al mese per ogni investimento in criptovalute. Gli atti subito dopo sono passati alla Procura di Treviso, che si sta occupando del caso.
Secondo quanto emerge dalle prime ricostruzioni, la misura sarebbe stata portata avanti di concerto con le forze dell’ordine degli Emirati. Le ragioni che hanno spinto questi ultimi a chiedere un ordine restrittivo ai due imprenditori sarebbero due capi di imputazione: il primo che prevede i reati “contro la fiducia” e il secondo il “tradimento”. In termini giudiziari italiani si tratterebbe di “truffa aggravata”. Il 13 febbraio c’è stata la convalida dell’arresto, che negli Emirati vale anche come udienza preliminare. Il giudice ha quindi la facoltà di rinviare a giudizio i due indagati, che in caso di condanna a processo rischierebbero fino a 10 anni di carcere.
Oltre ai vertici di NFT, gli investitori truffati stanno portando avanti una serie di richieste in varie Procure italiane nei confronti di una settantina di agenti, accusati di esercizio abusivo della promozione finanziaria e truffa aggravata. Oltre all’Italia, tra le inchieste della magistratura italiana e della Consob, si stanno muovendo anche le procure di tutta Europa per rintracciare i soldi sottratti in maniera illecita agli investitori tramite nuove criptovalute poco affidabili.