
Se il governo non ammette gli errori di Pechino, un motivo c’è
“Il governo Conte ha sbagliato tutto. E’ riuscito a rovinare un Paese come l’Italia in meno di un anno. Come hanno voluto il premier e la sua compagnia scombinata, ministri che…”
Il governo Conte ha sbagliato tutto. E’ riuscito a rovinare un Paese come l’Italia in meno di un anno. Come hanno voluto il premier e la sua compagnia scombinata, ministri illetterati entrati nella storia come i peggiori traditori d’Italia, come gli assassini che hanno costruito la fame; affamati di potere che hanno dimenticato i loro figli: i cittadini. Carissimo presidente Conte, lei si è mai domandato in che terra vivrà suo figlio quando finirà tutto? Come fa a sentirsi così sicuro nel mani di questi scienziati?
Lei è il presidente di sé stesso, ma non degli italiani che hanno una loro terra, una loro cultura, una storia e intelligenza. Non sono come quei premier cui piace bere alcolici e poi uscire sulle tv nazionali, invisi persino ai propri paesani. Sembra che il tempo vada contro di lei e contro questo governo. Mi dispiace per le Forze armate prese in giro da lei, che hanno giurato per proteggere la Sicurezza dello Stato e i cittadini e vengono umiliate. Uno Stato svenduto alla Cina per trenta denari, senza esitazione.
Lei comanda contro i cittadini e contro le leggi dello Stato. Le domando: se lei è avvocato, come ha fatto a prendere la laurea se non è consapevole dei diritti contenuti nella Costituzione e della forma di governo? L’Italia è una Repubblica parlamentare e non presidenziale, ma lei si comporta come se non fosse così. In parole povere lei ha fatto l’avvocato del diavolo, non del popolo italiano. Essere servo di se stesso e delle èlite fa male e sono sicuro che ogni tanto guardando allo specchio lei vede tutto quello che è diventato. Questo è il vostro governo. Un governo che ha paura di uscire dai palazzi perché sulle poltrona c’è una colla che non permette di alzarsi e di incontrare i cittadini, che è assurdo. Lei di sicuro farà la storia.
Gli esperti dicono che il coronavirus sparisce quando viene caldo, come tantissimi virus al mondo. Carissimo presidente, ma proprio carissimo. Lei prende lo stipendio dallo Stato o dalle aziende connesse a Colao e Bill Gates? Milioni di italiani intanto non hanno lavoro e fra un po’ non avranno neanche da mangiare per i bambini.
Gli imprenditori chiuderanno perché non avranno soldi per pagare dipendenti e affitto o per far fronte agli altri costi. La speranza finisce per tutti e il tempo “della ricostruzione”, come dice l’avvocato di sé stesso, non vale più nulla. Avete sbagliato con la Cina e con il 5G. I vaccini vi piacciono? Prendetene un paio per voi stessi e fateveli iniettare davanti ai telespettatori, forse vi passa la voglia di pensare ai soldi sporchi della Cina e della fondazione di Bill Gates. Se volete diminuire la popolazione, cominciate da voi stessi.
Il migliore vaccino per tutti esiste. Bisogna buttare le antenne 5G. Perché non dice a tutti i cittadini che le onde millimetriche fanno male non solo all’organismo umano ma pure alle piante, alberi, api, animali, uccelli? Se non è così, provi a mettere assieme ai suoi ministri e alle sue task-force la mano nel microonde per cinque secondi al giorno davanti ai telespettatori. Perché nessuno di questo governo ha mai detto quanto miliardi l’Italia ha speso per la Via della seta e per il 5G stesso? Siete nel torto e non sapete governare, questo spiega tutto. E mi domando: Di Maio dov’è? Sparito dal nulla? Stanco di governare? Come mai ha fatto un passo indietro dopo aver fatto salire lei al governo? Perché ha cambiato ministero?
Lei presidente non ha mai pensato ai cittadini, questa è la verita. Il governo vuole rovinare questo bellissimo Paese. Non sapete governarlo, perché non siete altro che incapaci figli di papà raccomandati. Per me l’Italia fa parte di me stesso. Ho le idee chiare e ho provato tante volte a regalarle. Non vogliono ascoltare e quindi è chiaro che l’obiettivo non è fare bene al territorio italiano. Il migliore augurio che si possa fare a questo popolo a cui io voglio bene, è che il suo governo cada presto.
OPINIONI
Non convince il presidenzialismo, né il premierato
“In una democrazia l’importante non è la governabilità, ma la rappresentanza” – di Vincenzo Musacchio

L’Italia è una Repubblica parlamentare con una forma di governo dove gli elettori votano i rappresentanti del Parlamento, i quali poi nomineranno il Presidente della Repubblica. Quest’ultimo nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri, che presiede il Governo. Nella Repubblica presidenziale gli elettori (cioè il Popolo) eleggono direttamente il Presidente della Repubblica, il quale diventa sia Capo dello Stato, che del Governo. Un tipico esempio di questa forma di governo è in vigore negli Stati Uniti. Il Premierato è una “pseudo-forma di governo” non ben definita basata sulla legittimazione popolare del Capo di Governo (Premier).
Quale che sia il metodo di designazione di quest’ultimo e la qualificazione costituzionale del ruolo, ciò che determina la natura della sua leadership (e degli assetti di regime politico che ne conseguono) è il tipo di rapporti di potere che lo legano al Governo, da una parte, e al Parlamento, dall’altra: per cui si parla di premierato “forte” o “debole”, a seconda del modo e del grado di autonomia e di supremazia nel rapporto Governo-Parlamento. In Italia una forma di premierato forte l’abbiamo vissuta già più volte.
Quale delle tre forme di governo, presidenziale, parlamentare o premierato, sia più idonea ad avvicinare l’Italia ai Paesi in cui la democrazia funziona da secoli? La mia scelta cade sulla forma parlamentare. È l’opzione più democratica e più italiana anche se non ha espresso mai a pieno le sue potenzialità per le degenerazioni dei partiti che da centro di interessi pluralistici sono divenuti poi partitocratici originando una precaria governabilità e crisi politiche frequenti.
Una democrazia rappresentativa, per funzionare, potrebbe anche essere bipartitica. Del tema, del resto, ne discussero anche i nostri Padri Costituenti con l’obiettivo di semplificare il quadro politico frammentario. Mi appello a tal proposito a Piero Calamandrei che in sede Costituente così disse: «Come si fa a far funzionare una democrazia che non possa contare sul sistema dei due partiti, ma che deve funzionare sfruttando o attenuando gli inconvenienti di quella pluralità di partiti la quale non può governare altro che attraverso un governo di coalizione?».
Ora il centrodestra, forte di un ampio consenso popolare, ci riprova con l’opzione presidenzialista, ma senza porre pregiudizi o preclusioni su altri modelli di riforma che mettano comunque i cittadini al centro delle scelte. Io sono per il legame diretto tra elettore ed eletto con le preferenze e con un bipartitismo alla inglese per superare definitivamente la stagione degli esecutivi che sovrastano il potere legislativo. Se riforma ci sarà spero sia con una maggioranza dei due terzi del Parlamento, evitando il rischio della demolizione con i referendum confermativi. La vera forza di una democrazia a mio parere non si gioca sulla governabilità ma sulla rappresentanza.
OPINIONI
La storia recente ci insegna che i poteri del premier vanno limitati, non ampliati

I condizionatori di Draghi (da posporre alla Pace), gli inseguimenti di chi fa jogging promossi da Conte e i nostalgici vicini alla Meloni avrebbero dovuto quantomeno insegnarci una cosa: non bisogna ampliare i poteri del premier ma, semmai, limitarli. Invece l’azione dei governi che si succedono è tutta tesa a limitare le prerogative del Parlamento, di fatto annullando la rappresentanza politica. Dimenticando, spesso, che la divisione dei poteri è condizione necessaria in democrazia, come racconta lo scacchiere internazionale messo a ferro e fuoco in Paesi che hanno un uomo solo al comando.
Aspetti che non sembrano sfiorare il governo, che ha annunciato che sul premierato andrà avanti comunque, opposizione o non opposizione. Ma allora a che servono i tavoli che si apriranno domani? E perché consegnare la parola ai cittadini solo alla fine di tutto l’iter, per giunta per mezzo dell’ennesimo Referendum farsa?
Si tenta di concentrare nelle mani di un unico soggetto un potere sempre crescente, e per fare cosa? Non per emanciparsi dall’Unione europea, tantomeno per ridare al Paese la sua sovranità – concetto che Fratelli d’Italia ha dimenticato una volta giunto al governo – o la crescita economica che merita. La preoccupazione è che il semipresidenzialismo, il premierato o il sindaco d’Italia – comunque si chiami il tentativo di mettere da parte la Repubblica parlamentare – possano essere solo l’occasione per calcare la mano su tutta una serie di cose che non si riescono ad attuare per una serie di (ovvie) resistenze da parte della società civile.
Fa pensare – e discutere – che a volere più poteri sia un governo che ha un ministro dell’Interno che crede ciecamente nei presunti pregi del riconoscimento facciale, e che ha un sottosegretario all’Innovazione che lavora alacremente per portare a termine quanto avviato dai governi Conte e Draghi. Che, per di più, ha finanziato la corsa agli armamenti di uno Stato estero, violando quel “L’Italia ripudia la guerra” di costituzionale memoria. Cosa succederebbe in un ipotetico futuro in cui la Camera e i parlamentari saranno acqua passata, in cui gli enti come Regioni e Comuni saranno simulacri svuotati di significato e basterà una firma del super-premier (magari con la contro-firma del super-presidente della pseudo-Repubblica) per prendere le decisioni che contano davvero? Come sarebbero gestiti eventuali periodi di emergenza, che già di per sé consegnano nelle mani del premier prerogative ampliate? Domande che ancora non sono entrate nel dibattito ma da cui si dovrebbe partire – a modesto parere di chi scrive – prima di giungere a decisioni drastiche e affrettate.
OPINIONI
Un altro atto di vandalismo compiuto dai cosiddetti attivisti per l’ambiente

Palazzo Vecchio, simbolo dell’architettura civile trecentesca fiorentina, imbrattato di arancione e la Fontana della Barcaccia di Roma inquinata con del liquido nero. Si difenderebbe così l’ambiente secondo gli “attivisti” di un collettivo che da settimane compie atti di vandalismo in giro per l’Italia. Attacchi ai beni culturali nazionali che con la protezione delle risorse non c’entrano nulla, come dimostra lo spreco di acqua e solventi che segue questo tipo di azioni dimostrative e che serve a ripristinare – per quanto possibile – i monumenti oggetto di deturpazione.
“Difendere l’ambiente”, dunque, inquinando le fontane, proteggere il paesaggio rovinando i palazzi storici, magari per fare in modo che le nuove generazioni (quelle che si scomodano tanto spesso) non ne possano fruire affatto. Una schizofrenia generalizzata che fa il paio con un ambientalismo fanatico e pericoloso che sta provocando danni tangibili e presto quantificabili, pensando sul bilancio di Comuni già in rosso. Dopo i danni provocati alla Fontana della Barcaccia, i cosiddetti attivisti rischiano ora una denuncia per danneggiamento.
Sulla vicenda si è espresso il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano: “L’ennesimo, gravissimo, episodio di questa mattina che ha colpito uno dei monumenti simbolo di Roma, la Fontana della Barcaccia di Piazza di Spagna, è la goccia che fa traboccare il vaso. È ora di dire basta: siamo davanti ad una sistematica azione di vandalismo del nostro patrimonio artistico e culturale che non c’entra assolutamente nulla con la tutela dell’ambiente. Chi danneggia i nostri beni culturali non può passarla liscia e va punito severamente. Anche per questo stiamo studiando una norma che faccia pagare ai responsabili di questi danni gli interventi necessari per il ripristino dei luoghi, spesso costosi perché richiedono specialisti e attrezzature adeguate”. Dello stesso tenore quanto affermato dal sindaco di Roma Roberto Gualtieri: “Queste persone dovranno rispondere di quanto hanno fatto. Un atto illegale, dannoso e sbagliatissimo. E’ giusto che rispondano sulla base della legge e bisogna essere severi”.
Le reazioni della politica, comunque, rimangono piuttosto timide, e nessuno che si domandi com’è possibile che si riesca a compiere gesti simili eludendo la sorveglianza di chi è preposto al controllo dell’integrità dei monumenti storici.
OPINIONI
Quello di Mollicone in realtà è un assist ai sostenitori dell’utero in affitto. Se non peggio

“L’utero in affitto è un reato più grave della pedofilia”. Lo ha detto questa mattina il presidente della commissione Cultura della Camera ed esponente di FdI Federico Mollicone, ospite di Omnibus di La7. La frase ha scatenato aspre polemiche sia tra i sostenitori della mercificazione del corpo della donna e sia, di contro, in chi ci vede un qualcosa di assolutamente ambiguo e fuori luogo. Per quanto infatti Mollicone si sia affrettato a chiarire che lo sfruttamento di minori indifesi sia “un reato gravissimo”, rimane il mistero dell’utilità del paragone utilizzato.
Si può scomodare un reato che continua a mietere un sacco di vittime – con la compiacenza di tutti i governi che si succedono, compreso quello di Giorgia Meloni – e, in qualche modo, sdoganarlo e quasi scusarlo nell’ottica che ci sia qualcosa di “più grave”? Non sarebbe invece il caso che Fratelli d’Italia, oltre alla lecita battaglia sull’utero in affitto, cominciasse a dissociarsi da uscite assolutamente fuori luogo come quella di Mollicone e Nordio e iniziasse a rispondere a quella parte (tanta) dell’elettorato che anziché dichiarazioni ambigue chiede la punizione immediata di tutti i colpevoli di reati ai danni di bambini e minorenni? Perché fare una cosa non esclude l’altra, e bisognerebbe informare il presidente della Commissione Cultura che non ci sono reati migliori di altri.
Che poi dire una frase come quella pronunciata da Mollicone è come fare un clamoroso autogol, o meglio come dare un assist – cosa che in effetti ha fatto – ai sostenitori della pratica dell’utero in affitto. Messa così, l’ascoltatore medio chiamato a decidere quale reato sia più grave, è quasi tentato a provare più simpatia per la maternità surrogata se dall’altro lato della bilancia ci sono le violenze a danno di malcapitati minori. Insomma secondo gli ideatori di dichiarazioni di questo tipo – ovviamente riprese da tutta la stampa mainstream – il risultato in un modo o nell’altro è sempre garantito, se con risultato si intende il tentativo di normalizzare delle pratiche abominevoli e disumane, oltre che illegali.