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Inverdimento, la strategia dell'Ue che serve a far appassire l'agricoltura | Rec News dir. Zaira Bartucca Inverdimento, la strategia dell'Ue che serve a far appassire l'agricoltura | Rec News dir. Zaira Bartucca

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Inverdimento, la strategia dell’Ue che serve a far appassire l’agricoltura

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Lo chiamano “inverdimento” ma in realtà è una strategia per far appassire l’agricoltura tradizionale in nome della solita sostenibilità. La promuove l’Unione europea, che obbliga gli Stati membri a destinare il 30% dei sostegni al reddito a questa misura che causa un danno irrimediabile alla produzione nazionale agricola di tutti i Paesi, Italia compresa.

La scusa è sempre la stessa: “premiare” gli agricoltori che “contribuiscono al conseguimento degli obiettivi ambientali e climatici dell’UE”. La leva è economica, perché con la nuova politica agricola comunitaria (PAC 2023-2025) Bruxelles dopo il “Set aside” abolito nel 2008 provvede ora a erogare il “Pagamento diretto verde” per quegli agricoltori che accettano di lasciare i campi incolti o di trasformarli in prati e boschi improduttivi. Con tutte le conseguenze del caso.

L’inverdimento fa dunque il paio con misure come Restoration Law, la legge sul ripristino della natura che ha l’obiettivo di penalizzare i produttori tradizionali per fare spazio, nel prossimo futuro, ai sistemi automatizzati e alle Big Tech che nel frattempo si stanno sfregando le mani e stanno facendo incetta di terreni.

A testimonianza di questo, il fatto che l’Inverdimento non vieta la coltivazione dei piccoli agricoltori, ma impedisce loro di dedicarsi in maniera specifica a una determinata coltura con il cosiddetto “divieto di monosuccessione“, con cui si tenta di vietare la risemina di una stessa pianta o di una simile sullo stesso campo agricolo. Quasi che questo diritto debba spettare solo a chi ha grossi capitali.

Insomma, l’Unione europea vorrebbe decidere pure del destino dei terreni degli agricoltori, imponendo loro cosa fare di un bene privato, come gestirlo e cosa coltivarci sopra. Il tutto in nome del Green Deal europeo che, avverte la Commissione europea, includerà l’introduzione di Regimi ecologici che incentiveranno le pratiche agricole rispettose del clima e dell’ambiente” escludendo o comunque penalizzando tutte quelle tradizionali.

Il decalogo con le condizioni imposte dall’Ue agli agricoltori

L’Unione europea come sempre ha la pretesa di entrare in ogni ambito e in ogni settore, e l’agricoltura non fa eccezione. Per quanto riguarda l’Inverdimento – cioè il pagamento di una somma agli agricoltori per trasformare i terreni produttivi in aridi terreni incolti – esiste una sorta di decalogo che è stato pubblicato dalla Commissione europea, che prevede quanto segue:

  • “Le aziende con più di 10 ettari di terreno coltivabile devono coltivare almeno due colture, mentre sono richieste almeno tre colture per le aziende con più di 30 ettari. La coltura principale non può occupare più del 75% del terreno”.
  • “Il rapporto tra prati permanenti e terreni agricoli è fissato dai paesi dell’UE a livello nazionale o regionale (con un margine di flessibilità del 5%)”. 
  • “I paesi dell’UE designano le zone destinate a prati permanenti sensibili sotto il profilo ambientale. Gli agricoltori non possono arare o convertire i prati permanenti in queste zone”.
  • “Gli agricoltori con superficie coltivabile superiore a 15 ettari devono garantire che almeno il 5% del loro terreno sia un’EFA al fine di salvaguardare e migliorare la biodiversità nelle aziende agricole”.
  • “Le norme in materia di inverdimento non si applicano agli agricoltori che hanno optato per il regime per i piccoli agricoltori, per ragioni amministrative e di proporzionalità”.
  • “Gli agricoltori biologici ricevono automaticamente un pagamento di inverdimento per la loro azienda, in quanto si ritiene che forniscano benefici ambientali per via della natura del loro lavoro.
  • “I paesi dell’UE possono consentire agli agricoltori di soddisfare uno o più requisiti di inverdimento attraverso pratiche equivalenti. Le pratiche equivalenti devono basarsi su regimi agroambientali nell’ambito di programmi di sviluppo rurale dei paesi dell’UE o di sistemi di certificazione nazionali/regionali”.
  • “Ogni paese dell’UE garantisce che gli agricoltori che attuano pratiche alternative non beneficino del sostegno al reddito per l’inverdimento obbligatorio e dei fondi per lo sviluppo rurale”.
  • “Gli agricoltori che non rispettano le norme in materia di inverdimento ricevono meno denaro. Tali riduzioni riflettono il numero di ettari individuati come non conformi, tenendo conto della natura del requisito di inverdimento”.
  • “Dal 2017 i governi nazionali possono imporre sanzioni amministrative in aggiunta alla riduzione dei pagamenti per l’inverdimento. Le sanzioni amministrative devono essere proporzionate, in funzione della gravità e della portata dell’inadempienza”.
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Opportunità di investimento per il 2024: il Gin del Cardinale Tabai

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Nel panorama degli investimenti alternativi, i vini e i distillati pregiati stanno emergendo come asset di grande valore. Tra le novità più intriganti per il 2024 spicca il Gin del Cardinale Tabai. Questo articolo esplora le ragioni per cui investire in un gin pregiato rappresenta un’opportunità interessante, e analizza i benefici più ampi di acquistare distillati pregiati.


Un Gin di Eccellenza

Il Gin del Cardinale Tabai si distingue per la sua produzione artigianale e l’attenzione ai dettagli. Realizzato con botaniche selezionate e distillato secondo metodi tradizionali, questo gin offre un profilo aromatico complesso e raffinato. Ogni bottiglia rappresenta un pezzo unico, frutto di un processo che rispetta i più alti standard di qualità.

Un mercato in forte crescita

Il mercato del gin sta vivendo una fase di espansione senza precedenti. La crescente popolarità dei cocktail a base di gin e l’interesse delle nuove generazioni stanno alimentando la domanda globale. Le previsioni indicano che questa tendenza continuerà nei prossimi anni, rendendo l’investimento in un gin di alta qualità come quello del Cardinale Tabai una mossa strategica, a fronte di una spesa di 300 euro (cassetta oro, confezione da due gin).

Investire in vini e distillati pregiati

Investire in vini e distillati pregiati offre diversi vantaggi rispetto agli investimenti tradizionali. Questi prodotti tendono a mantenere o aumentare il loro valore nel tempo grazie alla loro natura limitata e alla crescente domanda. Inoltre rappresentano un’ottima diversificazione per il portafoglio di un investitore, riducendo il rischio complessivo.

Protezione dall’Inflazione

I vini e i distillati pregiati sono considerati beni rifugio. Durante periodi di alta inflazione, questi prodotti mantengono meglio il loro valore rispetto ad altri asset, offrendo una protezione contro la perdita di potere d’acquisto.

Valorizzazione nel tempo

La scarsità di prodotti di alta qualità come il Gin del Cardinale Tabai ne favorisce l’aumento di valore nel tempo. Con un numero limitato di bottiglie prodotte annualmente, la domanda tende a superare l’offerta, portando a un apprezzamento del valore.

Diversificazione del portafoglio

Gli investimenti in vini e distillati pregiati offrono una diversificazione unica. A differenza delle azioni o delle obbligazioni, il valore di questi prodotti non è direttamente influenzato dalle fluttuazioni del mercato finanziario, offrendo una stabilità maggiore.

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Tradizione e innovazione: ecco il Barolo Tabai più ambito e desiderato dagli investitori 

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Tradizione e innovazione: ecco il Barolo Tabai più ambito e desiderato dagli investitori 
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Il Barolo Tabai Riserva 2019 in edizione limitata si presenta come una straordinaria opportunità per investire in vini nel 2024, attirando l’interesse degli appassionati di vino e degli investitori più lungimiranti. Prodotto nel cuore delle Langhe, questa riserva rappresenta l’apice dell’arte vinicola piemontese, combinando tradizione e innovazione per creare un vino di eccezionale qualità. La vendemmia del 2019 è stata particolarmente favorevole, caratterizzata da condizioni climatiche ideali che hanno permesso alle uve Nebbiolo di raggiungere una maturazione perfetta, conferendo al vino una struttura complessa e un equilibrio armonioso.

Come l’edizione 2018, ormai quasi introvabile, Il Barolo Tabai Riserva 2019 è limitato a poche migliaia di bottiglie, rendendolo un bene raro e prezioso. Questa scarsità contribuisce notevolmente al suo potenziale di apprezzamento nel tempo. I critici del vino hanno già elogiato questa annata per la sua eleganza e profondità, preannunciando un futuro brillante per chi sceglierà di investire in essa. Il vino si distingue per i suoi aromi intensi di frutti rossi, spezie e note terrose, che si evolvono ulteriormente con l’invecchiamento. Ogni bottiglia è numerata e certificata, garantendo autenticità e tracciabilità, elementi cruciali per gli investitori seri.

Dal punto di vista finanziario, il Barolo Tabai Riserva 2019 rappresenta un’opportunità di diversificazione del portafoglio, offrendo un’alternativa tangibile agli investimenti tradizionali. Storicamente, i vini pregiati hanno dimostrato una notevole capacità di conservare e aumentare il proprio valore nel tempo, rendendoli un rifugio sicuro contro l’inflazione e le fluttuazioni del mercato. Con l’incremento dell’interesse globale per i vini di alta qualità e l’attrattiva intrinseca delle edizioni limitate, il Barolo Tabai Riserva 2019 si prospetta come una scelta intelligente per gli investitori del 2024, combinando passione e profitto in un’unica, raffinata esperienza. Il suo prezzo può arrivare a 2000 euro a bottiglia.

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Fiction su Riace,
la Rai se ne lava
le mani: “Lucano
dice falsità”

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Fiction su Riace, la Rai se ne lava le mani: "Lucano dice falsità" | Rec News dir. Zaira Bartucca

Sembra che anche da Viale Mazzini si stiano accorgendo di che pasta è fatto l’ex sindaco di Riace. Il pretesto per un botta e risposta che dura giorni e che è rimpallato dal sito dell’Ansa a quello dell’emittente è stata la fiction “Tutto il mondo è paese”. Avrebbe dovuto contribuire a formare l’immagine del primo cittadino eroe dell’accoglienza ma, complici le variegate vicende giudiziarie, non è mai andata in onda. Rec News è stato l’unico sito a svelare particolari tuttora ignorati dai media mainstream che riguardano il suo produttore e anche il cast. Particolari che, dicono i ben informati, dall’inchiesta Xenia I potrebbero transitare ad altre scrivanie e dare il via a nuove vicende giudiziarie. Il che potrebbe spiegare la reazione della Rai alle parole di Lucano.

L’idillio tra l’ex sindaco di Riace e i divulgatori di fiction a orologeria, insomma, per il momento è accantonato, e a riprova di questo oggi la Rai ha pubblicato un comunicato stampa dai toni piuttosto eloquenti, che peraltro diffida Lucano a rigettare quanto detto. «In merito alla notizia di un colloquio tra l’Amministratore delegato Rai Roberto Sergio e il produttore Roberto Sessa – scrivono dall’Ufficio Stampa – come riferito dal signor Mimmo Lucano, nel quale si sarebbe parlato della  messa in onda della Fiction sul “modello Riace” – (tra virgolette, ndr) – si precisa che quanto riportato è totalmente falso. I termini attribuiti e riportati dal produttore non appartengono alla dialettica dell’Amministratore delegato. In assenza di una smentita ufficiale l’Azienda si  riserva di tutelarsi  in ogni sede».

Occasione mancata di propaganda in tempo di Europee

Chiaramente, la messa in onda della Fiction “Tutto il mondo è Paese” avrebbe potuto rappresentare un’ottima occasione di propaganda per Mimmo Lucano, che meno di un mese fa ha annunciato la sua candidatura alle Europee tra le fila di Alleanza Verdi Sinistra. Dunque il momento sarebbe stato più che propizio per rilanciare la storia – gradita agli elettori di certa parte politica – del sindaco campione dell’accoglienza. Peccato che da Viale Mazzini, per il momento, abbiano chiuso i cancelli.

Fiction su Riace, la Rai se ne lava le mani: "Mimmo Lucano dice falsità" | recnews.it
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Fa il vaccino Covid e muore, cinque medici indagati per il decesso di Camilla Canepa

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Morto il padre di Camilla Canepa, la diciassettenne deceduta a causa del vaccino | Rec News dir. Zaira Bartucca

Ci sono cinque indagati nell’inchiesta su Camilla Canepa, la studentessa di 18 anni di Sestri Levante morta nel giugno 2021 all’ospedale San Martino di Genova dopo essere stata vaccinata con il vaccino Astra Zeneca. La giovane era stata sottoposta alla somministrazione del siero sperimentale durante un open day. La procura ha inviato nei giorni scorsi l’avviso di conclusione indagine.

I medici potranno chiedere entro 20 giorni di farsi interrogare. Dall’autopsia era emerso che Camilla “non aveva alcuna patologia pregressa e non aveva preso alcun farmaco”, e che la morte per trombosi era “ragionevolmente da riferirsi a un effetto avverso da somministrazione del vaccino anti Covid”.

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