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Agostino Di Ciaula è il presidente del Comitato Scientifico dell’ISDE, l’International Society of Doctors for Environment. Già docente di eventi formativi post-laurea, è noto per le collaborazioni con università italiane ed estere, per le numerose pubblicazioni e per l’attività di divulgazione sui rapporti tra ambiente e salute. Gli abbiamo chiesto un parere sulle ripercussioni che il 5G avrebbe sull’organismo se davvero venisse impiegato su larga scala: perché le evidenze scientifiche, al contrario di quanto spesso si afferma, esistono già, e non sono incoraggianti.

Il dibattito sul 5G è aperto e chi difende questa tecnologia afferma che verranno utilizzate frequenze già in uso per tv e telefoni. E’ davvero così? 

Mi sembra una semplificazione eccessiva, sia in termini di frequenze che di intensità di esposizione, anche in considerazione del fatto che il 5G si sommerà all’esistente. Il 5G è un sistema complesso e funzionerà utilizzando in maniera combinata diverse frequenze. Alle frequenze già in uso se ne aggiungeranno altre, mai utilizzate sino ad ora con le intensità e l’ampiezza geografica di esposizione previste dall’implementazione del 5G. La nuova rete impegnerà inizialmente le bande 700 MHz, 2.6 GHz, 3.7GHz e 26 GHz, prima di pervenire all’impiego delle bande identificate in gamme di frequenza più alte, con particolare riferimento alle onde millimetriche comprese nella gamma tra 24 e 86 GHz. Indipendentemente dalle frequenze utilizzate, a preoccupare è la enorme e inedita densità prevista di dispositivi connessi in ricezione/trasmissione (secondo stime AGCOM un milione di dispositivi per Km2), una disseminazione capillare di micro-antenne (che saranno praticamente ad ogni angolo di strada) e inedite modalità di ricezione e trasmissione del segnale, tali da rendere inadeguate le attuali modalità di monitoraggio dell’esposizione e la normativa vigente.


Quali potrebbero essere gli effetti sull’organismo umano, sugli animali, sui bambini e su categorie particolari come le donne in gravidanza?

Le evidenze scientifiche a disposizione descrivono rischi biologici comuni all’esposizione a tutte le radiofrequenze (indipendenti dal possibile ed eventuale rischio di cancro) e effetti specifici per le onde millimetriche. Per le onde millimetriche, in particolare, non abbiamo a disposizione molti studi ma le evidenze di cui già disponiamo meritano un richiamo alla prudenza e, sicuramente, approfondimenti. Queste hanno documentato la capacità delle onde millimetriche di stimolare la proliferazione cellulare, di alterare alcuni meccanismi funzionali delle cellule, di alterare l’espressione genica, di indurre aneuploidia e alterazioni cromosomiche. I timori sui possibili effetti sanitari, inoltre, non sono gli unici. Sono stati documentati effetti sugli insetti, compresi quelli “utili” come le api, e sul mondo vegetale, interferenze con le capacità di previsione di eventi meteorici avversi, ad esempio uragani. Non ultimo, sembra che la rete 5G comporterà seri rischi per la tutela dei dati personali, della privacy e persino, come è stato riferito nel corso di un’audizione parlamentare da Gennaro Vecchione, ex direttore del dipartimento di informazioni e sicurezza, per la “sicurezza nazionale”. Tutto questo ha indotto lo SCHEER (Scientific Committee on Health, Environmental and Emerging Risks), commissione tecnico-scientifica della Comunità europea, a inserire nel report di dicembre 2018 il 5G tra i 14 massimi fattori di rischio emergenti per la salute e l’ambiente, in considerazione delle possibili e parzialmente imprevedibili conseguenze su ecosistemi e specie differenti.

Alcuni operatori stanno fornendo rassicurazioni sul fatto che numerosi ripetitori – in grado di inviare onde più piccole – sarebbero meno dannosi rispetto a quelli già utilizzati. C’è chi dice persino che le onde 5G hanno il “potere” di raggiungere il dispositivo interessato senza essere assorbite dagli oggetti e dal corpo umano. Sembra una teoria abbastanza singolare: potrebbe fare un po’ di chiarezza sull’argomento? 

Intanto bisognerebbe specificare che i “numerosi ripetitori” non sostituiranno ma affiancheranno l’esistente, con una densità espositiva enormemente superiore rispetto alla situazione attuale. Le micro-antenne, inoltre, hanno bisogno di macro-antenne per il collegamento alla rete e potranno comportare, globalmente, un incremento delle esposizioni. Non è un caso che i principali operatori di telefonia stanno già da tempo chiedendo ai legislatori una revisione al rialzo dei limiti di esposizione vigenti, da loro esplicitamente considerati un ostacolo all’implementazione del 5G. Le onde millimetriche hanno la capacità di veicolare una grande quantità di dati ma sono facilmente arrestate da ostacoli fisici (alberi, cartelloni pubblicitari, mura domestiche etc.). Per questo è necessaria una moltiplicazione di micro-antenne e l’utilizzo combinato di altre frequenze in grado di superare gli ostacoli e dotate di maggiore capacità di penetrazione. È inoltre falso affermare che le onde millimetriche non sono assorbite dal corpo umano. E’ vero che, a differenza di altre frequenze (ad esempio quelle dei nostri cellulari, che penetrano in profondità), le onde millimetriche hanno la capacità di penetrare solo negli strati più superficiali della cute. La cute, tuttavia, è l’organo più esposto del nostro organismo. Questo significa ampia superficie di esposizione e non impedisce, comunque, alle onde millimetriche di agire sui tessuti oculari e su strutture cutanee (fibre nervose, microcircolo) in grado di rilasciare in circolo mediatori con possibili effetti sistemici.


Da cittadino trova giusto che le aziende stiano firmando dei protocolli con i Comuni per avviare la copertura delle abitazioni private e dunque anche delle case di chi del 5G non ne vuole che sapere? 

Quello che mi preoccupa non è la copertura delle abitazioni private di chi del 5G “non ne vuole sapere” ma la tutela di chiunque, compresi quelli che ritengono il 5G privo di rischi. L’impressione è che l’implementazione del 5G stia procedendo solo per soddisfare esigenze commerciali, in maniera prematura e avventata tra evidenti e riconosciute inadeguatezze normative, evidenze scientifiche ignorate o sottovalutate e mancanza di informazioni essenziali ma, evidentemente, declassificate in modo superficiale come irrilevanti. In questo panorama si è già svolta una “sperimentazione” 5G che ha interessato circa 4 milioni di italiani e si sta procedendo speditamente verso l’implementazione e la commercializzazione del 5G su tutto il territorio nazionale.

Le nuove tv avranno una tecnologia basata sul 5G? Ci sono pericoli connessi all’esposizione alle onde dei nuovi apparecchi? Cosa può fare il consumatore per tutelarsi e per informarsi?

Non solo le nuove tv ma quasi tutti i dispositivi elettronici e elettro-meccanici con i quali avremo a che fare, dai contatori agli ascensori, dalle lavatrici alle auto, dalle lampadine ai più complessi sistemi di sicurezza, dai frigoriferi agli strumenti di lavoro, saranno connessi al 5G che non a caso è stata definita “internet delle cose” (IoT, “Internet of thinghs”). Le evidenze e le incertezze esistenti avrebbero dovuto imporre un adeguato approfondimento preliminare all’impiego su larga scala del 5G e la disponibilità di adeguati strumenti normativi e di monitoraggio preliminare all’implementazione di questa nuova infrastruttura, la cui realizzazione appare dunque pericolosamente prematura. In questo contesto sono ovviamente improponibili misure di auto-tutela, che dovrebbero lasciare il posto a forme più ampie e adeguate di tutela della salute pubblica.


Il 5G è inevitabile o esistono alternative che potrebbero garantirci dispositivi più veloci preservando allo stesso tempo la salute?

Sono attualmente in studio nuovi sistemi di comunicazione non basati sulle radiofrequenze. So che l’attuale livello di connettività, comunque perfettibile dal punto di vista normativo e di tutela sanitaria, è già in grado di soddisfare la maggior parte delle nostre esigenze reali e che, in questo momento, posso fare tranquillamente a meno di un frigorifero connesso alla rete internet, specie se rischio di pagare questa connessione non solo in termini economici. Non so se il 5G sia inevitabile ma, al momento, non mi sembra immediatamente indispensabile. Credo che potremmo tranquillamente farne a meno fino a quando non saranno chiariti i numerosi dubbi legati alla sicurezza del suo impiego e alle capacità di monitoraggio ambientale e sanitario. Nessuno vuole impedire il progresso tecnologico, ma questo non può realizzarsi sacrificando la prudenza e solo per soddisfare interessi commerciali. Abbiamo numerose lezioni del passato che non possiamo dimenticare né ignorare.

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Direttore e Founder di Rec News, Giornalista. Inizia a scrivere nel 2010 per la versione cartacea dell'attuale Quotidiano del Sud. Presso la testata ottiene l'abilitazione per iscriversi all'Albo nazionale dei giornalisti, che avviene nel 2013. Dal 2015 è giornalista praticante. Ha firmato diverse inchieste per quotidiani, siti e settimanali sulla sanità calabrese, sulle ambiguità dell'Ordine dei giornalisti, sul sistema Riace, sui rapporti tra imprenditoria e Vaticano, sulle malattie professionali e sulle correlazioni tra determinati fattori ambientali e l'incidenza di particolari patologie. Più di recente, sull'affare Coronavirus e su "Milano come Bibbiano". Tra gli intervistati Gunter Pauli, Vittorio Sgarbi, Armando Siri, Gianmarco Centinaio, Michela Marzano, Antonello Caporale, Vito Crimi, Daniela Santanché. Premio Comunical 2014. Autrice de "I padroni di Riace - Storie di un sistema che ha messo in crisi le casse dello Stato". Sito: www.zairabartucca.it

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Rosalia cipolletta

Articolo molto interessante ed utile per promuovere l’ i formazione necessaria nei co fronte ti dei cittadini sui possibili rischi del 5G. Grazie.

Rosalia cipolletta

Articolo molto INTERESSANTE UTILe per informare i cittadini sui rischi attuali del 5 G. Grazie

Patrizia Gentilini

Ottimo articolo, finalmente un pò di chiarezza, grazie!I cittadini vogliono informazioni serie ed attendibili e soprattutto NON vogliono fare da cavie

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Vaccinati e iper-connessi, il piano del governo per le Isole minori

Cavi ottici sottomarini che corrono lungo i fondali di 18 isole italiane e portano il 5G un po’ ovunque, anche dove non si sono volute e non si sono potute installare le antenne. Poi l’azione dei preparati sperimentali “anti-covid”. Come potrebbero cambiare le mete marine ambite dai vacanzieri

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Vaccinati e iper-connessi, il piano del governo per le Isole minori | Rec News dir. Zaira Bartucca

Cavi ottici sottomarini che corrono lungo i fondali di 18 isole italiane e portano il 5G un po’ ovunque, anche dove non si sono volute e non si sono potute installare le antenne. E’ una delle facce del “BUL”, il piano per la Banda ultra larga promosso dal ministero per l’Innovazione e dal comitato interministeriale di cui abbiamo parlato negli scorsi giorni, che è già alla seconda riunione. Nel 2020 il bando “Progetti integrati innovativi per le isole minori non interconnesse” destinava allo scopo i primi dieci milioni, a cui si andranno ad aggiungere – fa sapere il ministero dell’Innovazione – fette del PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Un secondo bando targato Infratel Italia, inoltre, è in arrivo questo mese, e servirà ad individuare i soggetti realizzatori.

Cavi ottici sottomarini porteranno il 5G, ma come reagirà l’ecosistema?

Negli ultimi tempi c’è molto interesse per le Isole Minori. Mete ambite dei vacanzieri, i luoghi di pace, divertimento, natura e relax potrebbero presto cambiare volto. Il governo li vede infatti come la culla sperimentale per l’applicazione estesa del 5G, oltre che come l’incubatore di tutta una serie di servizi digitali che secondo i propositi dovrebbero “migliorare la qualità della vita” degli ospiti e dei residenti. Sarà davvero così? E che effetto avrà sull’ecosistema circostante la messa in posa di cavi ottici? Come reagirà, in altre parole, l’ambiente marino, con i suoi pesci, le alghe e tutti i micro-organismi che popolano i litorali? Il sentire comune è diviso tra chi è entusiasmato dalle possibili novità e chi, al contrario, è preoccupato per l’impatto ambientale. Proprio in un momento in cui si parla tanto di rispetto per l’ambiente.

La possibile interazione tra il 5G e i preparati sperimentali “anti-covid”

Non sono gli unici stravolgimenti con cui isolani e vacanzieri dovranno fare i conti. Lo scorso 7 maggio è iniziata infatti la campagna vaccinale di massa delle Isole minori, con Capraia e le Eolie come capofila. Poi è arrivata l’adesione massiccia dell’arcipelago campano, complice l’azione di Vincenzo De Luca, il governatore che lo scorso anno si appellava all’utilizzo del “lanciafiamme” contro chi voleva partecipare a feste e cerimonie. Oggi la visita del commissario straordinario Figliuolo all’Isola del Giglio, e la notizia della conclusione del piano vaccinale – prima e seconda dose – per questi territori. Il piano, dunque, è al 50%. Non restano che le onde, ma che succederà se la scienza dovesse confermare l’interazione con i preparati sperimentali “anti-covid”?

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Banda larga, rete unica, scuola e 5G. Spetterà a Colao il compito di “riscrivere il Recovery Fund”

Lo abbiamo scritto più di dieci giorni fa, quando il governo Draghi era ancora in fase di insediamento: nell’ambito del nuovo esecutivo

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Banda larga, rete unica, scuola e 5G. Spetterà a Colao il compito di "riscrivere il Recovery Fund" | Rec News direttore Zaira Bartucca

Lo abbiamo scritto più di dieci giorni fa, quando il governo Draghi era ancora in fase di insediamento: nell’ambito del nuovo esecutivo, molto spazio sarà riservato a Vittorio Colao. La riservatezza del manager dai mille incarichi non deve forviare: magari parlerà poco, ma il compito che gli è stato affidato è di fare tanto, cioè di mettere al servizio della causa il suo stakanovismo, lo stesso che gli ha permesso di confrontarsi con personaggi controversi come i reali d’Inghilterra (alla Regina Elisabetta in visita al quartier generale della Vodafone regalò una scultura a forma di cavallo). Il suo ruolo, per i fautori delle agende, deve essere necessariamente cruciale. Lo ammette anche La Stampa, che ravvisa nella banda larga, nella rete unica e nella scuola i tre temi su cui il ministro per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale si concentrerà in via prevalente. I tre settori sono iper-connessi con il 5G, la tecnologia di quinta generazione.

La partita dei lockdown si gioca tutta su questo terreno, lo scrivevamo un anno fa: ridurre all’isolamento domestico non serve ad altro che a creare delle nuove necessità, che devono coincidere con l’avvento della tecnologia di quinta generazione. Tradotto: se ci si incontra, si passa del tempo all’aperto, si va a scuola, si compra nei negozi, il 5G non ha tutti questi vantaggi concreti (semmai, di concreto ci sono i rischi). Non diventa vitale, necessario. Se tutti stanno “a casa”, si crea invece quel sovraccarico funzionale e propedeutico al potenziamento della rete, quel fattore scatenante che trasformerà il 5G da superfluo a – appunto – irrinunciabile.

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Il governo ombra Colao-Cartabia, i due tecnici prima quotati per la premiership

Tra le new entry del governo Draghi – l’europeista che potrebbe avere un ruolo di garante e supervisore più che rendersi protagonista di un governo del presidente – spiccano…

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Il governo ombra Colao-Cartabia, i due tecnici prima quotati per la premiership | Rec News direttore Zaira Bartucca

Tra le new entry del governo Draghi – l’europeista che potrebbe avere un ruolo di garante e supervisore più che rendersi protagonista di un governo del presidente – spiccano Marta Cartabia e Vittorio Colao. Alla prima (giurista provax apertamente schierata a favore della controversa obbligatorietà vaccinale) è andata la delega alla Giustizia, al secondo – alfiere del 5G – quella all’Innovazione.

Ex manager di Vodafone, Colao vanta incarichi nell’ambito di Verizon Communication Inc., (l’azienda che fornì dati personali degli utenti alla NSA per lo spionaggio di massa raccontato da Snowden) Unilever e General Atlantic, la società di private equity che ha investito assieme alla fondazione Bill and Melinda Gates in Immunocore. A giugno dello scorso anno ha suggellato un piano con molti punti discutibili, come il silenzio assenso su questioni che riguardano la salute, l’autocertificazione perenne e l’annullamento della libertà di scelta dei Comuni per quanto riguarda il 5G.

Marta Cartabia (figura considerata molto più autorevole di un Alfonso Bonafede e prima quotata per la premiership assieme al collega ministro) nei fatti sarà chiamata a gettare le basi “legali” e “costituzionali” per imporre l’obbligatorietà vaccinale per categorie che – ha dichiarato lei stessa di recente – “è legittima se in corso c’è una pandemia”.

Da vicini al nuovo esecutivo, si apprende inoltre che il denaro proveniente dal Recovery Fund sarebbe stato “barattato” con ben tre riforme che riguardano la Giustizia, il sistema carcerario e l’applicazione delle misure cautelari. Per restare all’ambito sanitario, già da tempo si discute della riforma della legge che regola i Trattamenti sanitari obbligatori e dell’articolo 32 della Costituzione, ma interventi da effettuare in questo momento altro non sarebbero che cavalli di Troia con cui verrebbe introdotta l’assenza di tutele per la cittadinanza.

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Giornalista italiano: “Ho un chip nella mano. Oggi 5G con i dispositivi, domani con gli impianti sottocutanei”

Chi ne parla è un “complottista”, ma intanto mediaset ha già iniziato a sdoganare l’uso dei controversi ritrovati tecnologici

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Giornalista italiano: "Ho un chip nella mano. Oggi 5G con i dispositivi, domani con gli impianti sottocutanei" | Rec News dir. Zaira Bartucca

I media devono ancora finire di proclamare “vincitore” il candidato a presidente americano espressione della Cina, che già mediaset si lancia in una lode dei microchip sottocutanei. Lo ha fatto in una striscia di approfondimento riguardante il 5G (tecnologia molto cara al regime di Xi Jinping) in cui è intervenuto il giornalista Mike Perna.

“Oggi per il 5G si parla di dispositivi, domani si parlerà di impianti”, ha detto in conclusione di puntata. “Di impianti?”, ha domandato il giornalista. “Ho un chip nella mano – ha detto il comunicatore – che mi fa fare una serie di cose”. Meno male che i chip sottocutanei erano farneticazioni da “complottisti”.

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