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Distanziati e mascherati. Si sono presentati così – alle prese col giuramento – i ministri del governo Draghi, che già presenta molti punti di continuità rispetto al precedente esecutivo. Diverse le riconferme: Lamorgese (Interni), Speranza (Salute), Di Maio (Esteri), Franceschini (Cultura), D’Incà (Rapporti con il Parlamento), Bonetti (Pari opportunità e Famiglia), Guerini (Difesa), Dadone (passa da Pubblica amministrazione a Politiche giovanili). Non a caso, già dieci giorni fa abbiamo scritto di un governo caratterizzato da molti “riciclati”.

Tra le new entry spiccano Marta Cartabia (Giustizia) – la giurista provax apertamente schierata a favore della controversa obbligatorietà vaccinale – e il distopico Vittorio Colao, l’alfiere del 5G chiamato a ricoprire l’incarico di ministro per l’Innovazione. Ex manager di Vodafone, vanta incarichi nell’ambito di Verizon Communication Inc., (l’azienda che fornì i dati personali alla NSA per lo spionaggio di massa raccontato da Snowden) Unilever e General Atlantic, la società di private equity che ha investito assieme alla fondazione Bill and Melinda Gates in Immunocore. A giugno dello scorso anno ha suggellato un piano con molti punti discutibili, come il silenzio assenso su questioni che riguardano la salute, l’autocertificazione perenne e l’annullamento della libertà di scelta dei Comuni per quanto riguarda il 5G.

Sostanzialmente il passaggio di due governi che sono comunque di forte continuità, ha permesso almeno quattro cose. La narrazione del mainstream vuole che decisiva sia stata la gestione del Recovery Fund, ma in realtà in materia di fondi europei i governi si limitano a recepire ordini che piovono dall’alto: Conte o Draghi, Gualtieri o Franco, non esiste margine di scelta e di azione. Si è dunque trattato di posizionare pedine utili alla realizzazione del piano pandemico e di “riesilenza” e alla transizione verso la tecnologia di quinta generazione. Sul fronte centro-sinistra, è stata necessaria la messa in sicurezza rispetto a fattori esterni. Ecco allora che:

  1. A crisi avviata, la prima mossa è stata il passaggio della delega ai Servizi segreti, uno degli aspetti che ha guidato l’azione di Renzi, già messo alle strette dal vicepresidente del Copasir Urso sulla vicenda Obamagate;

2. La ripresa completa delle lezioni frontali e un ridimensionamento della Didattica a distanza che frenerebbe il paventato sviluppo del 5G, non è ben accetto dagli esecutori materiali delle agende, sia a destra che a sinistra. Ecco allora che la grillina che voleva il ritorno degli studenti sui banchi, è stata debitamente defenestrata, attaccata quotidianamente com’era anche dai salviniani che da mesi raccontano e vogliono far credere di sostenere le riaperture.

3. C’è poi l’ingresso di una giurista, Marta Cartabia (figura considerata molto più autorevole di un Alfonso Bonafede e prima quotata per la premiership) che nei fatti sarà chiamata a gettare le basi “legali” e “costituzionali” per imporre l’obbligatorietà vaccinale che – ha dichiarato lei stessa di recente – “è legittima se in corso c’è una pandemia”.

4. In ultimo, lo scioglimento del nodo Colao. Nel momento in cui si è iniziato a vociferare di un possibile incarico da premier al super-manager di origini calabresi, sono iniziate le prevedibili tensioni con Giuseppe Conte, che non ha mai voluto dar seguito a un Piano che pure aveva dato mandato di realizzare. Colao è, tuttavia, personaggio indicato da determinati contesti para-massonici, gli stessi che hanno stabilito l’uscita (forse momentanea) di scena di Conte per l’instaurazione di un governo in cui – più che Draghi che ha un ruolo di supervisore e garante – molto peso avranno i ministeri della Giustizia e dell’Innovazione, chiamati a portare avanti i programmi relativi al 5G e a creare le basi “legali” per far digerire l’obbligatorietà vaccinale.

OPINIONI

Quello di Mollicone in realtà è un assist ai sostenitori dell’utero in affitto. Se non peggio

La frase del presidente della commissione Cultura della Camera ed esponente di FdI ha scatenato aspre polemiche sia tra i sostenitori della mercificazione del corpo della donna e sia, di contro, in chi ci vede un qualcosa di assolutamente ambiguo e fuori luogo

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Quello di Mollicone è un assist ai sostenitori dell'utero in affitto. Se non peggio | Rec News dir. Zaira Bartucca

“L’utero in affitto è un reato più grave della pedofilia”. Lo ha detto questa mattina il presidente della commissione Cultura della Camera ed esponente di FdI Federico Mollicone, ospite di Omnibus di La7. La frase ha scatenato aspre polemiche sia tra i sostenitori della mercificazione del corpo della donna e sia, di contro, in chi ci vede un qualcosa di assolutamente ambiguo e fuori luogo. Per quanto infatti Mollicone si sia affrettato a chiarire che lo sfruttamento di minori indifesi sia “un reato gravissimo”, rimane il mistero dell’utilità del paragone utilizzato.

Si può scomodare un reato che continua a mietere un sacco di vittime – con la compiacenza di tutti i governi che si succedono, compreso quello di Giorgia Meloni – e, in qualche modo, sdoganarlo e quasi scusarlo nell’ottica che ci sia qualcosa di “più grave”? Non sarebbe invece il caso che Fratelli d’Italia, oltre alla lecita battaglia sull’utero in affitto, cominciasse a dissociarsi da uscite assolutamente fuori luogo come quella di Mollicone e Nordio e iniziasse a rispondere a quella parte (tanta) dell’elettorato che anziché dichiarazioni ambigue chiede la punizione immediata di tutti i colpevoli di reati ai danni di bambini e minorenni? Perché fare una cosa non esclude l’altra, e bisognerebbe informare il presidente della Commissione Cultura che non ci sono reati migliori di altri.

Che poi dire una frase come quella pronunciata da Mollicone è come fare un clamoroso autogol, o meglio come dare un assist – cosa che in effetti ha fatto – ai sostenitori della pratica dell’utero in affitto. Messa così, l’ascoltatore medio chiamato a decidere quale reato sia più grave, è quasi tentato a provare più simpatia per la maternità surrogata se dall’altro lato della bilancia ci sono le violenze a danno di malcapitati minori. Insomma secondo gli ideatori di dichiarazioni di questo tipo – ovviamente riprese da tutta la stampa mainstream – il risultato in un modo o nell’altro è sempre garantito, se con risultato si intende il tentativo di normalizzare delle pratiche abominevoli e disumane, oltre che illegali.

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POLITICA

Edilizia scolastica, stanziati 936 milioni per 399 istituti. Gli interventi regione per regione

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Edilizia scolastica, stanziati 936 milioni per 399 istituti. Gli interventi regione per regione | Rec News dir. Zaira Bartucca
Comunicato Stampa

Il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha pubblicato l’elenco di 399 interventi di edilizia scolastica indicati dalle Regioni a seguito dello stanziamento di risorse aggiuntive avvenuto con decreto del Ministro del 7 dicembre 2022 e finanziati con circa 936 mln di risorse nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, immediatamente attuativi.

Gli interventi sono dedicati a messa in sicurezza degli istituti, alla riqualificazione, all’adeguamento sismico e antincendio, all’eliminazione delle barriere architettoniche e sono stati individuati nei Piani presentati dalle Regioni entro lo scorso 17 febbraio. I Comuni e le Province possono avviare subito la definizione delle progettazioni e le procedure per l’appalto dei lavori. Con successivo decreto verranno autorizzati alcuni ulteriori interventi, utilizzando i residui della programmazione (scorri in basso per vedere la tabella con gli interventi, regione per regione).

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ESTERI

Cooperazione russo-cinese, annunciata la firma di documenti bilaterali

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Cooperazione russo-cinese, annunciata la firma di documenti bilaterali | Rec News dir. Zaira Bartucca

Il 20 marzo 2023 il presidente cinese Xi Jinping si recherà in visita di Stato in Russia. Durante i colloqui verranno discusse questioni inerenti lo sviluppo del partenariato globale e della cooperazione strategica tra Russia e Cina. In agenda anche la cooperazione russo-cinese sulla scena internazionale. Da parte del Cremlino l’annuncio della firma di “importanti documenti bilaterali”.

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POLITICA

Un’altra incongruenza della Riforma Cartabia

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Un'altra incongruenza della Riforma Cartabia | Rec News dir. Zaira Bartucca

Si tratta di una materia tecnica e articolata, ma ha un effetto diretto su centinaia di migliaia di famiglie italiane, quelle cioè che hanno un’esecuzione immobiliare in corso. Una casa in asta, insomma. Solo nel 2022 sono state pubblicate sul Portale di Vendite Pubbliche oltre 191.000 aste, da sommare alle centinaia di migliaia di lotti pubblicati negli anni precedenti e non assorbiti dal mercato. E con il D. Lgs n. 149/2022, attuativo della Riforma Cartabia, cambiano molte cose. Il 30 giugno entrerà in vigore, tra l’altro, una novità che ha un impatto diretto sulle esecuzioni immobiliari. Peccato che ci sia un’incongruenza che potrebbe rendere del tutto nulla la novità. Lo spiega Lucjiana Lozancic, amministratore delegato di Case Italia e Rendimento Etico, società di servizi immobiliari specializzati nella risoluzione del debito.

“Con la riforma Cartabia, il legislatore introduce la “vendita diretta” dei beni esecutati in alternativa alla vendita all’asta “ordinaria”. In parole semplici, chi si è visto pignorare la casa avrà la possibilità di venderla ad acquirenti privati. Lo scopo è coinvolgere l’esecutato nella vendita del bene pignorato. Perché dovrebbe farlo? Semplice: per evitare che, in caso di asta deserta, la casa sia rimessa in vendita a un prezzo inferiore”. Infatti, spiega l’esperta, “la vendita in asta di una casa spesso non risolve i problemi di debito dei proprietari”. I meccanismi delle aste portano spesso alla svalutazione dell’immobile, con il risultato che nella maggior parte di casi la vendita non soddisfa i diritti dei creditori.

“Riteniamo che la vendita diretta potrebbe rappresentare un’alternativa interessante per la persona con la casa in asta. Inoltre, la riforma vorrebbe tutelare i creditori dalla svalutazione del bene. Peccato che la vendita diretta al momento risulti “monca”. Infatti, chiunque voglia presentarsi a un’asta, sa che vi è la possibilità di offrire fino al 25% in meno rispetto al prezzo base d’asta, partecipando con un’offerta minima. Se l’acquirente acquista direttamente dall’esecutato, stando alle interpretazioni attuali della riforma, deve corrispondere il prezzo base. Insomma: non gli conviene”.

“E questo dettaglio – prosegue Lozancic – fa la differenza: potrebbe rappresentare un passo indietro per la risoluzione definitiva del debito. Riteniamo che per la risoluzione del debito l’attività dei professionisti in grado di trattare direttamente con i creditori, continuerà ad essere indispensabile anche dopo l’attuazione della riforma, anche perché cercare una soluzione professionale PRIMA che la casa vada all’asta è sempre preferibile e spesso anche possibile”.

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