
Dal virus al chip, cosa c’è di vero nella serie tv X-Files
Molti hanno visto la serie X-Files, ma tra alieni, cospirazioni e fenomeni ai limiti dell’assurdo, pochi si saranno domandati se nel telefilm ci siano dei riferimenti reali
Molti di voi avranno visto la serie X-Files, che in questo periodo è in onda su Rai 4 in fascia pomeridiana e in replica notturna. Ma tra alieni, cospirazioni intricate e fenomeni ai limiti dell’assurdo, pochi si saranno domandati se nel telefilm ci siano effettivamente dei riferimenti reali. La risposta è sì. Ne abbiamo individuati sette.

Majestic 12
Le vicende connesse all’enigmatico Uomo che fuma, alla moglie Cassandra e di riflesso alla sorella di Mulder che viene cercata per buona parte delle prime sei stagioni, caratterizzano molte puntate di X-Files. In queste si fa spesso riferimento al segretissimo gruppo Majestic 12 (sigla MJ 12) un team di personalità influenti che nel telefilm si intesta decisioni di importanza capitale che riguardano le interazioni tra ufo e umani. Stando a documenti federali resi noti nel 2014, il team è esistito davvero e si sarebbe occupato di raccogliere ogni informazione possibile su un tipo particolare di tecnologia (non priva di conseguenze per l’uomo) con il fine di appropriarsene.

Microchip
Varie volte ci siamo soffermati sul fatto che i microchip collegati al cervello non siano fantascienza, anzi. Elon Musk ha confermato di recente il lavoro compiuto da aziende come Neuralink, mentre il lavorìo intorno al 5G potrebbe far diventare sempre più concreta tale prospettiva inquietante. Si tende inoltre a dare come accreditato il fatto che diversi uomini di Stato di ogni Paese (ma anche appartenenti a grandi aziende o ad organismi influenti) siano “microchippati”, affinché venga permesso il controllo delle loro azioni. Il passato e il presente degli esperimenti abusivi sul cervello è stato efficacemente delineato dall’esperta di controllo mentale Rauni Kilde, mentre si sta affermando un vero e proprio settore della medicina che si occupa della rimozione dei piccoli (ma molto invasivi) dispositivi. Anche Scully dopo il rapimento compiuto dagli extra-terrestri ne aveva uno: le era stato inpiantato dietro l’orecchio.

Sangue con nanobot
In una delle prime serie, il direttore Skinner rischia la vita a causa di un ricatto da parte di alcune eminenze grigie. Con uno stratagemma banale, gli sono stati iniettati dei nanobot, microscopici robot in grado di interferire con le funzioni biologiche e vitali, anche distruggendole. I nanobot vengono manipolati per mezzo degli ultrasuoni, delle microonde o dei raggi X, e nel caso di Skinner a muoverle è una sorta di palmare. Il sangue “arricchito”, stando a quanto affermato dai promotori di Digit – evento patrocinato dall’Ordine dei giornalisti – sarà disponibile nel giro di un paio di anni. “Potrebbe – chiosano dal festival – curarci a nostra insaputa, mentre facciamo il possibile per avvelenarci e assumiamo qualunque tipo di sostanza”. Ma è davvero tutto rose e fiori? In X-files no, tanto che Skinner rischia di morire: il tablet che controlla le sue funzioni vitali, è finito nelle mani sbagliate, e non ci sono dottori che tengano.

Ufo e Federali
Proprio come i protagonisti della serie, anche nella realtà le organizzazioni governative – in particolare quelle americane – si sono occupate di presenze extra-terrestri. E’ possibile desumere tali aspetti dalle mail intercorse nel 2016 da John Podesta, personale della Nasa e altri, rese note dal portale di documenti e giornalismo investigativo open-source Wikileaks.

Gli “Eta” e gli “Ebe”
Sempre nel corso delle narrazioni connesse agli extra-terrestri, si fa riferimento agli “Eta” e gli “Ebe” entità biologiche non umane in cui si imbattono Mulder e Scully, o di cui cercano tracce. Effettivamente tali “esseri” vengono menzionate all’interno della documentazione Top secret (con classificazione OR/CON, che prevede cioè il divieto assoluto di pubblicazione) che riguarda il progetto “Aquarius”.

Le sette para-religiose
Dopo il rapimento di Mulder e in concomitanza alle indagini di Scully, Skinner e Doggett, si assiste a una sequela di puntate (molte nella settima serie) che fanno riferimento a sette religiose. Per non andare troppo lontano, in Italia rituali macabri compiuti anche all’interno del Vaticano sono stati smascherati dalle Iene, mentre noti da diverso tempo alle Forze dell’Ordine sono le sette nere come le note “Bestie di Satana” che hanno caratterizzato gli anni ’90 e non solo. Secondo diversi attivisti, il presidente degli USA Trump sarebbe inoltre alle prese con una cupola sanatista di cui fanno parte politici clintoniani, star, artisti e chi più ne ha più ne metta. Tanti volti noti, che avrebbero venduto l’anima al diavolo commettendo tante atrocità, anche contro bambini indifesi.
7 – Il virus che scatena l’inferno
C’è anche la minaccia di una pandemia in X-files. Certo non si tratta dell’unico riferimento a fenomeni virali inspiegabili cui la cinematografia ci ha abituato. Con Mulder e Skully, però, il pericolo viene sventato, e i piani diabolici sovvertiti.
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La boutade di Butti: per curarsi, votare e guidare servirà l’app IO

Lo abbiamo già scritto: anche il governo Meloni ha il suo “Colao”, laddove il termine più che un cognome è un eufemismo per indicare una persona votata alla digitalizzazione a tutti i costi, proprio come l’ex ministro all’Innovazione del governo Draghi. E’ Alessio Butti, zelante sottosegretario all’Innovazione tecnologica strappato alla politica locale per far sì che portasse a termine l’Agenda tech scritta dai piani alti. Unico vincolo: nessun apporto originale ma tanta adesione – a secchi – verso i dettami che provengono dall’Europa e dai vari forum che contano. Testa bassa e fare (solo ed esclusivamente) quanto è richiesto.
E’ in questo contesto che nascono idee – se così si possono definire – come quella di subordinare all’utilizzo di un app la possibilità di accedere a cure, di guidare e di andare a votare. Proprio così, perché Butti e il governo Meloni sono al lavoro per inserire la tessera elettorale, la patente di guida e la tessera sanitaria direttamente nell’App IO. Che è, per chi non lo ricorda, la controversa applicazione introdotta dal governo Conte e bocciata dal Garante per la Privacy, ma poi riesumata dai governi Draghi e Meloni. Ci sarà libertà di scegliere tra un documento cartaceo e la sua versione digitale? Non è dato saperlo, e quel poco che si sa è emerso nel corso di un’audizione sulla digitalizzazione della pubblica amministrazione che si è tenuta negli scorsi giorni presso la Camera dei Deputati.
“Entro la fine dell’anno prevediamo un ulteriore importante cambiamento positivo per la vita quotidiana di tutti gli italiani. Se così sarà, saremo anche tra i più virtuosi in Europa, anticipando il percorso previsto dalla UE per il portafoglio elettronico europeo” ha detto Butti nell’occasione. Resta da capire che fine faranno i documenti cartacei e in che modo sarà garantita la parità di fruizione dei servizi essenziali agli anziani – che spesso non hanno familiarità con i dispositivi elettronici – o ai non vedenti, che sono impossibilitati a usare gli smartphone tradizionali. E, non da ultimo, con quali modalità avverrà l’esercizio del diritto di voto, visto che il decreto-legge 1°aprile 2008, n. 49 è vieta di introdurre nelle cabine elettorali “telefoni cellulari o altre apparecchiature in grado di fotografare o registrare immagini”.
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Spunta un omologo del Fascicolo Sanitario Elettronico. Non riguarda la salute ma la scuola

Si chiama “e-Portolio” ed è un fascicolo digitale che il ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara consiglia nelle linee guida per l’orientamento scolastico pubblicate la scorsa settimana. Un consiglio che non sembra tale. Per assicurarsi che l’e-Portfolio venga utilizzato, il governo Meloni ha infatti predisposto – per le scuole secondarie di I e II grado – la figura del “docente-tutor” di cui dovrà dotarsi ogni istituzione scolastica. Cosa dovrà fare?
- “aiutare ogni studente a rivedere le parti fondamentali che contraddistinguono ogni E-Portfolio personale”;
- “costituirsi “consigliere” delle famiglie, nei momenti di scelta dei percorsi formativi e/o delle prospettive professionali”.
E’ come se il nuovo anno che sta per cominciare avesse resuscitato, oltre ai timori di un ritorno del covid, anche il fantasma dei governi passati e le loro pretese di controllo. Se l’esecutivo di Giuseppe Conte era stato un fervente sostenitore del Fascicolo Sanitario Elettronico – documento digitale dove racchiudere ogni sorta di informazione sensibile che riguarda la salute – il governo Meloni parte dalla scuola, con un bel Fascicolo Scolastico Elettronico. L’E-Portfolio, appunto, dove verranno registrati tutti i dati inerenti i moduli di orientamento, le competenze digitali dello studente e la conoscenza delle esperienze acquisite.
Il governo Meloni ha inoltre predisposto una Piattaforma digitale unica per l’orientamento che, oltre a contenere funzioni per l’utilizzo dell’e-Portfolio, ha al suo interno documentazione territoriale e nazionale sull’offerta formativa terziaria (corsi di laurea, ITS Academy, Istituzioni AFAM, ecc.) e dati per la transizione scuola-lavoro. E’ stato inoltre previsto “apposito monitoraggio sull’attuazione delle Linee guida nonché la valutazione del loro impatto. In esito a tali processi, si potrà procedere al loro aggiornamento per rafforzarne l’efficacia”, fa sapere il Ministero dell’Istruzione.
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App IO, il governo non si arrende
L’applicazione in passato era stata giudicata non idonea per ospitare il Green Pass. Le novità all’orizzonte

Lo avevamo anticipato: il governo è risoluto a tirare dritto con l’app IO nonostante le forti riserve avanzate dal Garante per la Privacy. L’ Autorità a tutela della riservatezza lo scorso anno aveva apposto una pietra tombale sull’applicazione che era stata scelta per ospitare il Green Pass, giudicata non idonea per il trattamento sicuro dei dati personali e colpevole di favorire per mezzo di Google e Mixpanel il trasferimento di dati verso Paesi terzi. Puntualizzazioni che allora non hanno preoccupato il titolare del dicastero all’Innovazione Vittorio Colao, che ha comunque mandato avanti il lavorìo sotteso all’implementazione…
Rec News dir. Zaira Bartucca – recnews.it
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Un esoscheletro robotico per lavorare, il futuro che piace a INAIL e IIT
Si tratta di braccia e gambe robotiche collegate al tronco che sfruttano l’intelligenza artificiale. Ecco le aziende in lizza per la loro produzione in Italia

Nel regno animale a essere dotati di esoscheletro sono i crostacei e gli insetti, ma molti sono convinti che il derivato tecnologico già sperimentato in Giappone dal transumanista Yoshiyuki Sankai (convinto sostenitore della fusione tra uomo e macchina) possa essere d’aiuto anche agli esseri umani. Così INAIL, al lavoro con una startup italiana per la promozione e la vendita di un esoscheletro indossabile. Dispositivi simili vengono già utilizzano in ambito militare e riabilitativo. In pratica si tratta di braccia e gambe robotiche collegate al tronco che consentirebbero di aumentare il carico di lavoro diminuendone la percezione e al contempo – sostiene l’Istituto nazionale – ridurre i casi di infortunio alla parte alta del corpo.
La tecnologia sperimentale sfrutta l’intelligenza artificiale e secondo le intenzioni potrebbe essere applicata in ambito industriale, manifatturiero, meccanico, edilizio, logistico, alimentare e agricolo. La promessa è quella di ridurre la percezione del carico sollevato di circa 20 chili, ma non è ancora chiaro quale impatto possa avere sull’organismo l’utilizzo giornaliero e prolungato di questi dispositivi elettronici.
Le aziende il lizza per la produzione
la domanda non sfiora i sindacati, così INAIL e l’Istituto Italiano di Tecnologia sono alacremente al lavoro su tre propotipi: XoTrunk, XoShoulder e XoElbow. Il lancio sul mercato – previsto per i prossimi mesi – sarà affidato a Proteso S.R.L.S., startup di Milano con quartier generale a Genova. Il settore solletica anche Esselunga, che a febbraio di quest’anno ha annunciato una collaborazione con Comau, società controllata al 100% dal colosso automobilistico Stellantis, nato dalla fusione di FCA (Fiat Chrysler Automobiles) e PSA. Anche l’Istituto Prosperius è al lavoro su questo tipo di tecnologia e già nel 2015 ha presentato il suo prototipo Ekso, più connesso all’ambito medico e prodotto dalla statunitense Ekso Bionics.