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Una volta si diceva che ai figli bisogna cercare di dare il meglio, oggi si pensa ad utilizzarli come cavie della “sostenibilità”. Ce lo chiede l’Europa, ce lo ordina l’ONU tramite il suo programma capillare Agenda 2030, ce lo impone la nostra classe dirigente. Sono da inquadrare in questo contesto le recenti esternazioni di Beppe Grillo, che ha elogiato la scelta dell’Università di Cardiff di fare un esperimento sugli alunni delle scuole elementari britanniche. Lo studio sui bambini dai cinque agli undici anni prevede la somministrazione di insetti quali surrogato dell’alimentazione tramite il preparato chiamato VeXo, pubblicizzato dal capo ufficioso del M5S con tanto di rimando al sito ufficiale.

“I bambini – assicura Grillo – impareranno così i benefici nutrizionali e ambientali del consumo di insetti, come grilli, cavallette, bachi da seta, locuste e vermi della farina”. Nomen Omen, verrebbe da dire. Il pretesto è che il consumo di animali che saltano ovunque e strisciano – con tutti i limiti igienico-sanitari connessi – in linea teorica “potrebbe – dice il comico – contribuire a ridurre i 64 milioni di tonnellate di anidride carbonica emesse ogni anno dalla produzione e dal consumo di prodotti a base di carne”. Ma che dire dell’impatto di determinate fabbriche o dei termovalorizzatori? Davvero il problema è sostituire la bistecca con i vermi, o c’è dell’altro?

Un sofisticato progetto di ingegneria sociale mascherato da buone intenzioni

A ben guardare, determinate idee e scelte economico-sociali si collocano sotto l’ombrello dell’Agenda 2030, un sofisticato e capillare progetto di ingegneria sociale concepito fin dagli anni ’90 dai gruppi di pressione, e sottoscritto solo nel 2015 da 193 Paesi membri dell’ONU (tra cui l’Italia). L’alimentazione in questo contesto ha ruolo preponderante, tanto che si trova al punto 2. I suoi promotori vorrebbero cambiare il modo di coltivare, i tipi di allevamento e conseguentemente il modo di nutrirsi delle popolazioni interessate. Ufficialmente, per giungere all’obiettivo “fame zero” nel mondo nel giro di meno di un decennio. Eppure non tutti i Paesi aderiscono al progetto. Le parole d’ordine sono “agricoltura smart” o “agricoltura 4.0” (in Italia capofila è l’Enel), sostituti della carne (insetti o preparati sintetici che derivano dalla coltivazione cellulare di tessuti animali), integratori alimentari. I propositi sembrano buoni, ma gli interrogativi sulle reali ricadute e le zone d’ombra rimangono tanti.

Cancellati allevatori ed agricoltori medi e piccoli: il regalo dell’ONU alle multinazionali

Nei fatti, per esempio, la digitalizzazione forzata dei meccanismi di produzione agricola (con l’ausilio della tecnologia di quinta generazione, il 5G), lasceranno indietro tutti i piccoli produttori che non potranno adeguarsi, e che già scontano le politiche vessatorie di un’unione europea che obbliga a lasciare porzioni considerevoli di terra incolta. Come verranno reimpiegati questi soggetti nel prossimo futuro? All’orizzonte non c’è notizia di politiche attive a favore del loro ricollocamento, soprattutto in una società incentrata sull’idea del telelavoro (l’ormai noto smartworking) che già fatica a trovare la quadra sul salario minimo.

Se, insomma, da un lato la propaganda ambientale sulla “sostenibilità” fa pensare ai meno attenti che ci sarà tanto per tutti, nei fatti il livellamento sociale ed economico di stampo quasi maoista o stalinista lascerà perire i piccoli produttori, che con il lavoro messo in sordina si troveranno a scontare – paradossalmente – proprio quella fame che l’ONU dice di voler scongiurare. E l’acqua, bene primario per ogni coltivatore? Un po’ ovunque si va nella direzione della sua privatizzazione, con il rischio che ne venga controllata la somministrazione (magari grazie all’idea che scarseggia e che lo si fa in nome dell’ambiente) e che venga sottratta a determinate fasce sociali o categorie. Sono solo alcune delle tante incoerenze che riguardano l’applicazione dell’Agenda.

Mentre l’agricoltura (europea) cambia, la Cina fa shopping sui terreni esteri e i governi inaugurano la stagione delle requisizioni

Il futuro possibile è raccontato in un documentario di Deloitte (“Presto sarà domani”, con Riccardo Scamarcio e Carolina Crescentini), dove si vede un fruttivendolo coltivare erbette e bacche (poco altro) in sofisticate teche digitali che simulano la luce solare e il calore. Viene spontaneo domandarsi, a questo punto, cosa succederà ai terreni che potrebbero rimanere incolti e perché, mentre l’Ue fa proprie le politiche imposte dall’ONU, le multinazionali e Stati come la Cina continuano ad acquisire fette sempre maggiori di terreni in giro per il mondo. Non solo: molti Stati negli ultimi anni hanno ripreso a varare leggi sulle requisizioni, ufficialmente per scopi sanitari o di utilità sociale. E’ successo nell’era covid nella Spagna di Sanchez e in Italia con il decreto Cura Italia varato dal governo Conte. “Con la crisi sta avvenendo un passaggio di ricchezza dalle classi povere alle altre”, ha detto Draghi negli scorsi giorni. Con la scusa delle ristrettezze, della sostenibilità e della tutela della salute, è possibile che in un futuro non molto lontano i beni mobili ed immobili passeranno dai legittimi proprietari a governi pronti a svenderle per far quadrare i bilanci, tanto nel frattempo si sarà imposte le mode – anche queste in Agenda – della co-abitazione, del co-sharing, del co-working.

L’ipocrisia sul “benessere animale”: spariscono gli allevamenti intensivi, rimangono caccia, pellicce ed esperimenti

Il piano di contrasto ai sistemi di produzione per come li conosciamo, poi, farebbe sparire gli allevamenti. Quelli intensivi spesso costringono gli animali a stare in spazi ristretti e poco igienici, è vero, ma quello che è strano è che l’ONU colpisce le filiere della carne ma parallelamente continua a non mettere alcun freno a pratiche ben più lesive del benessere animale come la caccia di animali selvatici (volpi e specie protette di volatili, per esempio), e l’utilizzo di animali per pelli e pellicce o per esperimenti di laboratorio e test cosmetici.

Beppe Grillo, Bill Gates, Agenda 2030 e il "cibo del futuro" | Rec News dir. Zaira Bartucca

La multinazionale della carne sintetica di Bill Gates e Richard Branson

Il caso vuole, poi – perché è chiaro che, come per il covid, si tratti di una coincidenza – che a essere in prima fila nella produzione di carne sintetica da laboratorio in sostituzione di quella naturale ci siano Bill Gates e Richard Branson della Virgin. Nel 2017 i due hanno annunciato un maxi-finanziamento verso Memphis Meat, all’epoca startup di stanza nella Silicon Valley che già si preparava al salto di qualità, forte di mutamenti annunciati. La presenza del magnate della bio-tecnologia e di quello dello spazio e una cordata capeggiata da Google Ventures, Cargill e Khosla Ventures le ha permesso di contare su un’investimento iniziale di 22 milioni di dollari. Il coinvolgimento di uno dei paperoni che hanno fatto affari d’oro col covid, tuttavia, non deve aver generato troppo entusiasmo, visto che nel giro di qualche anno il colosso delle cellule da laboratorio trasformate in hamburger e in polpette ha cambiato nome in Upside Food.

Suo concorrente per l’area asiatica è Eat Just, il cui nome ricorda quello della multinazionale delle consegne a domicilio. La tecnologia che sfruttano si chiama cell-based, e prevede la modifica e la coltivazione di cellule, in questo caso animali. Non si sa ancora quale impatto possa avere sull’organismo umano e sullo stesso DNA un’alimentazione di questo tipo, visto che molti governi negli anni hanno espresso forti riserve e posto limiti vistosi all’utilizzo di OGM (organismi geneticamente modificati) considerati dannosi. Altri dubbi nascono sull’etichettatura dei prodotti, perché mentre ci si concentra sul Nutriscore, non si sa in che modo verrà segnalata la presenza di carne sintetica o di insetti negli alimenti, e in che modo il consumatore che non intende assumerli possa essere tutelato.

Rec News dir. Zaira Bartucca – recnews.it

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Direttore e Founder di Rec News, Giornalista. Inizia a scrivere nel 2010 per la versione cartacea dell'attuale Quotidiano del Sud. Presso la testata ottiene l'abilitazione per iscriversi all'Albo nazionale dei giornalisti, che avviene nel 2013. Dal 2015 è giornalista praticante. Ha firmato diverse inchieste per quotidiani, siti e settimanali sulla sanità calabrese, sulle ambiguità dell'Ordine dei giornalisti, sul sistema Riace, sui rapporti tra imprenditoria e Vaticano, sulle malattie professionali e sulle correlazioni tra determinati fattori ambientali e l'incidenza di particolari patologie. Più di recente, sull'affare Coronavirus e su "Milano come Bibbiano". Tra gli intervistati Gunter Pauli, Vittorio Sgarbi, Armando Siri, Gianmarco Centinaio, Michela Marzano, Antonello Caporale, Vito Crimi, Daniela Santanché. Premio Comunical 2014. Autrice de "I padroni di Riace - Storie di un sistema che ha messo in crisi le casse dello Stato". Sito: www.zairabartucca.it

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kercher m.

Non ho capito se il riferimento agli anni ’90 è al solito panfilo della Regina Elisabetta

Cave Canem

Facessero pure quello che vogliono tanto in Italia non c’è speranza per loro. Nessuno qui mangerebbe sudici insetti come fanno gli orientali, è una questione culturale

ECONOMIA

Fine mercato tutelato luce e gas: cosa succede alle nostre bollette?

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Fine mercato tutelato luce e gas: cosa succede alle nostre bollette?

L’inizio del 2024 ha sancito la conclusione formale del regime tutelato per la fornitura di gas, e a breve, nel mese di luglio, sarà la volta dell’energia elettrica. Questo argomento è stato oggetto di ampio dibattito da parte di tutti i mezzi di comunicazione nei mesi recenti, ma non è banale comprendere appieno l’entità di questa transizione e le sue implicazioni sulle nostre fatture energetiche. Facciamo allora il punto della situazione, cercando di fornire risposte chiare ed esaurienti alle domande più frequenti che possono sorgere in merito a questo cambiamento, dall’aspetto normativo alla sua diretta incidenza sui costi in bolletta, al fine di gettare luce sulle prospettive future dei consumatori e sulle dinamiche del mercato energetico nazionale.

Cosa si intende per mercato tutelato di gas ed elettricità?

Si tratta di un meccanismo di distribuzione dell’energia destinato ai consumatori residenziali e alle aziende, gestito in conformità alle disposizioni stabilite dall’ARERA (Autorità di Regolazione per l’Energia Reti e Ambiente), un organo incaricato di definirne le norme e soprattutto i costi, regolarmente adeguati in base all’andamento dei costi all’ingrosso delle materie prime (il gas metano e l’energia elettrica). Tale sistema costituisce un’alternativa al mercato libero dell’energia, dove numerosi fornitori operano in un contesto di competizione aperta, vigilata dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. La distinzione tra questi due mercati risiede nel fatto che, nel regime tutelato, l’ARERA assume un ruolo chiave nell’assicurare una gestione regolamentata e trasparente, tutelando gli interessi dei consumatori e monitorando costantemente gli sviluppi del settore. Per contro, lo scenario competitivo del libero mercato fa sì che si possano sottoscrivere in molti casi offerte particolarmente convenienti, ad esempio perché il fornitore blocca il prezzo dell’energia per un periodo stabilito da contratto e quindi mette al riparo da eventuali rincari.

Per quale motivo il mercato tutelato dell’energia viene chiuso?

L’annuncio della conclusione del regime di tutela dell’energia era stato programmato diversi anni fa, ma a causa di svariate circostanze, come ad esempio la crisi energetica derivante dalla guerra in Ucraina, è stato soggetto a ripetuti rinvii. La chiusura di questo mercato si propone come un acceleratore per il processo di transizione verso il mercato libero, dove i consumatori godono della libertà di selezionare autonomamente i loro fornitori di gas ed elettricità. Da notare che il passaggio definitivo al mercato libero costituisce uno degli obiettivi centrali del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), e la decisione di chiudere il mercato regolamentato è strettamente connessa alle deliberazioni della Commissione Europea riguardo alla concessione delle rate previste nel PNRR.

Come si capisce se si è già nel mercato libero o ancora in quello tutelato?

Basta esaminare una delle bollette energetiche più recenti ricevute: i fornitori sono tenuti a segnalare esplicitamente questa distinzione, riportata nella sezione superiore del documento attraverso le specifiche diciture “servizio di maggior tutela”, “mercato libero dell’energia”, o varianti molto simili. Anche i colori possono aiutare: se la bolletta è a colori dovrebbe essere relativa a una fornitura che aderisce già al mercato libero, se è in bianco e nero invece è stata emessa in regime di tutela. Se non volete controllare la bolletta ma vi ricordate di aver cambiato fornitore energetico dopo il 1999, è molto probabile che la vostra attuale offerta luce o gas faccia già parte del mercato libero.

Quali sono le implicazioni per chi, alla scadenza del regime di tutela, non ha ancora effettuato la transizione al mercato libero?

Per coloro che non hanno ancora raggiunto l’età di 75 anni e non versano in condizioni economiche o sanitarie svantaggiate, ovvero sono classificati come clienti non vulnerabili, si delineerà il seguente scenario di transizione: per quanto concerne la fornitura di gas, manterranno il loro attuale fornitore, ma si vedranno modificare l’offerta energetica applicata con una nuova tariffa PLACET; per la fornitura di elettricità, verranno trasferiti dal mercato regolamentato al servizio a tutele graduali, con l’assegnazione automatica di un nuovo fornitore in base alla zona di residenza e, ancora una volta, con l’applicazione di una tariffa PLACET. Va sottolineato che, in ogni caso, la fornitura non subirà mai interruzioni durante questo processo di transizione. Questa procedura è stata concepita per garantire una continuità del servizio energetico, mentre contemporaneamente introduce nuovi elementi contrattuali e tariffe che rispecchiano l’evoluzione del contesto energetico post-chiusura del mercato tutelato.

Per la luce si saprà in anticipo a quale fornitore si verrà assegnati?

Sì, i fornitori sono stati scelti con un meccanismo di aste e selezionati su base geografica. L’elenco dei fornitori per ogni provincia è disponibile sul sito dell’ARERA. Il 1° luglio 2024, pertanto, i clienti non vulnerabili che avranno ancora un contratto per l’energia elettrica in regime di tutela passeranno automaticamente ai nuovi gestori così definiti.

E ai clienti vulnerabili cosa succede?

I soggetti che hanno superato l’età di 75 anni o che si trovano in una situazione di svantaggio economico o sanitario, come ad esempio coloro che già beneficiano di bonus sociali, identificati come utenti vulnerabili, sperimenteranno il seguente processo di transizione: per quanto riguarda il gas, saranno riassegnati al cosiddetto servizio di tutela della vulnerabilità, concepito per mantenere le caratteristiche economiche del mercato tutelato; per quanto concerne la fornitura di elettricità, manterranno la loro posizione nel regime di tutela senza modifiche nell’immediato. Questo meccanismo è progettato specificamente per garantire che gli utenti vulnerabili siano adeguatamente assistiti e tutelati in modo continuativo, preservando le condizioni di partenza secondo un approccio ponderato e graduale al processo di transizione energetica.

Cosa sono le offerte PLACET?

L’acronimo indica una modalità di fornitura energetica caratterizzata da un Prezzo Libero A Condizioni Equiparate di Tutela. Tale concetto si colloca in una posizione intermedia tra il regime di tutela e il mercato libero. Nell’ambito delle proposte tariffarie PLACET, le condizioni contrattuali sono stabilite dall’ARERA, mentre gli aspetti economici sono delineati in modo specifico da ciascun fornitore e soggetti a rinnovo su base annuale. Da notare che non esistono offerte PLACET dual, ovvero con la fornitura congiunta di energia elettrica e gas metano, ma ovviamente è possibile avere una tariffa PLACET per la luce e una distinta per il gas. Questo tipo di offerte esiste anche nel mercato libero, ma quelle a cui vengono assegnati d’ufficio i consumatori in tutela sono chiamate PLACET in deroga. Sul mercato libero le offerte PLACET sono disponibili sia a prezzo fisso sia a prezzo indicizzato, cioè variabile: come per gli altri tipi di tariffe, il prezzo variabile dipende dai due indici che esprimono il costo all’ingrosso della materia prima energia, cioè il PUN (Prezzo Unico Nazionale) per l’elettricità e il PSV (Punto di Scambio Virtuale) per il gas; quelle a prezzo fisso invece sono caratterizzate da un costo stabile per la componente energia, indipendentemente dall’andamento del mercato energetico, con le condizioni economiche che si rinnovano una volta ogni dodici mesi e il fornitore che ne deve dare comunicazione almeno tre mesi in anticipo.

Si riceveranno comunicazioni dal fornitore attuale in merito alla fine della tutela?

Guardando alla casistica del gas, per cui la fine del mercato tutelato è già avvenuta, le disposizioni dell’Autorità regolatrice hanno stabilito che i fornitori dovessero inviare ai loro clienti apposite comunicazioni in bolletta in tempo utile, cioè alcuni mesi prima della scadenza, che ricordiamo essere divenuta effettiva dal 1° gennaio 2024. In particolare, le comunicazioni contenevano informazioni sul processo da seguire sia per i clienti vulnerabili sia per quelli non vulnerabili, con il dettaglio delle condizioni economiche applicate per entrambi da quella data in poi, oltre alle modalità con cui dichiararsi cliente vulnerabile per i consumatori che ne avessero diritto ed eventualmente un’indicazione delle offerte per passare al mercato libero con lo stesso fornitore.

Cosa conviene fare nei prossimi mesi?


Inevitabilmente, arriverà il punto in cui la transizione al mercato libero diventerà una necessità per tutti i consumatori; pertanto, può essere il momento di anticipare tale processo per evitare l’applicazione di tariffe non richieste e preservare il controllo sulle proprie fatture energetiche. Le offerte PLACET assegnate automaticamente potrebbero non garantire gli stessi vantaggi di quelle selezionate in modo consapevole. In questo senso, la transizione verso il mercato libero è non solo un adempimento futuro obbligatorio, ma anche un’opportunità di ottimizzare i costi energetici, visto anche che si tratta di un’operazione completamente gratuita. Ma come possiamo essere certi di ottenere risparmi effettivi nel passaggio al mercato libero? Su internet, diversi servizi offrono la possibilità di confrontare le tariffe di luce e gas e ci sono anche molte risorse di divulgazione (come questo osservatorio energetico) che comunicano periodicamente i dati aggiornati sui costi che caratterizzano il mercato libero e quello tutelato. Alcuni servizi di confronto forniscono persino una consulenza dettagliata basata sull’analisi delle ultime fatture, consigliando in modo personalizzato se e come cambiare fornitore. In linea generale, è sempre consigliabile monitorare attentamente le bollette ricevute per individuare tempestivamente eventuali variazioni contrattuali imposte dal fornitore attuale e per comparare i prezzi con le offerte disponibili nel vasto panorama del mercato libero. Un approccio proattivo e informato consente ai consumatori di gestire in modo efficace la propria fornitura energetica, assicurandosi di ottenere il massimo valore dai servizi offerti nel mercato libero.

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ECONOMIA

PNNR e PMI, stanziati 4 miliardi con il Fondo 394

Cosa prevede, le condizioni di finanziamento e chi può accedere

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PNNR e PMI, stanziati 4 miliardi con il Fondo Simest 394 | Rec News dir. Zaira Bartucca
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Quattro miliardi alle imprese italiane, con un’attenzione per quelle piccole e medie che desiderano espandersi all’estero. E’ la dotazione del Fondo Simest 394 che è stato presentato questa mattina alla Farnesina alla presenza del vicepremier e ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani. Nel corso dei lavori la firma del protocollo d’avvio da parte del presidente dell’Agenzia ICE Matteo Zoppas.

Cosa prevede il Fondo 394

Il fondo sostiene solo le filiere che si occupano di export e che sposano i programmi inerenti la transizione ecologica e digitale. Previste “condizioni dedicate” per le imprese che hanno interessi in aree quali i Balcani occidentali e nei territori alluvionati dell’Emilia Romagna. Nel dettaglio, il fondo 394 prevede finanziamenti a tassi agevolati fino allo 0,464% (tasso luglio 2023), a cui si aggiunge una quota di cofinanziamento a fondo perduto fino al 10%. Sei le linee di intervento: transizione digitale o ecologica, inserimento mercati, certificazioni e consulenze, fiere ed eventi, e-commerce e temporary manager.

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ECONOMIA

“L’Euro digitale dovrebbe affiancare il contante, non abolirlo”

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"L'Euro digitale dovrebbe affiancare il contante, non abolirlo" | Rec News dir. Zaira Bartucca

“Mentre i pagamenti stanno diventando sempre più digitali, per molte persone il contante rimane il re. L’euro digitale dovrebbe integrare il contante, ma non sostituirlo. Sono lieto di constatare che la Commissione sta pensando a come trattenere il contante come mezzo di pagamento.” Così l’eurodeputato Markus Ferber, portavoce del gruppo PPE nella Commissione affari economici e monetari del Parlamento europeo. Il commento è arrivato contestualmente alla presentazione in Commissione del pacchetto sulla moneta unica, che include un “quadro giuridico” sulla moneta digitale.

“Gli attuali elementi di progettazione suggeriscono che l’euro digitale sarà essenzialmente utilizzato solo per i pagamenti al dettaglio. I maggiori vantaggi, tuttavia, di una valuta digitale sarebbero nel mondo degli affari. Dobbiamo almeno mantenere aperta la possibilità di futuri aggiornamenti. Se introduciamo una versione digitale della moneta unica, deve essere pronta a cogliere le opportunità del mondo digitale”, ha concluso Ferber.

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ECONOMIA

Istat: le famiglie italiane hanno sempre meno potere d’acquisto

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Istat: le famiglie italiane hanno sempre meno potere d'acquisto | Rec News dir. Zaira Bartucca

Crolla, nel quarto trimestre del 2022, il potere d’acquisto delle famiglie italiane. Lo sottolinea l’Istat, secondo cui la crescita del reddito disponibile, accompagnata da un aumento dei prezzi al consumo particolarmente forte, ha comportato una significativa diminuzione del potere d’acquisto delle famiglie, pari a -3,7%. fsc/gtr

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