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Che il conflitto russo-ucraino avrebbe portato con sé vistosi sconvolgimenti geo-politici e socio-economici era chiaro. Dallo scoppio del conflitto, la Russia ha messo diverse volte in guardia gli Stati Occidentali sulla politica autolesionistica delle sanzioni, che più che fare male a Mosca si ripercuotono come un boomerang sulle colonie euro-americane dall’economia debole. Come l’Italia. Gli avvertimenti giunti dal Cremlino e non solo, insomma, sono rimasti lettera morta.

E mentre Ue ed USA pensavano a fare i dispetti a Putin (più che a tutelare le economie degli Stati membri) e a consolidare la macchina della manipolazione e della disinformazione guidata da Kiev e dalla CIA, l’omologo della NATO ne usciva rafforzato. Discorso analogo per il G8, che dopo l’addio della Russia aveva già perso un pezzo importante e oggi si trova a dover fare i conti con un assetto mutato che probabilmente nel tempo non gli garantirà l’ascendente che ha avuto fino a questo momento. Ne ha scritto oggi Volodin.

Il presidente della Duma di Stato parlando dei “nuovi Grandi Otto” ha lasciato intendere la formazione di un nuovo gruppo di superpotenze, che si andrebbe materializzando a partire dai BRICS, gli (ex) Stati in via di sviluppo che comprendono Brasile, Russia, India e Cina. Insieme a Indonesia, Messico, Iran e Turchia potrebbero contribuire a ridisegnare gli equilibri geo-politici mondiali, contribuendo alla costruzione di una coalizione tenuta insieme da rapporti di scambi economici e da partnership multi-settoriali.

“L’ economia di Stati Uniti, Giappone, Germania, Gran Bretagna, Francia, Italia e Canada – ha detto Volodin – continua a crollare sotto carico imposto sanzioni contro la Russia: per il primo trimestre del 2022 negli Stati Uniti è stato registrato un calo del PIL del 1,5%, mentre l’inflazione è scesa al livello massimo dal dicembre 1981, raggiungendo l ‘ 8,6%”.

“La rottura di Washington e dei suoi alleati delle relazioni economiche esistenti, ha portato alla formazione di nuovi punti di crescita nel mondo. Il gruppo di otto paesi che non partecipano alle guerre di sanzioni – Cina, India, Russia, Indonesia, Brasile, Messico, Iran, Turchia — in termini di PIL a parità di potere d’acquisto è davanti al 24,4% del vecchio gruppo”.

“Gli USA hanno creato le condizioni favorevoli per i Paesi che desiderano costruire un dialogo paritario e rapporti reciproci, infatti hanno costituito insieme con la Russia il gruppo di «nuovi grandi otto». “Cedendo” economicamente, gli Stati Uniti continuano a creare tensioni nel mondo. Fanno di tutto per risolvere i loro problemi a spese degli altri. E questo porterà inevitabilmente alla perdita dell’egemonia nel mondo”, ha concluso Volodin.

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Cave Canem

I russi erano gli unici a venire a spendere in Italia, mentre tedeschi e inglesi vanno solo nelle loro strutture e nei loro negozi….quest’anno non aspettatevi un solo euro dai russi, quindi oltre alle sanzioni pure il danno al turismo e al commercio

Giuseppe Casamassima

Non si chiama G8, ma BRICS +, Brics allargato nel suo partenariato a nuovi Stati. Oltre al Sudafrica, che già faceva parte del BRICS, la cooperazione economica (in funzione antioccidentale) è stata allargata anche ad economie “emergenti che non sono da Terzo Mondo, come quelle degli Emirati Arabi Uniti, dell’Iran (citato nell’articolo), della Thailandia, del Pakistan e dell’Egitto.

II BRICS+ mira a bypassare anche lo strozzinaggio del FMI e l’uso del dollaro come moneta di riserva mondiale.

Da notare che, subito dopo l’accordo del BRICS+, la baronessa Orsolina è volata in Egitto per convincere il governo del Cairo a staccarsi dalla cooperazione con la Russia in cambio di aiuti occidentali. Ma dove lo trova Orsolina il grano a buon mercato da fornire all’Egitto, visto che proprio la UE lavora da anni per far aumentare i prezzi internazionali dei generi alimentari di base ??

Giuseppe Casamassima

Ho appreso la notizia dell’allargamento del Brics dall’agenzia giornalistica russa Readkovna. E, se non ho capito male io, si tratta proprio di un Organismo Geopolitico per la cooperazione economica allargata, e non di una piattaforma. Che, se così fosse, si chiamerebbe appunto Brics+ e non nuovo G8, denominazione fotocopia dei summit euro-atlantici che, peraltro, sarebbe anche fuori luogo, dato che i partner sino-russi non figurano, a livello di PIL mondiale, tra le maggiori 8 Economie.
Comunque, quando riordinerò il mio archivio, controllero’ meglio e interverrò di nuovo per smentire o per confermare.

Tuttavia, mi viene ora in mente questo ragionamento a supporto del Brics+ come Organismo: la ratio di ciò sta nella realizzazione finale della nuova Via della Seta, del quale i Paesi succitati sono anelli fondamentali.

Ne approfitto per aggiungere solo che la Calabria diventerebbe (da terz’ultima che è) la regione più ricca d’Europa se solo si agganciasse strategicamente al grandioso progetto geoeconomico intercontinentale della Cina.

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Istat: le famiglie italiane hanno sempre meno potere d’acquisto

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Istat: le famiglie italiane hanno sempre meno potere d'acquisto | Rec News dir. Zaira Bartucca

Crolla, nel quarto trimestre del 2022, il potere d’acquisto delle famiglie italiane. Lo sottolinea l’Istat, secondo cui la crescita del reddito disponibile, accompagnata da un aumento dei prezzi al consumo particolarmente forte, ha comportato una significativa diminuzione del potere d’acquisto delle famiglie, pari a -3,7%. fsc/gtr

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Istat, a picco i consumi delle famiglie italiane

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Istat, a picco i consumi delle famiglie italiane | Rec News dir. Zaira Bartucca

Forte calo della spesa delle famiglie. Lo registra Istat nella nota sull’andamento dell’economia italiana di febbraio appena pubblicata. “Lo scenario internazionale – rileva l’Istituto Nazionale di Statistica – resta caratterizzato da un elevato grado di incertezza e da rischi al ribasso. Si inizia a profilare un percorso di rientro dell’inflazione più lungo di quanto inizialmente previsto. Il Pil italiano, nel quarto trimestre 2022, ha segnato una lieve variazione congiunturale negativa a sintesi del contributo positivo della domanda estera netta e di quello negativo della domanda interna al netto delle scorte”. In basso il report integrale

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ECONOMIA

BTP Italia, il bilancio del MEF

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BTP Italia, il bilancio del MEF | Rec News dir. Zaira Bartucca

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha comunicato i dettagli relativi alla Seconda Fase della diciannovesima emissione del BTP Italia, il titolo indicizzato all’inflazione italiana (Indice FOI, senza tabacchi – Indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, al netto dei tabacchi) con scadenza a 5 anni. La Seconda Fase, dedicata agli investitori istituzionali, che si è svolta il 9 marzo nell’arco di 2 ore, ha registrato 178 contratti per un controvalore complessivo domandato interamente accolto, pari a 1.353,653 milioni di euro. Questo dato, insieme a quello della Prima Fase di collocamento che ha visto un ammontare di 8.563,209 milioni di euro acquistati da piccoli risparmiatori, ha determinato una raccolta complessiva finale di quasi 10 miliardi di euro.

Sempre con riferimento alla Seconda Fase di collocamento, le informazioni raccolte dai Dealer eCo-Dealer permettono di ottenere delle statistiche quasi totalmente rappresentative dell’ammontare complessivamente allocato. In particolare, il 43 per cento dell’ammontare emesso nella Seconda Fase è stato collocato presso le banche mentre il 33,9 per cento presso asset manager. Gli investitori con un orizzonte di investimento di lungo periodo hanno acquistato il 23,1 per cento dell’emissione (in particolare il 5,6 per cento è andato ad assicurazioni, mentre il 17,5 per cento è stato allocato a istituzioni governative).

Il collocamento del titolo nella Seconda Fase ha visto una predominante presenza di investitori domestici, che ne hanno sottoscritto l’84,7 per cento. Il restante 15,3 per cento dell’emissione è stato sottoscritto da investitori europei, in particolare residenti in Svizzera (5,7 per cento), in Francia (4,7 per cento), in Germania (2,7 per cento), nel Regno Unito (1,3 per cento) e presso altri paesi europei (0,9 per cento).

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ECONOMIA

Le alternative al Superbonus 110%

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Le alternative al Superbonus 110% | Rec News dir. Zaira Bartucca

Il superbonus 110% è una misura introdotta dal governo precedente per tentare di incentivare la riqualificazione energetica degli edifici. Questa misura fiscale, come è noto, consente di detrarre dall’Irpef il 110% delle spese sostenute per la riqualificazione energetica degli immobili. Tuttavia, la sua introduzione ha avuto delle ricadute che hanno riguardato la cessione dei crediti, senza contare che diversi soggetti ne hanno approfittato per ottenerne vantaggi impropri. Esistono comunque alcune alternative al superbonus 110 che possono essere considerate.

  1. Bonus Ristrutturazioni. Il Bonus Ristrutturazioni è una misura che consente di detrarre dal pagamento delle tasse una percentuale delle spese sostenute per la ristrutturazione degli edifici. Questo bonus consente di detrarre dal pagamento delle tasse fino al 50% delle spese sostenute per la ristrutturazione.
  2. Ecobonus. L’Ecobonus è una misura che consente di detrarre dal pagamento delle tasse una percentuale delle spese sostenute per la riqualificazione energetica degli edifici. Questo bonus consente di detrarre dal pagamento delle tasse dal 50% all’85% delle spese sostenute per la riqualificazione energetica.
  3. Sisma Bonus. Il Sisma Bonus è una misura che consente di detrarre dal pagamento delle tasse una percentuale delle spese sostenute per la messa in sicurezza degli edifici, ma solo in zone sismiche. Questo bonus consente di detrarre dal pagamento delle tasse fino al 80% delle spese sostenute per la messa in sicurezza.
  4. Superbonus 90. Il Superbonus 90 è una misura che consente di detrarre dal pagamento delle tasse una percentuale delle spese sostenute per la riqualificazione energetica degli edifici. Questo bonus consente di detrarre dal pagamento delle tasse il 90% delle spese sostenute per la riqualificazione energetica.
  5. Credito d’imposta. Il Credito d’imposta è una misura che consente di ottenere un credito d’imposta da utilizzare in compensazione fiscale. Questo credito d’imposta può essere ottenuto per le spese sostenute per la riqualificazione energetica degli edifici, e consente di ottenere una percentuale delle spese sostenute.
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