Le terapie geniche potrebbero danneggiare non solo i soggetti costretti a sottoporvisi, ma anche i nascituri
La somministrazione del vaccino a mRNA sulle donne in età fertile non andava e non va praticata. Ci sono troppi rischi, non solo per il soggetto ma anche per i nascituri. E’ quanto ha spiegato il Professore Giulio Tarro nel corso di un’intervista esclusiva rilasciata a Rec News. “Non bisogna somministrarli”, ha detto l’esperto. “Quando si è in età per così dire fertile, l’mRNA può potenzialmente integrarsi con le cellule. Escludere questo per principio non è giusto, perché bisogna proiettare il tutto nel tempo. Non c’è stata sufficientente sperimentazione” senza contare che “bisogna attendere almeno due mesi dalla somministrazione per un’eventuale gravidanza”.
“Questo RNA messaggero – ha proseguito Tarro – potrebbe addirittura simulare un altro RNA virus latente, oppure potrebbe fornire il codice proprio al nostro DNA. Questi aspetti sembrano impossibili e vengono esclusi dai cosiddetti saccenti della biologia molecolare, ma proprio in questi giorni è uscito un lavoro dell’Università di Boston che ha dimostrato che questa cosa impossibile, è possibile. Si è dato così ragione a chi fin dall’inizio diceva che questo aspetto sperimentale che a questo punto è diventato pratico riguarda un po’ gli Ogm, gli organismi geneticamente modificati, che sono stati vietati proprio per i pericoli connessi al loro utilizzo“.
Le preoccupazioni non riguardano solo le donne e i nascituri. Tarro mette in guardia dagli effetti collaterali che potrebbero colpire tutti: “lo ammette lo stesso foglietto illustrativo di questi vaccini”, spiega. Le reazioni avverse possono riguardare “mal di testa, mali articolari, muscolari, allergie come per tutti i vaccini, ma la cosa più importante sono i danni in prospettiva, e dunque le possibili malattie auto-immuni“.
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