
Cosa aspettarsi dall’Ue e da un governo di tecnici e riciclati
Questa Unione è al tramonto. La piramide è rovinata, e tutti i Paesi tirano la corda verso sé stessi. La farsa del virus se da un lato ha fatto danni enormi, dall’altro ha fatto in modo che l’inganno venisse svelato
Forse non tutti gli europei lo vedono, ma questa Unione è al tramonto. La piramide è rovinata, e tutti i Paesi tirano la corda verso sé stessi. La farsa del virus se da un lato ha fatto danni enormi, dall’altro ha fatto in modo che l’inganno venisse svelato: ora gli interessi legati alle big pharma e al 5G, la corruzione e le comprevendite sono sotto gli occhi di tutti. Per l’Italia, Draghi arriva in un momento in cui la politica è al suo minimo storico in termini di credibilità, e per mettere un cerotto non basta raccontare che l’ex presidente della BCE sia un “tecnico”.
Chi è davvero Draghi? Un decorato da Stati esteri, con una figlia piazzata in una multinazionale e un figlio trader: una propensione ereditaria, visto il suo passato (?) in Goldman Sachs. Draghi è il distruttore dell’Europa Mediterranea, un non eletto, un perfetto sconosciuto in moltissimi Paesi. L’altissimo profilo, chi è dovuto venire in Italia per sentirlo nominare pur avendo studiato economia, non lo vede.
Mattarella è deciso ad incensarlo, e nel farlo ignora il diritto degli italiani di andare a votare, oppure di vedere applicati i risultati elettorali del 2018, quando non c’era in gioco un signor Draghi o un partito che si indentificava col signor Draghi (non c’è nemmeno ora, per la verità). Giusto allora consegnare la premiership a chi – come Salvini – è il leader del partito che nel corso delle ultime elezioni ha ottenuto più consensi.
Fa pensare anche che con un Papa gesuita, ci sia un gesuita che prende il posto di un avvocato gesuita. Ma non solo l’Unione europea è al tramonto. L’atmosfera è rarefatta, e il Paese reale è pronto ad esplodere. Ascoltare le voci dei cittadini fa pensare che la rivoluzione, anche qui, sia ad un passo. Non sarà manipolata, come quelle russe per Navalny, come quelle arancioni del mio Paese, l’Ucraina. Non sarà gestibile. Sarà spontanea, e per questo incontrollabile e maggiormente temibile. E questo preoccupa, ovviamente, chiunque, perché non esiste “fazione” che sia davvero al riparo.
Ecco perché bisogna abbandonare l’abitudine di creare i problemi pensando di presentarsi poi con dei palliativi che la gente è costretta ad accettare: anche se dalle crisi di governo che si susseguono emerge il chiaro sentire della politica, che tratta gli italiani da deficienti, le cose sono ben diverse. Draghi non può illudersi che ci sia qualcuno disposto a farsi scivolare di dosso un anno di privazioni e di ristrettezze, la perdita del lavoro, la cancellazione della possibilità di istruirsi, la fine della vita pubblica e sociale. Non può pensare che ci sia qualcuno disposto a fare il topo da laboratorio, rinunciando alla propria salute per il gaudio di chi produce vaccini pericolosi.
Se dovesse farcela, con figure che sono alfieri della vaccinazione obbligatoria finirà quello che Conte non ha potuto ultimare, perché travolto dalle critiche. Il vaccino serve soprattutto a fare speculazioni economiche, questo è chiaro. Si ripiomberà di nuovo nella Fase uno come un anno fa. Chi vorrà riprendersi la sua vita, a quel punto, dovrà accettare dei vaccini i cui effetti non sono chiari neppure a chi li produce.
Nessuno vuole e deve rinunciare alla sua vita. Chi parla tanto di perdita di vite, chi fa la conta ogni giorno, non pensa a chi sta morendo per aver preso un vaccino che si poteva evitare? E’ meglio rischiare di morire di coronavirus (probabilità molto remota nei soggetti sani) o avere la certezza quasi matematica di andare all’altro mondo a causa di un preparato mai utilizzato prima che non è stato sperimentato a sufficienza? In Russia su centomila abitanti, in questo momento ci sono dodici infetti censiti. Questa è la situazione reale di una Federazione popolosissima vicina alla Cina: possiamo chiamare questa roba pandemia?
Con un nuovo governo, certo, cambierà in numero dei decessi, ma in peggio, perché si troverà il modo di trasformare i morti da vaccino in morti covid. L’Italia sarà trasformata nel nuovo cimitero europeo, come non accadeva dalla seconda guerra mondiale. E’ questo che cercate? Per il resto sarà un governo Conte travestito. Il nodo lavoro non verrà sciolto, perché a breve di questo passo diventerà perfino insensato e datato parlare di lavoro. Non bisogna arrivare a questo. Bisogna risolvere la questione italiana, e generare ricchezza dai tanti punti di forza del territorio.
Speculare sulla crisi significa creare una ricchezza illusoria e passeggera, col pensiero che un giorno arrivi la resa dei conti. Stati Uniti, Birmania, Russia: le operazioni di pulizia sono iniziate. L’Italia ha motivi per non stare tranquilla, guardata di traverso com’è per le vicende relative all’Obamagate, per le interfenze nella politica russa e bielorussa e per l’atteggiamento utilitarista con la Cina, cui si è piegata nel tentativo (fallito in partenza) di guadagnarsi un posto al sole nella Via della Seta.
Un governo imposto che serva a ignorare e sbeffeggiare la Costituzione, costruendo un’emergenza infinita che Putin al Forum di Davos ha detto a chiare lettere di rifiutare, non è una buona idea. Si direbbe che non è neppure la cosa più furba da fare. Si può uscire dalla crisi, ma anzitutto devono essere i cittadini a decidere chi deve essere la guida. I politici dovranno accettare il governo del più eletto, chiunque esso sia e a qualunque partito appartenga.
OPINIONI
Non convince il presidenzialismo, né il premierato
“In una democrazia l’importante non è la governabilità, ma la rappresentanza” – di Vincenzo Musacchio

L’Italia è una Repubblica parlamentare con una forma di governo dove gli elettori votano i rappresentanti del Parlamento, i quali poi nomineranno il Presidente della Repubblica. Quest’ultimo nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri, che presiede il Governo. Nella Repubblica presidenziale gli elettori (cioè il Popolo) eleggono direttamente il Presidente della Repubblica, il quale diventa sia Capo dello Stato, che del Governo. Un tipico esempio di questa forma di governo è in vigore negli Stati Uniti. Il Premierato è una “pseudo-forma di governo” non ben definita basata sulla legittimazione popolare del Capo di Governo (Premier).
Quale che sia il metodo di designazione di quest’ultimo e la qualificazione costituzionale del ruolo, ciò che determina la natura della sua leadership (e degli assetti di regime politico che ne conseguono) è il tipo di rapporti di potere che lo legano al Governo, da una parte, e al Parlamento, dall’altra: per cui si parla di premierato “forte” o “debole”, a seconda del modo e del grado di autonomia e di supremazia nel rapporto Governo-Parlamento. In Italia una forma di premierato forte l’abbiamo vissuta già più volte.
Quale delle tre forme di governo, presidenziale, parlamentare o premierato, sia più idonea ad avvicinare l’Italia ai Paesi in cui la democrazia funziona da secoli? La mia scelta cade sulla forma parlamentare. È l’opzione più democratica e più italiana anche se non ha espresso mai a pieno le sue potenzialità per le degenerazioni dei partiti che da centro di interessi pluralistici sono divenuti poi partitocratici originando una precaria governabilità e crisi politiche frequenti.
Una democrazia rappresentativa, per funzionare, potrebbe anche essere bipartitica. Del tema, del resto, ne discussero anche i nostri Padri Costituenti con l’obiettivo di semplificare il quadro politico frammentario. Mi appello a tal proposito a Piero Calamandrei che in sede Costituente così disse: «Come si fa a far funzionare una democrazia che non possa contare sul sistema dei due partiti, ma che deve funzionare sfruttando o attenuando gli inconvenienti di quella pluralità di partiti la quale non può governare altro che attraverso un governo di coalizione?».
Ora il centrodestra, forte di un ampio consenso popolare, ci riprova con l’opzione presidenzialista, ma senza porre pregiudizi o preclusioni su altri modelli di riforma che mettano comunque i cittadini al centro delle scelte. Io sono per il legame diretto tra elettore ed eletto con le preferenze e con un bipartitismo alla inglese per superare definitivamente la stagione degli esecutivi che sovrastano il potere legislativo. Se riforma ci sarà spero sia con una maggioranza dei due terzi del Parlamento, evitando il rischio della demolizione con i referendum confermativi. La vera forza di una democrazia a mio parere non si gioca sulla governabilità ma sulla rappresentanza.
OPINIONI
La storia recente ci insegna che i poteri del premier vanno limitati, non ampliati

I condizionatori di Draghi (da posporre alla Pace), gli inseguimenti di chi fa jogging promossi da Conte e i nostalgici vicini alla Meloni avrebbero dovuto quantomeno insegnarci una cosa: non bisogna ampliare i poteri del premier ma, semmai, limitarli. Invece l’azione dei governi che si succedono è tutta tesa a limitare le prerogative del Parlamento, di fatto annullando la rappresentanza politica. Dimenticando, spesso, che la divisione dei poteri è condizione necessaria in democrazia, come racconta lo scacchiere internazionale messo a ferro e fuoco in Paesi che hanno un uomo solo al comando.
Aspetti che non sembrano sfiorare il governo, che ha annunciato che sul premierato andrà avanti comunque, opposizione o non opposizione. Ma allora a che servono i tavoli che si apriranno domani? E perché consegnare la parola ai cittadini solo alla fine di tutto l’iter, per giunta per mezzo dell’ennesimo Referendum farsa?
Si tenta di concentrare nelle mani di un unico soggetto un potere sempre crescente, e per fare cosa? Non per emanciparsi dall’Unione europea, tantomeno per ridare al Paese la sua sovranità – concetto che Fratelli d’Italia ha dimenticato una volta giunto al governo – o la crescita economica che merita. La preoccupazione è che il semipresidenzialismo, il premierato o il sindaco d’Italia – comunque si chiami il tentativo di mettere da parte la Repubblica parlamentare – possano essere solo l’occasione per calcare la mano su tutta una serie di cose che non si riescono ad attuare per una serie di (ovvie) resistenze da parte della società civile.
Fa pensare – e discutere – che a volere più poteri sia un governo che ha un ministro dell’Interno che crede ciecamente nei presunti pregi del riconoscimento facciale, e che ha un sottosegretario all’Innovazione che lavora alacremente per portare a termine quanto avviato dai governi Conte e Draghi. Che, per di più, ha finanziato la corsa agli armamenti di uno Stato estero, violando quel “L’Italia ripudia la guerra” di costituzionale memoria. Cosa succederebbe in un ipotetico futuro in cui la Camera e i parlamentari saranno acqua passata, in cui gli enti come Regioni e Comuni saranno simulacri svuotati di significato e basterà una firma del super-premier (magari con la contro-firma del super-presidente della pseudo-Repubblica) per prendere le decisioni che contano davvero? Come sarebbero gestiti eventuali periodi di emergenza, che già di per sé consegnano nelle mani del premier prerogative ampliate? Domande che ancora non sono entrate nel dibattito ma da cui si dovrebbe partire – a modesto parere di chi scrive – prima di giungere a decisioni drastiche e affrettate.
OPINIONI
Un altro atto di vandalismo compiuto dai cosiddetti attivisti per l’ambiente

Palazzo Vecchio, simbolo dell’architettura civile trecentesca fiorentina, imbrattato di arancione e la Fontana della Barcaccia di Roma inquinata con del liquido nero. Si difenderebbe così l’ambiente secondo gli “attivisti” di un collettivo che da settimane compie atti di vandalismo in giro per l’Italia. Attacchi ai beni culturali nazionali che con la protezione delle risorse non c’entrano nulla, come dimostra lo spreco di acqua e solventi che segue questo tipo di azioni dimostrative e che serve a ripristinare – per quanto possibile – i monumenti oggetto di deturpazione.
“Difendere l’ambiente”, dunque, inquinando le fontane, proteggere il paesaggio rovinando i palazzi storici, magari per fare in modo che le nuove generazioni (quelle che si scomodano tanto spesso) non ne possano fruire affatto. Una schizofrenia generalizzata che fa il paio con un ambientalismo fanatico e pericoloso che sta provocando danni tangibili e presto quantificabili, pensando sul bilancio di Comuni già in rosso. Dopo i danni provocati alla Fontana della Barcaccia, i cosiddetti attivisti rischiano ora una denuncia per danneggiamento.
Sulla vicenda si è espresso il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano: “L’ennesimo, gravissimo, episodio di questa mattina che ha colpito uno dei monumenti simbolo di Roma, la Fontana della Barcaccia di Piazza di Spagna, è la goccia che fa traboccare il vaso. È ora di dire basta: siamo davanti ad una sistematica azione di vandalismo del nostro patrimonio artistico e culturale che non c’entra assolutamente nulla con la tutela dell’ambiente. Chi danneggia i nostri beni culturali non può passarla liscia e va punito severamente. Anche per questo stiamo studiando una norma che faccia pagare ai responsabili di questi danni gli interventi necessari per il ripristino dei luoghi, spesso costosi perché richiedono specialisti e attrezzature adeguate”. Dello stesso tenore quanto affermato dal sindaco di Roma Roberto Gualtieri: “Queste persone dovranno rispondere di quanto hanno fatto. Un atto illegale, dannoso e sbagliatissimo. E’ giusto che rispondano sulla base della legge e bisogna essere severi”.
Le reazioni della politica, comunque, rimangono piuttosto timide, e nessuno che si domandi com’è possibile che si riesca a compiere gesti simili eludendo la sorveglianza di chi è preposto al controllo dell’integrità dei monumenti storici.
OPINIONI
Quello di Mollicone in realtà è un assist ai sostenitori dell’utero in affitto. Se non peggio

“L’utero in affitto è un reato più grave della pedofilia”. Lo ha detto questa mattina il presidente della commissione Cultura della Camera ed esponente di FdI Federico Mollicone, ospite di Omnibus di La7. La frase ha scatenato aspre polemiche sia tra i sostenitori della mercificazione del corpo della donna e sia, di contro, in chi ci vede un qualcosa di assolutamente ambiguo e fuori luogo. Per quanto infatti Mollicone si sia affrettato a chiarire che lo sfruttamento di minori indifesi sia “un reato gravissimo”, rimane il mistero dell’utilità del paragone utilizzato.
Si può scomodare un reato che continua a mietere un sacco di vittime – con la compiacenza di tutti i governi che si succedono, compreso quello di Giorgia Meloni – e, in qualche modo, sdoganarlo e quasi scusarlo nell’ottica che ci sia qualcosa di “più grave”? Non sarebbe invece il caso che Fratelli d’Italia, oltre alla lecita battaglia sull’utero in affitto, cominciasse a dissociarsi da uscite assolutamente fuori luogo come quella di Mollicone e Nordio e iniziasse a rispondere a quella parte (tanta) dell’elettorato che anziché dichiarazioni ambigue chiede la punizione immediata di tutti i colpevoli di reati ai danni di bambini e minorenni? Perché fare una cosa non esclude l’altra, e bisognerebbe informare il presidente della Commissione Cultura che non ci sono reati migliori di altri.
Che poi dire una frase come quella pronunciata da Mollicone è come fare un clamoroso autogol, o meglio come dare un assist – cosa che in effetti ha fatto – ai sostenitori della pratica dell’utero in affitto. Messa così, l’ascoltatore medio chiamato a decidere quale reato sia più grave, è quasi tentato a provare più simpatia per la maternità surrogata se dall’altro lato della bilancia ci sono le violenze a danno di malcapitati minori. Insomma secondo gli ideatori di dichiarazioni di questo tipo – ovviamente riprese da tutta la stampa mainstream – il risultato in un modo o nell’altro è sempre garantito, se con risultato si intende il tentativo di normalizzare delle pratiche abominevoli e disumane, oltre che illegali.
-
POLITICAArticolo
Alluvione Emilia e PNRR, De Raho: “Al lavoro per capire se le Istituzioni hanno appoggiato la criminalità organizzata”
-
VISIONI UNDERGROUNDArticolo
Che fine hanno fatto i P.O.D. dopo la damnatio memoriae a cui il mainstream ha tentato di relegarli
-
SPACEArticolo
Astronomi entusiasti. C’è una nuova Supernova sulla piazza
Non vedo proprio tutta questa vis rivoluzionaria negli italiani. Non ti sono bastati undici mesi per saggiare l’altissimo grado di manipolabilità di questo popolo stupido???