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17.35 – Decreto sblocca-cantieri, il Premier Giuseppe Conte conferma che in settimana sarà sottoposto al Consiglio dei ministri.

16.00 – E’ stato arrestato l’uomo che ha sparato ai passeggeri di un tram a Utrecht, in Olanda. Si tratta di un turco 37enne con precedenti penali.

14.40 – Secondo l’Agenzia delle Entrate nel 2018 la lotta all’Evasione ha fruttato 16,2 miliardi con le sole attività ordinarie di controllo.

14.02 – Isis, annunciata l’uccisione di un italiano che combatteva contro lo Stato Islamico. I raffronti con i documenti trovati porterebbero a Lorenzo Orsetti.

12.10 – Reddito di cittadinanza e Quota Cento, al via la discussione alla Camera.

12.42 – Imane Fadil, ascoltato in Procura dai pm milanesi il direttore sanitario della clinica Humanitas, la clinica dove la superteste dei festini di Arcore era stata ricoverata a seguito del presunto avvelenamento.

11.35 – Olanda, diverse persone rimaste uccise a Utrecht. Il bilancio secondo fonti note è per il momento di tre morti e nove feriti.

09.50 – Il ministro dell’Interno Matteo Salvini sulla Flat Tax: per partire occorrono 12-15 miliardi. “Circolano numeri strampalati, ma non è Superenelotto”.

9.12 – Guardia di Finanza e Ros Carabinieri, in corso vasta operazione di contrasto alla ‘ndrangheta radicata al nord, decine gli arresti.

8.25 – Il ministro della Giustizia Bonafede critico con il femminismo: “Per stare dalla parte delle donne servono fatti e non parole”. In discussione la misura “Codice rosso” contro la violenza.

3.04 -Il presidente della Cina ufficializza le tappe del suo viaggio europeo. Sarà in Italia a partire dal 21 marzo.

Governo

Il viceministro Sereni: “Nel 2017 abbiamo dato 9 miliardi all’Africa”

Gli “investimenti” di un’Italia paralizzata al Continente dell’Afcfta. L’ammissione della seconda di Di Maio: “L’Africa è al centro delle politiche dell’Ue: Europa ogni anno le dona 20 miliardi, più della metà degli aiuti totali”

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Il viceministro Sereni: "Nel 2017 abbiamo dato 9 miliardi all'Africa" | Rec News dir. Zaira Bartucca

Comunicato stampa ministero degli Esteri

“Oggi più che mai l’Africa è al centro della politica estera italiana e i rapporti tra noi e il continente sono sempre più stretti, come dimostra il fatto che il nostro Paese è il principale investitore europeo in loco, con investimenti pari a 9 miliardi di euro nel 2017”. Lo ha dichiarato il viceministro degli Esteri Marina Sereni aprendo i lavori della Conferenza “Youth and Africa: exploring new approaches to economic cooperation, security and migration”, in corso oggi alla Farnesina, nell’ambito dell’iniziativa “New-Med”.

“Proprio per questo – ha proseguito Sereni – è un grande piacere per me essere oggi qui, insieme a tanti giovani e promettenti talenti dell’Africa settentrionale e sub-sahariana, che si sono distinti per i loro eccezionali contributi al dibattito in corso sul futuro del loro continente e delle relazioni euro-africane. Le vostre relazioni mostrano una grande capacità di analizzare, con occhi nuovi, e di fornire raccomandazioni politiche innovative per le principali sfide che interessano l’Africa e l’Europa: migrazioni, cambiamenti climatici, uguaglianza di genere, commercio di armi e sicurezza”.

“L’Africa è ancora, e dovrebbe esserlo ancora di più al centro della politica estera dell’UE. Oggi Bruxelles è il principale donatore del continente, fornendo oltre il 50% della quota totale di aiuti allo sviluppo. Circa 20 miliardi di euro di aiuti allo sviluppo sono destinati ogni anno attraverso programmi attuati a livello continentale, regionale e nazionale. L’Unione è anche il principale partner commerciale dell’Africa, con flussi commerciali bilaterali che hanno superato i 300 miliardi di euro nel 2018”.

“Tra voi – ha detto ancora Sereni – vi sono molte donne. Il vostro ruolo nelle società africane è di crescente rilevanza e potete dare un contributo fondamentale per favorire la pace e la stabilità nei vostri Paesi. Le donne possono anche svolgere un ruolo chiave nel promuovere lo sviluppo sostenibile nelle comunità. Perché ciò accada, deve essere garantito il loro pieno accesso a istruzione, assistenza sanitaria e servizi igienico-sanitari. L’Italia ha fatto propri vari progetti di sviluppo della questione femminile in Africa, come nel resto del mondo”.

L’iniziativa “New-Med” vede al lavoro una rete di ricercatori e analisti che esaminano le dinamiche sociali, politiche, culturali e di sicurezza che stanno interessando l’area del Mediterraneo. Il progetto è guidato dall’Istituto Affari Internazional (IAI) con il supporto del MAECI, del Segretariato dell’OSCE, della Compagnia di San Paolo, del German Marshall Fund (GMF) degli Stati Uniti.

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ATTUALITA'

La Sanità italiana è al collasso ma il governo pensa a quella africana

L’Italia che destina 113 milioni alla spesa sanitaria pubblica ne regala 116 all’Africa. La cifra si aggiunge al miliardo che altri esecutivi senza vergogna hanno destinato al Fondo Globale. E’ il Paese dell’ipocrisia, quello che fa morire i propri cittadini per strada e poi regala dieci ambulanze al Niger

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La Sanità italiana è al collasso ma il governo pensa a quella africana | Rec News dir. Zaira Bartucca

La sanità italiana è quasi ovunque al collasso. Lo raccontano le sale d’attesa dei pronto soccorsi e le corsie d’ospedale affollate di malati che aspettano, in alcuni casi invano. Giuseppe Ramognino, il 78enne che negli scorsi mesi ha esalato l’ultimo respiro all’ospedale Santa Croce di Moncalieri (Torino) dopo 23 ore di attesa, è solo uno dei danneggiati che non potranno nemmeno raccontarla. Così come rimarrà per sempre muta l’espressione del bambino (non “feto”, come è stato liquidato troppo in fretta) morto nel grembo di una mamma 32enne che avrebbe dovuta essere sottoposta a cesareo. E’ successo a inizio ottobre a causa della mancanza di anestesisti all’ospedale Jazzolino di Vibo Valentia, nosocomio tristemente noto alla cronache per i frequenti casi di malasanità e per le carenze croniche.

La spesa sanitaria nazionale secondo il rapporto Gimbe

Messa da parte la pur toccante questione umana sono, del resto, gli stessi dati a parlare. Gli ultimi di settore disponibili sono quelli del quarto rapporto Gimbe sulla sostenibilità del Servizio sanitario nazionale, presentato lo scorso 11 giugno al Senato. Secondo la fondazione, la spesa sanitaria pubblica in Italia è di appena 113.131 milioni, cifra che peraltro è il risultato del declino – in termini di risorse impiegate – avviato dal 2010 e fotografato dalla Ragioneria di Stato.

Fonte: Rapporto 2018 sulla sostenibilità del SSN – fondazione Gimbe

La politica di definanziamento ha sottratto al comparto 37 miliardi in nove anni

Un “contenimento”, avverte lo stesso rapporto, speculare alle carenze di personale che si registrano da Nord a Sud, e che fa parte di una politica ben più ampia di definanziamento che ha sottratto alle risorse destinate ai pazienti italiani 37 miliardi negli ultimi nove anni.

La spesa pro-capite al di sotto della media dei Paesi G7, ma doniamo all’Africa il 16% in più rispetto al passato

Stupirà, ma il Paese che centellina la spesa sanitaria pro-capite (che si stima che nel 2025 raggiungerà i 3800 euro, cifra ben al di sotto della media 2017 degli altri Paesi del G7) è – come al solito – largo di manica con l’Africa del rilancio economico. E’ qui che il viceministro agli Affari Esteri Emanuela Del Re (in alto, nella foto) – la grillina vicina a esponenti dem come Laura Boldrini e Lia Quartapelle, testimonial dei programmi dell’Onu al pari di Elisabetta Alberti Casellati e Greta Thunberg, ha deciso di destinare 116 milioni al Fondo globale per l’Africa istituito proprio dall’Italia nel 2005. “Il contributo — ha detto Del Re — rappresenta un aumento del 16% che il popolo italiano destinerà per sconfiggere l’hiv, la tubercolosi e la malaria prima del 2030”.

Cospicue donazioni a fronte di risultati irrisori

Malattie per le quali i governi non guardano alla prevenzione, ma a costose cure. Riepilogando: l’Italia che sfronda di anno in anno le risorse economiche da destinare alla sua sanità pubblica, destinerà 116 milioni all’Africa. Senza occuparsi più di tanto di quello che succede in Patria, inoltre, i vari governi che si sono succeduti fino a oggi hanno donato al suddetto fondo 1,17 miliardi di dollari “collocandosi – fa sapere lo stesso ministero degli Esteri – tra i primi dieci Paesi donatori”. A fronte di risultati nulli, se si pensa che hiv, malaria e tubercolosi – assieme all’ebola che l’Oms ha deciso di non contenere – continuano (strumentalmente) a colpire sacche resistenti di indigenti, quelle che conviene mantenere anche nell’Africa dell’Afcfta.

Dieci ambulanze in dono dal “Belpaese” in cui la gente muore per strada

Come se non bastasse, il “Belpaese” in cui si continua a morire per strada o tra le braccia dei familiari perché l’ambulanza non arriva in tempo a causa dell’elevato carico di lavoro che i mezzi sono costretti a gestire, ha appena donato dieci ambulanze al Niger “per rafforzare le capacità delle autorità nigerine nel soccorso dei migranti”. Proprio così. Dieci mezzi in grado di decidere della vita e della morte delle persone, sono stati donati per “aiutare” i Paesi che si trovano nella sfera di influenza dell’Afcfta, quella del libero mercato cui aderiscono oltre 50 Paesi e del Pil che lievita.

La disponibilità di risorse italiane anticipata dallo stesso premier Conte

C’è da dire, tuttavia, che il dicastero di Di Maio almeno non è isolato nelle proprie scelte, tanto che la disponibilità di risorse italiane era già stata anticipata dallo stesso premier Conte nell’ambito del G7 di Biarritz. La sanità italiana? Finché c’è vita, verrebbe da dire, c’è speranza, anche quando il termine coincide col cognome di un ministro alla Salute che però è laureato in scienze politiche.

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Governo

Il Def, Savona e la ricetta di Keynes contro la crisi

Il DEF è stato presentato oggi pomeriggio dal ministro per gli Affari europei Paolo Savona presso la sede dell’associazione Stampa estera

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Il Def, Savona e la ricetta di Keynes per uscire dalla crisi | Rec News dir. Zaira Bartucca

Il Def, Documento di economia e finanza, è stato presentato oggi pomeriggio dal ministro per gli Affari europei Paolo Savona presso la sede dell’associazione Stampa estera. L’analisi dell’economista si è concentrata sul quadro di investimenti pubblici e privati e sulla politica monetaria, fiscale ed europea nell’ambito dell’auspicata crescita dell’Italia. Messe da parte le polemiche e le preoccupazioni “infondate” sulla stabilità economica, Savona ha enumerato gli aspetti principali del documento. Vediamoli.

Sedici miliardi e deficit al 2,4 per cento

Nel documento di 17 pagine presentato si legge della distribuzione delle risorse, che andranno in sei scaglioni principali: 9 miliardi saranno previsti per pensioni e reddito di cittadinanza; un miliardo e mezzo andrà incontro alle necessità dei truffati delle banche; un miliardo servirà a ossigenare le Forze dell’Ordine con la previsione di nuove assunzioni; 7 miliardi andranno nella direzione di “Quota 100“, la misura per le pensioni che dovrebbe permettere il superamento della Legge Fornero; due miliardi per la Flat Tax e, infine, un miliardo per il potenziamento dei centri per l’impiego. L’ultima misura servirà, come annunciato dal ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio, anche ad attuare il Reddito di cittadinanza senza speculazioni. Gli interventi vanno nella direzione di quanto anticipato a maggio nel contratto di governo.

“L’Europa lasci da parte le visioni ridotte”

“Difendo il Def in tutte le sedi e non esistono problemi di sorta. Il problema sorge se l’Europa vuole concentrarsi su una visione ridotta senza prendere atto del fatto che, come ha fatto il Regno Unito, c’è una necessità generale di cambiamento. Bisogna operare sullo strumento e, sulla scorta di quanto diceva Keynes, fare una politica di controllo della domanda aggregata e applicare le successive misure. La spinta esogena è il lavoro, e bisogna andare in direzione della sua creazione. Ci sono – ha detto il ministro – pochi investimenti. Il saggio di sviluppo è inferiore a quello che ritengo possibile, ma se gli investimenti partono non ci dovrebbero essere preoccupazioni. Lo stesso Tria dice che se riusciamo a spostare del 10 per cento, il quadro macroeconomico puà crescere. Tutto è legato a maggiore crescita e maggiori investimenti. La politica monetaria – ha concluso – deve essere governata da statuti, non da uomini”.

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