All’Ordine dei giornalisti un bando di gara è per sempre. Per i funzionari lavorarci è una pacchia, tra ferie lunghe e documenti scritti con l’inchiostro simpatico. Ci lavora anche la “commissione orrori”, che ha fatto diventare il passaggio all’albo dei professionisti un’impresa
In Gran Bretagna e in Olanda non esiste un organismo pubblico che rappresenti i giornalisti. In Germania l’esercizio della professione è libero. In Austria un sindacato regola il lavoro del giornalista. In Finlandia l’’iscrizione all’Unione non è obbligatoria. E in Italia? Esiste una costellazione di sigle, Casse, sindacati, fondi e fondazioni. Inpgi, Casagit, Fnsi, fondazioni Murialdi, fondazione Cutuli e, su tutti, l’“ente di diritto” nato nel 1925 (ai tempi del fascismo), che non trova omologhi nei Paesi europei: l’Ordine dei Giornalisti. Il suo ruolo – proprio come accadeva ai tempi del Duce – è quello di regolare l’attività degli iscritti, richiamando, sanzionando o radiando i giornalisti non graditi. Almeno fino a quando il sottosegretario Vito Crimi non si deciderà sulla sua abolizione, che prima di avviare trattative fiume con gli stessi vertici dell’Odg riteneva vitale.
“Lascio un Odg analfabeta, superficiale e volgare”
L’Odg dal 2018 è presieduto dal napoletano Carlo Verna, dopo che l’ex numero uno del sodalizio Enzo Iacopino si è dimesso in maniera rumorosa. Prevalgono – è stato il succo del suo discorso di commiato – il settarismo, la superficialità e la volgarità. Perfino la trasmissione di segnalazioni ai Consigli di disciplina territoriali, un atto imposto dalle leggi e dalle norme interne, diventa materia per polemiche, alimentate da professori del diritto che si dividono equamente tra analfabeti del diritto e oltre”. Nei consigli territoriali, uno per ogni regione, gli incarichi sono intercambiabili o cumulabili. É facile essere consigliere dell’Odg e contemporaneamente sedere su un’altra poltrona di un sindacato di categoria. Consiglieri, presidenti, docenti, aziende: attorno all’Ordine gravita un giro di persone e di affari difficile da penetrare, visto l’ovvio silenzio dei giornalisti che ne fanno parte e che non sono liberi di documentare quanto avviene.
Sempre le solite aziende…
Prendiamo i bandi di gara per l’affidamento dei servizi informatici per la prova di idoneità professionale. Dal 2014 è sempre la fortunata Smartbrand s.r.l., con la benedizione della responsabile Nadia Spader (secondo lo stesso sito dell’Odg, dal 2009 a oggi) a vincere. Difficile credere che sia l’unica azienda sul territorio nazionale ad avere i requisiti per assistere i candidati: Smartbrand, azienda di consulenza e software di Napoli, non ha neppure un sito web. Eppure si occupa di informatica, e l’Ordine continua a preferirla di anno in anno. Il nome che salta all’occhio nei documenti sugli ultimi bandi di gara è invece quello dell’azienda Skill Lab, con sede legale in via dell’Epomeo 219, a Napoli: lo stesso indirizzo di Smartbrand s.r.l. I bandi di gara, all’Odg, non durano il tempo utile, ma circa un lustro. Dal 2007 a oggi, sono state solo tre le aziende vincitrici: D&D s.r.l, Lapis s.r.l e Smartbrand/Skill Lab: aziende che l’Odg reputa idonee e competenti ma di cui, nei fatti, non è possibile trovare dettagli. Riferimenti mancano anche nei documenti solo sporadicamente vidimati da Nadia Spader: elenco dei partecipanti, dettagli sulle aziende vincitrici: all’Odg, che si fregia del nome di “ente di diritto”, è permesso omettere tutto.
…E sempre le solite facce
Sempre tornando alla commissione esami, le sue scelte a volte non sembrano delle più azzeccate. Ha bocciato, per esempio, giornalisti come la madre di Report Milena Gabanelli, mai diventata professionista. E non sono nuove nemmeno a gaffe o a veri e propri strafalcioni: nel 2013 la clamorosa confusione tra gip e pm, nella 126esima l’utilizzo fantasioso della grammatica italiana, con apostrofi al posto degli accenti, mancanza di punti fermi, utilizzo indiscriminato di “ed” e “ad” dove la “d” non serve, o di frasi come “presentato per vedere approvato il loro rifiuto di accogliere”.
La Commissione esami, aiutata da una sottocommissione quando i candidati superano i 400, sempre nella 126esima sessione (ospitata dal solito Ergife Palace Hotel di Roma e cui hanno partecipato 191 aspiranti professionisti), ha corretto una media di 12 elaborati per componente. Per farlo, ha impiegato quasi un mese e mezzo, al ritmo di meno di un elaborato al giorno.
All’Anticorruzione non interessa parlare di corruzione
Il gruppo dei magnifici quindici non è l’unico ad aver bisogno di dosi massicce di caffè quando è “al lavoro”. Alessandra Torchia è la responsabile della Prevenzione della corruzione e della trasparenza amministrativa. Sua prerogativa è, senz’altro, quella di redigere piani triennali. Le segnalazioni sugli episodi di corruzione presso il suo ufficio rimangono, però, lettera morta. “È tutto normale – chiosa al telefono sollecitata sui bandi di gara dove a vincere è sempre le stesse azienda, forte della laurea conseguita all’Università Magna Graecia di Catanzaro – e non ci sono problemi. L’Ordine dei giornalisti è un ente di diritto”, e come tale, fa quello che gli pare. Con buona pace di Vito Crimi: ci piace ricordarcelo mentre dormiva in Senato, perché sembra un’attività affine a quella che sta portando avanti come sottosegretario all’Editoria.
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