Dopo Spagna, Germania, Francia e Italia, anche la Svizzera protesta contro le restrizioni imposte dal governo
Immagine CdT
Circa mezzo migliaio di persone (secondo stime ufficiali), si sono ritrovate a Zurigo, in Svizzera, per protestare contro quella che non hanno esitato a definire la “bugia del coronavirus”. Ne dà conto la stampa elvetica. Tanti controlli tra i partecipanti, tanti cori e striscioni di dissenso ma – ovviamente – niente mascherine, per i manifestanti più feticci di un’ipocondria ormai generalizzata che oggetti realmente utili.
Mentre l’Italia è tornata al suo solito letargo dopo le parentesi settembrine del 5 e del 12 – limitandosi a svegliarsi a singhiozzo e debitamente a comando (politico) – la Svizzera per un giorno ha abbandonato la connaturata neutralità per sposare una posizione netta: quella di dire no alle restrizioni imposte dal governo, che secondo i manifestanti si sta facendo promotore di misure ingiustificate e “tipiche di un regime fascista” che ha “tratti dittatoriali“. Tanto che il comico Marco Rima – uno degli intervenuti – ha auspicato che “l’isteria della scienza lasci il posto al buon senso”, come riporta Il Corriere del Ticino.
Il corteo previsto dagli organizzatori avrebbe dovuto snodarsi dalla Turbinenplatz e raggiungere Platzspitz, invece la polizia ha impedito la manifestazione lungo tutto il percorso, che avrebbe dovuto sfociare nel parco antistante la stazione centrale. Alla fine, è stata permessa solo l’azione dimostrativa che poi si è tenuta alla Turbinenplatz. La Svizzera si è anche inventata le cosiddette “squadre di dialogo“, in realtà squadroni muniti di megafono che tentano di imporre mascherine e distanziamento fisico. Inviti che sono stati fischiati dai partecipanti, e rifiutati.
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