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Mentre l’Italia affonda economicamente e i produttori agricoli sono al collasso, la Farnesina ha pensato bene di sostenere il programma One district, one factory. Si tratta di oltre cento progetti per modernizzare l’economia del Ghana, fiorente Stato africano che dopo l’introduzione dell’accordo sul mercato libero Afcfta rappresente ancora di più un concorrente economico capace di assorbire una parte considerevole della richiesta di beni alimentari nell’area mediterranea.

A fare gola è questo “promettente mercato africano di quasi 30 milioni di africani” consumatori, più della metà della popolazione italiana che invece è condannata alla denatalità e alle ristrettezze. Nel pratico, il Ghana godrà – oltre alla mediazione controversa del ministero italiano degli Esteri – di una “fiscalità agevolata” e della “possibilità di importare macchinari e materie prime senza oneri doganali”. Molto meglio che misurarsi con i veti dell’Unione europea, soprattutto se nell’Ue c’è chi fa l’interesse di Paesi terzi andando contro quelli del proprio.

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L’opportunità – riferisce Farnesina per le Imprese – è stata colta dalla parmense Tropical Food Machinery, che opera nel settore orto-frutticolo e che ha realizzato un impianto per la trasformazione di frutta e verdura che poi finirà anche sul mercato estero, probabilmente anche quello italiano, introducendo un meccanismo di concorrenza sleale verso i produttori e i coltivatori nostrani che scontano una crisi senza precedenti. Scelte controverse del genere non sono appannaggio di un’unica parte politica: nel 2018 l’allora vicepremier Salvini annunciò un finanziamento “a 800 ghanesi“.

Eccezion fatta per le sacche di povertà presenti in maniera crescente anche e soprattutto in Italia, chi pensa che si tratti di un popolo di bisognosi dovrebbe prendere contezza dei dati forniti dal Fondo monetario internazionale (nell’articolo in basso): per riassumere, si tratta di un territorio benedetto da ogni tipo di risorsa il cui Pil è in grado di lasciare indietro quello della Cina. E’ uno dei maggiori importatori di petrolio grezzo, oro, derivati del cocco che sono alla base di quasi ogni cibo dolce industriale, mentre l’agricoltura macina terreno a velocità che non possono che preoccupare l’Italia, tanto più se si pensa che il Ghana gode di un comodo affaccio sul mare ed è inserita nel circuito della Belt and Road Initiative, la cosiddetta “Via della seta”, dunque rappresenterà anche uno dei canali privilegiati dell’infiltrazione commerciale cinese.

Per tornare al progetto, l’impianto alla base è in grado di “lavorare tre tonnellate di prodotti all’ora”, e il suo valore “ammonta a due milioni di euro”. L’intenzione è quello di portarne altri in altre parti del Paese per la trasformazione di manghi, angurie, frutti della passione e pomodori da destinare alla produzione di concentrati (con ripercussioni, con buone possibilità, anche sul mercato Made in Italy delle salse). Il progetto, dice la Farnesina “aiuterà a stimolare la domanda di prodotti ortofrutticoli in Ghana, facendo leva sull’esperienza e la tecnologia messa a disposizione dall’imprenditoria italiana”.

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renato ferriani

ma continuano a regalare miliardi a vanvera questo non lo sapevo.Cosi’ si arma un nemico.

ECONOMIA

Istat: le famiglie italiane hanno sempre meno potere d’acquisto

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Istat: le famiglie italiane hanno sempre meno potere d'acquisto | Rec News dir. Zaira Bartucca

Crolla, nel quarto trimestre del 2022, il potere d’acquisto delle famiglie italiane. Lo sottolinea l’Istat, secondo cui la crescita del reddito disponibile, accompagnata da un aumento dei prezzi al consumo particolarmente forte, ha comportato una significativa diminuzione del potere d’acquisto delle famiglie, pari a -3,7%. fsc/gtr

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Istat, a picco i consumi delle famiglie italiane

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Istat, a picco i consumi delle famiglie italiane | Rec News dir. Zaira Bartucca

Forte calo della spesa delle famiglie. Lo registra Istat nella nota sull’andamento dell’economia italiana di febbraio appena pubblicata. “Lo scenario internazionale – rileva l’Istituto Nazionale di Statistica – resta caratterizzato da un elevato grado di incertezza e da rischi al ribasso. Si inizia a profilare un percorso di rientro dell’inflazione più lungo di quanto inizialmente previsto. Il Pil italiano, nel quarto trimestre 2022, ha segnato una lieve variazione congiunturale negativa a sintesi del contributo positivo della domanda estera netta e di quello negativo della domanda interna al netto delle scorte”. In basso il report integrale

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ECONOMIA

BTP Italia, il bilancio del MEF

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BTP Italia, il bilancio del MEF | Rec News dir. Zaira Bartucca

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha comunicato i dettagli relativi alla Seconda Fase della diciannovesima emissione del BTP Italia, il titolo indicizzato all’inflazione italiana (Indice FOI, senza tabacchi – Indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, al netto dei tabacchi) con scadenza a 5 anni. La Seconda Fase, dedicata agli investitori istituzionali, che si è svolta il 9 marzo nell’arco di 2 ore, ha registrato 178 contratti per un controvalore complessivo domandato interamente accolto, pari a 1.353,653 milioni di euro. Questo dato, insieme a quello della Prima Fase di collocamento che ha visto un ammontare di 8.563,209 milioni di euro acquistati da piccoli risparmiatori, ha determinato una raccolta complessiva finale di quasi 10 miliardi di euro.

Sempre con riferimento alla Seconda Fase di collocamento, le informazioni raccolte dai Dealer eCo-Dealer permettono di ottenere delle statistiche quasi totalmente rappresentative dell’ammontare complessivamente allocato. In particolare, il 43 per cento dell’ammontare emesso nella Seconda Fase è stato collocato presso le banche mentre il 33,9 per cento presso asset manager. Gli investitori con un orizzonte di investimento di lungo periodo hanno acquistato il 23,1 per cento dell’emissione (in particolare il 5,6 per cento è andato ad assicurazioni, mentre il 17,5 per cento è stato allocato a istituzioni governative).

Il collocamento del titolo nella Seconda Fase ha visto una predominante presenza di investitori domestici, che ne hanno sottoscritto l’84,7 per cento. Il restante 15,3 per cento dell’emissione è stato sottoscritto da investitori europei, in particolare residenti in Svizzera (5,7 per cento), in Francia (4,7 per cento), in Germania (2,7 per cento), nel Regno Unito (1,3 per cento) e presso altri paesi europei (0,9 per cento).

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ECONOMIA

Le alternative al Superbonus 110%

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Le alternative al Superbonus 110% | Rec News dir. Zaira Bartucca

Il superbonus 110% è una misura introdotta dal governo precedente per tentare di incentivare la riqualificazione energetica degli edifici. Questa misura fiscale, come è noto, consente di detrarre dall’Irpef il 110% delle spese sostenute per la riqualificazione energetica degli immobili. Tuttavia, la sua introduzione ha avuto delle ricadute che hanno riguardato la cessione dei crediti, senza contare che diversi soggetti ne hanno approfittato per ottenerne vantaggi impropri. Esistono comunque alcune alternative al superbonus 110 che possono essere considerate.

  1. Bonus Ristrutturazioni. Il Bonus Ristrutturazioni è una misura che consente di detrarre dal pagamento delle tasse una percentuale delle spese sostenute per la ristrutturazione degli edifici. Questo bonus consente di detrarre dal pagamento delle tasse fino al 50% delle spese sostenute per la ristrutturazione.
  2. Ecobonus. L’Ecobonus è una misura che consente di detrarre dal pagamento delle tasse una percentuale delle spese sostenute per la riqualificazione energetica degli edifici. Questo bonus consente di detrarre dal pagamento delle tasse dal 50% all’85% delle spese sostenute per la riqualificazione energetica.
  3. Sisma Bonus. Il Sisma Bonus è una misura che consente di detrarre dal pagamento delle tasse una percentuale delle spese sostenute per la messa in sicurezza degli edifici, ma solo in zone sismiche. Questo bonus consente di detrarre dal pagamento delle tasse fino al 80% delle spese sostenute per la messa in sicurezza.
  4. Superbonus 90. Il Superbonus 90 è una misura che consente di detrarre dal pagamento delle tasse una percentuale delle spese sostenute per la riqualificazione energetica degli edifici. Questo bonus consente di detrarre dal pagamento delle tasse il 90% delle spese sostenute per la riqualificazione energetica.
  5. Credito d’imposta. Il Credito d’imposta è una misura che consente di ottenere un credito d’imposta da utilizzare in compensazione fiscale. Questo credito d’imposta può essere ottenuto per le spese sostenute per la riqualificazione energetica degli edifici, e consente di ottenere una percentuale delle spese sostenute.
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