
Conte ha rassegnato le sue dimissioni
Il premier è stato colloquio da Mattarella. Potrebbe profilarsi un terzo mandato, con il grande rimpasto “all’italiana” che mette tutti d’accordo
Giuseppe Conte ha rassegnato le sue dimissioni nel corso del Consiglio dei Ministri appositamente convocato. A mezzogiorno è salito al Colle per comunicare la decisione al presidente della Repubblica Mattarella e successivamente è stato ricevuto dal presidente del Senato Elisabetta Casellati. Si apre così ufficialmente la crisi di governo.
E’ già andato via una volta da dimissionario, per tornare subito dopo
Non è però detto che la parentesi politica dell’avvocato pugliese sia chiusa, anzi. Le dimissioni (e il successivo reincarico) sono infatti state l’escamotage che ad agosto del 2019 hanno consentito a Conte di mantenere il suo ufficio invariato. Avviata la crisi da Salvini – formalmente per i “no” dell’opposizione, verosimilmente per gli scenari nefasti di cui era già a conoscenza – si instaurò il Conte bis caratterizzato dall’assenza della Lega e dall’ingresso del Pd. Questa volta – salvo sorprese – ad essere favoriti dovrebbero essere i centristi ed esponenti di Italia Viva.
Che succede ora
Osservatori e commentatori sono quasi tutti concordi nel ritenere che la soluzione “all’italiana”, quella del grande rimpasto dove far entrare l’interesse di ognuno, è la più plausibile. Nessuno ha intenzione di rinunciare al suo posto in un momento in cui il taglio dei parlamentari che si verificherà dalla prossima legislatura diminuirà notevolmente gli scranni a disposizione. Al massimo, si potrebbero verificare dei cambi e qualche nuovo ingresso mentre l’incarico di presidente del Consiglio potrebbe essere affidato a una personalità più refrattaria alle critiche, in un momento in cui Conte è inghiottito passo dopo passo dal dissenso popolare. Chiaro che sarebbe un contentino, non un vero e proprio cambiamento: le agende devono essere portate avanti, e su questo sono (purtroppo) concordi sia da destra che da sinistra.
E l’opposizione?
Definire “opposizione” Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia è sempre più improprio. Basta vedere la comunanza di visioni su temi di attualità come la vaccinazione di massa. Il voto di Camera e Senato sulla fiducia, del resto, dice più di mille ipotesi. Dati in pasto alla credulità popolare il voto all’ultimo minuto di Ciampolillo e le manovre di un Nencini che sta a galla nonostante gli accadimenti del ponte di Genova, quello che è passato inosservato è che alla Camera ben 70 deputati erano “in missione”. Che sarebbe successo se fossero stati presenti (richiamati dai rispettivi partiti e dall’urgenza della situazione) e avessero votato? E al Senato, la maggioranza assoluta di 161 – superato l’ostacolo della Camera – che fine ha fatto?
Gli show che servono a non andare al voto
Le crisi politiche di anno in anno si fanno sempre più lunghe, articolate e complesse. Tutto, pur di non andare al voto e rimettersi al giudizio dei cittadini. Le elezioni per Salvini e Meloni si invocano, ma non si fa nulla per arrivarci. “Mancano i numeri”. Altrettanto ambiguo l’atteggiamento dei berlusconiani, che hanno fatto sapere che non sosterranno “mai” un possibile Conte Ter. Eppure uno dei voti risolutivi incassati da Conte è giunto proprio dalle fila dei fedelissimi del Cavaliere: tradimento o accordo deliberatamente studiato?
OPINIONI
Quello di Mollicone in realtà è un assist ai sostenitori dell’utero in affitto. Se non peggio
La frase del presidente della commissione Cultura della Camera ed esponente di FdI ha scatenato aspre polemiche sia tra i sostenitori della mercificazione del corpo della donna e sia, di contro, in chi ci vede un qualcosa di assolutamente ambiguo e fuori luogo

“L’utero in affitto è un reato più grave della pedofilia”. Lo ha detto questa mattina il presidente della commissione Cultura della Camera ed esponente di FdI Federico Mollicone, ospite di Omnibus di La7. La frase ha scatenato aspre polemiche sia tra i sostenitori della mercificazione del corpo della donna e sia, di contro, in chi ci vede un qualcosa di assolutamente ambiguo e fuori luogo. Per quanto infatti Mollicone si sia affrettato a chiarire che lo sfruttamento di minori indifesi sia “un reato gravissimo”, rimane il mistero dell’utilità del paragone utilizzato.
Si può scomodare un reato che continua a mietere un sacco di vittime – con la compiacenza di tutti i governi che si succedono, compreso quello di Giorgia Meloni – e, in qualche modo, sdoganarlo e quasi scusarlo nell’ottica che ci sia qualcosa di “più grave”? Non sarebbe invece il caso che Fratelli d’Italia, oltre alla lecita battaglia sull’utero in affitto, cominciasse a dissociarsi da uscite assolutamente fuori luogo come quella di Mollicone e Nordio e iniziasse a rispondere a quella parte (tanta) dell’elettorato che anziché dichiarazioni ambigue chiede la punizione immediata di tutti i colpevoli di reati ai danni di bambini e minorenni? Perché fare una cosa non esclude l’altra, e bisognerebbe informare il presidente della Commissione Cultura che non ci sono reati migliori di altri.
Che poi dire una frase come quella pronunciata da Mollicone è come fare un clamoroso autogol, o meglio come dare un assist – cosa che in effetti ha fatto – ai sostenitori della pratica dell’utero in affitto. Messa così, l’ascoltatore medio chiamato a decidere quale reato sia più grave, è quasi tentato a provare più simpatia per la maternità surrogata se dall’altro lato della bilancia ci sono le violenze a danno di malcapitati minori. Insomma secondo gli ideatori di dichiarazioni di questo tipo – ovviamente riprese da tutta la stampa mainstream – il risultato in un modo o nell’altro è sempre garantito, se con risultato si intende il tentativo di normalizzare delle pratiche abominevoli e disumane, oltre che illegali.
POLITICA
Edilizia scolastica, stanziati 936 milioni per 399 istituti. Gli interventi regione per regione

Il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha pubblicato l’elenco di 399 interventi di edilizia scolastica indicati dalle Regioni a seguito dello stanziamento di risorse aggiuntive avvenuto con decreto del Ministro del 7 dicembre 2022 e finanziati con circa 936 mln di risorse nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, immediatamente attuativi.
Gli interventi sono dedicati a messa in sicurezza degli istituti, alla riqualificazione, all’adeguamento sismico e antincendio, all’eliminazione delle barriere architettoniche e sono stati individuati nei Piani presentati dalle Regioni entro lo scorso 17 febbraio. I Comuni e le Province possono avviare subito la definizione delle progettazioni e le procedure per l’appalto dei lavori. Con successivo decreto verranno autorizzati alcuni ulteriori interventi, utilizzando i residui della programmazione (scorri in basso per vedere la tabella con gli interventi, regione per regione).


ESTERI
Cooperazione russo-cinese, annunciata la firma di documenti bilaterali

Il 20 marzo 2023 il presidente cinese Xi Jinping si recherà in visita di Stato in Russia. Durante i colloqui verranno discusse questioni inerenti lo sviluppo del partenariato globale e della cooperazione strategica tra Russia e Cina. In agenda anche la cooperazione russo-cinese sulla scena internazionale. Da parte del Cremlino l’annuncio della firma di “importanti documenti bilaterali”.
POLITICA
Un’altra incongruenza della Riforma Cartabia

Si tratta di una materia tecnica e articolata, ma ha un effetto diretto su centinaia di migliaia di famiglie italiane, quelle cioè che hanno un’esecuzione immobiliare in corso. Una casa in asta, insomma. Solo nel 2022 sono state pubblicate sul Portale di Vendite Pubbliche oltre 191.000 aste, da sommare alle centinaia di migliaia di lotti pubblicati negli anni precedenti e non assorbiti dal mercato. E con il D. Lgs n. 149/2022, attuativo della Riforma Cartabia, cambiano molte cose. Il 30 giugno entrerà in vigore, tra l’altro, una novità che ha un impatto diretto sulle esecuzioni immobiliari. Peccato che ci sia un’incongruenza che potrebbe rendere del tutto nulla la novità. Lo spiega Lucjiana Lozancic, amministratore delegato di Case Italia e Rendimento Etico, società di servizi immobiliari specializzati nella risoluzione del debito.
“Con la riforma Cartabia, il legislatore introduce la “vendita diretta” dei beni esecutati in alternativa alla vendita all’asta “ordinaria”. In parole semplici, chi si è visto pignorare la casa avrà la possibilità di venderla ad acquirenti privati. Lo scopo è coinvolgere l’esecutato nella vendita del bene pignorato. Perché dovrebbe farlo? Semplice: per evitare che, in caso di asta deserta, la casa sia rimessa in vendita a un prezzo inferiore”. Infatti, spiega l’esperta, “la vendita in asta di una casa spesso non risolve i problemi di debito dei proprietari”. I meccanismi delle aste portano spesso alla svalutazione dell’immobile, con il risultato che nella maggior parte di casi la vendita non soddisfa i diritti dei creditori.
“Riteniamo che la vendita diretta potrebbe rappresentare un’alternativa interessante per la persona con la casa in asta. Inoltre, la riforma vorrebbe tutelare i creditori dalla svalutazione del bene. Peccato che la vendita diretta al momento risulti “monca”. Infatti, chiunque voglia presentarsi a un’asta, sa che vi è la possibilità di offrire fino al 25% in meno rispetto al prezzo base d’asta, partecipando con un’offerta minima. Se l’acquirente acquista direttamente dall’esecutato, stando alle interpretazioni attuali della riforma, deve corrispondere il prezzo base. Insomma: non gli conviene”.
“E questo dettaglio – prosegue Lozancic – fa la differenza: potrebbe rappresentare un passo indietro per la risoluzione definitiva del debito. Riteniamo che per la risoluzione del debito l’attività dei professionisti in grado di trattare direttamente con i creditori, continuerà ad essere indispensabile anche dopo l’attuazione della riforma, anche perché cercare una soluzione professionale PRIMA che la casa vada all’asta è sempre preferibile e spesso anche possibile”.
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