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Jerry L. Spivack è un ematologo che lavora a Baltimora, nel Maryland. Non esattamente un medico “disertore”, o un “cospirazionista”. La sua professione di esperto di malattie del sangue si svolge all’interno del polo specialistico dello Johns Hopkins Medicine, che fa parte del centro che dallo scorso gennaio dirama i dati ufficiali sulla “pademia” da coronavirus.

Martedì l’esperto è stato interpellato dal New York Times sul decesso del dottor Gregory Micheal, il ginecologo 56enne di Miami presumibilmente deceduto a seguito della somministrazione di un preparato sperimentale “anti-covid”. Micheal, si legge in un articolo di Denise Grady e Patricia Mazzei, “ha ricevuto il vaccino al Mount Sinai Medical Center il 18 dicembre ed è morto 16 giorni dopo per un’emorragia cerebrale. Sua sua moglie, Heidi Neckelmann, ne ha scritto sui social.

Poco dopo aver ricevuto il vaccino, il dottor Michael ha sviluppato una forma estremamente grave di una condizione nota come trombocitopenia immunitaria acuta, che ha impedito al suo sangue di coagulare correttamente. Secondo il racconto della moglie, il medico aveva “macchie” di sangue nella pelle, in prevalenza sotto le mani e sotto i piedi. La diagnosi dopo il ricovero, ha poi mostrato l’assenza di piastrine, componenti del sangue che servono alla sua coagulazione.

Stando a quanto riferisce la moglie, il medico deceduto era in perfetta salute: “Era sano e attivo – ha raccontato – non fumava e non prendeva farmaci. Ha sempre indossato la mascherina” e, paradossalmente, sarebbe morto proprio a causa di un preparato assunto pensando di proteggersi dal covid.

A stroncarlo, “un ictus emorragico che gli ha tolto la vita in pochi minuti”, racconta la donna che ha ricordato il lavoro dei medici che lo hanno tenuto in stretta osservazione per giorni tentando invano di aumentare la conta delle piastrine. “Non lasciate che la sua morte sia inutile – è stato l’appello che ha affidato ai social – ma salvate più vite diffondendo queste informazioni. Le persone dovrebbero essere consapevoli che gli effetti collaterali possono verificarsi. Il vaccino non è un bene per tutti e in questo caso ha distrutto una bella vita e una famiglia perfetta“.

Il dottor Gregory Micheal, stroncato da una malattia auto-immune dopo la somministrazione del vaccino Pfizer-Biontech | Rec News dir. Zaira Bartucca
Il dottor Gregory Micheal, stroncato da una malattia auto-immune dopo la somministrazione del vaccino Pfizer-Biontech

Sull’episodio stanno indagando le autorità sanitarie, agenzie locali e federali. “Diversi esperti – si legge sempre sul NYT – hanno affermato che il caso era insolito, ma che poteva essere una grave reazione al vaccino“. I dati relativi alla morte del medico sono stati trasferiti dal Dipartimento della Salute della Florida ai Centers for Disease Control and Prevention per le indagini. Rilievi sono in corso anche da parte dell’Ufficio del Medico Legale della Contea di Miami-Dade.

Pfizer, l’azienda produttrice del preparato che è stato inoculato al medico, ovviamente ha smentito ogni tipo di coinvolgimento con il decesso, affermando che “non sono stati identificati segnali di sicura correlazione negli studi clinici con la tecnologia utilizzata per produrre il vaccino”. Com’è noto, sia Pfizer-Biontech che Moderna (acronimo che sta per MODified RNA, modificare l’RNA) utilizzano una tecnologia in grado di agire sui geni. La malattia che ha colpito il dottor Micheal è di tipo auto-immune, così come lo sono alte patologie notoriamente considerate “reazioni avverse da vaccino” (nell’articolo, pareri dei dottori Redwood e Offit).

Il corpo, in pratica, andrebbe in tilt a seguito dell’introduzione di sostanze in grado di interagire con le cellule e con la produzione di determinate proteine, e non riuscendo in alcuni casi a riconoscere la “fonte” di determinati messaggi, finirebbe con l’attaccare sé stesso.

Queste eventualità in Italia sono state spiegate scientificamente dalla dottoressa Barbara Balanzoni, anestesista, rianimatore, Ufficiale medico dell’Esercito italiano e parte dello staff di Medici senza Frontiere. Il dottor Spivack della Johns Hopkins Medicine, per tornare al discorso di partenza, ha detto che sia “una certezza medica che il vaccino fosse correlato. Sarà un evento raro – ha affermato – ma è successo e potrebbe succedere di nuovo”.

L’esperto – scrivono le giornaliste Grady e Mazzei che ne hanno raccolto l’intervento – “ha descritto le reazioni come “idiosincratiche”, nel senso che colpiscono determinati individui senza nessuna ragione specifica, probabilmente sulla base di tratti genetici sconosciuti, e non c’è modo di prevedere se qualcuno è suscettibile“. In pratica, quello che è successo al dottor Micheal potrebbe accadere a qualunque soggetto, comprese persone in perfetta salute. “Se si vaccinano le persone – ha detto Spivack – queste cose succederanno“.

A detta del medico della Johns Hopkins Medicine, le evidenze in grado di collegare la morte del dottor Micheal all’inoculazione del vaccino sono almeno due: anzitutto, il fatto che l’uomo fosse molto più giovane e sano della media di persone che sviluppano la trombocitopenia immunitaria acuta. Secondo, il fatto che la maggior parte delle persone che contraggono la malattia auto-immune sono donne: “Un caso improvviso in un uomo, specialmente in uno relativamente giovane e sano – ha spiegato Spivack – suggerisce un fattore scatenante recente“.

Secondo Lyn Redwood, presidente della Children’s Health Defense, la malattia in esame è un “noto evento avverso associato alle vaccinazioni. Il vaccino più spesso implicato è il vaccino morbillo-parotite-rosolia”.

Quanto affermato da Redwood è confermato dal dottor Paul Offit, esperto di vaccini e malattie infettive presso il Children’s Hospital di Filadelfia, il quale ha affermato che i vaccini contro il morbillo sono noti per causare lo stesso problema di coagulazione, che si verifica secondo le stime una volta ogni 25mila casi. Se sembrano pochi, bisogna ricordare che si tratta di morti evitabili, che non si sarebbero verificate senza il vaccino.


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Nuovo studio, nuovi rischi associati ai vaccini a mRNA Covid 19. ALI: “Sospendere le somministrazioni”

di Avvocati Liberi

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Nuovo studio, nuovi rischi associati al vaccino a mRNA Covid 19. ALI: "Sospendere le somministrazioni" | Rec News dir. Zaira Bartucca

Un nuovo studio del chimico italiano Gabriele Segalla è stato pubblicato in peer-review sulla rivista scientifica americana International Journal of Vaccine Theory, Practice, and Research (IJVTPR), con il titolo “Citotossicità Apparente e Citotossicità Intrinseca dei Nanomateriali Lipidici Contenuti in un Vaccino a mRNA Covid-19”. Qui è pubblicata una traduzione di cortesia in italiano dello studio scientifico

Tale studio rivela i gravi e palesi errori contenuti nel rapporto ufficiale di valutazione scientifica di EMA (European Medicines Agency) del 19 febbraio 2021, con cui era convalidata l’immissione sul mercato europeo del vaccino Comirnaty della Pfizer/ BioNTech, cioè di un preparato medicinale imperfetto e inadatto all’inoculazione intramuscolare. Il nuovo Studio del dott. Segalla, che fa seguito a quello 26 gennaio 2023 (riassunto nel docu-video “Il
vaccino di Pandora” realizzato da ArtistDocu Production di Firenze, https://vimeo.com/797934237), dimostra la tossicità e la pericolosità dei nanomateriali lipidici che veicolano l’mRNA e le gravi responsabilità di EMA nell’autorizzare la somministrazione di farmaci che risultavano non conformi e tossici dalla stessa documentazione presa in esame. EMA sapeva o, quantomeno, non poteva non sapere.

Numerosissimi sono gli studi su possibili effetti genotossici dei lipidi ionizzabili contenuti nei vaccini a RNA ma, ciononostante, l’EMA, nel suo rapporto di valutazione del 19 febbraio 2021, sorprendentemente afferma: “Non sono stati condotti studi di genotossicità o cancerogenicità. I componenti della formulazione del vaccino sono lipidi e RNA che non dovrebbero avere un potenziale genotossico”. (EMA/707383, 2021, p. 55)

Ed ancora: “secondo le linee guida, non sono stati eseguiti studi di genotossicità o cancerogenicità. Non si prevede che i componenti del vaccino (lipidi e mRNA) abbiano un potenziale genotossico. Ciò è ritenuto accettabile per il CHMP. 1” (EMA/707383, 2021, p. 56). Ciò è falso, e la falsità risulta documentata. Lo studio di Segalla ha evidenziato un altro pericolo, taciuto sia dal fabbricante che da EMA, che riguarda la stessa piattaforma mRNA: i lipidi ionizzabili utilizzati per la formazione delle nanoparticelle che veicolano l’mRNA, sebbene apparentemente neutri ed innocui, una volta introdotti e rilasciati all’interno della cellula, attraverso un meccanismo di tipo “cavallo di Troia”, assumono una elevata carica elettrica positiva, rivelando così tutta la loro citotossicità intrinseca e il loro potenziale distruttivo intracellulare.

I principali rischi collegati all’uso eccessivo di nanomateriali di questo tipo sono la loro tossicità dose dipendente, l’epatotossicità e l’infiammazione polmonare, attraverso il rilascio di specie reattive dell’ossigeno e l’aumento dei livelli intracellulari di calcio, o l’emolisi, cioè la rottura o la distruzione dei globuli rossi, l’attivazione del sistema immunitario con conseguente pseudoallergia, risposte immunologiche acute che possono portare a shock anafilattico, infiammazioni in organi non previsti dal suo destino biologico (es. cervello, placenta e testicoli), conseguenze tossicologiche tra cui effetti genotossici, la morte cellulare [apoptosi], il blocco dei piccoli vasi sanguigni e linfatici, il rischio dell’insorgere di tumori (inclusa la leucemia), il rischio di errori di traduzione dell’RNA e di mutazioni del DNA, oltre il superamento dei limiti alla dose tollerabile con “richiami” ripetuti frequentemente che evoca un rischio molto grave per la salute pubblica.

Ecco perché l’omissione di studi approfonditi e a lungo termine nelle appropriate sedi istituzionali, cliniche e forensi, anche in relazione ad eventuali nessi causali o concausali e l’ampia eterogeneità patologica di eventi avversi gravi o letali che si sono verificati e si stanno ancora verificando in conseguenza delle vaccinazioni anti covid, associati al rifiuto delle Istituzioni di prendere atto della grave situazione in cui versa una parte rilevante della popolazione vaccinata, costituisce un crimine contro la salute pubblica.

Per questo Avvocati Liberi, seguendo le evidenze scientifiche richiamate ed osservando il principio di precauzione, si associa all’appello di interruzione immediata della somministrazione e commercializzazione di tali farmaci, con la promessa di continuare a tutelare la salute pubblica e individuale in ogni sede, anche nell’UE, denunciando alla Procura europea l’EMA ed i diretti responsabili dell’avvelenamento dei popoli.

IL 10° COMANDAMENTO DEL CODICE DI NORIBERGA
“Durante l’esperimento lo scienziato responsabile deve essere pronto a interromperlo in qualunque momento se indotto a credere che la continuazione dell’esperimento comporterebbe probabilmente lesioni, invalidità o morte per il soggetto umano

Roma lì 26 Ottobre 2023
Avvocati Liberi

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SPECIALI

A settembre la Giornata per ricordare le persone decedute e rese disabili dai vaccini

Gli eventi promossi da Condav Odv. A Palazzo Santa Chiara a Roma cerimonia in memoria dei morti da vaccino, poi convegno e dibattito

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Flop vaccino, uno dei più quotati provoca "lesioni gravi" nel 20 per cento dei testati | Rec News dir. Zaira Bartucca

Si terrà sabato 10 settembre dalle 12.30 alle 17.30 la XIX Giornata per ricordare le persone decedute o rese disabili dai vaccini promossa da Condav Odv. Gli eventi si svolgeranno presso Palazzo Santa Chiara (Piazza di Santa Chiara n.14) a Roma.

Per le 12.30 è previsto il saluto del presidente Condav Nadia Gatti, per le 13.00 la lettura della preghiera in ricordo dei morti a seguito di somministrazione vaccinale.

Dalle 13.20 il Convegno “Covid e vaccini fra ricatti e imposizioni: il sottile confine fra verità e inganno”. Alle 16.45, in conclusione, il dibattito con il pubblico presente.

Rec News dir. Zaira Bartucca – recnews.it

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VACCINI

Schiaffo alla memoria del sottufficiale Paternò: deceduto “a causa del vaccino”, la Procura archivia. Ma i dubbi rimangono

Il militare aveva contratto il covid. Non aveva sintomi, ma si era prestato alla vaccinazione in seguito alle disposizioni del ministero della Salute e del Cts, che stabilivano che le Forze dell’Ordine fossero classe prioritaria da vaccinare. Avrebbe potuto contare sugli anticorpi naturali? Se non avesse aderito alla campagna vaccinale, oggi Paternò sarebbe ancora vivo?

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"Voglio Giustizia, voglio sapere se a provocare la morte di mio marito sia stato il vaccino". Caterina Arena parla della morte sospetta di suo marito, il militare Stefano Paternò | RN dir Zaira Bartucca

Stefano Paternò, sottufficiale della Marina, è uno dei tanti militari che si sono prestati alla somministrazione del siero sperimentale “anti-covid” in forza alle disposizioni del ministero della Salute e del Cts. Uno dei tanti che dopo l’iniezione ha iniziato un breve e fulmineo calvario, che lo ha portato nel giro di poco al decesso. La moglie, Caterina Arena, lo scorso anno ha iniziato una battaglia legale per chiedere giustizia e per individuare responsabilità precise per quello che è accaduto al marito. Giovane, sano, aveva contratto una forma di covid che non gli provocava sintomi (“soggetto positivo asintomatico” lo ha definito il procuratore Sabrina Gambino), e forse avrebbe potuto contare sugli anticorpi naturali.

Ma il vaccino ha stravolto nel giro di poco la sua esistenza e quella della sua famiglia. Per Caterina Arena in questi giorni è arrivata la doccia fredda: secondo la Procura di Siracusa, pur essendoci correlazione, non ci sono responsabili perché – in soldoni – Paternò si è fatto vaccinare tenendo conto “delle prescrizioni delle massime autorità nazionali”. Se, insomma, ci è cascato – sembra di leggere in controluce al provvedimento di archiviazione – è un suo problema. Certo non di Speranza, dei virologi che invitavano alla vaccinazione di massa in nome di un virus che si poteva curare anche con l’aspirina: oggi, quando è ormai tardi, lo ammette anche il virologo Bassetti.

Ma i punti sono due: Paternò avrebbe potuto essere ancora vivo se non si fosse prestato alla somministrazione del vaccino? E in cosa è realmente consistito l’accordo intercorso tra il governo Conte, AstraZeneca e l’amministratore delegato dell’azienda Lorenzo Wattum, scagionato da ogni responsabilità? Esisteva l’obbligo di piazzare un certo numero di dosi in forza di accordi commerciali che poi si sarebbero ripercossi su chi, come Paternò, è corso all’Hub non in quanto soggetto fragile, ma per rispondere ai moniti martellanti delle istituzioni e per scongiurare il rischio annunciato di perdere il posto di lavoro? Domande che non sembrano aver sfiorato gli inquirenti, che hanno deciso di liquidare la morte del sottufficiale con un’archiviazione che non può che sollevare domande sulle reali responsabilità insite alla campagna vaccinale.

Rec News dir. Zaira Bartucca – recnews.it

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VACCINI

I “vaccini” a mRNA saranno (finalmente) analizzati

La decisione del Tribunale di Pesaro, che potrebbe aprire un nuovo capitolo per i danneggiati che tentano invano di rivalersi per le lesioni e per i danni subiti in seguito alla somministrazione e dopo la sperimentazione umana promossa dai governi Conte e Draghi

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I "vaccini" a mRNA saranno (finalmente) analizzati | Rec News dir. Zaira Bartucca

Il Tribunale di Pesaro ha disposto l’analisi dei cosiddetti “vaccini anti-covid” a mRNA. La decisione è scaturita dalla vicenda di un libero professionista che, contratto il virus, si era rifiutato di farsi iniettare il siero genico. Dall’esercizio della libertà di scelta era però scaturita una illegittima limitazione della libertà di circolazione e, perfino, una sanzione, di fronte a cui il 50enne ha deciso di fare ricorso davanti al giudice civile.

Da qui, l’accoglimento da parte del Tribunale dell’istanza ricevuta: i periti dovranno ora accertare da cosa sono realmente composti i vaccini a mRNA. Da lì in poi si potrebbe aprire un nuovo capitolo per i danneggiati che tentano invano di rivalersi per le lesioni e i danni subiti in seguito alla somministrazione e dopo la sperimentazione umana promossa dai governi Conte e Draghi.

“Volevamo capire – ha detto il legale del denunciante al Messaggero – se il consenso informato alla cui firma sarebbe obbligato sia compatibile con l’obbligatorietà, se siano presenti eccipienti ad uso non umano o dannosi per la salute o enzimi già ritrovati in analisi recentemente pubblicate”. Casi analoghi a quello di Pesaro stanno proliferando un po’ ovunque in Italia.

Rec News dir. Zaira Bartucca – recnews.it

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