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Su richiesta del procuratore distrettuale della contea di Luzerne Stefanie Salavantis, l’Ufficio del procuratore degli Stati Uniti insieme al Federal Bureau of Investigation (Fbi) ha avviato un’indagine sulle segnalazioni di potenziali problemi con un piccolo numero di schede elettorali per corrispondenza presso il consiglio elettorale di Luzerne County.

La Contea della Pennsylvania, assieme agli altri “Swing States“, è considerata da sempre come una sorta di termometro nell’ambito delle presidenziali. E’ per questo che la controversia e la sparizione di determinati voti (proprio quelli dei militari, considerati cruciali) assume un sapore particolare nell’ambito del duello tra Donald Trump e “sleepy” Joe Biden, già travolto dagli scandali che riguardano i democratici che il mainstream tenta di nascondere.

Da lunedì – fanno sapere i federali – il personale dell’FBI che lavora insieme alla Polizia di Stato della Pennsylvania ha condotto numerose interviste e ha recuperato e esaminato alcune prove fisiche. I funzionari elettorali nella contea di Luzerne sono stati cooperativi. A questo punto possiamo confermare che un piccolo numero di schede militari è stato scartato. Gli investigatori hanno recuperato nove schede in questo momento. Alcuni di questi voti possono essere attribuiti a elettori specifici e altri no. Tutti e nove i voti sono stati espressi per il candidato alla presidenza Donald Trump“.

“La nostra indagine rimane in corso e ci aspettiamo di condividere le nostre scoperte aggiornate con i funzionari della Contea di Luzerne più tardi oggi. È dovere vitale del governo garantire che ogni voto espresso correttamente sia conteggiato“, hanno concluso gli inquirenti statunitensi.

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Scandali, presunti decessi, arrivi e partenze. Il lavorìo per far cadere la Monarchia in Gran Bretagna

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Scandali, presunti decessi, arrivi e partenze. Il lavorìo per far cadere la Monarchia in Gran Bretagna | Rec News dir. Zaira Bartucca

E’ un brutto momento per la corona britannica. E, si direbbe, nulla è casuale. L’elezione di Carlo III ha dato il “la” – oltre che a un regno a guida maschile – alle mire di chi non vede di buon occhio la monarchia. E’ infatti con Carlo – sovrano flemmatico e poco carismatico – che si stanno di giorno in giorno moltiplicando le manifestazioni di chi chiede – a torto o a ragione – una nuova forma di governo per la Gran Bretagna.

Un modo per farle pagare l’uscita dall’Europa? O la conseguenza prevedibile della scomparsa di Elisabetta II? Non si sa ma quel che è certo è che anche a quelle latitudini i burattinai si stanno dando un gran da fare. Pianificando e diramando un comunicato clamoroso dietro l’altro, poi ripresi a ruota dai social: la malattia di Carlo, il ritorno a Corte dell’amico di Epstein Andrea e, adesso, perfino il decesso di Kate Middleton.

Quanto ci sia di vero è difficile saperlo. Quel che è certo è che l’obiettivo delle fughe di notizie – vere o presunte tali – è quello di restituire l’immagine di un regno debole, che si smantella ogni giorno di più a colpi di esternazioni tutt’altro che casuali.

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Canada, proposta
di legge di Trudeau
per silenziare il dissenso online

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Canada, proposta di legge di Trudeau per silenziare il dissenso online | Rec News dir. Zaira Bartucca

Che Justin Trudeau, il primo ministro canadese, non fosse un campione in fatto di libertà garantite lo si era capito nel periodo covid, quando aveva promosso lockdown, Green Pass e vaccinazioni di massa. Adesso a certificare quest’ansia di controllo è arrivata una proposta di legge sui social media che si chiama Online Harms Act, che dietro gli apparenti buoni propositi nasconderebbe la volontà di silenziare il dissenso online, sempre maggiore dopo le scelte impopolari assunte da Trudeau.

Secondo Fox News la proposta scaturita dal disegno di legge del ministro alla Giustizia Arif Virani, consentirebbe di punire una persona prima che abbia commesso un reato, sulla base di informazioni quali la recidività del soggetto e il suo comportamento. Un’applicazione di quella Giustizia predittiva di cui si sente parlare sempre più spesso. “Un giudice provinciale – hanno rimarcato dall’emittente statunitense – potrebbe imporre gli arresti domiciliari o una multa se ci fossero ragionevoli motivi per credere che un imputato commetterà un reato.”

Una proposta che non ha frenato il dissenso online in Canada ma, anzi, lo ha aumentato, come raccontano le esternazioni di alcuni utenti alla notizia del prosieguo dell’iter del disegno di legge C – 63, pubblicato a febbraio e dal cui testo si è giunti all’Online Harms Act. “Riposa in pace libertà di parola”, ha scritto un utente canadese, mentre un altro ha ipotizzato che il primo ministro voglia assumere “un ruolo da dittatore”.

La versione del governo canadese

Ovviamente – come dicevamo – non sono mancate le giustificazioni da parte del governo canadese, che non vorrebbe altro che “frenare l’incitamento all’odio online”. E, a questo fine, starebbe facendo scandagliare i contenuti che conterrebbero “estremismo” e “violenza” e quelli dannosi per i minori. Cosa Trudeau intenda per “estremismo” e “violenza” non è però chiaro, né cosa consideri dannoso per i minori, giacché nei fatti a eccezione di molti post di dissenso silenziati tutto è rimasto praticamente immutato. E se tanti sono stati i proclami del governo canadese per proteggere i bambini dallo sfruttamento online, nei fatti nulla è stato fatto per rendere più attiva la macchina della giustizia quando si tratta di punire molestatori, pedofili e altre categorie che inquinano la rete.

Un recente sondaggio dell’Istituto Leger, del resto, ha rilevato che meno della metà dei canadesi pensa che l’Online Harms Act si tradurrà in un’atmosfera più sicura online. Parte degli interpellati hanno infatti detto di essere “diffidenti” nei confronti della capacità del governo di proteggere la libertà di parola.

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Il record di Biden suggellato da un report. In una cosa ha superato Trump, Biden e Obama

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Il record di Biden suggellato da un report. In una cosa ha superato Trump, Biden e Obama | Rec News dir. Zaira Bartucca
JIM WATSON/AFP via Getty Images

Un rapporto di questo fine settimana pubblicato dal New York Post ha osservato che solo nel 2023 il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha trascorso 138 giorni in vacanza in luoghi come Rehoboth Beach nel Delaware o a Camp David. Questo significa che Biden non solo si è dimostrato incurante degli scandali che stanno travolgendo la sua famiglia e il figlio Hunter in particolare, ma anzi ha speso più di un terzo dell’anno – il 37%, per la precisione — a non lavorare.

Questa tendenza non è nuova per Biden, anzi è un qualcosa che è iniziato nel 2021 ed è continuato nei due anni successivi. Nel corso della sua presidenza, secondo il Comitato nazionale repubblicano (RNC), Biden ha trascorso ben 417 giorni in vacanza. Attualmente si trova a St. Croix, nelle Isole Vergini, per festeggiare il Capodanno.

Un rapporto del New York Post ha osservato che ogni anno il presidente Biden ha preso più giorni di vacanza lontano dalla Casa Bianca rispetto ai suoi predecessori – Trump, Barack Obama e George W. Bush – durante le loro intere presidenze. Trump si è assentato dalla Casa Bianca 132 giorni in quattro anni. Bush ha trascorso 100 giorni del suo mandato nel suo ranch in Texas, mentre Obama, osserva il rapporto, ha passato 38 giorni lontano dagli impegni istituzionali.

L’ex presidente Donald Trump – in corsa per le presidenziali del 2024 – ha puntualizzato che il record mostra la lontananza di Biden dagli impegni assunti, e che lo stare continuamente in spiaggia impedisce al presidente in carica di compiere qualunque lavoro effettivo per il Paese. Anche se – è il commento ironico affidato ai giornalisti – la lontananza dai suoi uffici non è necessariamente negativa: “Se solo Biden fosse andato in quella spiaggia dove va così tanto e si fosse seduto lì cercando di sollevare la sedia, che pesa circa tre once, allora le cose sarebbero andate meglio per il Paese. Almeno non avrebbe distrutto il lavoro dei suoi predecessori”, ha detto Trump di recente.

I commenti sono arrivati durante l’ultima intervista di oltre due ore rilasciata a Breitbart News lo scorso giovedì dalla sua dimora di Mar-a-Lago, nel sud della Florida.

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Viale del tramonto per i Biden

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Viale del tramonto per i Biden | Rec News

Non è un buon momento per i Biden, tra la richiesta di impeachment avanzata dai repubblicani che pende sul capo di Joe e l’incriminazione di Hunter. Quest’ultimo – già al centro di vicende opache come i rapporti di interesse con l’azienda ucraina Burisma – è destinatario di tre capi di accusa che riguardano, stando all’atto depositato presso la corte federale del Delaware, la detenzione di un revolver, il consumo di droghe e alcune false dichiarazioni.

Non solo. Hunter Biden è anche il perno di diverse indagini per reati fiscali e si trova attualmente sotto inchiesta per la violazione della legge sui lobbisti che operano per conto di entità straniere. Rec News ha scritto di questo ultimo aspetto ben tre anni fa, quando ha riportato in esclusiva il contenuto del rapporto Kamenar e ha svelato il progetto Truman e la Blue Star Stategies.

Una valanga che, nonostante il tentativo dei democratici americani di minimizzare, ha travolto e sta travolgendo i vertici del partito. Questa volta la cintura di contenimento dei media mainstream – che già tentano di fare di Hunter un martire e parlano di “mancanza di prove” – potrebbe non bastare. Intanto il presidente della Camera Kevin McCarthy ha autorizzato l’avvio del processo di impeachment ufficiale contro Joe Biden.

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