Milano “come Bibbiano”, procedimento disciplinare per un’assistente sociale
Dopo la segnalazione di un papà al CNOAS, è scattata la misura a carico di Silvia De Lorenzi per la presunta violazione di due articoli del Codice Deontologico. Secondo il genitore avrebbe redatto relazioni false
Non c’è solo Bibbiano quando si parla di allontanamenti ingiusti di minori dai loro nuclei familiari, di relazioni false e in alcuni casi sparsi qua e lá in Italia, di abusi. Il vaso di Pandora milanese, per esempio, l’ha scoperchiato in questi mesi Rec News (di seguito gli altri articoli) e sembra che ora la matassa stia per essere sbrogliata. Lo scorso 18 giugno è stato aperto un procedimento disciplinare a carico di Silvia De Lorenzi, l’assistente sociale già indagata per diversi possibili reati tra cui falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale, calunnia e indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato.
Stando a quanto dichiarato da diversi genitori, l’interessata avrebbe redatto delle relazioni false, che negli anni sarebbero state la causa dell’ingiusto allontanamento di diversi bambini e bambine dalle loro famiglie. È un papà – il 31 gennaio di quest’anno – a inviare una segnalazione all’Ordine degli Assistenti Sociali, come riportato dal documento (firmato dalla Presidente facente funzione Francesca Megni) in cui si dà conto dell’avvio del procedimento disciplinare.
“Quanto contenuto nella segnalazione – scrive il Consiglio Territoriale di Disciplina del CNOAS – descrive fatti ed episodi ritenuti di rilevanza disciplinare ai fini del procedimento. Il segnalante – procede il documento – dichiara che l’assistente sociale ha prodotto relazioni con contenuti falsi, attribuendo comportamenti delittuosi all’esponente”.
Possibili comportamenti su cui l’assistente sociale De Lorenzi è stata chiamata a dare spiegazioni, e di cui – riferiscono i bene informati – dovranno dare conto anche alcuni legali compiacenti che hanno tentato di favorire l’insabbiamento delle denunce dei genitori danneggiati. Lo scorso 12 giugno, intanto, l’assistente sociale ha deposto una memoria in cui spiega le sue ragioni, ma la discolpa non è stata ritenuta bastevole dall’Ordine di appartenenza per evitare il procedimento disciplinare.
“Non ci sono – scrive il Collegio – elementi sufficienti ed esaustivi per una valutazione”. È scattato, dunque, il procedimento disciplinare a carico dell’assistente sociale per la presunta violazione degli articoli 26 e 30 del Titolo V (Capo I) del Codice deontologico. L’atto è stato dichiarato immediatamente esecutivo. Il procedimento, si legge, dovrà concludersi entro 540 giorni dalla data dell’atto, cioè a decorrere dal 18 giugno 2020.
INCHIESTE
Bambini strappati, un padre racconta a Rec News la sua odissea
Dopo quattro anni “Giulia”, torna a casa dal papà, ma rimane affidata agli assistenti sociali. E’ una delle storie che provengono dall’altra Bibbiano, quella ancora lontana dai riflettori
Quando il signor Leonardo (nome di fantasia) ci racconta quello che ha dovuto sopportare a causa di una realtà controversa che strappa i figli dai nuclei familiari – spesso, dice, senza motivo – è un fiume in piena. Vuole condensare date, avvenimenti, documenti (ce ne mostra a decine), relazioni “false” degli assistenti sociali. Vuole tracciare una linea tra quello che è stato e quello che non deve più accadere, cioè che un padre perda quasi totalmente i contatti con la propria bambina per quattro anni.
Le relazioni false
Una vicenda dolorosa, che riporta alla memoria i fatti di Bibbiano – è di oggi la notizia di 24 rinvii a giudizio – e le falsità confezionate da chi dovrebbe tutelare le famiglie anziché distruggerle. Anche Leonardo ha avuto la sua fetta di “ingiustizie”, tanto che ora è coinvolto in ben sei procedimenti giudiziari come parte offesa. Tra i reati contestati a chi avrebbe dovuto limitarsi a fornire supporto provvisiorio alla famiglia ci sono falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale, calunnia e indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato.
Le assistenti sociali danno per buone le dichiarazioni dell’ex moglie, donna che abusa di droghe e psicofarmaci
La storia di Leonardo è singolare. Marito di una donna problematica da cui si era separato già prima del sopraggiungere di una “controversa dottoressa”, a causa del passato della moglie si ritrova al centro di una vicenda che definire kafkiana è riduttivo. E’ il 2016 quando il Tribunale per i minorenni di Milano pone il suo suggello sulla decisione dell’allontanamento di sua figlia, una bimba che allora aveva appena 9 mesi che chiameremo Giulia. Le assistenti sociali, in soldoni, danno per buone le rimostranze della problematica ex moglie, avvezza ad abusare di droghe e psicofarmaci, come riscontrato dalle stesse operatrici previe analisi. L’ex moglie, spiega Leonardo, fornisce elementi a causa delle patologie mentali di cui è affetta, e di cui le operatrici sono a conoscenza anche per il solo fatto di essere osservatrici oculari.
“Hanno inventato di tutto, scrivevano senza aver verificato nulla”
Ma Leonardo deve diventare quello che fa festini in casa davanti alla figlia piccola e costringe perfino l’ex moglie a procacciargli le sue frequentazioni, o quello che lascia la propria abitazione nel degrado. “Hanno inventato di tutto”, mastica amaro, “ma la cosa più bella è che io queste assistenti non le ho quasi mai viste. Ne ho incontrata una volta una per pochi minuti. Non mi hanno mai chiesto nulla, non hanno mai verificato nulla. Scrivevano relazioni da altre città, come se fossero i copioni di un film”. Un girone infernale, intavolato il quale Leonardo per quattro lunghi anni potrà vedere sua figlia per tre ore a settimana, nel cosiddetto “spazio neutro”.
Nessuno, nemmeno i parenti, doveva avere la figlia in affido temporaneo
Falsità che al nucleo familiare di Leonardo – tutto incentrato al benessere del parente separato e della sua bambina – sono costati tanti dispiaceri: a partire dai nonni della piccola e degli stessi zii, dipinti come persone che necessitavano di urgenti e dettagliate perizie psichiatriche o riguardanti l’uso di sostanze stupefacenti. Ma perché? Perché “nessuno – spiega Leonardo – doveva avere Giulia in affido temporaneo: qualcuno voleva finisse a tutti i costi in una struttura. Non me lo spiego. A casa stava benissimo, ho chiamato le assistenti pensando di proteggerla dalla madre, lei sì problematica. Invece me l’hanno portata via”.
Dopo un’odissea lunga quattro anni Giulia Torna a casa, ma rimane affidata agli assistenti sociali
Dopo quattro lunghi anni l’odissea di Leonardo sembra volgere al termine, anche se dovrà affrontare ancora tante vicende giudiziarie in qualità di danneggiato e anche se ha perso tanti momenti della crescita di sua figlia. A gennaio di quest’anno, il Tribunale dei minorenni di Milano decreta che la sua piccola – quella che secondo le relazioni di un’altra assistente sociale cercava di continuo l’affetto di un padre in realtà premuroso – può tornare a vivere con lui. Ma l’ombra che quello che è successo possa riaccadere rimane: inspiegabilmente, non gli è stata restituita la completa potestà genitoriale, anche se successive relazioni diverse da quelle incriminate hanno parlato di un padre in grado di badare a tutti i livelli alle necessità della sua piccola, cucinando per lei e facendola vivere in un ambiente sereno e confortevole in cui non mancano giochi e attenzioni.
Il business degli affidi: se “Giulia” è a casa, perché lo Stato spende per mantenerla in una struttura dove in realtà non c’è?
Ma niente, la minore rimane affidata al Comune in cui risiede o – eventualmente – a quello in cui ricadrà in caso di trasferimento. Di tornare sotto le ali protettive del papà, vittima di ingiustizie cui ancora non è stato posto rimedio – neanche l’idea. Come a Bibbiano, l’affido alle strutture – anche laddove non ce n’è bisogno o dove, come in questo caso, non avviene proprio – frutta.
ATTUALITA'
Una manifestazione per dire no alle “altre Bibbiano” d’Italia (gallery)
Il dolore, la rabbia e lo stupore di vedersi strappare via un figlio o una figlia senza motivo. Tanti genitori riuniti a Milano, tante storie con un’unico denominatore: “Chi tace è complice”
Una mattina ti svegli e ti vedi piombare in casa l’assistente sociale che avevi avuto l’imprudenza di contattare per chiedere aiuto. Ti ritrovi senza figlio, magari perché in casa sistemavi le scarpe in un modo che alla dottoressa non piaceva. Oppure, separato, ti vedi strappare la figlia piccola da casa o dall’asilo senza che tu sappia nulla, perché l’assistente sociale ha deciso che sei un drogato, e lo ha messo nero su bianco in una relazione falsa, come quelle di Bibbiano.
Sono storie come queste a legare i genitori che ieri hanno deciso di far sentire la loro voce in Piazza Cadorna, a fianco del Tribunale dei Minori di Milano. Storie difficili, raccontate da occhi che sanno farsi coraggio, ma che non sanno nascondere l’incredulità e il dolore. Sono sguardi di madri e padri tenaci che non si rassegnano, e che non ce la fanno a nascondere un interrogativo: “Perché?”. Perché il numero dei “figli strappati” cresce di giorno in giorno, provocando una ferita profonda che attraversa tutto lo Stivale?
Perché lo Stato “si appropria dei figli”, dicono i manifestanti, e anziché aiutare le famiglie che, sì, magari hanno qualche disagio economico o qualche problema (chi non ne ha?) le devasta con separazioni che provocano shock insanabili nei genitori ma soprattutto nei minori? Gli interrogativi che si sentono in piazza Cadorna sono tanti. Chi pagherà? Quando queste persone saranno richiamate alle proprie responsabilità? A che punto è il lavoro dei “bracci” della Legge, cui centinaia di genitori in tutta Italia hanno affidato fiumi di denunce e di querele? E soprattutto, quando torneranno a casa i bimbi “ostaggio” di strutture e di assistenti sociali che – sono in grado di dimostrare tante mamme e tanti papà – nell’ambiente domestico hanno sempre trovato un luogo accogliente e sereno?
“Anche per questo Natale sarò senza mio figlio. Lo hanno portato via”: una confessione, quella affidata ai cartelli della manifestazione di Milano, che fa venire il magone. Perché quel “anche per questo Natale” cela anzitutto una verità amara: che la lontananza coatta e immotivata – proprio come accadeva a Bibbiano – può durare anche anni. “Chi tace è complice” è invece il messaggio di molti fogli alzati in aria. E non è complice Michele (nome di fantasia) che vuole parlare e confida: “Quando vedo la mia bimba in video-chiamata, è tutta graffiata. Sono scioccato e preoccupato. E loro – mastica amaro – dovrebbero aiutare i figli degli altri?”
ATTUALITA'
Milano come Bibbiano, nei guai un’altra assistente sociale
La denuncia di due avvocati su relazione che riguarda un un minore. Riscontrate “incongruenze” che avrebbero provocato l’allontanamento dal nucleo familiare
Comunicato stampa “Notiziabile”
Nel mirino della magistratura sono finiti assistenti sociali indagati anche a Milano come a Bibbiano. Tra di loro una in particolare: l’assistente sociale del Comune di Milano Silvia De Lorenzi, indagata per aver scritto e consegnato relazioni false su alcuni minori che, per questo, si sono visti allontanati dai propri genitori secondo i legali innocenti e ignari di accuse del tutto infondate. A comunicarlo è l’avvocato Claudio Cenacchi di Bologna.
I piccoli, secondo quanto riferito dell’avvocato, erano stati allontanati dalle famiglie senza alcun motivo certo e adeguato all’occasione, e per questo i loro genitori hanno subìto un affronto pari a quello dei propri figli: si sono sentiti accusati ingiustamente di reati in danno dei loro piccoli in realtà mai commessi e tacciati di incapacità nel loro ruolo di genitori sulla base di circostanze del tutto insussistenti.
L’avvocato Claudio Cenacchi penalista assieme a una legale specializzata nel minorile, si accorsero fin dall’inizio delle “vistose incongruenze” contenute nelle relazioni scritte dall’assistente sociale Silvia De Lorenzi del Comune di Milano, confermate successivamente dalla tutela minori di Mantova Coprosol (Consorzio Progetto Solidarietà) e dagli stessi educatori, che da quelle valutazioni presero le distanze. Anche l’ordine degli assistenti sociali della Lombardia sta compiendo accurate verifiche sui fatti e sui relativi autori.