La “democratica” intervenuta nel corso di un ritrovo di femministe
Si direbbe che ovunque ci sia possibilità di generare interessi (e pesanti), l’ex segretario di Stato Hillary Clinton ci sia. Promotrice del fondo finanziato da governi controversi come Arabia Saudita e Qatar (a loro volta finanziati dall’Isis), i suoi appetiti sembrano essere ormai concentrati verso Israele. Tanto che si è sentita di incensare Benjamin Netanyahu, l’alleato di Donald Trump che fa parte di Likud, il partito di nazionalisti israeliani dell’ultra-destra. Idee e linee politiche diverse dalle sue in grado di fermare affermazioni a ruota libera in cui la “democratica” è in grado di sostenere tutto e il contrario di tutto? Macché. La moglie di Bill sembra guardare anzitutto all’utile di partnership trasversali.
“Netanyahu – ha detto nel corso di un summit di femministe – è un uomo intelligente e diretto”. Tristemente, non è l’unico motivo di comunione tra Repubblicani e Democratici (al pari di quanto accade frequentemente in Italia tra forzisti, renziani e altri pezzi dell’ormai estinto Pd): a mettere d’accordo è per il momento anche la questione Assange. Rinnegato da Trump (che nel 2016 aveva detto “Mi piace Wikileaks”), Clinton continua a temere che altri suoi segreti possano venire a galla e dunque non ha mancato di attaccarlo anche nell’ambito del ritrovo di femministe.
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