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Lucano ammise lo scambio di voti. “Gervasi l’ho messo lì io” – L’intercettazione

L’audio esclusivo che risale a prima dei domiciliari in cui l’ex sindaco di Riace parla delle ingerenze nell’attuale amministrazione e del sistema clientelare. Perfino l’asilo multi-etnico, dice, “nasce da questo processo”

Lucano ammise lo scambio di voti. "Gervasi l'ho messo lì io" - L'intercettazione | Rec News dir. Zaira Bartucca

“Giuseppe Gervasi con me è disponibilissimo, perché? Perché sa che la sua strada per fare il sindaco sono io. Se io mollo e non lo propongo e questa amministrazione non ha una continuità…la continuità per (fare) il sindaco sono io, non vede altri interlocutori”. Così parlava Mimmo Lucano in un’intercettazione che risale a prima dei domiciliari. L’ex sindaco di Riace è seduto in macchina assieme al responsabile dell’associazione di protezione civile SS. Medici, una delle realtà supervisionate da Lucano che stando a quanto rilevato dagli inquirenti contribuiva alla distrazione dei fondi.

Mettendo da parte l’iniziale uscita sessista e poco felice di Lucano nei riguardi di una conoscente (che tuttavia è esemplificativa della distanza tra il Lucano costruito e quello reale), il dominus del sistema Riace ammette la sua ingerenza nell’amministrazione Gervasi (tuttora in corso), e soprattutto una sorta di compravendita di voti basata sullo scambio di favori. Stando a quanto si evince, Lucano si sarebbe preoccupato di assicurare posizioni lavorative in diverse realtà di Riace e non solo (ormai noti sono i legami della sua amministrazione con Caulonia, Stignano e Camini), perfino nell’asilo multietnico che, dice, “è nato da questo processo”. Oppure in Città Futura, cooperativa fondata da lui e dall’ex moglie su cui continuava ad avere influenza.

“Se lui ha uno scontro con me – prosegue parlando ancora del suo vice Gervasi – la musica cambia completamente. I voti sono centinaia di voti, mi sono fatto il conto tra quelli che lavorano. La gente che lavora non la puoi…non votano a un’altra persona perché dicono che c***o di garanzia“. “Da noi votano tutti a te”, risponde l’interlocutore. Pure tutti quelli che abbiamo messo nell’asilo lido, e poi a Riace superiore tutti quelli di Città Futura, famiglie grosse, pure. E da solo prendo quasi 250 voti”, rincara Lucano. “Allora questo Giuseppe lo sa. Tonino Capone per chi vota? I voti che raccoglie dove sono…io! Tutto quel gruppo della chiesa”.

Il riferimento è a Fernando Antonio Capone. Presidente di Città Futura dal 2014 (secondo i rilievi uomo ombra di Lucano), è uno dei trenta indagati dell’operazione Xenia. Volto noto alle Forze dell’Ordine fin dagli anni ’90, quando è stato arrestato per gli appalti di mafia rilevati nell’ambito della nota operazione Stilaro guidata da Nicola Gratteri. Lucano sembra ammettere anche che progetti che apparentemente hanno carattere sociale e di utilità non sono altro che specchi per le allodole, nonché strutture che servono a sistemare i fidati in grado di garantirgli un ritorno di voti. “L’asilo nido multietnico – ammette – nasce da questo processo..lo hanno finanziato “pe j gujjuni”, no?”.

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