
Scuola, il governo spende 5 miliardi per DID, schermi interattivi e pagamenti digitali. Un miliardo ai docenti
Un piano enorme, che però non prevede un euro per la riqualificazione delle numerose strutture scolastiche fatiscenti e pericolanti che ci sono in tutta Italia. In compenso ci saranno nuove task force, team per l’innovazione e “animatori digitali”, schermi interattivi e pagamenti digitali obbligatori
Un programma di “innovazione didattica” con lezioni più interattive per tentare di coinvolgere gli studenti, anche se l’abbandono scolastico in Italia è ai massimi storici. Fa parte del “Piano Scuola 4.0,” costato quasi 5 miliardi e avviato in questi giorni con la ripartizione dei fondi, in un momento in cui il governo si dichiara dimissionario ma l’attività istituzionale è inspiegabilmente ai massimi storici. Quello che cambia è che i provvedimenti sono ormai accompagnati dal più totale silenzio, tanto “il governo è caduto”.
Ancora Task force. Spuntano anche l’animatore digitale e i “Team per l’innovazione”
I 4,9 miliardi miliardi serviranno – fa sapere il Miur – per cablare le aule, formare i docenti, creare ambienti di apprendimento virtuali, portare la banda ultra larga a scuola (il progetto BUL di Colao propedeutico alla diffusione definitiva del 5G) e a imporre i pagamenti digitali per le attività legate alla scuola. Non mancano i fiumi di nomine: arriva l’ennesima task force per le scuole e si afferma anche il gruppo dei saggi del PNRR (“Gruppo Supporto al PNRR) costituito in seno al Ministero dell’Istruzione e negli Uffici scolastici regionali e la figura dell’animatore digitale e il “Team per l’innovazione”.
Cambiano anche le metodologie e le tecniche di insegnamento, che dovranno essere “in linea con la trasformazione degli ambienti”, per “potenziare l’apprendimento e lo sviluppo di competenze cognitive, sociali” e perfino “emotive”.
Cosa si deve imparare a scuola secondo Bianchi
Un piano enorme, che però non fa impiegare neppure un euro per la riqualificazione delle numerose strutture scolastiche fatiscenti e pericolanti e che crea un indubbio depauperamento delle possibilità di formazione per le professioni umanistiche, mediche, scientifiche e ingegneristiche in senso lato. Sembra che secondo Bianchi esista solo il digitale, e a giudicare dall’alto tasso di transumanisti che popolano in governo Draghi è assolutamente in buon compagnia. Largo allora a robotica, intelligenza artificiale, alla cybersicurezza e comunicazione digitale, “anche attraverso attività autentiche e di effettiva simulazione dei luoghi”: una finestra aperta sul metaverso, praticamente (degli scorsi mesi l’incontro a Palazzo Chigi tra il ceo di Meta Mark Zuckerberg, Vittorio Colao e Mario Draghi). Le scuole forniranno “gli strumenti legati alle nuove professioni”, ma non è chiaro che fine faranno quelle vecchie.
A cosa serviranno, nel dettaglio, i quasi 5 miliardi
Dei 5 miliardi destinati al “Piano Scuola 4.0”, 379 milioni serviranno a imporre nuovamente la DID (la didattica digitale integrata, un misto tra lezioni in presenza e da remoto), 445 milioni provenienti dai fondi React EU saranno invece impiegati per il potenziamento delle reti locali, cablate e wireless delle scuole e per l’installazione di schermi interattivi nelle aule. 99 milioni andranno alla creazione di ambienti STEM (99 milioni), 600 milioni del PNRR al Piano scolastico per la Banda Larga. Altri 60 milioni del PNRR serviranno a far transitare obbligatoriamente i pagamenti scolastici nelle piattaforme PagoPA-SPID-CIE. Per la migrazione cloud e per i siti internet delle scuole verranno poi impiegati altri 155 milioni mentre 250 milioni serviranno per gli “ambienti innovativi” per la scuola dell’infanzia.
Quasi un miliardo per formare i vecchi docenti
Ben 800 milioni, infine, saranno destinati alla formazione digitale del personale scolastico: in altre parole non saranno previste assunzioni per chi già possiede i requisiti, ma verranno formati i vecchi docenti con una spesa che sfiora il miliardo.
Rec News dir. Zaira Bartucca – recnews.it
CONTROLLO
Rischio Phishing con il sistema di allarme It Alert. Come difendersi

It Alert, il servizio nazionale di allarme e controllo promosso dal governo e dalla protezione civile, non ha mancato di sollevare critiche per i rischi connessi alla privacy e per l’effettiva inefficacia nel segnalare le calamità. Nonostante tutto continua la sperimentazione: il 19 settembre è stata la volta di Lombardia, Molise e Basilicata, mentre i cittadini di altre regioni saranno interessati dall’invio di notifiche di massa nei prossimi giorni. I test andranno avanti fino a ottobre.
C’è da dire subito che chi non vuole ricevere le notifiche push di It Alert può disattivare una specifica funzione presente negli smartphone, come si leggerà nei prossimi paragrafi. Si tratta di un buon modo per troncare a monte le possibilità di finire nella rete dei cybercriminali, che stanno sfruttando il sistema di allarme e controllo per inviare messaggi e notifiche del tutto simili a quelle inviate dalla protezione civile.
Gli avvisi e il rischio di incorrere nella rete dei cyber-criminali
IT Alert potrebbe infatti rappresentare un ponte tra l’utente del tutto ignaro e i malintenzionati che sfruttano le dinamiche digitali. E’ quanto ha affermato il Cybersecurity di NordVPN Adrianus Warmenhoven, che ha chiarito come “gli avvisi governativi possano essere utilizzati in modo improprio da terzi che non hanno buone intenzioni”. Il riferimento è alle truffe via phishing, e al rischio di ricevere messaggi contenenti link che molti potrebbero essere indotti a cliccare nella convinzione che si tratti degli avvisi di It Alert.
Come disattivare It Alert
Per disattivare il servizio IT-Alert sui dispositivi Android:
- Accedere alle Impostazioni dello smartphone.
- Fare clic su “Sicurezza ed emergenza” o “Password e Sicurezza” oppure “Alert e terremoti”, a seconda del tipo di dispositivo.
- Nella sezione “Avvisi di emergenza” o “Allarmi pubblici” troverete l’opzione IT-Alert. Potrete disattivarla semplicemente rimuovendo il flag di attivazione. Per evitare di ricevere notifiche, è però necessario deselezionare tre voci: “Consenti allerte“, “IT Alert” e “Messaggi di test“. E’ inoltre necessario selezionare la voce “Mai” nella scheda “Promemoria allerte”. Queste funzioni sono poste una di seguito alle altre. Per verificare se è già stata ricevuta una notifica IT Alert, si può invece cliccare su “Cronologia allerte di emergenza”.
Per chi utilizza dispositivi Apple, disattivare IT-Alert è altrettanto semplice:
- Accedere alle Impostazioni.
- Selezionare “Notifiche” e scorrere verso il basso fino alla sezione denominata “Avvisi di emergenza”.
- Disattivare la funzione IT-Alert in questa sezione per non ricevere più notifiche e controllare le aree che potrebbero aggiungersi a seguito di aggiornamenti dello smartphone.
TECH
Settore marittimo, in arrivo la nuova classe di navi all’avanguardia Porrima

Stan Shih – iconico rappresentante dell’industria elettronica in Asia e fondatore del Gruppo ACER con ora 24 aziende quotata in borsa – e Gunter Pauli, imprenditore e ideatore della Blue Economy, hanno annunciato un approccio rivoluzionario congiunto al trasporto marittimo e allo sviluppo delle isole. Sulla base dei 12 anni di esperienza pratica, Stan e Gunter (supportati da un elenco di leader del settore) hanno annunciato la costruzione di un nuovo tipo e serie di navi a emissioni zero per la “creazione di una nuova industria mondiale”.
Porrima, progetto all’avanguardia che incarna l’idea dello shipping sostenibile, subirà un refit completo a Taiwan nel Kaohsiung a partire da questo autunno. Il refit – ispirato a 160.000 km di circumnavigazione della terra – sarà utilizzato come una piattaforma di apprendimento fast-track per formare un gruppo di base di ingegneri navali per costruire questa nuova classe di navi. La nuova impresa procederà immediatamente con la costruzione di tre versioni più piccole di Porrima, che saranno pronti entro febbraio 2025.
L’integrazione del solare, dell’idrogeno ricavato da acqua di mare e di un aquilone intelligente per il recupero della potenza dal mare invertendo l’elica, è stata testata e messa in pratica con successo su Porrima negli ultimi dieci anni. La fusione tra l’esperienza pratica di Porrima e le capacità di progettazione frammiste all’IA applicata al settore marittimo, creeranno una barca altamente competitiva realmente a emissioni zero che non richiederà mai carburante e nemmeno un generatore diesel di riserva.
“Il Gruppo di società ACER, che ha scorporato Wistron nel 2001 padroneggia l’IA. L’applicazione dell’IA all’industria marittima offre l’ingresso per l’azienda in un settore multimiliardario che oggi è classificato come la forma di trasporto maggiormente inquinante. Possiamo fare la differenza”, commenta Stan Shih, fondatore e presidente onorario di ACER. Diversi leader tecnologici hanno espresso il loro interesse ad aderire a questa iniziativa. Wistron, che si occupa della progettazione di prodotti correlati all’informazione e alla comunicazione, agirà nella produzione, nei servizi e nei sistemi saranno strumentali all’industrializzazione della produzione della famiglia di navi Porrima.
Formosa Plastics supporterà la creazione di un nuovo carbonio fibra per costruire i demi-scafi super leggeri e performanti che caratterizzano la famiglia di barche Porrima. Le celle solari saranno dotate dell’ultimo spin-off di ITRI chiamato RePV con già il 92% di celle solari riciclate, che riduce l’impronta di carbonio del 60%. Mobilità Xing, startup con sede a Taipei, fornirà i pacchi batteria raffreddati ad immersione.

Porrima al largo della costa di Taiwan, nel Mar Cinese Meridionale (Foto di Photo Audrey Meunier)
Gli SkySails dalla Germania che erano già parte di Porrima dal 2017, saranno completamente automatizzati, ampliati a 60 m2 e prodotto da Wistron. I 12 anni di know-how di navigazione attraverso tutti gli oceani, combinati con le innovazioni integrate nel 2023, la produzione in serie e l’IA creeranno un motore di crescita nell’economia regionale e non solo. “Sono amico di Stan da 40 anni. Ho imparato in questi anni che Taiwan ha decine di innovazioni che giustificano la creazione di un nuovo progetto altamente competitivo per l’industria marittima”, ha fatto sapere Gunter Pauli, proprietario di Porrima che si unirà come azionista della nuova società con sede a Taipei.
“Taiwan è già il 4° più grande produttore di yacht al mondo. Tuttavia, la nave i costruttori importano design e componenti dall’estero. Questo cambierà radicalmente sotto la guida di questa nuova impresa, e influenzerà l’intera economia del settore. Taiwan è casa per Evergreen, Yang Ming e Wan Hai, tre delle prime dieci compagnie di navigazione al mondo che controllano più del 10% del trasporto mondiale di container. Yang Ming e Wan Hai hanno già sottoscritto la mia visione per creare una nuova categoria di navi: le navi realmente a emissioni zero, che non bruciano carburante o diesel di riserva e sono guidate dall’intelligenza artificiale”.
“La potenza del modello di nave AI – ha proseguito Pauli – è che lo stesso mix tecnologico può essere applicato alle piccoli isole: quasi tutte dipendono al 100% dai generatori diesel per l’energia e l’acqua potabile. Ciò significa che la nuova società Porrima Inc che è stata fondata nel mese di agosto di quest’anno avrà due mercati: oltre alle 60.000 navi diesel marittime che dovranno essere sostituiti nei prossimi 25 anni, ci sono 600.000 piccole comunità insulari che necessitano di forme di alimentazione realmente pulite. Se il carburante diventa rinnovabile, il denaro usato per far flusso al di fuori delle economie delle piccole isole rimarrà nell’economia locale, contribuendo alla crescita e la competitività”.
TECH
Reputazione online, cosa (e chi) si nasconde dietro i servizi di rimozione di contenuti diffamatori

Sarà capitato a più d’uno o a più d’una di diventare il bersaglio dell’hater di turno che agisce online. Molti assimilano questa figura a quella di un disturbatore, di un frustrato o di una persona che non rispetta le opinioni altrui, e in effetti in molti casi è così. Ma quello che molti non sanno è che raramente si tratta di casi isolati o di schegge impazzite. Sì perché ormai molti account social e diversi siti sono gestiti da spin doctor che fanno capo a determinate organizzazioni, politiche e no.
Hanno diversi compiti: orientare l’opinione pubblica sui temi scottanti e divisivi, caricare di una connotazione negativa determinate notizie catalogandole come “Fake News”, tacitare il dissenso colpendo i personaggi in vista o che non si piegano al politically correct facendo restituire sul loro conto risultati infamanti dai motori di ricerca. Per capire quanto una persona sia indipendente, infatti, ormai basta farsi un giro su Google: se il motore di ricerca restituisce risultati palesemente falsi e infamanti scritti da testate commerciali, da presunti fact checker o da piattaforme che utilizzano discorsi d’odio, si può sapere che la vittima con ogni probabilità è una persona libera che esprime senza paura le proprie opinioni.
Se gli operatori di settore comprendono con facilità tutto questo e sono in grado di riconoscere questi casi e le dinamiche che li hanno creati, la situazione è più complessa per il cittadino. Spesso il malcapitato di turno si trova a dover subire conseguenze negative sul proprio lavoro o nella propria vita privata solo perché, magari, ha scritto un’opinione legittima ma in controtendenza su Facebook o perché ha commentato la pagina di un personaggio pubblico.
A quel punto si trova, inspiegabilmente, bersagliato da decine e decine di account che “prendono in carico il caso”, provvedendo a demonizzare la persona sui social o tramite articoli e recensioni negative. Un sistema che serve a molte cose: tacitare le critiche, riscrivere comportamenti sociali, instillare idee, sdoganare comportamenti e ottenere gradimento politico. I temi maggiormente attenzionati e seguiti da queste organizzazioni e dai loro account e comunicatori (talvolta anche giornalisti insospettabili) attualmente sembrano essere il presunto cambiamento climatico, la guerra in Ucraina, virus e vaccini, utero in affitto e quanto gravita intorno all’ideologia lgbt.
Se si dice quello che si pensa o se si presentano determinate evidenze su questi argomenti, si può star certi di finire spiattellati su un qualche motore di ricerca e su Google in particolare, che nella maggior parte dei casi – come si può leggere nella Community di riferimento – rifiuterà la richieste di rimozione dei contenuti diffamatori che gli spin doctor hanno provveduto a spargere.
E’ qui entrano in gioco le Agenzie per la rimozione dei contenuti. In molti casi sono gestite proprio da personale contemporaneamente occupato in motori di ricerca come Google o con un passato nelle Bigh Tech, in altri sembrano vantare collegamenti di tutto rispetto. Fanno parte di un sistema sfaccettato dove si muovono figure disparate e dove si generano problemi di web reputation per poi guadagnare con la loro risoluzione.
Tra le Agenzie che abbiamo interpellato per capirne un po’ di più, c’è chi ha sbandierato collegamenti, oltre che con i motori di ricerca, con organizzazioni come Cyber Right, chi si è detto forte di facce amiche che lavorano nelle polizie internazionali e chi ha svelato legami con altre organizzazioni. “Tanto – è quanto ci ha detto il CEO Europe di una delle Agenzie – denunce e richieste di rimozione le fanno cadere tutte nel vuoto, e in quel caso possiamo entrare in gioco noi”.
“Entrare in gioco” significa assicurare la rimozione dei contenuti che ledono la reputazione online in tempi brevi, dietro il pagamento di una cifra che può partire dai 2000 euro e può raggiungere i 12.000 euro, che è la somma più alta in cui ci siamo imbattuti nel corso della nostra indagine. Un sistema distorto in cui il cittadino, del tutto inconsapevole dei collegamenti tra motori di ricerca e Agenzie, può cadere, convincendosi a pagare anziché esercitare i propri diritti per vie gratuite, legali e convenzionali.
TECH
Trappola su Google Play. C’è un malware scaricato da 420 milioni di utenti. Ecco quali App riguarda

Di nuovo brutte notizie per gli utenti di Google Play, lo Store dove scaricare App molto utilizzato negli smartphone Android, dove è preinstallato. Prima di addentrarci nell’argomento (l’ennesimo malware o virus) e fornire la lista di app interessate, diciamo subito una cosa: le alternative per fortuna esistono e noi le abbiamo già segnalate in un precedente articolo.
Ma andiamo ad addentrarci nel problema. La società di sicurezza informatica Doctor Web – come riporta Esquire Italia – ha comunicato di aver scoperto un nuovo malware presente in molte app di Play Store, che è stato chiamato “SpinOK“. Il nome è lo stesso del software per la gestione automatica degli invii telematici verso l’Agenzia delle Entrate, per il Sistema Tessera Sanitaria e per la gestione del cassetto fiscale, anche se ovviamente si tratta di un semplice caso di omonimia.
Si tratta di un virus piuttosto pericoloso, perché riesce a estrarre dati dai dispositivi e ad esportali, pur non avendo i permessi e aggirando le impostazioni proxy. Un componente dannoso che ha già infettato 420 milioni di dispositivi e 101 App. Esquire Italia ha fornito la lista delle prime 10 più scaricate, che riportiamo.
10 delle 101 App pericolose presenti su Google Play
- Noizz: editor video con musica (almeno 100.000.000 di download).
- Zapya: Trasferimento file, condivisione (almeno 100.000.000 di download).
- VFly: editor video e creatore di video (almeno 50.000.000 di download).
- MVBit: Creatore di stato video MV (almeno 50.000.000 di download).
- Biugo: video maker&video editor (almeno 50.000.000 di download).
- Crazy Drop: (almeno 10.000.000 di download).
- Cashzine: Guadagna premi in denaro (almeno 10.000.000 di download).
- Fizzo Novel: Lettura offline (almeno 10.000.000 di download).
- CashEM: ottieni premi (almeno 5.000.000 di download).
- Tick: guarda per guadagnare (almeno 5.000.000 di download).