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E’ spuntato un nuovo tipo di SPID
Pass sanitari, tessere dello studente (di recente il governo ha promosso “Io Studio”), ID Pay: nel 2022 il governo vorrebbe premere l’acceleratore sul sistema di controllo burocratico e non solo

Pass sanitari, tessere dello studente (di recente il governo ha promosso “Io Studio”), ID Pay: nel 2022 il governo vorrebbe premere l’acceleratore sul sistema di controllo burocratico e non solo. Così, lo SPID – il Sistema Pubblico di Identità Digitale – non è ancora entrato in regime che già si è sdoppiato in due. Non ce n’è, infatti, solo uno, ma anche uno destinato ai contesti lavorativi, chiamato “professionale”. Verrebbe incontro a specifiche necessità operative, differenziandosi dall’omologo professionale.
Le differenze tra i due tipi
Le caratteristiche dei due tipi di SPID sono state delineate nelle linee guida AGID. Lo Spid “classico” è “l’identità digitale che contiene gli attributi delle persona fisica cui sono state rilasciate credenziali di autenticazione”. Ma, attenzione, perché in realtà anche questo può essere a uso professionale. La differenza sostanziale, quindi, sta nell’utilizzatore, che può essere anche una persona giuridica (e qui subentra il secondo tipo).
Non è obbligatorio
Anche se il governo Draghi e il ministro per l’innovazione e la transizione digitale stanno tentando di estendere il più possibile il campo di applicazione dello SPID per dotare tutti di un ID controllabile, non esiste alcun obbligo reale per il suo utilizzo. A ben guardare, esiste sempre un’alternativa. Per esempio, dal primo ottobre del 2021 l’Agenzia delle Entrate lo ha indicato come mezzo per accedere al proprio cassetto aziendale, ma in realtà è possibile inoltrate le richieste tramite gli sportelli o utilizzando la carta di identità elettronica, che contiene meno dati personali.
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Ai Act, regole e incertezze. L’Europa accelera ma il dibattito resta acceso

(Adnkronos) – L’intelligenza artificiale resta uno dei temi sotto i riflettori dell’Ue. Con l’Ai Act in fase di implementazione il dibattito resta infatti molto acceso: i dubbi riguardano potenziali cambiamenti o addirittura il rinvio nell’attuazione di alcuni punti cardine, mancando ancora elementi cruciali come le linee guida e il “code of practice”. La prima fase ha visto una reale implementazione il 2 febbraio 2025, proibendo quei sistemi di intelligenza artificiale catalogati da “rischi inaccettabili” e introducendo requisiti per le aziende operanti sul mercato europeo. I passi successivi sono ancora in via di definizione, e proprio di questo si è parlato durante la tavola rotonda “Ai governance tra innovazione e regole: una sfida europea” organizzata da Ispi a Milano. A confronto, speaker del mondo istituzionale e normativo, e dell’innovazione e delle imprese.
Ha aperto il confronto Andrea Bertolini, direttore del Centro sulla regolazione della robotica e Ia (Scuola Superiore Sant’Anna), con un intervento molto critico rispetto all’Ai Act, così come formulato al momento. “Intelligenza artificiale è un termine estremamente ambiguo – ha detto – e la classificazione per livelli di rischio non riesce a sopperire a questa ambiguità. I danni conseguenti dall’ambiguità concettuale si vedono nelle definizioni di applicazioni proibiti e sistemi ad alto rischio”. “Le linee guida non danno elasticità al sistema e non essendo vincolanti, creano incertezza. Non avere assoluta chiarezza sui temi tecnici significa avere divergenza nell’applicazione”. Di opinione diversa Edoardo Raffiotta, professore di diritto dell’intelligenza artificiale presso l’Università di Milano Bicocca: “Chiamare l’Ai Act colpevole della difficoltà di innovazione in Europa è ingiusto”. Il professore ha rimarcato come il vero problema sia quello dell’eccesso normativo: “Facciamo chiarezza su quali sono le regolazioni che vanno riviste o addirittura abrogate. Intanto possiamo vedere le tante regolazioni a livello statale che stanno emergendo negli Stati Uniti. Negli Usa ci saranno 48 regolamentazioni su 50 Stati, anche lì non c’è uniformità regolatoria ma questo non impedisce l’innovazione e la crescita”.
La legislazione stabilisce un quadro normativo completo che si applica a qualsiasi organizzazione coinvolta nello sviluppo o implementazione di sistemi di intelligenza artificiale che possono influenzare utenti o mercati all’interno dell’Unione europea. Il regolamento si pone l’obiettivo di affrontare eventuali storture nell’utilizzo dell’Ia. Gli obiettivi principali includono rendere le intelligenze artificiali più sicure per l’utilizzo pubblico e commerciale, mitigare i rischi alla sicurezza, garantire il controllo umano sui sistemi di Ia, proteggere la privacy di dati e garantire la trasparenza nelle applicazioni che utilizzano questa tecnologia. Il set di regole ha un enorme potenziale sul piano geopolitico e nasce con l’obiettivo di rendere l’Europa centro del soft power digitale, visto il ruolo che si ritaglierebbe come primo ente a mettere a terra una regolamentazione sistemica sui sistemi di intelligenza artificiale. Uno sforzo tutt’altro che neutro, in un periodo storico segnato da tensioni transatlantiche. A livello globale coesistono due approcci: da un lato l’Ai Act, un modello basato sul rischio, mentre negli Stati Uniti la responsabilità è ex post, con regole determinate dal mercato e un principio di minimo intervento per il quale l’innovazione viene prima della regolamentazione. La conseguenza è l’emergere di standard divergenti e una frammentazione normativa che complica ancor più le operazioni transnazionali.
Per Luca Colombo, Country Director Italia di Meta, l’intelligenza artificiale in Europa “fa fatica a muoversi”. “Noi – ha spiegato – investiamo tra i 15 e i 20 miliardi di dollari in ricerca e sviluppo all’anno che non vengono messi a terra quando arrivano in Europa. C’è la necessità di migliorare sul lato regolamentare” perché “l’Ue non avrà sviluppato i grandi modelli che oggi sono alla base di questa rivoluzione, ma ha molti spazi nel momento in cui si costruiscono le applicazioni”. Meta è al lavoro con la Commissione europea per “trovare un percorso che continui a garantire valore, ma la frammentazione o la non chiarezza della direzione da prendere non aiutano nessuno”, ha aggiunto Colombo; “abbiamo già dovuto cambiare due volte nell’ultimo anno le nostre strategie per venire incontro alle nuove regole europee, in particolare sulla pubblicità personalizzata, che è fondamentale per le aziende, in particolare per le piccole e medie che sono lo scheletro del nostro sistema economico. È il momento di fare un punto della situazione perché questa incertezza non aiuta né noi, né il resto del mercato”.
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Buenos Aires adotta bio-monitoraggio “Nature-Based”: foglie e licheni per la tutela dei beni culturali

(Adnkronos) – Un team congiunto di esperti dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), dell’Università di Siena (UniSI) e dell’Accademia Nazionale dei Lincei ha condotto uno studio sulla diffusione del particolato inquinante automobilistico all’interno delle sale del Museo Nazionale delle Belle Arti e del Museo di Storia Nazionale di Buenos Aires. La ricerca ha impiegato l’esposizione di trapianti lichenici, abbinati al campionamento di foglie di Fraxinus americana e Jacaranda mimosifolia, al fine di studiare le loro proprietà di accumulo degli elementi chimici potenzialmente tossici di origine veicolare.
Lo studio, intitolato “Magnetic and chemical biomonitoring with lichens and vascular plants for the preservation of cultural heritage: A case study at two museums in a megacity (Buenos Aires, Argentina)” e pubblicato sulla rivista ‘Science of the Total Environment’, ha rivelato risultati confortanti: le sale dei musei osservati non sono interessate da livelli significativi di particolato metallico di origine veicolare. Tale particolato, la cui origine principale è risultata essere l’abrasione dei sistemi frenanti dei veicoli, è invece ampiamente presente all’esterno dei due musei, sottolineando l’importanza delle barriere naturali e strutturali.
La ricerca è stata realizzata nell’ambito del progetto CHIOMA (Cultural Heritage Investigations and Observations: a Multidisciplinary Approach)”, il cui acronimo è ispirato ai servizi ecosistemici offerti dagli alberi. Lo studio si è avvalso di metodi integrati magnetici e chimici per caratterizzare l’abbondanza, la composizione e la granulometria delle particelle metalliche emesse in corrispondenza di due strade ad alta densità veicolare prospicienti i Musei in oggetto.
L’applicazione di queste metodologie in un contesto internazionale rappresenta un passo significativo. Aldo Winkler, responsabile del Laboratorio di Paleomagnetismo dell’INGV e curatore delle indagini magnetiche, ha commentato: “Dopo gli studi effettuati a Roma, a Villa Farnesina e al Colle Palatino, e a Venezia, presso la Collezione Peggy Guggenheim, abbiamo applicato il protocollo di uso combinato di foglie e licheni in un contesto internazionale, a Buenos Aires, per verificare le potenzialità di questa metodologia in un ambiente urbano differente sia a livello ecosistemico che di tipologia stradale e veicolare, ottenendo ottime indicazioni sulla validità generale di questo approccio ‘nature-based’ per la conservazione preventiva dei beni culturali.”
Stefano Loppi, docente del Dipartimento di Scienze della Vita dell’Università di Siena, che ha curato l’esposizione lichenica e le indagini chimiche insieme a Lisa Grifoni, dottoranda di ricerca UniSI e INGV, ha evidenziato ulteriori scoperte: “In questo studio, oltre a comprovare l’efficienza e la sensibilità dei licheni come bioaccumulatori di particolato metallico inquinante, è stata comparata l’efficienza di due diverse specie arboree diffuse nell’area museale, dimostrando che la Jacaranda, albero iconico di Buenos Aires, è particolarmente indicata per offrire servizi di protezione degli spazi urbani dalla diffusione di particolato automobilistico inquinante.”
Antonio Sgamellotti, Socio Nazionale dell’Accademia Nazionale dei Lincei e co-autore dello studio, ha sottolineato l’importanza della ricerca per la salvaguardia delle opere d’arte: “Questo studio è nato nell’ambito delle attività del CERIF, il Centro Linceo di Ricerca sui Beni Culturali – Villa Farnesina, esportando le indagini pionieristiche del 2020, operate nelle Logge di Amore e Psiche e di Galatea, in un contesto urbano fortemente influenzato dall’intenso traffico veicolare, che può insidiare, a livello di inquinamento atmosferico, i beni artistici, notoriamente danneggiati da strati scuri, abrasione e deterioramento, con conseguente perdita artistica. Le analisi multidisciplinari hanno fornito risultati confortanti, considerando la presenza di opere celeberrime di Édouard Manet e Paul Gauguin.”
Lo studio è stato svolto in stretta collaborazione con i team scientifici coordinati da Marcos Chaparro, per il Centro de Investigaciones en Física e Ingeniería del Centro de la Provincia de Buenos Aires, e di Fernando Marte e Marcos Tascon, per il Centro de Estudios sobre Patrimonios y Ambiente, dell’Universidad Nacional de San Martín, Buenos Aires. Questa sinergia internazionale rafforza l’efficacia di tali metodi innovativi nel proteggere il patrimonio culturale globale dall’impatto dell’inquinamento urbano.
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Tinder introduce Double Date: il dating come esperienza condivisa

(Adnkronos) – Tinder amplia il proprio ecosistema con Double Date, una nuova funzionalità che consente agli utenti di fare match in coppia insieme a un amico o un’amica. L’obiettivo è trasformare l’incontro online in un’esperienza più leggera e collaborativa, eliminando parte della pressione legata ai primi appuntamenti e introducendo un approccio più sociale al dating digitale. Double Date segue l’introduzione di strumenti come Tinder Matchmaker e Share My Date, che già avevano esteso il coinvolgimento di amici e familiari nel percorso del dating. La nuova funzione, invece, permette di esplorare l’universo dello swipe con un altro utente, rendendo ogni interazione un gioco di squadra. Gli incontri diventano così più spontanei e meno formali, in linea con l’evoluzione delle abitudini delle nuove generazioni.
Durante la fase di test in mercati internazionali selezionati, quasi il 90% dei profili creati in modalità Double Date è stato generato da utenti sotto i 29 anni, segnalando un forte interesse da parte della Gen Z e dei giovani Millennial. Un dato coerente con la composizione demografica della piattaforma, dove oltre la metà degli iscritti a livello globale appartiene alla Generazione Z. L’utilizzo di Double Date è strutturato in modo semplice e intuitivo: gli utenti possono invitare fino a tre amici, formare una coppia digitale e scorrere profili di altre coppie disponibili. Quando due duetti si esprimono un reciproco gradimento, si apre automaticamente una chat di gruppo per facilitare la conoscenza e la pianificazione dell’eventuale incontro.
I primi risultati mostrano un impatto significativo sul comportamento degli utenti. Le donne che utilizzano Double Date hanno tre volte più probabilità di mettere “Like” rispetto all’interazione con un profilo singolo. Inoltre, i tassi di match sono superiori e il volume dei messaggi inviati aumenta del 35% rispetto alle chat individuali. Durante i test, quasi il 15% degli utenti coinvolti ha rappresentato nuovi iscritti o account riattivati, segnalando un potenziale ruolo di Double Date nel rafforzare la retention della piattaforma. La funzione mira anche a migliorare la sensazione di sicurezza, in particolare per le utenti femminili o per chi si avvicina per la prima volta alle app di dating, rendendo l’interazione più distesa e meno esposta a situazioni di disagio. Attualmente disponibile negli Stati Uniti e in alcuni mercati selezionati, Double Date verrà distribuita globalmente nel mese di luglio.
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realme P3: lo smartphone pensato per i giovani arriva in Italia

(Adnkronos) – realme, per mezzo di una ufficiale, annuncia il lancio globale del nuovo realme P3. La Serie P, già acclamata in India con oltre 2 milioni di unità spedite, vedrà il suo debutto nel mercato online degli smartphone il 24 giugno 2025.
Il realme P3 è dotato del potente processore Snapdragon 6 Gen 4. Realizzato con un avanzato processo produttivo a 4 nm a basso consumo energetico, garantisce prestazioni della CPU migliorate del 15% e raggiunge un punteggio di benchmark di 760.000, dominando così il segmento dei telefoni di fascia media.
Per assicurare un’esperienza d’uso prolungata e senza interruzioni, realme P3 integra una batteria da 6000 mAh, tra le più grandi del segmento, con la tecnologia di ricarica bypass proprietaria di realme. Gli utenti potranno godere di oltre 10 ore consecutive di gioco su titoli come “Free Fire”. La robustezza del dispositivo è garantita da un grado di protezione IP69, che lo rende il più resistente all’acqua nella sua categoria, pensato per durare nel tempo e affrontare le sfide della quotidianità.
Il display AMOLED Esports da 6,67 pollici con refresh rate a 120 Hz e una luminosità di picco di 2000 nits assicura immagini straordinarie e un’esperienza di gioco fluida e coinvolgente. Un sistema di raffreddamento aerospaziale da 6050 mm² mantiene le temperature sotto controllo, mentre il supporto a 120 fps per i titoli più popolari, come MLBB, Free Fire e HOK, lo rende il primo della sua fascia a offrire un’esperienza di gioco senza interruzioni, elevando lo standard del gaming mobile.
Sky Li, Founder e CEO di realme, ha svelato la missione unica della Serie P, nata per soddisfare un’esigenza dei giovani consumatori. “Dove c’è una domanda non soddisfatta da parte degli utenti, lì troviamo la nostra opportunità”, ha dichiarato, sottolineando l’obiettivo di offrire un equilibrio tra prestazioni, qualità dell’imaging e design, che spesso rappresenta un “triangolo di insoddisfazione” per gli acquirenti online.
In una lettera aperta, Sky Li ha approfondito la filosofia dietro la Serie P e la sua missione globale. Ha ricordato il debutto di successo del realme P1 nel mercato indiano, con oltre un milione di unità vendute, e ha confermato il lancio globale, spiegando: “La Serie P, progettata da realme specificamente per il mercato internazionale dell’e-commerce, ha una missione unica rispetto alle altre linee di prodotto esistenti. Mira a ridefinire il limite per il prossimo “Best Seller” di nuova generazione, offrendo un’esperienza da flagship e un valore senza compromessi.”
Li ha evidenziato le difficoltà che i giovani utenti incontrano nella scelta di uno smartphone online, costretti spesso a compromessi tra prestazioni, qualità delle immagini e design. Ha ribadito l’impegno di realme: “Abbiamo quindi deciso di produrre questa serie, per permettere ai giovani utenti di acquistare prodotti dal valore eccezionale comodamente da casa. … valore senza compromessi significa combinare prestazioni di alto livello, un’esperienza di gaming più fluida, elevata qualità fotografica superiore e un design premium – tutto in un unico prodotto. La Serie P continuerà a innovare nel comparto processori, batterie, sistemi di raffreddamento, intelligenza artificiale e gaming per la sua fascia di prezzo, sfruttando i punti di forza di realme in ambito fotografico e di design per offrire funzionalità che rispondano davvero alle esigenze dei giovani, con un’estetica elegante e distintiva.”
“Crediamo che le storie di chi lotta per la grandezza non ci appartengano solo: sono anche di tutti quei giovani pieni di potenziale ancora inespresso. … Dimenticate il costo. Non si tratta di soldi. Si tratta di voi – voi meritate di meglio. Ecco, la nuova serie P rappresenta al meglio il nostro impegno: offrire il massimo valore al miglior prezzo, spinti dalla passione con cui tutto è iniziato. Per cambiare il mondo non servono etichette. Ancora una volta, lasciamo che a parlare siano i fatti – e la nostra forza.” conclude Sky Li, Founder e CEO di realme.
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