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Pass sanitari, tessere dello studente (di recente il governo ha promosso “Io Studio”), ID Pay: nel 2022 il governo vorrebbe premere l’acceleratore sul sistema di controllo burocratico e non solo. Così, lo SPID – il Sistema Pubblico di Identità Digitale – non è ancora entrato in regime che già si è sdoppiato in due. Non ce n’è, infatti, solo uno, ma anche uno destinato ai contesti lavorativi, chiamato “professionale”. Verrebbe incontro a specifiche necessità operative, differenziandosi dall’omologo professionale.

Le differenze tra i due tipi

Le caratteristiche dei due tipi di SPID sono state delineate nelle linee guida AGID. Lo Spid “classico” è “l’identità digitale che contiene gli attributi delle persona fisica cui sono state rilasciate credenziali di autenticazione”. Ma, attenzione, perché in realtà anche questo può essere a uso professionale. La differenza sostanziale, quindi, sta nell’utilizzatore, che può essere anche una persona giuridica (e qui subentra il secondo tipo).

Non è obbligatorio

Anche se il governo Draghi e il ministro per l’innovazione e la transizione digitale stanno tentando di estendere il più possibile il campo di applicazione dello SPID per dotare tutti di un ID controllabile, non esiste alcun obbligo reale per il suo utilizzo. A ben guardare, esiste sempre un’alternativa. Per esempio, dal primo ottobre del 2021 l’Agenzia delle Entrate lo ha indicato come mezzo per accedere al proprio cassetto aziendale, ma in realtà è possibile inoltrate le richieste tramite gli sportelli o utilizzando la carta di identità elettronica, che contiene meno dati personali.

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TECH

Così gli 007 dei dati “spiano” le abitudini dei consumatori online

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Così gli 007 dei dati "spiano" le abitudini dei consumatori online | Rec News dir. Zaira Bartucca

A un certo punto scopri di voler comprare una camicia. Guardi in giro, tra i negozi, ma non ne vedi una che ti piace. Cerchi sul web tra i vari siti passando per i motori di ricerca, comparatori di prezzo, social network, siti web, e da allora la tua navigazione è costellata di camicie. Te le trovi sui social network, negli e-commerce, in molti dei siti web che navighi.

Sono stati ribattezzati gli “007 dei dati”, investigatori capaci di raccogliere i dati anonimizzati (direttamente o aggregandoli tramite il supporto delle Big Tech) che gli utenti lasciano navigando sul web da PC o mobile per poi elaborarli in modo da raffinare una comunicazione individuale e profilata, che possa essere interessante per chi la riceve. Molti degli annunci che vedete sul web sono originati da loro. Ogni giorno le campagne gestite da queste agenzie generano milioni di clic e sono viste dieci volte tanto.

“Il percorso di acquisto che il consumatore fa online e offline, definito customer journey, è composto da diversi momenti nel quale la persona compie azioni propedeutiche l’acquisto quali la ricerca preliminare di informazioni, il confronto di prezzo, la visita in negozio, la ricerca di recensioni e test, la comparazione con altri prodotti”, spiega Silvio Zanarello, direttore vendite e co-fondatore di WMR Group.

“In ognuno di questi momenti il consumatore lascia dei dati nel web, nei siti internet o tramite il mobile, dati che vengono raccolti dalle tecnologie che implementiamo nei siti e app dei nostri clienti, rispettando i confini di legge, naturalmente, per formare un database di profili dettagliati, o aggregando tali dati in modo da creare cluster di utenti dai comportamenti e interessi similari. In tale modo riusciamo a perseguire gli interessi del singolo consumatore in modo più puntuale, preciso e quindi desiderato. Il nostro lavoro è anche quello di cercare di proporre allo shopper solo e soltanto le informazioni che cerca in relazione alle sue intenzioni di acquisto di prodotti o servizi, o in relazione a sue esigenze informative”.

Questo tipo di agenzie ha il compito di gestire la comunicazione e la pubblicità nei siti web dove l’utente naviga, personalizzando su di lui gli annunci pubblicitari; ogni utente vede così annunci su di lui “targettizzati”, e utenti diversi possono vedere annunci diversi nello stesso sito. Analogamente possono ricevere email customizzate dalle aziende a cui hanno dato il consenso, o ricevere messaggi informativi mirati sulle app del telefono.

Il consumatore, quindi, viene “seguito” e raggiunto da grafiche e testi diversi a seconda del sito dove si muove, della fase del suo processo di acquisto, dei suoi peculiari desideri in quel particolare momento. Ma non solo: quando il consumatore arriva al sito che vende la camicia, questo e-commerce cambierà “volto” in base alla sua propensione di acquisto e al suo peculiare profilo e interessi: ci saranno camicie di vario genere attinenti ai suoi gusti, e se è la prima volta che ci entra avrà l’offerta di benvenuto e la possibilità di personalizzare la sua esperienza.

Tecnologia di Business Intelligence, Intelligenza Artificiale, Machine Learning e Marketing Automation stanno alla base di queste operazioni ancora poco conosciute dal grande pubblico. I big data vengono elaborati per prendere le decisioni strategiche e operative di marketing, con quello che viene definito un approccio “data-driven”.

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Google dovrà pagare altri 32 milioni di dollari di multa

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Google dovrà pagare altri 32 milioni di dollari di multa | Rec News dir. Zaira Bartucca

Google nuovamente multato per abuso di posizione dominante per 42,1 miliardi di won (pari a circa 32 milioni di dollari). E’ quanto ha stabilito l’autorità Atitrust della Corea del Sud. Il motore di ricerca di Alphabet è accusato di aver bloccato la vendita di giochi per computer di One Store, nel tentativo di favorire prodotti propri. La South Korean Fair Trade Commission (Ftc) evidenzia come la Big Tech abbia siglato accordi di esclusività che riguardavano Google Play, provocando l’eliminazione dal mercato di One Store.

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“L’IA può mettere a rischio le opportunità di lavoro”

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"L'IA può mettere a rischio le opportunità di lavoro" | Rec News dir. Zaira Bartucca

L’Intelligenza artificiale può infliggere nel medio e lungo termine un duro colpo al lavoro umano. E’ quanto si è evince da un interessante articolo apparso su WSI, dove vengono evidenziati i potenziali rischi legati all’IA. La testata ne individua tre: discriminazione, sicurezza dei dati e frodi. “L’AI (Artificial Intelligence, in inglese, ndr) – scrivono dalle colonne di Wall Street Italiapotrebbe portare alla perdita di posti di lavoro per i lavoratori umani, poiché alcune attività potrebbero essere svolte in modo più efficiente da robot e software intelligenti”.

    “Per evitare questi pericoli – è quanto viene scritto, ancora, nella disamina – le aziende e le organizzazioni che utilizzano l’AI devono adottare misure di sicurezza per proteggere i dati e garantire la privacy delle persone. Inoltre, i governi e le autorità di regolamentazione devono sviluppare norme e regolamenti che regolamentino l’uso dell’AI e garantiscano la protezione delle persone dagli eventuali rischi. Inoltre, gli sviluppatori di AI devono garantire che gli algoritmi siano progettati in modo da evitare la discriminazione di qualsiasi tipo”.

    “In definitiva – conclude l’articolo – l’AI può portare a molti vantaggi, ma deve essere utilizzata in modo responsabile e sicuro per evitare potenziali pericoli. La riattivazione di Chat GPT in Italia rappresenta un passo importante nell’evoluzione della tecnologia di AI, ma anche un promemoria della necessità di proteggere le persone”.

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    Abuso di spyware, in arrivo la relazione della Commissione d’inchiesta del Parlamento europeo

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    Abuso di spyware, in arrivo la relazione della Commissione d'inchiesta del Parlamento europeo | Rec News dir. Zaira Bartucca

    In arrivo la relazione finale della Commissione d’inchiesta del Parlamento europeo sugli usi e gli abusi che riguardano gli spyware. L’organismo dopo un anno di indagini pubblicherà una serie di raccomandazioni. “Spiare oppositori politici, giornalisti o avvocati è illegale e contro i valori fondamentali dell’UE. Quando le forze di sicurezza utilizzano spyware, deve essere all’interno di confini chiaramente definiti. Gli abusi sono state flagranti violazioni dello stato di diritto”. E’ quanto fanno sapere i popolari.

    “La Commissione d’inchiesta ha fatto luce sui casi di uso illegale di spyware contro giudici, avvocati, giornalisti e persino l’opposizione democratica. Questo abuso di spyware costituisce una flagrante violazione dello stato di diritto, dei valori dell’UE e dei principi democratici più elementari di elezioni libere ed eque”, ha dichiarato Juan Ignacio Zoido, portavoce del gruppo PPE nella Commissione d’inchiesta.

    “Il Gruppo PPE sottolinea la necessità di sostenere coloro che sono stati presi di mira illegalmente con spyware. Ciò dovrebbe includere l’accesso a un ricorso giurisdizionale effettivo basato su norme definite dalla Corte europea dei diritti dell’uomo”, ha detto l’eurodeputato Vladimír Bilčík, che ha negoziato la relazione finale. “Lo spyware non deve essere usato come arma politica contro le istituzioni democratiche, i politici o i giornalisti”, ha sottolineato ancora Bilčík.

    “Le nostre forze di sicurezza hanno bisogno di strumenti tecnologici avanzati per affrontare minacce come il terrorismo, la criminalità organizzata o gli attacchi contro l’ordine costituzionale. Tuttavia, dobbiamo assicurarci che questi strumenti spyware vengano utilizzati nel rispetto dei diritti fondamentali e in conformità con i principi dello stato di diritto”, ha fatto eco – concludendo – Zoido.

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