
Transumanisti al lavoro. Nanobot inseriti nell’organismo di roditori vivi
La rivista Science Robotics ha reso noti le immagini e il video di uno sciame di minuscoli robot che si muove all’interno dell’organismo di un essere vivente
La rivista Science Robotics ha reso noto le immagini e il video di uno sciame di nanobot che si muove all’interno dell’organismo di un essere vivente, più precisamente nella vescica. L’esperimento è stato compiuto utilizzando un roditore come cavia. Ma cosa sono i nanobot? Lo spiega il sito TecnoAndroid, specializzato in tecnologia. Si tratta di “androidi delle dimensioni di milionesimi di millimetro”, quindi microscopici robot che in futuro potrebbero essere installati anche nell’organismo umano. E’ quanto ha auspicato, per esempio, il ministro dell’Innovazione Vittorio Colao.
Secondo l’ingegnere Nicola Mirotta – scienziato dei materiali ed ex responsabile di ricerca del CNR – questi nanobot, nanorot, naniti o motori molecolari “possono essere sollecitati da stimoli esterni controllati come campi magnetici, campi elettrici e calore“. In un futuro non molto lontano, dunque, potrebbero interagire con il 5G, come anticipato dallo stesso Colao. Ci saranno rischi? Di questi, per il momento, non si parla.
Rec News dir. Zaira Bartucca – recnews.it
TECH
Riforma del Fisco, l’intelligenza artificiale darà la caccia agli evasori

Il governo è al lavoro sulla Riforma del Fisco, e per il momento sono trapelati i contenuti della bozza. Si tratta di un testo suddiviso in 5 parti e 22 articoli finalizzato all’adozione di uno o più decreti legislativi, al fine di modificare il sistema tributario attualmente in vigore. Uno dei provvedimenti in fase di approvazione parla di un ricorso via via più massiccio all’intelligenza artificiale, anche per quanto riguarda le tasse e la loro riscossione. Stando a quanto è trapelato, infatti, l’IA e le tecnologie digitali saranno chiamate a “prevenire e ridurre l’evasione fiscale”, con un “meccanismo di premialità” per chi si dimostra collaborativo.
TECH
Il cellulare compie 40 anni. Chi inventò il “mattone” e cosa poteva fare

L’aprifila è stato il Il Motorola DynaTac 8000X, primo telefono cellulare “portatile” ad essere proposto il 6 marzo del 1983, esattamente 40 anni fa. Soprannominato “il mattone” per la forma non proprio ergonomica e per il peso che sfiorava il chilo, è iniziata lì la storia della comunicazione moderna che nell’arco di qualche decennio ha visto il cellulare trasformarsi in uno smartphone capace di svolgere operazioni ben più complesse. Certo che all’epoca non era così.
Il cellulare degli esordi – ideato dall’ingegnere Martin Cooper (nella foto) – ci metteva 10 ore a caricarsi, poteva ospitare 30 numeri in rubrica e permetteva di fare non più di mezz’ora di conversazione consecutiva. Non era per tutti: costava 3995 dollari e fu venduto in appena 300mila esemplari, prima di essere immesso formalmente in commercio a fine estate dell’83. Per aspettare l’ulteriore diffusione e modelli più compatti e tascabili, si sarebbero tuttavia dovuti aspettare gli anni ’90, per la diffusione diffusa gli anni 2000.
Nel 1998 inizia la corsa di altre marche e modelli più o meno iconici: sono gli anni dei Nokia, degli Startak, degli slidephone, del Blackberry. Da lì in poi nascono dispositivi di tutti i colori, per tutte le esigenze e per tutte le tasche. Gli SMS, gli MMS, la connessione internet e tutte quelle migliorie che negli anni hanno portato all’oggetto che tutti, ormai, portano con sé. Tutte innovazioni che non sarebbero state possibili senza quel primo “mattone” del 1983.
TECH
Truffa NFT, arrestati due imprenditori italiani a Dubai

Arrestati a Dubai nelle scorse settimane due imprenditori italiani, e precisamente trevigiani, C.V. ed E.G. I due sono sotto inchiesta dopo che una prima indagine condotta dal Procura di Pordenone aveva svelato alcuni dettagli legati alla “truffa” in criptovalute tramite New Financial Technology (il cui acronimo è NFT, da non confondere con i Non Fungible Token), società che avrebbe promesso ai singoli utenti il 10% di interessi al mese per ogni investimento in criptovalute. Gli atti subito dopo sono passati alla Procura di Treviso, che si sta occupando del caso.
Secondo quanto emerge dalle prime ricostruzioni, la misura sarebbe stata portata avanti di concerto con le forze dell’ordine degli Emirati. Le ragioni che hanno spinto questi ultimi a chiedere un ordine restrittivo ai due imprenditori sarebbero due capi di imputazione: il primo che prevede i reati “contro la fiducia” e il secondo il “tradimento”. In termini giudiziari italiani si tratterebbe di “truffa aggravata”. Il 13 febbraio c’è stata la convalida dell’arresto, che negli Emirati vale anche come udienza preliminare. Il giudice ha quindi la facoltà di rinviare a giudizio i due indagati, che in caso di condanna a processo rischierebbero fino a 10 anni di carcere.
Oltre ai vertici di NFT, gli investitori truffati stanno portando avanti una serie di richieste in varie Procure italiane nei confronti di una settantina di agenti, accusati di esercizio abusivo della promozione finanziaria e truffa aggravata. Oltre all’Italia, tra le inchieste della magistratura italiana e della Consob, si stanno muovendo anche le procure di tutta Europa per rintracciare i soldi sottratti in maniera illecita agli investitori tramite nuove criptovalute poco affidabili.
TECH
Bounty campaign e le 50 cripto-truffe più in voga che inquinano Bitcoin Talk

Uno dei modi più comuni in cui le persone possono incappare in truffe sulla criptovaluta è aderendo a una campagna Bounty per la promozione sui social. Le truffe Bounty si verificano quando un team di progetto di criptovaluta, o una società di marketing, dicono di offrire incentivi monetari o di altro tipo come parte di una campagna promozionale sui social. Il truffatore può ripagare gli utenti che partecipano, ma spesso non li paga affatto. In questo caso, l’utente ha lavorato per la criptovaluta senza alcun compenso.
Può anche succedere che i truffatori promuovano una criptovaluta fittizia o non esistente, quindi gli utenti che partecipano alla campagna Bounty non ricevono neanche una moneta reale. In altri casi, i truffatori possono utilizzare i dati personali dei partecipanti al fine di rubare denaro o identità. Per evitare queste truffe, è importante fare ricerche sulla criptovaluta e sulla società che la promuove prima di partecipare a una campagna Bounty, assicurandosi che le monete digitali abbiano un Whitepaper, un responsabile della campagna chiaramente indicato per nome e cognome (niente pseudonimi e nomi fittizi) e che soprattutto ci siano un volume reale di transazioni sicure.
Se non si è sicuri e se le piattaforme per qualunque motivo non ispirano abbastanza fiducia, meglio astenersi perché un’adesione alla leggera può causare la perdita di denaro e l’acquisizione impopria di informazioni personali. Ecco alcune delle principali truffe che si possono incontrare aderendo a una campagna Bounty per la promozione sui social di una criptovaluta (scorri in fondo all’articolo per leggere la lista completa delle 50 cripto-truffe).
- Phishing: i truffatori possono inviare email o messaggi che sembrano provenire da una campagna Bounty legittima, ma in realtà cercano di ottenere informazioni sensibili come password o informazioni personali.
- False campagne: alcuni truffatori creano false campagne Bounty che sembrano ufficiali, ma in realtà non hanno alcun rapporto con la criptovaluta in questione.
- ICO Fraudolente: le campagne Bounty spesso promuovono Initial Coin Offering (ICO), che sono vendite di nuove criptovalute. Tuttavia, alcuni ICO possono essere truffe e gli investitori possono perdere i loro soldi.
- Airdrop Fraudolenti: alcuni truffatori promettono airdrop gratuiti di criptovalute in cambio di una partecipazione alla campagna Bounty. In realtà, i truffatori possono chiedere di fornire informazioni personali o di effettuare un pagamento per ricevere le criptovalute promesse.
- Token non validi: alcuni truffatori possono promuovere token che non esistono, che non sono sul mercato o che non hanno valore, cercando di convincere le persone a investire.
- Pump and Dump: alcuni truffatori cercano di manipolare il prezzo di una criptovaluta attraverso campagne Bounty, promuovendo l’acquisto di grandi quantità di token e poi vendendoli improvvisamente per realizzare un profitto.
In generale, è importante fare attenzione quando si partecipa a una campagna Bounty per la promozione sui social di una criptovaluta. Leggere attentamente le condizioni dell’offerta e del contratto, che deve essere ufficiale e sempre presente, verificare l’autenticità della campagna e non fornire mai informazioni personali o di pagamento a meno che non si sia sicuri che la campagna sia legittima. In caso di dubbio, è meglio evitare di partecipare.
Campagne Bounty sui social media
Le campagne Bounty per la promozione di criptovalute sui social media sono diventate una pratica comune nell’industria delle criptovalute. Queste campagne offrono ai partecipanti una ricompensa in criptovaluta in cambio di una serie di attività di promozione su piattaforme social come Twitter, Instagram, Facebook, Telegram, Reddit e altre. Spesso gli imbrogli viaggiano e vengono organizzati tramite forum come Bitcointalk, dove inizialmente si trovavano occasioni ma dove ormai è facile – certo non per colpa del forum ma di chi lo utilizza – incorrere in colossali fregature. Ci sono infatti diverse possibili truffe cui si può incorrere aderendo a una campagna Bounty per la promozione di criptovalute sui social media. Ecco alcune di queste:
- Promessa di ricompense esagerate: alcune campagne Bounty possono promettere ricompense esagerate per attività relativamente semplici come condividere post sui social media. Queste promesse possono essere allettanti, ma spesso si rivelano essere solo una truffa per attirare le persone a promuovere una criptovaluta di scarso valore o inesistente.
- Criptovalute di scarsa qualità: alcune campagne Bounty promuovono criptovalute di scarsa qualità o che non hanno alcun valore reale sul mercato. Partecipare a queste campagne significa promuovere un prodotto che potrebbe essere inutile o addirittura dannoso per il proprio portafoglio.
- Piattaforme social fittizie: le campagne Bounty possono richiedere la promozione su piattaforme social fittizie, che sono create solo per ingannare i partecipanti. Queste piattaforme possono sembrare reali, ma in realtà sono controllate dai truffatori per sfruttare i partecipanti e avere nomi simili a quelli delle piattaforme più note.
- Scam ICO: molte campagne Bounty sono collegate a Initial Coin Offering (ICO) fraudolenti. Queste ICO possono promettere enormi guadagni, ma in realtà sono solo un’altra forma di truffa. I partecipanti che aderiscono a queste campagne rischiano di perdere i propri fondi investiti.
- Clausole ingiuste: le campagne Bounty possono contenere clausole ingiuste che impediscono ai partecipanti di ricevere le ricompense promesse. Ad esempio, una campagna potrebbe richiedere un numero elevato di condivisioni sui social media, ma poi negare la ricompensa sostenendo che le condivisioni non erano di qualità sufficiente.
Per evitare queste truffe, è importante fare attenzione alle campagne Bounty a cui si partecipa e verificare l’autenticità della criptovaluta promossa. Inoltre, è importante leggere attentamente i termini e le condizioni della campagna e assicurarsi di comprendere le clausole. In generale, è sempre consigliabile fare ricerche approfondite prima di aderire a qualsiasi campagna di promozione di criptovalute sui social media, non fermarsi a qualche articolo celebrativo e nemmeno ai numeri apparentemente elevati di adesioni, interazioni e condivisioni. Anche perché è proprio attraverso le campagne Bounty che molte società sono in grado di gonfiare il loro seguito dietro la promessa di compensi.
Le campagne bounty per la promozione sui social di criptovalute sono comunque diventate sempre più popolari negli ultimi anni. Ecco, tuttavia, altri aspetti da tenere in considerazione prima di tuffarsi in queste forme di presunto investimento:
- Scambio di criptovalute fraudolente: alcuni bounty manager chiedono ai partecipanti di creare un account su uno specifico scambio di criptovalute e di condividere un link di riferimento. Tuttavia, alcuni di questi scambi potrebbero essere fraudolenti e i partecipanti potrebbero perdere i propri fondi.
- Truffe con il wallet della criptovaluta: alcuni bounty manager chiedono ai partecipanti di creare un wallet per una specifica criptovaluta e di condividere l’indirizzo del wallet. Tuttavia, alcuni di questi portafogli digitali potrebbero essere fraudolenti e i partecipanti potrebbero perdere i propri fondi.
- Campagne bounty false: alcune truffe consistono nell’organizzazione di una campagna bounty falsa per una criptovaluta che non esiste. I partecipanti potrebbero essere invitati a fare diversi compiti, come la promozione sui social, ma non riceveranno mai la ricompensa promessa.
- Social engineering e utilizzo di bot: i truffatori potrebbero cercare di convincere i partecipanti a condividere informazioni personali o a cliccare su link fraudolenti, utilizzando tecniche di social engineering.
- Promesse di ricompense eccessive: alcune campagne bounty potrebbero promettere ricompense eccessive per compiti semplici come la promozione sui social, il che potrebbe essere troppo bello per essere vero. In alcuni casi, la promessa di una ricompensa così elevata potrebbe essere una truffa.
In generale, è importante che i partecipanti a una campagna bounty per la promozione sui social di una criptovaluta facciano attenzione e verifichino sempre la reputazione dell’organizzazione che organizza la campagna e l’autenticità della criptovaluta, che deve avere un valore chiaro, riconoscibile e reale. Le criptovalute che non riescono neppure a raggiungere il tetto di un dollaro (o un euro) sono spesso concepite con il solo fine di arricchire i creatori, perché molto difficilmente acquisteranno valore in fase di lancio e saranno in grado di generare guadagni per gli investitori. Inoltre, dovrebbero evitare di condividere informazioni personali, di cliccare su link sospetti e di compilare moduli con troppa leggerezza.
La lista delle Top 50 cripto-truffe
Ecco dunque la lista delle top 50 truffe cui si può incorrere aderendo a una campagna bounty per la promozione sui social di una criptovaluta:
- Scambio di criptovalute fraudolente
- Truffe con il wallet della criptovaluta
- Campagne bounty false
- Social engineering
- Promesse di ricompense eccessive
- Richiesta di pagamenti iniziali
- Falsi airdrop
- Airdrop che richiedono un pagamento iniziale
- Schema ponzi
- Progetti fraudolenti
- ICO e IDO fraudolente
- Telegram phishing
- Truffe con il bot Telegram
- Scam con i wallet hardware
- Ransomware
- Cryptojacking
- Mining fraudolento
- Scam con i segnali di trading
- Truffe con i robot di trading
- Truffe con i contratti intelligenti
- Truffe con i programmi di affiliazione
- Phishing sui social media
- Truffe di phishing tramite email
- Truffe con le criptovalute sugli e-commerce
- Scam su Telegram per la raccolta di fondi
- Scam con i bounty di pre-registrazione
- Scam con i bounty di referral
- Truffe con la vendita di token falsi
- Truffe con i token exchange
- Scam con i sistemi di gestione del portafoglio
- Truffe con le app mobile di criptovalute
- Truffe con i programmi di ricompense
- Scam con i social media bot
- Scam con i bot di telegram per la promozione sui social
- Truffe con i gruppi Telegram di segnali di trading
- Scam con i gruppi Telegram di pump and dump
- Truffe con i gruppi Telegram di crypto VIP
- Truffe con le chat di trading su WhatsApp
- Scam con le chat di gruppo di trading su Facebook
- Scam con le chat di gruppo di trading su Telegram
- Truffe con le app di trading automatico
- Truffe con i segnali di trading su Instagram
- Truffe con i bot di trading su Twitter
- Truffe con i gruppi di trading su Reddit
- Truffe con le app di trading social
- Truffe con i portafogli di trading
- Truffe con i robot di trading di criptovalute
- Scam con i programmi di scambio di criptovalute
- Truffe con le app di scambio di criptovalute
- Truffe con i programmi di formazione di trading di criptovalute
Si tratta di progetti criminali.
Temo che ormai sia impossibile fermarli.