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(Esclusiva Rec News) – Pubblichiamo in anteprima la prima parte di From Data Mining to Data Farming – An internet model inspire by Nature”, testo che l’economista belga Gunter Pauli ci ha gentilmente concesso in anteprima. Nel saggio l’autore teorizza una maggiore democratizzazione di internet, per evitare il cosiddetto schiavismo 2.0, l’attuale sistema di lucro fine a se stesso dove “quasi tutte le entrate generate dai dati vengono guadagnate solo da una dozzina di giocatori in tutto il mondo”. Pauli Guarda a un Internet dove l’apprendimento e lo sviluppo dell’individuo acquistino centralità. Per giungere a questo, avverte Pauli, bisogna finalmente guardare a modelli che siano eticamente accettabili e incentrati sul benessere di tutti, compresi anziani, giovani e deboli. I sistemi cui ispirarsi, del resto – spiega Pauli – sono già presenti in natura e sono le reti fungine che attraversano tutto il sottosuolo, che contribuiscono all’equilibrio della vita senza distruggere. In uno dei paragrafi, Pauli nomina anche il discusso e controverso “Reset”. La traduzione è a cura della redazione. Cliccando sull’icona in basso si può leggere il contributo nella versione originale, in inglese.

Il mondo sta cercando di scrollarsi di dosso il danno economico e mentale causato da un virus. C’è bisogno di rilanciare l’economia dal basso verso l’alto. Sappiamo che i dati sono il nuovo petrolio e quindi, come parte di una strategia per rilanciare l’economia, potremmo usare il “potere dei dati” per fornire l’accoglienza e la fonte di reddito necessaria. Tuttavia, la sfida principale è che quasi tutte le entrate generate dai dati vengono guadagnate solo da una dozzina di giocatori in tutto il mondo. L’attuale struttura di Internet e l’alta concentrazione di guadagni implica che il marcato aumento dell’uso di Internet stia “rendendo più ricchi i ricchi”. Peggio ancora, stiamo perdendo l’opportunità di democratizzare Internet, sia il suo accesso e il suo modello di reddito. Si stima che il 50% della popolazione mondiale sia escluso dai benefici offerti da Internet, e l’altro 50% venga sfruttato su Internet attraverso un concetto di business noto come datamining che non ha alcun rispetto per la privacy e assomiglia piuttosto a una forma moderna di schiavitù e dipendenza che costringe miliardi di persone ad avere opinioni polarizzate.

In questo articolo propongo che prima di tutto ci si inizi ad ispirare a come la natura comunica, prima di entrare nei dettagli dell’Internet progettato e centrato sull’uomo. Potremmo emulare questo sistema sorprendentemente efficiente di scambio di dati e informazioni commerciali? Se sì, le chat sui social network potrebbero assomigliare ai tronchi e ai rami degli alberi, supportati da radici forti, rafforzati da funghi micorrizici che assicurano la connessione delle reti locali in un sistema coerente. Potremmo stabilire connessioni sicure da un pod (area) ad un altro, mentre ognuno ha le proprie regole per la raccolta e la condivisione dei dati, basate su un’etica universale radicata nei diritti umani. Foglie e sottobosco nutriranno il suolo, forniranno l’energia che rende i microrganismi performanti, combinando i contributi unici di ciascuno dei cinque regni della natura (batteri, alghe, funghi, piante e animali). Ognuno imparerebbe continuamente e sarebbe ispirato, trovando percorsi per migliorare le prestazioni e la resilienza, trovando gioia nel processo di scoperta. Una volta compreso come la Natura ha evoluto un sistema di raccolta e comunicazione dei dati, possiamo quindi immaginare un quadro politico e tecnico per ridisegnare internet in base alla natura? Credo che possiamo.

Tutte le informazioni di una foresta circolano all’interno dell’ecosistema locale. Pochi di noi realizzano che la Natura, questo amalgama di ecosistemi, gestisce la più grande rete di comunicazione di sempre. È autosufficiente in fatto di energia e opera da millenni. Mentre possiamo essere impressionati dagli exploit del 5G o dai satelliti 30,000 che Elon Musk desidera mettere in orbita, il sistema di informazione e comunicazione della Natura ha dimostrato di essere molto più performante e resiliente. Sorprendentemente la maggior parte opera proprio sotto i nostri piedi, o nei vasti corpi idrici dei nostri oceani. Questa rete è nascosta ai nostri occhi mentre funziona come interfaccia tra piante, funghi, terreni ricchi di microrganismi e zuppe di virus e batteri, mescolati con plancton e micro alghe nei mari. Questi sistemi funzionano tutto il tempo 24 ore al giorno con incredibile stabilità, e ha diversi metodi di comunicazione. Il suo scopo ultimo è quello di prendersi cura di tutti, anche considerando le esigenze specifiche dei giovani e degli anziani, lasciando spazio a nuova vita e anche a nuove forme di vita, come non abbiamo mai immaginato (e praticato) nel nostro mondo. Con nostra sorpresa, questo “internet” altamente performante ha origine nei mari fin dall’inizio dei tempi, e sulla terra ben prima della rivoluzione cambriana, 450 milioni di anni fa.

Le comunicazioni interspecie in mare ha raggiunto un livello di sofisticazione che non è stato studiato, quindi non è stato capito affatto. Poiché la densità dell’acqua è una dozzina di volte superiore al suolo e quasi 800 volte superiore all’aria, possiamo solo immaginare come si sia evoluto lo scambio di informazioni nei corpi idrici. Mentre la ricerca è ancora agli inizi, c’è un consenso emergente sul fatto che le informazioni e i messaggi vengono scambiati attraverso i cambiamenti biochimici nell’acqua causati dal metabolismo o dall’ansia; gli spostamenti elettromagnetici sono emanati dai movimenti degli organi; la percezione sottile dei cambiamenti nel suono da tutto, ma soprattutto il battito cardiaco che è udibile su lunghe distanze attraverso tecniche di filtrazione altamente sofisticate. Dalle chiamate con suoni perfettamente acuti ai disegni attenti che assomiglierebbero ad un’arte altamente espressiva e al gioco con i colori: c’è tutto questo e molto altro deve essere ancora scoperto, e tutto fa parte di questo portafoglio diversificato di comunicazioni.

Dall’Antropocene ai funghi-cene

Molti cittadini moderni pensano che abbiamo creato i tempi dell’Antropocene, dove la vita è determinata e dominata dagli umani. Quando i nostri scienziati informatici visionari si riferiscono all’intelligenza incorporata nella natura, di solito indicano le reti neurali. È vero, è facile essere impressionati dalla capacità del nostro cervello. Tuttavia, se vuoi davvero essere impressionato, trascorri qualche ora esplorando la magia delle reti fungine che non sono altro che i più grandi organismi viventi del mondo (100 chilometri quadrati di filamenti di funghi che attraversano il terreno con lo stesso DNA). E poi prenditi il tempo per esplorare il potere di precisione della trasmissione dei dati attraverso i feromoni; o di studiare il contenuto variabile delle canzoni delle balene e le diverse lingue padroneggiate dai capodogli. La loro capacità di esprimere istruzioni e opinioni precise nella stessa struttura del linguaggio ma con sillabe diverse a seconda degli oceani in cui vagano, ha sconcertato gli scienziati.

Possiamo essere sicuri di noi stessi del “nostro” internet e del “nostro” cervello solo se non ci rendiamo conto di come virus, batteri, funghi e microalghe organizzino la vita, proprio come coralli, squali e pesci palla. Mentre tendiamo ad osservare il nostro ruolo nella distruzione degli ecosistemi, degli habitat, della vita animale e vegetale, raramente guardiamo al fiorire di Internet della Natura nel suolo, nell’acqua e nell’aria. Solo per illustrare: i feromoni – queste minuscole molecole – passano messaggi molto selettivi con altissima precisione di una parte per miliardo attraverso l’aria per raggiungere un partner specifico (futuro) o un membro della famiglia a miglia di distanza. La Delicea pulchra, un’alga rossa che vive nel Mar di Tasmania, che potrebbe essere interpretata come una zuppa di microrganismi con un milione di virus e batteri per millimetro cubo di acqua salata, ha la capacità di inceppare il sistema di comunicazione dei batteri impedendo la creazione di biofilm e la diffusione di virus. Le balene sfruttano i gradienti di sale per comunicare con i loro parenti per migliaia di chilometri negli oceani. Queste vaste reti di comunicazione dispiegate nel suolo, nell’aria e nell’acqua hanno uno scopo principale: promuovere la vita e aumentare la resilienza. Quindi, scopriremo che il ruolo dei funghi in natura è molto più che degradare e decomporre la materia vegetale. I funghi potrebbero essere visti come i padroni di Internet di questa Natura dove tutti si connettono e comunicano tutto, garantendo al contempo l’equità nel processo. Questo elemento sociale che è parte integrante della cultura dei funghi è nuovo, e non ci si aspetta da un mondo che è stato descritto come “selvaggio da domare”.

I dati di piante e funghi

Il reset di cui abbiamo bisogno per internet controllato da pochi giocatori potrebbe essere ispirato dalle reti vegetali e fungine in modo da consentire un intenso scambio di informazioni. In natura, tutti i dati sono gestiti localmente, portando benefici a tutti. Informazioni per cosa? Riassumiamo il contenuto principale degli scambi come la scienza lo ha inteso fino ad oggi: i funghi percepiscono e registrano la presenza e la quantità di carbonio. Sulla base dei loro dati proprietari – poiché non c’è nessun altro con i mezzi per raccogliere con grande precisione queste informazioni – i funghi determinano il prezzo dello zucchero. Questo non è un calcolo freddo e l’impostazione dei prezzi in base alla domanda e all’offerta. I funghi valutano il valore di un vecchio albero e il suo ruolo nell’ecosistema, garantendo al contempo la connessione con il ceppo centenario con i suoi discendenti nella zona. Sulla base di questo insieme dettagliato di osservazioni guidate da una ricerca sulla qualità della vita – non sul reddito massimo – il fungo e le piante si impegnano nel commercio in cui i funghi forniscono principalmente carbonio. I funghi alla fine decidono quante piante e quali piante pagano quale prezzo espresso in una quantità di zucchero e grassi.

Abbiamo scoperto attraverso recenti ricerche sperimentali sul campo che il prezzo del carbonio non è uniforme! Prendiamo l’esempio di un’area in cui l’attività umana ha estratto la maggior parte del carbonio dal suolo: le piante devono pagare un prezzo più alto per l’acquisizione di carbonio e di alcuni altri minerali che sono disperatamente necessari. Questo costo più elevato limita la loro crescita. Tuttavia, questo reddito extra per i funghi è in parte ridistribuito ai bisognosi e in parte utilizzato per ricostruire la rete fungina che è stata regolarmente distrutta dalla lavorazione. Il fungo ha una cultura di tassazione e ridistribuzione della ricchezza. Potremmo immaginare un internet progettato dall’uomo se fossimo completamente connessi in tutta un’area locale, e saremmo in grado di scambiare dati e fornire sostentamento e robustezza in un sistema che rigenera il suolo come suggerito sopra?

La natura crea e gestisce reti di informazione che guidano un mercato con prezzi fluttuanti per il carbonio. Inoltre, i funghi si impegneranno in partnership che si prenderanno cura dei bisogni di base al di là del cibo per tutti i membri dell’ecosistema. La rete fungina-flora, supportata da microrganismi tra cui batteri e virus, considera i giovani e i vecchi, con i loro bisogni specifici e assicura informazioni e nutrizione che siano di supporto a tutta la vita poiché i funghi hanno imparato in milioni di anni che giovani, vecchi e deboli condividono la saggezza e la conoscenza che vanno oltre i meri obiettivi utilitaristici. Questo approccio consente a tutti i presenti nel sistema locale di condividere, imparare e beneficiare. Questo rafforza il tutto.

Con lo zucchero come moneta e il carbonio come merce principale, questo sistema commerciale costruisce interrelazioni che si trasformano in elementi costitutivi della biodiversità. I servizi offerti da questa rete di comunicazione si estendono alle misure di salute e sicurezza, anche alle chiamate di emergenza. Prendiamo l’esempio di un branco di elefanti che si avvicina. Questi mammiferi giganti strappano rami e foglie per mantenere il loro grande appetito. Questo è doloroso per gli alberi. Una volta che la rete fungina percepisce l’arrivo della mandria grazie al suo martellamento sul terreno che riverbera attraverso la regione, annuncerà rapidamente questo pericolo imminente attraverso il suo sistema di comunicazione sotterraneo che offre un senso di direzione e tempismo. È come un allarme di furto con scasso controllato a distanza, si estende anche a un’assicurazione sanitaria e di sicurezza, comprese le misure preventive per ridurre i possibili danni. Annunciando l’arrivo di elefanti con un appetito feroce, le piante spareranno rapidamente le loro foglie con abbondanza di acidi, aiutate dalla rete fungina. Questo rapido scambio in cui litri di sostanze chimiche fresche vengono pompati attraverso i ramoscelli e le foglie dell’albero è possibile solo grazie alla raccolta dei dati, alla comunicazione e al potere commerciale dei funghi. Gli elefanti assaggiano le foglie amare e passano rapidamente oltre per evitare disturbi allo stomaco.

Siamo solo all’inizio della nostra scoperta di come funzionano la natura e i suoi sistemi di comunicazione. E ci rendiamo conto che hanno appena graffiato la superficie delle comunicazioni subacquee. Ora è chiaro che il terreno con funghi e flora è cablato con ramificazioni che vanno oltre la nostra comprensione. Questa resilienza recentemente scoperta negli ecosistemi consente alle comunità locali di prosperare, rafforzare le basi della vita come la conosciamo. Questa incredibile realtà sotto i nostri piedi e nell’acqua ci offre la possibilità di diventare umili invece della – spesso arrogante – convinzione di avere sistemi informatici e di comunicazione moderni e unici. La realtà è che rispetto a ciò che sta accadendo nel suolo e nel mare, anche le nostre connessioni satellitari e il nostro scambio di dati su Internet sono una scarsa approssimazione di ciò che fa la natura.

Lo scambio di informazioni al centro di queste reti è locale, tutti i dati vengono elaborati localmente, memorizzati, condivisi, appresi e messi in atto? Questo mi ispira a suggerire come evolvere dal datamining all’agricoltura dei dati e all’agroforestazione dei dati. Ma prima di entrare in proposte, cerchiamo prima di studiare il potere economico dietro queste proposte tracciando un parallelo tra dati e petrolio (continua).

Gunter Pauli è il fondatore della Blue Economy e della Strategia "Zeri". Economista belga, ha all'attivo decine di pubblicazioni sul rilancio dei territori e sull'economia sostenibile. Ultimo in ordine di tempo: "Piano A: La Trasformazione dell'Economia Argentina". All'Italia ha appena regalato "100 domande in 100 pagine". Su Rec News pubblica degli Editoriali in cui mette in campo idee e suggerimenti pratici per uscire dalla crisi, per aver cura di sé stessi e dell'ambiente.

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LETTERE

La Psicologia Artistica

di Paolo Battaglia La Terra Borgese*

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La Psicologia Artistica | Rec News dir. Zaira Bartucca

La psicologia ha da qualche tempo cercato di rendersi conto della natura dei fatti artistici in riferimento alla psiche umana, sollevando una serie di problemi ai quali, se non una soluzione, ha dato almeno una impostazione seria e chiara.

Il tentativo di spiegare psicologicamente l’arte e l’artista incontra naturalmente i suoi limiti in due ordini di fatti: il primo è che la psicologia non è ancora in grado di precisare metodi e soluzioni definitive rivolgendosi a un campo, l’interiorità umana, che proprio per sua natura è molto difficile a cogliere in modo sperimentale nella sua purezza.

Il secondo è che la psicologia artistica vale, in ogni caso, ad illuminare un tipo di condizioni dell’esperienza estetica dell’uomo, ma non già l’esperienza estetica nella sua complessità e varietà di piani: i suoi risultati saranno perciò inadeguati a una completa spiegazione del fenomeno artistico.

È tuttavia di grande importanza rivelare i problemi che la psicologia moderna ha sollevato nel campo dell’estetica. Tali studi sono stati condotti soprattutto negli USA in corrispondenza alla tendenza generale della cultura di quel Paese di risolvere con lo psicologismo l’intera vita spirituale. Una prima serie di questioni s’innesta all’osservazione dell’attività creativa. Si studia, in questo caso, il funzionamento della mente dell’artista nella misura in cui essa può essere sperimentata.

Si procede a distinguere diverse fasi: una di preparazione, una di incubazione, una di illuminazione, una di verifica, e si riconosce in questo processo un atteggiamento particolare dell’artista verso gli oggetti della sua esperienza; atteggiamento che, a confronto dell’uomo normale, rivela maggiore attività del soggetto e una sua tendenza a esprimere qualche cosa da sé. La fonte di questi studi è naturalmente costituita in gran parte dalle confessioni degli stessi artisti.

È per esempio comune a molti di essi lavorare per molto tempo alla ricerca di una felice intuizione che rischiari tutta l’opera e che si verifichi solo più tardi e improvvisamente; dunque la psicologia forma l’ipotesi che il cosiddetto lavoro senza frutto sia in realtà necessario perché un meccanismo psichico si organizzi e riesca, alla fine, a produrre un risultato positivo. Un altro genere di analisi è rivolto a scoprire le reazioni psicologiche dell’artista nel corso della stessa esecuzione dell’opera: le bozze, le correzioni, le prove, i rifacimenti possono testimoniare il succedersi di reazioni emotive che hanno guidato il lavoro dell’artista e che la psicologia cerca di rintracciare e spiegare.

L’indagine psicologica si rivolge poi all’ambiente culturale e sociale in cui vive l’artista e cerca di trarre un duplice ordine di conclusioni: anzitutto accertare l’influenza dell’ambiente sulla formazione mentale dell’artista, e, in secondo luogo, scoprire come l’artista stesso reagisca alle condizioni in cui gli è stato dato di vivere. In questo caso possono costituire materia di informazioni alla scienza sia le opere, sia il comportamento dell’artista nelle sue relazioni sociali.

Ancora, la psicologia studia il formarsi del gusto e il particolare sviluppo che la mentalità dell’artista segue per arrivare a compiere la propria destinazione estetica. In definitiva, questa parte della psicologia artistica si pone il problema di indagare le condizioni fisiopsichiche della creazione artistica e che cosa le faccia differire dalla struttura psicologica dell’uomo normale.

Una seconda serie di ricerche si appunta invece ai valori estetici delle opere d’arte per sapere a quali reazioni psicologiche corrisponda nel contemplare l’esperienza della bellezza. Si tratta, in altre parole, di vedere quali sono le qualità di un’opera che suscitano in noi emozioni tali per cui noi affermiamo di trovarci dinnanzi alla bellezza artistica. Si possono allora distinguere, nel fenomeno della contemplazione, gli elementi riguardanti l’atteggiamento dello spettatore (visione disinteressata, intuizione, catarsi ecc.) e vedere a quali elementi obiettivi si debba riferirli.

L’estetica sperimentale studia appunto la forma oggettiva e le singole emozioni e reazioni che possono suscitare in noi e che, coi processi della psicologia, possono essere controllate e verificate. Studi di tal genere si propongono per esempio di accertare il valore emotivo delle pure forme geometriche (il perfetto rettangolo, la migliore croce, il profilo dorato), la piacevolezza dei colori, l’espressività delle linee e gli effetti della musica.

A proposito di quest’ultima, in particolare, sono state condotte indagini per rilevare il riflesso della melodia e del ritmo sui processi organici, l’umore che essi suscitano, l’uniforme tonalità sentimentale che creano nell’uditorio, il valore altamente emotivo del tempo veloce e del tempo lento con le particolari variazioni dei ritmi. A sua volta di fronte alla musica si distinguono i vari atteggiamenti dell’ascoltatore: c’è il tipo intersoggettivo che reagisce con impulso eccitativo, il tipo associativo che analizza e critica gli elementi della composizione, il tipo caratterizzatore che interpreta con qualità umane (morbidezza, allegria, misticismo) la musica stessa.

Allo stesso modo la recitazione e la lettura dei versi del periodo in prosa, la particolare cadenza della voce, la pausa, ecc. sono altrettanti piani d’indagine per uno studio che voglia fissare i riflessi psicologici della poesia e della letteratura. Analoghe ricerche vengono pure condotte per ogni altra arte.

Il termine «psicologia artistica» vale anche a significare la psicologia dei personaggi nelle opere di letteratura, specie nel romanzo. In tal caso si possono distinguere la posizione naturalistica che tende a riprodurre esattamente i movimenti fisiopsichici dell’agire umano e quella idealizzante che risolve i problemi psicologici in schemi ideali, per cui si sviluppa una psicologia che non è più quella dell’uomo reale, ma è un elemento della composizione artistica a cui concorre e alle cui leggi estetiche si sottomette. La psicologia diviene la forma stessa in cui si ordina l’agire dell’uomo nella letteratura.

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LA SEGNALAZIONE

“Mia sorella sottoposta senza motivo a quattro TSO”

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"Io, minacciato e obbligato a più di una decina di TSO, solo perché ho risposto a un vicino" | Rec News dir. Zaira Bartucca

Buongiorno gentilissima redazione. Vorrei narrarvi la storia di mia sorella di 54 anni, 4 tso e altrettanti ASO. Ultimo oggi, con obbligo iniezione con farmaco psichiatrico. È partito tutto da alcuni parenti che hanno segnalato al CPS di San Donato Milanese, dopodiché da anni siamo bersagliate da continue pressioni a fare cure inadeguate. Per evitare i TSO mia sorella ha dovuto accettare di fare questa iniezione mensile. Ci siamo rivolti a diverse associazioni e anche ad avvocati chiedendo aiuto, ma nulla è servito.

Mia sorella, M.M., ha fatto una relazione psichiatrica ed è stata riconosciuta sana di mente, ma dall’ospedale di Melegnano sostengono il contrario. Per loro mia sorella non è sana di mente, per loro è una persona schizofrenica e paranoide. Non hanno mai fatto una perizia che dimostri questa loro teoria, ma comunque loro continuano a fare ricoveri forzati e a propinare tutti questi farmaci che comunque nel tempo hanno lasciato i loro segni. Io stessa che non ho subito una violenza come il TSO ma ne subisco indirettamente gli effetti mi sento impotente, avvilita, priva di forze e sconfitta davanti a un sistema che ritengo sia dittatoriale.

Perché priva non solo la persona ma tutta la famiglia delle libertà di scelta di andare dal medico che ispira fiducia e scegliere le cure con piena consapevolezza. Chiedo a voi di pubblicare questa lettera e attendo vostre notizie speranzosa, ringraziando porgo cordiali saluti. A.M.

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LETTERE

Realizzare il sogno di Basaglia

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Realizzare il sogno di Basaglia | Rec News dir. Zaira Bartucca

A meno di una settimana dalla scomparsa del giovane di Lampedusa, che ha preferito gettarsi in mare dal traghetto piuttosto che subire un TSO, si è conclusa a Milano la mostra multimediale “Controllo sociale e psichiatria: violazioni dei diritti umani”. L’evento, organizzato dal Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani (CCDU), ha attirato oltre mille visitatori in cinque giorni, molti dei quali hanno voluto esprimere parole di ringraziamento e di complimenti sul libro degli ospiti, e si è concluso con un convegno intitolato “180 – una riforma incompiuta”. 

Dopo i saluti del presidente del CCDU, avv. Enrico del Core, che ha voluto ricordare l’importanza vitale del diritto alla difesa nell’ordinamento costituzionale, il vicepresidente Alberto Brugnettini ha aperto i lavori ricordando le forti critiche e i dubbi espressi a suo tempo da Franco Basaglia nei confronti di una legge che, pur fregiandosi del suo nome, riproponeva le logiche manicomiali cambiandone solo il nome. 

I primi a parlare sono stati Fabio, che ha riferito i gravi maltrattamenti cui è stato soggetto suo fratello durante la sua lunga esperienza nei servizi psichiatrici ospedalieri, le angherie e i soprusi di cui è stato testimone oculare, e le condizioni ignobili in cui vivono i degenti – costantemente sotto il ricatto della contenzione se non fanno i bravi. 

Fabio ha concluso chiedendo che la medicina faccia un passo indietro e ammetta di non saper curare il disagio mentale. Maria Cristina Soldi, ha raccontato l’incredibile e dolorosa vicenda di suo fratello Andrea, ucciso a Torino nel 2015 durante un TSO. La vicenda legale si è chiusa recentemente con la condanna definitiva dei responsabili, ma resta l’amarezza per quanto è accaduto e per i particolari – assieme tragici e grotteschi. 

Andrea Soldi se ne stava tranquillamente seduto sulla panchina di un parco torinese quando lo hanno avvicinato due psichiatri chiedendogli di seguire uno di loro per un trattamento sanitario. Andrea avrebbe volentieri seguito il secondo psichiatra, di cui si fidava, ma fu obbligato con la forza a seguire l’altro. Sdraiato a pancia in giù e con le mani legate dietro alla schiena, Andrea morì soffocato durante il trasporto in ambulanza. I familiari si sentirono dire dai medici che il loro congiunto era morto d’infarto, per poi scoprire l’amara verità dalla stampa. 

La dottoressa Eleonora Alecci, psicologa e psicoterapeuta con un passato in un reparto psichiatrico in cui si praticava la contenzione, ha confermato che i fatti riferiti da Fabio sono la routine quotidiana, e ha ribadito il suo impegno verso il superamento di queste pratiche, impegnandosi in un programma di addestramento del personale medico e infermieristico, come anche spiegato nel corso di un suo recente intervento al congresso della Società Italiana di Psichiatria.  

La dottoressa Maria Rosaria D’Oronzo, collaboratrice per molti anni di Giorgio Antonucci – il medico e psicoterapeuta che liberò i “matti” del manicomio di Imola dimostrando al mondo intero che è possibile alleviare la sofferenza mentale senza usare forza o coercizione – ha ricordato il lavoro di Antonucci, e il suo profilo di umanitario, ben documentati nell’archivio online di cui la dottoressa D’Oronzo è curatrice. 

L’avvocato Michele Capano, dell’Associazione Radicale Diritti alla Follia e del Direttivo Radicale, ha denunciato l’incredibile contraddizione della legge italiana, che da una parte ha ratificato le risoluzioni ONU per la cessazione delle pratiche coercitive in psichiatria, e dall’altra mantiene in vigore una legge che le consente. L’Associazione Diritti alla Follia e il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani intendono lavorare assieme, e coinvolgere altre associazioni e individui, per una riforma della 180 in senso garantista, che superi questa contraddizione e realizzi il sogno basagliano. 

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LETTERE

Caro premier, si ricordi di tutti i totalitarismi

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Caro futuro premier, si ricordi delle foibe e di tutti i totalitarismi | Rec News dir. Zaira Bartucca

Egregio Signor Presidente, da italiani, sia per scelta sia per nascita, non possiamo che essere contenti per l’esercizio di democrazia registrato con le elezioni dello scorso 25 settembre. Finalmente saremo guidati da un governo espressione del voto popolare e non da uno maturato da accordi di Palazzo, come accaduto negli ultimi anni.               

Abbiamo ascoltato con grande interesse, in questi giorni, le dichiarazioni degli esponenti della maggioranza appena eletta e che lei, signor presidente, avrà l’onore e l’onere di guidare. Da tali esponenti, in queste ore, è stato espresso ripetutamente un concetto che ci sentiamo di condividere totalmente: uno Stato è tanto più credibile ed è tanto più considerato, quanto più onora e rispetta i Trattati internazionali che esso stesso ha sottoscritto.

Noi crediamo che sia arrivato, alfine, il momento di rispettare quei Trattati che non sono stati ottemperati fino ad oggi, provocando, in tal modo, un grave danno al mondo dell’Esodo Giuliano-Dalmata. Ci riferiamo al Trattato di Pace di Parigi del 1947 il quale, al punto 9 dell’allegato XIV, stabilisce che: “I beni degli italiani residenti nei Territori ceduti […] non potranno essere trattenuti o liquidati […], ma dovranno essere restituiti ai rispettivi proprietari”.

Come sappiamo a tale Trattato, ampiamente disatteso, seguirono diversi accordi bilaterali tra Italia e Jugoslavia – accordi del 23/05/1949, 23/12/1950, 18/12/1954 – tutti poi tramutati in Leggi attuative, che in sintesi sancivano il pagamento dei debiti di guerra dell’Italia nei confronti delle Jugoslavia utilizzando i beni degli Esuli a fronte dell’impegno dello Stato italiano di un successivo risarcimento per l’esproprio perpetrato.

Ebbene, gli Esuli istriani, fiumani e dalmati ed i loro discendenti, sono ancora in attesa di un “equo indennizzo”, avendo percepito solo una minima parte di quanto promesso. Si tratta di un indennizzo che, secondo i nostri calcoli, si aggira intorno ai 4,5 miliardi di euro. Una cifra che sembra enorme, ma che se confrontata con l’attuale debito pubblico (ad oggi pari a circa 2770 miliardi) rappresenta l’1,6 per mille.

Quanto fin qui non è solo una questione di vile danaro, si tratta, piuttosto, di un’espressione di civiltà attesa da lunghi decenni da un intero popolo. Gli Esuli e i loro discendenti si sono rifatti una vita in Patria, eppure resta l’insopportabile retrogusto amaro nella consapevolezza di essere stati ignobilmente usati per questioni geopolitiche giocate sulla propria pelle.

La vita della nostra Gente è stata tutta in salita per troppo tempo, anche dal punto di vista culturale. Sempre a dover giustificare la propria identità, sentendosi dire che la sofferenza patita era il giusto scotto per colpe di altri. Il giustificazionismo è un concetto terribile che porta allo stupro della ragione, definendo accettabile l’eliminazione di un qualcosa o qualcuno – magari per mezzo di una foiba -, su cui far ricadere i misfatti di qualcun altro.

Per questi motivi auspichiamo anche l’emendamento della Legge 167/2017 che punisce la propaganda, l’istigazione e l’incitamento al razzismo e chiediamo l’inserimento di una menzione specifica al negazionismo e giustificazionismo per i crimini commessi in Istria, Fiume e Dalmazia in merito alla persecuzione anti-italiana avvenuta a guerra finita. Così come auspichiamo che possa essere emendata la Legge 178/1951 che disciplina il conferimento delle onorificenze al Merito della Repubblica, senza la quale non è possibile la revoca del cavalierato assegnato al Maresciallo Tito, causa di dolore e sofferenza non solo per la nostra Gente, ma per centinaia di migliaia di persone che si opponevano alla dittatura comunista jugoslava.

A tale proposito vogliamo ricordare il pronunciamento del 19 settembre 2019 in cui il Parlamento Europeo – presieduto da David Sassoli – approvò a larghissima maggioranza (89%) la risoluzione: “Importanza della memoria europea per il futuro dell’Europa”, che condanna tutti i totalitarismi del XX secolo, equiparando in tal modo il comunismo al nazismo. L’attuale maggioranza, così come maturata il 25 Settembre, ha dimostrato nel tempo grande sensibilità ai temi qui riportati. Confidiamo nella sua futura opera.

*Esule di seconda generazione nato al Villaggio Giuliano-Dalmata di Roma nel 1959. Past-President FederEsuli – Federazione delle Associazioni degli Esuli istriani, fiumani e dalmati  – Vicepresidente Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia – Consigliere Associazioni Dalmati Italiani nel Mondo – Fondatore MondoEsuli – Movimento per la memoria e la promozione di Istria, Quarnaro e Dalmazia»

Rec News dir. Zaira Bartucca – recnews.it

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