“La mia strada e quella della figlia di Stanley Kubrick si sono incontrate a maggio dello scorso anno: da allora ci scriviamo con regolarità. E’ una donna equilibrata, coraggiosa, leale, brillante, perfino ironica. Soprattutto, umana”
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“Le ossessioni della figlia di Kubrick: No Vax, complottista e antisemita”: è intitolata così un’invettiva che mi è stata segnalata dallo stesso bersaglio del discorrere, che il caso vuole sia anche una mia conoscenza. Ho deciso (autonomamente) di spendere qualche parole sull’argomento, nella convinzione che non si possa assistere in silenzio a un qualcosa che reputo – conoscendo Vivian – come inqualificabile e irricevibile. Anzitutto: “le ossessioni”. Quando ci si svena a favore dell’aborto, di chi attacca la famiglia naturale, delle mascherine, della farsa del virus, e ovviamente quando si fanno mille salamelecchi a favore dei democratici locali e d’oltralpe, si tratta di opinioni o di cronaca. Quando si esercita il proprio senso critico e ci si discosta anche di una virgola dalla narrazione dominante, si parla di “ossessioni”.
Ci si trasforma in una “paranoica”, “suprematista” e “negazionista” che però (e qui sta il problema) su Twitter ha un seguito di oltre 20mila persone. Almeno sette volte tanto rispetto al seguito dell’autore dell’invettiva. E qui forse si nota una puntina di invidia verso una donna che – pur non essendo del settore – dimostra acume e senso critico nel trattare notizie che altri, in maniera fin troppo semplicistica, prenderebbero come veline su cui accomodarsi senza uno straccio di analisi. Senza porsi domande e senza andare oltre la lettura di comodo passata da chi è gerarchicamente più in alto. Anche qui non si è andati oltre il “ritratto ufficiale”, che purtroppo nel tempo si è arricchito di speculazioni infondate e di bugie.
Vivian, come me, è vittima di campagne diffamatorie che nell’articolo sono riprese nella loro interezza, senza alcuna verifica. Sono parole proferite con troppa leggerezza, come se il destinatario fosse immateriale: invece esiste, e ha una reputazione da difendere. E’ questo l’intento: sporcare la reputazione di chi osa dissentire. E’ questo che fanno abitualmente i gerarchi del mainstream: buttare palle di fango in pozzi puliti, per poi prendere l’acqua sporca e imbottigliarla. C’è possibilità di piazzare bottiglie di acqua putrida sul mercato? Come no: ci si abbevera tutto il pubblico generalista, quello che non va al di là dei tg o dei titoli dei quotidiani di massa. Non è colpa della persone, ma di chi si trova in posizioni apicali e di chi agisce su commissione, in alcuni casi debitamente retribuito per un’opera di mistificazione che vale da straordinario. Qui non c’è stata neppure la volontà di metterci qualche elemento proprio: tutto è ricalcato da un articolo del Daily Beast, che Vivian ha commentato sui suoi social (in fondo all’articolo).
Un piccolo retroscena. La mia strada e quella di Vivian si sono incontrate lo scorso anno, del tutto casualmente: da allora ci scriviamo con cadenza piuttosto regolare. A volte ci ritroviamo a fare lunghi botta e risposta: apprezzo molto la sua franchezza e la sua onestà intellettuale. In lei ho trovato una persona amichevole, equilibrata, coraggiosa, leale, brillante, perfino ironica. Soprattutto, umana. Mi sono sentita subito in sintonia con lei, perché credo che una cosa su tutte ci accomuni: la ricerca costante della verità. Nessuno ce l’ha in tasca, men che meno chi imbratta i siti di massa, spesso senza conoscere i tratti essenziali di quello che presenta. Nel caso di Vivian il fiasco è sonoro e, nonostante questo, già ripreso da almeno due siti che agiscono con altrettanta leggerezza. Non voglio pensare che esista una regia orchestrata, ma per esperienza personale so che l’idea di fondo è quella della valanga. Salirà, anziché scendere, come se sul pianeta “complottisti” non esistesse la forza di gravità.
Su Vivian posso dire che è una persona che difende strenuamente la vita, sottraendo tempo ad altri impegni. Rimane legata al suo lavoro di produttrice, e qualche volta ha manifestato la volontà di allontanarsi dai social. La sua voglia di far conoscere e di divulgare è però tale da non permetterle di mantenere questo proposito. Per fortuna. Ora più che mai dico che deve continuare: contro i cerotti, contro la censura, contro le invettive gratuite e le bugie. Sì, le bugie. Vivian lotta per i bambini, per la famiglia, per le nascite, per la libertà di scelta in materia sanitaria, e per i diritti fondamentali di ognuno: questo è in grado di capirlo chiunque si avvicini ai suoi post e a quello che scrive. Ancora di più lo capisce chi ha la fortuna di confrontarsi personalmente con lei.
Vivian si permette di criticare chi ormai è diventato intoccabile, e magari foraggia l’attività di certa stampa allineata: Bill Gates, George Soros, i democratici d’oltralpe. E’ anzitutto “colpevole” di dire quello che pensa: ormai la libertà di espressione è assimilabile a un delitto, ma solo se è discordante dalla narrazione dominante. Non è un “personaggio al limite”, come magari andrebbe definito chi grida contro l’odio e poi confeziona articoli che sono un’amalgama di hate speech, sessismo e intromissioni in vicende familiari e personali. Non è “antisemita”, o razzista, e non è indentificabile nel cumulo di stupidaggini che sono state scritte sul suo conto negli ultimi giorni. Sul suo rapporto con i trumpiani, Vivian ha sollecitato varie volte il 45esimo Presidente nel corso del suo mandato.
Lo ha fatto con appelli spesso accorati, appassionati, che non avevano un approccio politico né fanatico. Prima ancora che le bandiere, ho capito che a Vivian interessa una cosa: il miglioramento spirituale e sociale di ognuno. E così, come suo padre ha dato tanto al mondo del Cinema, lei sta dando tanto ad ognuno di noi con il suo lavoro costante, coerente ed orientato alla ricerca della verità. Per questo, comunque la si pensi bisogna dirle grazie, non attaccarla. Vivian ha smentito le voci che sono state scritte su di lei: è doveroso, per chi ha confezionato invettive a suo danno, dare conto anche del suo punto di vista (in basso).
Dove seguire l’attività di Vivian Kubrick e dove interagire con lei?
Twitter: @Viku1111
Gab: @ViKu1111

Zaira Bartucca
Direttore e Founder di Rec News, Giornalista. Inizia a scrivere nel 2010 per la versione cartacea dell’attuale Quotidiano del Sud. Presso la testata ottiene l’abilitazione per iscriversi all’Albo nazionale dei giornalisti, che avviene nel 2013. Dal 2015 è giornalista praticante. Ha firmato diverse inchieste per quotidiani, siti e settimanali sulla sanità calabrese, sulle ambiguità dell’Ordine dei giornalisti, sul sistema Riace, sui rapporti tra imprenditoria e Vaticano, sulle malattie professionali e sulle correlazioni tra determinati fattori ambientali e l’incidenza di particolari patologie. Più di recente, sull’affaire Coronavirus e su “Milano come Bibbiano”. Tra gli intervistati Gunter Pauli, Vittorio Sgarbi, Giulio Tarro, Armando Siri, Gianmarco Centinaio, Michela Marzano, Vito Crimi, Daniela Santanché. Premio Comunical (2014, Corecom/AgCom). Autrice de “I padroni di Riace – Mimmo Lucano e gli altri. Storie di un sistema che ha messo in crisi le casse dello Stato”.
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