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Cari signori. Come ha appena detto Luigi Di Maio, abbiamo avuto un’ottima conversazione. Abbiamo un dialogo con l’Italia, con i nostri amici italiani, anche questa primavera, in una situazione internazionale molto difficile, sempre diversa in termini di sostenibilità e prevedibilità. Lo apprezziamo davvero. Naturalmente, i contatti ai massimi livelli svolgono un ruolo decisivo nel garantire tali dinamiche, e in questo senso oggi abbiamo esaminato le modalità di attuazione degli accordi realizzati nel luglio di quest’anno durante la visita ufficiale del presidente russo Vladimir Putin in Italia. Abbiamo valutato positivamente l’implementazione del funzionamento dei nostri dipartimenti rispetto a quanto abbiamo concordato. Rileviamo lo sviluppo positivo del dialogo interparlamentare. I presidenti di entrambe le Camere italiane (Casellati e Fico, ndr) quest’anno hanno visitato la Federazione Russa e a marzo ha avuto luogo una riunione regolare della grande Commissione interparlamentare italo-russa.

“Il consiglio economico si riunirà in Russia e l’Italia sarà partner di Innoprom”

Per quanto riguarda la cooperazione commerciale ed economica, abbiamo notato, come ha affermato il mio collega, l’importante ruolo di coordinamento del Consiglio economico bilaterale di cooperazione industriale e monetaria. Luigi Di Maio è co-presidente di questa struttura insieme al ministro dell’Industria e del Commercio della Federazione Russa Denis Manturov. Abbiamo discusso dei preparativi per la prossima sessione di questo consiglio economico, che si terrà in Russia l’anno prossimo. Speriamo che i rappresentanti della delegazione italiana partecipino tradizionalmente al Forum economico internazionale di San Pietroburgo e, come ho appena confermato, la prossima estate l’Italia sarà il Paese partner dell’Innoprom di Ekaterinburg.

“Al lavoro per garantire sicurezza contro crimine, traffico di droga e minacce internazionali”

Abbiamo concordato le date della riunione dei ministri degli affari Esteri e della Difesa nel formato “due più due”. Tutti i lavori preparatori necessari per questo evento sono stati completati. Ho convenuto di proseguire il coordinamento degli sforzi nella lotta contro il terrorismo e il traffico di droga, contro le minacce alla sicurezza transfrontaliera, compresa la prospettiva di cooperazione nel campo della sicurezza e della sicurezza delle informazioni internazionali. Dobbiamo combattere gli abusi nel cyber spazio. Abbiamo gruppi di lavoro interdipartimentali bilaterali per combattere nuove minacce e considereremo tutti i problemi che ho citato nel corso dei prossimi incontri che sono previsti per il prossimo anno a Mosca. I legami umanitari tradizionalmente importanti e richiesti, si stanno espandendo.

“Reduci da una stagione culturale all’italiana vivace, da Leonardo a Botticelli”

Eventi culturali molto vivaci quest’anno sono stati costituiti dalle esposizioni dei dipinti della Madonna della Loggia di Botticelli, in prestito dalla Galleria degli Uffizi. All’Ermitage di Stato in occasione degli eventi in onore del 500° anniversario di Leonardo Da Vinci, nel padiglione russo sulla Biennale di Venezia abbiamo presentato dipinti di Leonardo Da Vinci. A sua volta, l’Italia era molto rappresentata al Forum culturale internazionale di San Pietroburgo il mese scorso. Abbiamo parlato a favore dell’ulteriore sviluppo dei contatti tra le persone, anche nel quadro dell’aggiornamento del Forum di dialogo della società civile russo-italiana. Abbiamo esaminato gli attuali problemi internazionali. Grande attenzione è stata prestata ai problemi di sicurezza della regione euro-atlantica. La situazione sulla sicurezza qui non è soddisfacente. Abbiamo anche parlato delle relazioni tra Russia e Unione europea. Abbiamo discusso di conflitti specifici e della situazione in Medio Oriente e Nord Africa. Abbiamo riaffermato il nostro impegno per l’attuazione delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu 2254 sulla risoluzione siriana.

“Lotta intransigente contro il terrorismo. Diritto degli sfollati a tornare a casa propria”

Abbiamo accolto con favore l’inizio dei lavori del Comitato costituzionale. Tra parentesi, faccio notare che oggi ho avuto un incontro con George Peterson come inviato speciale del Segretariato generale delle Nazioni Unite per la Siria. E’ generalmente abbastanza ottimista e secondo me non ha cattivi piani su come costruire ulteriormente il lavoro del comitato costituzionale. Abbiamo anche sottolineato l’importanza di continuare la lotta intransigente contro il terrorismo, in particolare a Idlib, dove governa Jabhat Fatah al-Sham, Jabhat al-Nusra. Abbiamo sottolineato l’urgenza di lavori per facilitare il ritorno dei rifugiati e degli sfollati nelle loro case e il ripristino delle infrastrutture distrutte dalla guerra. Chiediamo alla comunita mondiale di aiutare a risolvere gli acuti problemi umanitari in Siria senza politicizzazione, senza discriminazione e senza precondizioni.

“Soluzione al conflitto libico può essere solo pacifica”

Non vediamo alternativa a una soluzione pacifica all’interno del conflitto libico. E’ necessario un dialogo nazionale inclusivo. Nel febbraio di quest’anno ad Abu Dhabi è stato concordato che le riforme vengano fatte in modo che tutti i libici si uniscano. Sfortunatamente questi accordi non sono stati rispettati e la situazione è entrata in una fase calda. Sosteniamo la cessazione delle ostilità e la ripresa del dialogo a pieno ritmo, in conformità con i parametri concordati nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Speriamo che gli sforzi per convocare varie conferenze, compresa quella di Berlino, siano attualmente in discussione. Andranno rigorosamente in linea con il consiglio di sicurezza. Ringrazio sinceramente Luigi Di Maio per l’ospitalità per il nostro lavoro di oggi.

“A Tobruch disaccordi. Qualcuno ha legami con la crisi libica e l’Africa si allontana dai negoziati”

Ho invitato il mio collega a visitare la Russia. L’invito, a quanto ho capito, è stato accettato. Quindi ci incontreremo nel prossimo futuro più di una volta, grazie. In Libia, la situazione non è semplice perché ci sono troppi giocatori che fanno troppe domande su chi sia il più legittimo. C’e una soluzione di sicurezza. Le Nazioni Unite devono essere rispettate, come ho già detto, ma per esempio il parlamento libico legalmente riconosciuto a Tobruch non era d’accordo con il documento firmato di cui ho parlato. Anche i vicini libici hanno espresso preoccupazione. Non possiamo ignorare questo e, naturalmente, qualsiasi passo fatto sulla terra e su carta dovrebbe prendere in considerazione tutta la delicatezza di questa situazione e dovrebbe massimizzare il fatto che chiunque sia in malafede abbia qualche relazione con la crisi libica. Tutti dovrebbero essere riuniti allo stesso tavolo compresa l’Unione Africana, che per qualche ragione, si sta allontanando dai negoziati sul problema libico.

Ha svolto gli studi presso il College professionale dell'Università Nazionale di Dnipropetrovsk, specializzandosi in Managment e Marketing (sviluppo economico-territoriale, ricerca di mercato, sviluppo nuovi prodotti e segmenti di mercato, politica dei prezzi e distribuzione, pubblicità, pubbliche relazioni). Già manager Import/Export. Appassionato di politica. Per Rec News è Autore e si occupa del reperimento di fonti internazionali.

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Moldavia, il governo europeista di Sandu fa chiudere il quinto canale

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Moldavia, il governo europeista di Sandu fa chiudere il quinto canale | Rec News dir. Zaira Bartucca
EPA-EFE/DUMITRU DORU

Il governo moldavo guidato dall’europeista di ferro Maia Sandu ha sospeso la licenza a un altro canale televisivo. Questa volta a fare le spese delle politiche repressive in fatto di libertà di stampa è stato il quinto canale. La decisione della sospensione è stata presa dal Consiglio per la promozione dei progetti di investimento di importanza nazionale il 21 di questo mese, ed è stata motivata con la necessità di esaminare la documentazione relativa alla concessione all’emittente. “Troppi file da consultare”, la scusa arrivata dal Palazzo di Chisinau, mentre fuori le proteste dei giornalisti imbavagliati si fanno sempre più accese.

“Questo caso dimostra ancora una volta che in Moldavia non ci sono più media liberi, poiché il governo teme che un canale televisivo possa compromettere la sicurezza dello Stato”, ha detto Ludmila Belcencova, presidente dell’organizzazione non governativa di giornalisti Stop Media Ban. “Il nostro governo tratta i giornalisti come criminali e questo dovrebbe preoccupare molto la comunità internazionale”, ha detto ancora Belcencova, che ha ricordato il ruolo usurpatore di alcuni organismi.

“Sono ormai due anni – ha detto l’attivista – che il giornalismo in Moldavia non è regolato dal Consiglio per l’audiovisivo, ma da organismi che non hanno nulla a che fare con i media, come la commissione temporanea creata per mitigare la crisi energetica o gli investimenti. Questo dimostra solo che il nostro governo ha troppa paura del pluralismo delle opinioni e delle voci della gente. Non c’è più libertà di parola in Moldavia”. Da qui la richiesta, conclusiva, rivolta alla comunità europea di “prendere posizione contro la repressione della libertà di stampa e di parola in Moldavia”.

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Scandali, presunti decessi, arrivi e partenze. Il lavorìo per far cadere la Monarchia in Gran Bretagna

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Scandali, presunti decessi, arrivi e partenze. Il lavorìo per far cadere la Monarchia in Gran Bretagna | Rec News dir. Zaira Bartucca

E’ un brutto momento per la corona britannica. E, si direbbe, nulla è casuale. L’elezione di Carlo III ha dato il “la” – oltre che a un regno a guida maschile – alle mire di chi non vede di buon occhio la monarchia. E’ infatti con Carlo – sovrano flemmatico e poco carismatico – che si stanno di giorno in giorno moltiplicando le manifestazioni di chi chiede – a torto o a ragione – una nuova forma di governo per la Gran Bretagna.

Un modo per farle pagare l’uscita dall’Europa? O la conseguenza prevedibile della scomparsa di Elisabetta II? Non si sa ma quel che è certo è che anche a quelle latitudini i burattinai si stanno dando un gran da fare. Pianificando e diramando un comunicato clamoroso dietro l’altro, poi ripresi a ruota dai social: la malattia di Carlo, il ritorno a Corte dell’amico di Epstein Andrea e, adesso, perfino il decesso di Kate Middleton.

Quanto ci sia di vero è difficile saperlo. Quel che è certo è che l’obiettivo delle fughe di notizie – vere o presunte tali – è quello di restituire l’immagine di un regno debole, che si smantella ogni giorno di più a colpi di esternazioni tutt’altro che casuali.

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Canada, proposta
di legge di Trudeau
per silenziare il dissenso online

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Canada, proposta di legge di Trudeau per silenziare il dissenso online | Rec News dir. Zaira Bartucca

Che Justin Trudeau, il primo ministro canadese, non fosse un campione in fatto di libertà garantite lo si era capito nel periodo covid, quando aveva promosso lockdown, Green Pass e vaccinazioni di massa. Adesso a certificare quest’ansia di controllo è arrivata una proposta di legge sui social media che si chiama Online Harms Act, che dietro gli apparenti buoni propositi nasconderebbe la volontà di silenziare il dissenso online, sempre maggiore dopo le scelte impopolari assunte da Trudeau.

Secondo Fox News la proposta scaturita dal disegno di legge del ministro alla Giustizia Arif Virani, consentirebbe di punire una persona prima che abbia commesso un reato, sulla base di informazioni quali la recidività del soggetto e il suo comportamento. Un’applicazione di quella Giustizia predittiva di cui si sente parlare sempre più spesso. “Un giudice provinciale – hanno rimarcato dall’emittente statunitense – potrebbe imporre gli arresti domiciliari o una multa se ci fossero ragionevoli motivi per credere che un imputato commetterà un reato.”

Una proposta che non ha frenato il dissenso online in Canada ma, anzi, lo ha aumentato, come raccontano le esternazioni di alcuni utenti alla notizia del prosieguo dell’iter del disegno di legge C – 63, pubblicato a febbraio e dal cui testo si è giunti all’Online Harms Act. “Riposa in pace libertà di parola”, ha scritto un utente canadese, mentre un altro ha ipotizzato che il primo ministro voglia assumere “un ruolo da dittatore”.

La versione del governo canadese

Ovviamente – come dicevamo – non sono mancate le giustificazioni da parte del governo canadese, che non vorrebbe altro che “frenare l’incitamento all’odio online”. E, a questo fine, starebbe facendo scandagliare i contenuti che conterrebbero “estremismo” e “violenza” e quelli dannosi per i minori. Cosa Trudeau intenda per “estremismo” e “violenza” non è però chiaro, né cosa consideri dannoso per i minori, giacché nei fatti a eccezione di molti post di dissenso silenziati tutto è rimasto praticamente immutato. E se tanti sono stati i proclami del governo canadese per proteggere i bambini dallo sfruttamento online, nei fatti nulla è stato fatto per rendere più attiva la macchina della giustizia quando si tratta di punire molestatori, pedofili e altre categorie che inquinano la rete.

Un recente sondaggio dell’Istituto Leger, del resto, ha rilevato che meno della metà dei canadesi pensa che l’Online Harms Act si tradurrà in un’atmosfera più sicura online. Parte degli interpellati hanno infatti detto di essere “diffidenti” nei confronti della capacità del governo di proteggere la libertà di parola.

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Il record di Biden suggellato da un report. In una cosa ha superato Trump, Biden e Obama

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Il record di Biden suggellato da un report. In una cosa ha superato Trump, Biden e Obama | Rec News dir. Zaira Bartucca
JIM WATSON/AFP via Getty Images

Un rapporto di questo fine settimana pubblicato dal New York Post ha osservato che solo nel 2023 il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha trascorso 138 giorni in vacanza in luoghi come Rehoboth Beach nel Delaware o a Camp David. Questo significa che Biden non solo si è dimostrato incurante degli scandali che stanno travolgendo la sua famiglia e il figlio Hunter in particolare, ma anzi ha speso più di un terzo dell’anno – il 37%, per la precisione — a non lavorare.

Questa tendenza non è nuova per Biden, anzi è un qualcosa che è iniziato nel 2021 ed è continuato nei due anni successivi. Nel corso della sua presidenza, secondo il Comitato nazionale repubblicano (RNC), Biden ha trascorso ben 417 giorni in vacanza. Attualmente si trova a St. Croix, nelle Isole Vergini, per festeggiare il Capodanno.

Un rapporto del New York Post ha osservato che ogni anno il presidente Biden ha preso più giorni di vacanza lontano dalla Casa Bianca rispetto ai suoi predecessori – Trump, Barack Obama e George W. Bush – durante le loro intere presidenze. Trump si è assentato dalla Casa Bianca 132 giorni in quattro anni. Bush ha trascorso 100 giorni del suo mandato nel suo ranch in Texas, mentre Obama, osserva il rapporto, ha passato 38 giorni lontano dagli impegni istituzionali.

L’ex presidente Donald Trump – in corsa per le presidenziali del 2024 – ha puntualizzato che il record mostra la lontananza di Biden dagli impegni assunti, e che lo stare continuamente in spiaggia impedisce al presidente in carica di compiere qualunque lavoro effettivo per il Paese. Anche se – è il commento ironico affidato ai giornalisti – la lontananza dai suoi uffici non è necessariamente negativa: “Se solo Biden fosse andato in quella spiaggia dove va così tanto e si fosse seduto lì cercando di sollevare la sedia, che pesa circa tre once, allora le cose sarebbero andate meglio per il Paese. Almeno non avrebbe distrutto il lavoro dei suoi predecessori”, ha detto Trump di recente.

I commenti sono arrivati durante l’ultima intervista di oltre due ore rilasciata a Breitbart News lo scorso giovedì dalla sua dimora di Mar-a-Lago, nel sud della Florida.

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