
Primo soccorso, al via la campagna sull’uso del defibrillatore
Le statistiche raccontano di “malori” e attacchi cardiaci che si sono moltiplicati negli ultimi anni, rendendo urgente la divulgazione a tutti di tecniche di primo soccorso e la diffusione di strumenti che possano permettere l’utilizzo di interventi salvavita
Le statistiche raccontano di “malori” e attacchi cardiaci che si sono moltiplicati negli ultimi anni, rendendo urgente la divulgazione a tutti di tecniche di primo soccorso e la diffusione di strumenti che possano permettere l’utilizzo di interventi salvavita. E’ di questi giorni l’avvio della campagna di informazione e sensibilizzazione “Mi stai a cuore” sull’uso del defibrillatore semiautomatico esterno (DAE) e sulle misure di primo soccorso nelle scuole.
Il nome della campagna rimanda alla necessità di prendere a cuore le vite degli altri, intervenendo in caso di pericolo senza lasciarsi trascinare da comportamenti cinici e menefreghisti che purtroppo si verificano sempre più spesso. La campagna nasce nell’ambito dell’attuazione della legge 116 del 2021, approvata dal Parlamento per favorire la progressiva diffusione dei DAE e la loro installazione nei luoghi pubblici, nonché la conoscenza delle manovre di primo soccorso (comprese quelle di disostruzione o anti-soffocamento per adulti e neonati).
Rec News dir. Zaira Bartucca – recnews.it
CONTRASTO PEDOFILIA
Sfilate a Caivano, ma poi il governo boccia l’emendamento contro la pedopornografia
di Barbara Guidolin ed Enrico Cappelletti*

Il Governo Meloni ha dimostrato un’enorme inadeguatezza nella gestione di questioni cruciali come la lotta contro la pedopornografia e la tutela dei minori. Nonostante le continue promesse e annunci enfatici, l’azione concreta sembra mancare del tutto. In Veneto la pedofilia rappresenta un pericolo incipiente anche per i bambini più piccoli.
La Polizia Postale e delle Comunicazioni dichiara che solo in Veneto abbiamo 97 casi trattati nel 2020 oltre quelli di adescamento, 189 nel 2021 con 168 casi rilevati e 21 adescamenti: un aumento pari all’87%. Il contributo a questa brutale piaga è dato dall’uso e abuso non controllato dei social network, videogiochi e messaggistica, ovvero strumenti nelle mani dei bambini che costituiscono una opportunità di crescita della pedopornografia minorile in Veneto e nel nostro Paese.
Nonostante gli annunci roboanti e persino la sfilata a Caivano, alla Camera dei Deputati è stato bocciato un emendamento che avrebbe consentito l’utilizzo delle intercettazioni per contrastare la pornografia minorile, la detenzione di materiale pornografico relativo a minorenni, l’adescamento di minorenni e i maltrattamenti in famiglia.
L’approvazione di questo emendamento avrebbe rappresentato un passo importante nella lotta contro la pedopornografia e la protezione dei nostri minori. Grazie alle intercettazioni, gli inquirenti avrebbero potuto scoprire con maggiore probabilità il mercato online di minori sfruttati per la prostituzione, la circolazione online di foto e video di pornografia minorile, i casi di violenza sessuale su minori e altre nefandezze inaudite.
La decisione di bocciare questo emendamento è assurda e priva di spiegazioni plausibili. Il Governo e la maggioranza hanno quindi messo da parte un provvedimento vitale per la sicurezza e la protezione dei nostri bambini.
CONTROLLO
Rischio Phishing con il sistema di allarme It Alert. Come difendersi

It Alert, il servizio nazionale di allarme e controllo promosso dal governo e dalla protezione civile, non ha mancato di sollevare critiche per i rischi connessi alla privacy e per l’effettiva inefficacia nel segnalare le calamità. Nonostante tutto continua la sperimentazione: il 19 settembre è stata la volta di Lombardia, Molise e Basilicata, mentre i cittadini di altre regioni saranno interessati dall’invio di notifiche di massa nei prossimi giorni. I test andranno avanti fino a ottobre.
C’è da dire subito che chi non vuole ricevere le notifiche push di It Alert può disattivare una specifica funzione presente negli smartphone, come si leggerà nei prossimi paragrafi. Si tratta di un buon modo per troncare a monte le possibilità di finire nella rete dei cybercriminali, che stanno sfruttando il sistema di allarme e controllo per inviare messaggi e notifiche del tutto simili a quelle inviate dalla protezione civile.
Gli avvisi e il rischio di incorrere nella rete dei cyber-criminali
IT Alert potrebbe infatti rappresentare un ponte tra l’utente del tutto ignaro e i malintenzionati che sfruttano le dinamiche digitali. E’ quanto ha affermato il Cybersecurity di NordVPN Adrianus Warmenhoven, che ha chiarito come “gli avvisi governativi possano essere utilizzati in modo improprio da terzi che non hanno buone intenzioni”. Il riferimento è alle truffe via phishing, e al rischio di ricevere messaggi contenenti link che molti potrebbero essere indotti a cliccare nella convinzione che si tratti degli avvisi di It Alert.
Come disattivare It Alert
Per disattivare il servizio IT-Alert sui dispositivi Android:
- Accedere alle Impostazioni dello smartphone.
- Fare clic su “Sicurezza ed emergenza” o “Password e Sicurezza” oppure “Alert e terremoti”, a seconda del tipo di dispositivo.
- Nella sezione “Avvisi di emergenza” o “Allarmi pubblici” troverete l’opzione IT-Alert. Potrete disattivarla semplicemente rimuovendo il flag di attivazione. Per evitare di ricevere notifiche, è però necessario deselezionare tre voci: “Consenti allerte“, “IT Alert” e “Messaggi di test“. E’ inoltre necessario selezionare la voce “Mai” nella scheda “Promemoria allerte”. Queste funzioni sono poste una di seguito alle altre. Per verificare se è già stata ricevuta una notifica IT Alert, si può invece cliccare su “Cronologia allerte di emergenza”.
Per chi utilizza dispositivi Apple, disattivare IT-Alert è altrettanto semplice:
- Accedere alle Impostazioni.
- Selezionare “Notifiche” e scorrere verso il basso fino alla sezione denominata “Avvisi di emergenza”.
- Disattivare la funzione IT-Alert in questa sezione per non ricevere più notifiche e controllare le aree che potrebbero aggiungersi a seguito di aggiornamenti dello smartphone.
MADE IN ITALY
EGOInternational: metà dell’export nazionale è realizzato dalle PMI

Le PMI realizzano la metà delle esportazioni italiane e circa un terzo del fatturato delle imprese di piccole e medie dimensioni viene effettuato oltreconfine. È quanto emerge dall’ultima recensione SACE, che riporta le opinioni degli analisti sul ruolo svolto dalle PMI per lo sviluppo dell’economia nazionale e sulle opportunità offerte dalla duplice transizione digitale e green.
Secondo i dati riportati nella recensione le piccole e medie imprese rappresentano la spina dorsale dell’economia nazionale: raggiungono un giro d’affari di oltre 1000 miliardi di euro, impiegando circa un terzo di tutti gli occupati. Stando alle opinioni dei tecnici il 57% delle piccole imprese manifatturiere e oltre il 90% delle medie imprese esporta. In questo scenario spiccano le opportunità offerte dalla transizione sostenibile e dalla rivoluzione digitale: il numero di aziende esportatrici che investe in green e digitale è infatti superiore del 20% a quello delle imprese che vendono all’estero non facendo nessuna transizione.
La recensione sembra confermare le opinioni degli esperti di export sul ruolo svolto dalle strategie di vendita all’estero che integrano i nuovi strumenti di digital marketing. A riguardo EGO International, l’azienda specializzata nei servizi di internazionalizzazione delle PMI, sottolinea come le attività di digital marketing permettono di raggiungere il maggior numero di utenti interessati al Made in Italy. Al giorno d’oggi, aggiunge EGO International nelle recensioni del suo blog, un’azienda che vuole farsi conoscere nei principali mercati stranieri deve essere presente anche online, con un sito web export oriented, ottimizzato nella lingua locale e visibile su tutti i dispositivi. L’utilizzo mirato delle attività di digital marketing, ribadisce EGO International, consente infatti alle aziende di aumentare le opportunità di business, intercettando la domanda di buyer geograficamente lontani.
Buone anche le prospettive di crescita per il futuro: stando alle opinioni degli analisti le vendite all’estero dei prodotti Made in Italy continueranno a crescere del 6,2% quest’anno e del 3,2% nel successivo biennio. I dati riportati nella recensione, inoltre, sottolineano le principali destinazioni dell’export delle PMI durante l’anno in corso: il Medio Oriente, l’Asia centrale e orientale, l’Europa e l’America settentrionale. Nel prossimo biennio, invece, si prevede un incremento delle vendite dirette verso l’Africa Subsahariana e l’America centro-meridionale.
I principali mercati di sbocco dell’export italiano sono stati confermati anche da EGOInternational, che sottolinea l’importanza del mercato asiatico per lo sviluppo delle vendite all’estero dei prodotti italiani. L’Asia, aggiunge EGOInternational, è composta da Paesi che ricoprono un ruolo importante nei principali mercati esteri, come ad esempio gli Emirati Arabi Uniti, ma anche da Paesi caratterizzati da una grande superficie territoriale e da un costante aumento della domanda di prodotti italiani, come la Cina.
Le opinioni degli esperti evidenziano il ruolo strategico svolto dalla duplice transizione, che sta caratterizzando in modo sempre più significativo l’attività d’impresa. Le aziende, infatti, possono agire in ambito ambientale, installando ad esempio macchinari e impianti che riducono le emissioni e in ambito economico, con investimenti in digitalizzazione, internazionalizzazione e formazione. Le pmi italiane possono quindi sfruttare le opportunità offerte dall’innovazione digitale e ambientale per espandersi nei principali mercati oltre confine.
CONTROLLO
L’ennesimo Pass (con tanto di microchip) per oggetti che ci seguono ovunque

Gianluca Isaia, presidente e Amministratore Delegato di ISAIA S.p.a., ha un modo tutto suo di interpretare il controllo e la volontà di estenderlo in sempre più settori della vita quotidiana. E’ una “coccola” – ha detto ieri alla Farnesina presentando il progetto esteso di un passaporto digitale per i capi di abbigliamento – che si fa al cittadino, che però in alcuni casi è ignaro delle decisioni che vengono prese ai piani alti e in altri non gradisce questo tipo di “attenzioni”. Per il supermanager Vittorio Colao l’idea di controllo coincideva con quella di “aiuto“, per l’AD della Società per azioni specializzata in abbigliamento maschile è più attinente alla sfera delle sensazioni. Sarà.
Quel che è certo, è che non sanno più cosa inventarsi per farci digerire un passaporto digitale dietro l’altro. L’archetipo sperimentale è stato il Green Pass, ma non è con la tessera sanitaria che si sono esaurite le mire dei vari governi che si succedono, che in tema di controllo la pensano tutti allo stesso modo. Nel caso appena citato si cavalca l’idea – tutto sommato accettabile in alcuni casi specifici – di “dare più informazioni” per citare lo stesso Isaia e, anche, quella già stantìa del “passaporto di unicità”. Ma è sulla possibilità di geolocalizzare le persone che indossano un determinato abito che, ovviamente, si concentrano i dubbi degli scettici.
E’ possibile tracciare gli spostamenti di una persona che indossa un abito dotato di chip RFID? A quanto pare, sì. La questione è stata sollevata nel 2017 da alcuni sindacati che agivano in tutela di 22mila dipendenti del sistema sanitario pubblico della Liguria, regione posta già allora sotto le ali del governatore Toti. Un fervente sostenitore, sia detto per inciso, del Green Pass e delle vaccinazioni di massa. Il caso era stato riportato dalla Repubblica di Genova, che così scriveva: “Il portiere del Galliera, Tullio Rossi, non sapeva di portare addosso un microchip. Lo ha scoperto, abbottonandosi la camicia della divisa: ha toccato un affarino duro all’interno della cucitura, l’ha tagliata ed ha visto la “cimice nera” grossa quanto una lenticchia. Si è chiesto cos’era. Nessuno lo aveva avvertito (anche se è un rappresentante sindacale) che l’ospedale avrebbe introdotto la novità”.
“In ogni momento e durante le ore di servizio, quel micro trasmettitore inserito in ciascun capo di abbigliamento, emanerà un segnale elettronico, permetterà di sapere dove si trova quella “divisa”. E pure chi la indossa“, scriveva Giuseppe Filetto in una disamina inquietante di sapore decisamente orwelliano. Cosa ne pensavano i dipendenti di questa “coccola”, come la chiamerebbe Isaia? Presto detto. “Credono che il localizzatore sia una grave violazione della Privacy e un controllo “fuorilegge” sul posto di lavoro. Si sentono spiati” e pensano che “la presenza di più microchip a contatto con varie parti del corpo costituisca un rischio per la salute”.
Il tema del controllo nascosto, operato senza informare chi ne è bersaglio, è dunque quanto mai attuale, come pure quello delle epurazioni contro chi dissente, come si legge ancora nell’articolo del 2017. All’epoca un appalto di 66 milioni suggellato dall’Azienda Ligure Sanitaria – che aveva a capo lo stesso Giovanni Toti – permetteva di affidare i camici dei dipendenti a una ditta di lavaggio e asciugatura che, in più, ha offerto il singolare extra della chippatura. Non è un caso isolato e non riguarda la sola Liguria: il sito di Noleggio Divise di questi servizi se ne fa addirittura un vanto: “Applichiamo un chip/tag con tecnologia a radio frequenza (RFID) su tutti i capi lavati per monitorare le entrate e le uscite dalla lavanderia”. Ma, usciti dalla lavanderia, i chip continuano il loro viaggio sui corpi dei dipendenti – spesso inconsapevoli – collocati nei diversi settori strategici serviti dall’azienda.