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Aggiornamento delle 18.00: la testata francese Liberation ha confermato la morte dello scienziato Luc Montagnier pubblicando il certificato di decesso depositato in Comune. Montagnier è morto martedì all’Ospedale americano di Neuilly, come anticipato in esclusiva dalla testata indipendente France Soir.

Da circa 24 ore circola l’affermazione che Luc Montagnier – il Nobel francese per la Medicina che nel 1983 ha isolato il virus dell’HIV e che negli ultimi anni ha espresso delle riserve sui vaccini anti-covid – è morto. Tutto è iniziato con un articolo di France Soir, poi ripreso da qualche sito italiano di nicchia ma ignorato dal mainstream. Tanto che è iniziato a circolare il dubbio che lo scienziato in realtà fosse vivo. Abbiamo tentato di saperne di più interrogando due contatti francesi, Jean Moucheboeuf – consigliere municipale di Rassemblement National e della Destra Popolare – e Jerome Riviere, eurodeputato e vicepresidente del movimento Reconquete! Chiediamo a Moucheboeuf se conferma la notizia della morte e risponde “Oui a priori”. Riviere ci rimanda invece al tweet di addio del microbiologo Didier Raoult.

In attesa di altre conferme o mancate conferme, si può sicuramente dire che l’articolo di France Soir è un po’ poco per giungere alla conclusione certa che Montagnier sia deceduto, tanto più che ormai da tempo è iniziata la corsa a imbastire storie su presunti decessi di medici critici e per così dire anti-sistema. Un’abitudine che di sicuro ha il tentativo di scoraggiare chi vuole esprimere pareri dubbiosi o critici sui vaccini e su tutta la narrazione ufficiale sul covid. Nel caso di Montagnier, fa riflettere che per il momento nessuna parola di ricordo e di compianto sia giunta dall’Istituto Pasteur di Parigi (dove negli anni ’80 ha isolato il virus dell’HIV) né dal CNRS, il Centro Nazionale di Ricerche Scientifiche dove lo scienziato ricopriva la qualifica di direttore emerito delle ricerche. Silenzio per ora anche dall’ospedale dove si dice Montagnier fosse ricoverato, dalla moglie Dorothea Ackerman e dai figli Jean Luc e Anne-Marie e dai conoscenti e dai colleghi, sia fatta eccezione per i collaboratori che però sono intervenuti sulla scia di quanto pubblicato da France Soir.

“Stanno tentando di nascondere la morte di Montagnier”

Sui social e su molti siti sta dunque proliferando l’idea che esista un tentativo da parte dei mass media di nascondere la morte dello scienziato. I contenuti – dai commenti ai profili dello “Staff Montagnier” che sono sbucati a ridosso dell’annuncio del decesso – vanno nella direzione di quanto scritto dalla testata indipendente France Soir. In ogni caso, tutto verrà chiarito non appena arriverà conferma o smentita dal nucleo ristretto di Montagnier.

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Lonewolf

E morto di morte naturale o no?

Redazione

La causa del decesso non è stata ancora divulgata.

ATTUALITA'

Miele adulterato, “bloccare le frodi, più controlli sulle importazioni”

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Miele adulterato, "bloccare le frodi, più controlli sulle importazioni" | Rec News dir. Zaira Bartucca

“L’apicoltura è un’attività fondamentale non solo per il ruolo che riveste nel mercato agroalimentare europeo, ma soprattutto per la funzione vitale che esercita a difesa della biodiversità. Per questo, è necessario potenziare i controlli sulle importazioni e aggiornare subito l’elenco dei metodi di laboratorio per individuare e bloccare le frodi”. È quanto dichiara l’europarlamentare Francesca Peppucci a seguito della sottoscrizione dell’atto con cui il Parlamento europeo interroga la Commissione sulle azioni da intraprendere contro il miele adulterato.

“I più recenti risultati dell’azione coordinata dell’UE mostrano, infatti, che il 46% dei campioni di miele importati sembra essere adulterato e non conforme alle disposizioni della direttiva sul miele 2001/110/CE e che tale adulterazione sembra avvenire attraverso l’aggiunta di sciroppi di zucchero, additivi e coloranti, con l’obiettivo di ridurre il prezzo e di mascherare la vera origine geografica del nettare, falsificando le informazioni sulla tracciabilità”, dice ancora l’interessata.

“Una pratica di concorrenza sleale che mette a rischio il settore apistico europeo, italiano e umbro, compromettendo il lavoro prezioso di tanti apicoltori. Sono convinta che il nome dell’Italia o di qualsiasi altro Stato membro, debba essere presente per legge sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale, specificando in etichetta ‘miscela di mieli originari della Ue’ nel caso in cui il prodotto provenga da più Paesi dell’Unione”, conclude Peppucci.

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PRIMO PIANO

Covid, iniziati gli interrogatori a Speranza e a Conte

Sono accusati di omicidio colposo plurimo e di epidemia colposa

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Covid, iniziati gli interrogatori a Speranza e a Conte | Rec News dir. Zaira Bartucca

Sono iniziati gli interrogatori di Giuseppe Conte e di Roberto Speranza, indagati per epidemia colposa e per omicidio colposo plurimo nell’inchiesta sulla gestione del Covid in Valseriana. Il leader del M5S con il suo avvocato e l ‘ex ministro Speranza sono entrati nel Tribunale dei ministri di Brescia da un ingresso secondario a bordo di auto con i vetri oscurati, come riporta il Giornale di Brescia. Conte è indagato per non aver istituito la zona rossa per isolare i comuni di Nembro e di Alzano Lombardo, Speranza per la mancata attuazione del piano pandemico. Le accuse sono epidemia colposa ed omicidio colposo plurimo. 

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OPINIONI

Non convince il presidenzialismo, né il premierato

“In una democrazia l’importante non è la governabilità, ma la rappresentanza” – di Vincenzo Musacchio

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Né presidenzialismo, né premierato. In una democrazia l'importante non è la governabilità ma la rappresentanza | Rec News dir. Zaira Bartucca

L’Italia è una Repubblica parlamentare con una forma di governo dove gli elettori votano i rappresentanti del Parlamento, i quali poi nomineranno il Presidente della Repubblica. Quest’ultimo nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri, che presiede il Governo. Nella Repubblica presidenziale gli elettori (cioè il Popolo) eleggono direttamente il Presidente della Repubblica, il quale diventa sia Capo dello Stato, che del Governo. Un tipico esempio di questa forma di governo è in vigore negli Stati Uniti. Il Premierato è una “pseudo-forma di governo” non ben definita basata sulla legittimazione popolare del Capo di Governo (Premier).

Quale che sia il metodo di designazione di quest’ultimo e la qualificazione costituzionale del ruolo, ciò che determina la natura della sua leadership (e degli assetti di regime politico che ne conseguono) è il tipo di rapporti di potere che lo legano al Governo, da una parte, e al Parlamento, dall’altra: per cui si parla di premierato “forte” o “debole”, a seconda del modo e del grado di autonomia e di supremazia nel rapporto Governo-Parlamento. In Italia una forma di premierato forte l’abbiamo vissuta già più volte.

Quale delle tre forme di governo, presidenziale, parlamentare o premierato, sia più idonea ad avvicinare l’Italia ai Paesi in cui la democrazia funziona da secoli? La mia scelta cade sulla forma parlamentare. È l’opzione più democratica e più italiana anche se non ha espresso mai a pieno le sue potenzialità per le degenerazioni dei partiti che da centro di interessi pluralistici sono divenuti poi partitocratici originando una precaria governabilità e crisi politiche frequenti.

Una democrazia rappresentativa, per funzionare, potrebbe anche essere bipartitica. Del tema, del resto, ne discussero anche i nostri Padri Costituenti con l’obiettivo di semplificare il quadro politico frammentario. Mi appello a tal proposito a Piero Calamandrei che in sede Costituente così disse: «Come si fa a far funzionare una democrazia che non possa contare sul sistema dei due partiti, ma che deve funzionare sfruttando o attenuando gli inconvenienti di quella pluralità di partiti la quale non può governare altro che attraverso un governo di coalizione?».

Ora il centrodestra, forte di un ampio consenso popolare, ci riprova con l’opzione presidenzialista, ma senza porre pregiudizi o preclusioni su altri modelli di riforma che mettano comunque i cittadini al centro delle scelte. Io sono per il legame diretto tra elettore ed eletto con le preferenze e con un bipartitismo alla inglese per superare definitivamente la stagione degli esecutivi che sovrastano il potere legislativo. Se riforma ci sarà spero sia con una maggioranza dei due terzi del Parlamento, evitando il rischio della demolizione con i referendum confermativi. La vera forza di una democrazia a mio parere non si gioca sulla governabilità ma sulla rappresentanza.

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POLITICA

Semipresidenzialismo o premierato, governo al bivio

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Semipresidenzialismo o premierato, governo Meloni al bivio | Rec News dir. Zaira Bartucca

Semipresidenzialismo e “premierato”. “Sindaco d’Italia” e presidente eletto dal popolo. Sono termini e locuzioni che negli ultimi giorni si rincorrono con sempre più insistenza nei palazzi, più interconnessi di quanto si possa credere alle vicende recenti della politica nostrana. Scissioni e nuovi adesioni, addii e cambi di casacca: è un maggio che è il preludio a un’estate più calda del solito, che la premier vuole sia caratterizzata dalla novità.

Via i vecchi assetti – quelli che impediscono ai governi di superare l’anno – e largo ai nuovi, passando per tutte le modifiche costituzionali di cui si è a lungo discusso e di cui si discute tuttora. Non è roba di poco conto, anche se a dare man forte alle velleità della Meloni c’è un teorico come Marcello Pera, che non a caso era stato individuato per il post-Mattarella.

Le ipotesi sono tante, ma tutte vanno in un’unica direzione: superare la Repubblica parlamentare e il suo bilanciamento di poteri tra governo e Parlamento. Un sistema che ha mostrato dei limiti non tanto per inadeguatezza strutturale, ma per l’uso che ne è stato fatto, con il ricorso continuo alla fiducia e il colpo inferto alla rappresentanza popolare.

L’idea del presidenzialismo, di una figura sola al comando, sembra essere naufragata per il timore trasversale di un accentramento eccessivo di poteri in un’unica persona. Uno scenario che, tuttavia, si discosta poco dal premierato, dove la novità sta tanto nel termine ma poco nella sostanza. Questa opzione prevede l’elezione diretta del presidente del Consiglio, che potrebbe contare su maggiori poteri e su nuovi margini d’azione, oltre che su un meccanismo rinnovato di fiducia e sfiducia “alla tedesca”. Anche in questo caso, il ruolo del premier ne uscirebbe decisamente rafforzato.

C’è poi il semipresidenzialismo “alla francese”, che prevederebbe una condivisione del potere esecutivo tra il presidente della Repubblica e il premier e il potere legislativo affidato comunque al Parlamento. Le danze si apriranno martedì, quando nella Biblioteca presidenziale della Camera inizieranno i tavoli con le opposizioni: Meloni, i due vicepremier Salvini e Tajani e il ministro delle Riforme Casellati ne riceveranno i rappresentanti, nel tentativo di trovare una quadra. Se non si troverà, dicono fonti vicine al governo, “la maggioranza andrà avanti da sola”.

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