
La verità sulla partnership tra Rec News e Publisuites (no, un redazionale non è “pirateria”)
Il nostro sito presente sulla piattaforma che mette in contatto gli inserzionisti con quasi 10mila media internazionali specializzati e più di 4mila redattori qualificati. Ma c’è chi – complice l’invidia e la bassezza personale – trova sempre il modo di distorcere la verità
Dopo Getfluence, Rec News a partire dallo scorso maggio è entrato a far parte di Publisuites, la piattaforma spagnola di content marketing che mette in contatto gli inserzionisti pubblicitari con 9.390 media specializzati, 5.244 influencer e 4.426 redattori qualificati. I contenuti creati – disponibili in un massimo di 48 ore – sono sempre specialistici, oltre a prevedere l’ottimizzazione SEO per raggiungere la massima visibilità possibile. Un traguardo per un sito giovane come il nostro, che – nonostante le penalizzazioni dei social e dei motori di ricerca orientati verso il cosiddetto politically correct e la censura di Facebook e Twitter – cresce in maniera costante.
Il modo più semplice per dare vita alle future Inchieste di Rec News
Dopo l’approvazione e l’inserimento nel programma (non affatto scontata) Publisuites ha messo a nostra disposizione una forma di check-out diretto: in pratica aziende, startup, brand, agenzie, studi, siti e quant’altri intendano farsi pubblicità e al contempo sostenere l’attività di Rec News – sito con 25 mesi di vita ma in costante espansione, come dimostrano i recenti numeri anche relativi alle condivisioni – possono farlo senza alcuna registrazione, in un unico posto. E’ il modo più semplice per finanziare le future Inchieste di Rec News (che non chiede donazioni ai lettori e non riceve finanziamenti) facendosi in più conoscere con un publi-redazionale.
I publiredazionali sono contraddistinti dalla dicitura “AD”
Abbiamo deciso di implementare il content marketing nelle nostre politiche commerciali per la componente di informazione che è in grado di mantenere rispetto ai banner. I contenuti sponsorizzati sono indicati da appositi disclaimer, dunque distinti dalla produzione prettamente editoriale. Nei nostri auspici, la formula potrebbe permetterci di staccarci via via dalle inserzioni formato banner, garantendo così un’esperienza migliore al lettore. Non facciamo nulla di diverso rispetto a quello che fanno tutti i siti di informazione con un’audience – dai più grandi ai medi – con la differenza che noi indichiamo al lettore e a chi volesse usufruirne, la presenza di questo servizio all’interno delle pagine di servizio, in basso. Il tutto, con la massima trasparenza che ci contraddistingue da sempre. Quella che non ha chi agisce nell’ombra, nel tentativo di restare anonimo per poter reiterare condotte illecite e diffamatorie. Vediamo, infatti, cosa è successo giorni fa.
La polemica con cui un sito di disinformazione ha tentato di distorcere la collaborazione con Publisuites
Riepilogando, puntare sul content marketing, consente a Rec News di mantenere la propria autonomia. Perché? Perché non riceviamo donazioni, fondi, finanziamenti e qualunque altro tipo di utilità da partiti, associazioni, gruppi di pressione, aziende, organismi pubblici e privati, all’Italia come all’estero. A differenza di chi ha la mano sempre tesa, non ce la sentiamo di chiedere soldi ai lettori in un momento di crisi come questo, né intendiamo far passare per donazioni quelli che in realtà per alcuni sono finanziamenti mascherati. Nonostante questa politica trasparente, un sito di disinformazione pluri-querelato in grado di farsi notare solo tramite gli attacchi all’altrui reputazione, ha scritto di “contenuti a pagamento pubblicati come se fossero notizie”, accusando per giunta Rec News e Publisuites (che smista e valida le richieste) di “pirateria informatica”.
Le accuse provengono da un dominio che dal 2004 al 2016 ha ospitato un sito pornografico
La pirateria – a detta del sito che ha costruito i propri numeri sul fatto di derivare da un sito pornografico – consisterebbe nel fatto di aver ospitato un link esterno considerato sicuro e affidabile da Publisuites, e di “aver fatto soldi” da due redazionali correttamente indicati come “sponsorizzati”. Attacchi sterili dettati dall’invidia e dalla frustrazione che contraddistingue il personaggio, ma soprattutto accuse infondate e ingiustificate, di cui il gestore del sito di disinformazione sarà chiamato a rendere conto a tempo debito.
Le richieste sospette
Negli ultimi mesi Rec News ha inoltre ricevuto (e declinato) diverse richieste sospette di redazionali, tramite mail e tramite lo stesso Publisuites. In molte di queste venivano richiesti publi-redazionali riguardanti il gambling (il gioco d’azzardo), in altri la sponsorizzazione di integratori assimilabili al doping, in altri la pubblicità a siti di incontri tra uomini maturi e minorenni. La Redazione ha, ovviamente, declinato ogni richiesta di publi-redazionale potenzialmente riconducibile alla vendita di prodotti e pratiche discutibili e illegali.
La politica di Rec News esplicitata da Publisuites e da Getfluence è infatti chiara: non si accettano richieste che riguardano siti di incontri, giochi d’azzardo, pornografia, farmaci e articoli sanitari e qualunque prodotto derivato da mercato illecito o illegale. Non sono accettate richieste di promozione a siti che hanno l’obiettivo di turbare il benessere psico-fisico dei minori o di indurli a pratiche pericolose per la loro incolumità. A seguito dell’attacco del sito di disinformazione e considerato il mancato pagamento di due redazionali (rimborsati dalla piattaforma) è forte il sospetto che dette richieste declinate abbiano a che fare con il mandante della campagna diffamatoria che dal 2018 – anno della pubblicazione di Rec News – danneggia questo sito e il suo direttore, ormai con quasi 150 articoli. Per questa ragione, Rec News ha deciso che metterà a disposizione delle autorità le mail ricevute, onde permettere opportune verifiche.
FREE SPEECH
Concorsi pubblici, Pallotta (OdG): “Giuridicamente scorretto escludere i pubblicisti”

“Riservare ai soli giornalisti professionisti con l’esclusione dei giornalisti pubblicisti la partecipazione al concorso per l’assunzione di personale nel settore della comunicazione bandito dal Gran Sasso Scienze Insitute, è immotivato e giuridicamente non corretto”. E’ quanto afferma il Presidente dell’Ordine dei giornalisti d’Abruzzo, Stefano Pallotta, che ha inviato una lettera al direttore generale dell’Istituto, Mario Picasso, per chiedere la modifica del bando ai sensi della legge 150 del 2000. “Si fa notare – si afferma nella lettera – che non esiste un albo dei giornalisti professionisti, ma che l’Ordine dei giornalisti comprende due elenchi, professionisti e pubblicisti e che in materia di concorsi nella Pubblica amministrazione, relativamente all’Ufficio stampa e comunicazione, la legge 150 del 2000 non fa alcuna distinzione tra i due elenchi limitandosi a richiedere l’iscrizione all’Ordine dei giornalisti”, conclude il presidente Pallotta.
FREE SPEECH
Abuso di spyware, in arrivo la relazione della Commissione d’inchiesta del Parlamento europeo

In arrivo la relazione finale della Commissione d’inchiesta del Parlamento europeo sugli usi e gli abusi che riguardano gli spyware. L’organismo dopo un anno di indagini pubblicherà una serie di raccomandazioni. “Spiare oppositori politici, giornalisti o avvocati è illegale e contro i valori fondamentali dell’UE. Quando le forze di sicurezza utilizzano spyware, deve essere all’interno di confini chiaramente definiti. Gli abusi sono state flagranti violazioni dello stato di diritto”. E’ quanto fanno sapere i popolari.
“La Commissione d’inchiesta ha fatto luce sui casi di uso illegale di spyware contro giudici, avvocati, giornalisti e persino l’opposizione democratica. Questo abuso di spyware costituisce una flagrante violazione dello stato di diritto, dei valori dell’UE e dei principi democratici più elementari di elezioni libere ed eque”, ha dichiarato Juan Ignacio Zoido, portavoce del gruppo PPE nella Commissione d’inchiesta.
“Il Gruppo PPE sottolinea la necessità di sostenere coloro che sono stati presi di mira illegalmente con spyware. Ciò dovrebbe includere l’accesso a un ricorso giurisdizionale effettivo basato su norme definite dalla Corte europea dei diritti dell’uomo”, ha detto l’eurodeputato Vladimír Bilčík, che ha negoziato la relazione finale. “Lo spyware non deve essere usato come arma politica contro le istituzioni democratiche, i politici o i giornalisti”, ha sottolineato ancora Bilčík.
“Le nostre forze di sicurezza hanno bisogno di strumenti tecnologici avanzati per affrontare minacce come il terrorismo, la criminalità organizzata o gli attacchi contro l’ordine costituzionale. Tuttavia, dobbiamo assicurarci che questi strumenti spyware vengano utilizzati nel rispetto dei diritti fondamentali e in conformità con i principi dello stato di diritto”, ha fatto eco – concludendo – Zoido.
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La vicenda di Julian Assange approda alla Camera dei Deputati
La moglie Stella Morris: “Perseguitato perché ha fatto il suo dovere”

“Le persone non comprendono cosa significhi realmente la vicenda di Julian, la cui principale colpa è stata quella di fare luce su cosa accadeva realmente in Afghanistan e svelare la verità su crimini e corruzione da parte di esponenti dell’establishment degli Stati Uniti. E’ una vicenda che riguarda la libertà, non solo negli USA ma anche in Europa”. Così Stella Morris Assange, moglie di Julian, ha iniziato il suo intervento all’iniziativa “Il caso Assange e il diritto alla verità” che si è svolto ieri presso la Camera dei Deputati.
Oltre ai promotori, presente anche il presidente dell’Ordine dei Giornalisti Carlo Bartoli. “Assange – è quanto ha ricordato – non è né una spia, come molti erroneamente hanno detto, né uno che ha comprato o trafugato documenti riservati mettendo a rischio, come sostengono gli americani, la vita di molte persone. Tutto questo è falso – ha spiegato Bartoli – perché Assange è solo un editore che ha divulgato dei documenti che era nell’interesse di tutti conoscere e che nel farlo ha messo al riparo tutte le persone coinvolte”.
Con l’ingiusta detenzione del fondatore di Wikileaks, ha proseguito il presidente dell’Odg, “si sta mettendo in discussione anche lo stesso Primo emendamento della Costituzione americana che difende la libertà di parola e di pensiero e questo è già di per sé paradossale. E l’ulteriore anomalia è che tutto questo avvenga negli Usa che è il Paese definito delle libertà”. Nel corso dell’intervento, il ringraziamento ai media – pochi – che “hanno accettato la sfida di non tacere. E’ una vera battaglia perché la democrazia non può né deve aver paura della Verità. Continueremo a chiedere che Assange venga liberato in nome della libertà di parola e di espressione e perché si tratta di una persona, un giornalista e un editore rinchiuso ingiustamente in un carcere di massima sicurezza senza processo”.

La moglie di Julian Assange, Stella Morris
Stella Moris, consorte di Assange: “Punito perché ha fatto bene il suo lavoro”
“Quello in cui un uomo che si è battuto per difendere le regole e i principi è in prigione, è un mondo alla rovescia”. Lo dice con rammarico la moglie di Julian Assange, Stella Morris, che nel corso del convegno che si è svolto a Montecitorio ha puntato il dito contro chi tiene recluso il marito infrangendo i diritti umani e contro chi ha tentato di far calare una cappa di silenzio sul suo caso. “C’è stato un abuso del processo legale per fare di lui un caso e mandare un segnale a chi vorrebbe fare le stesse cose: ossia denunciare i crimini di guerra più terribili e l’impunità di chi li ha commessi”.
“Julian – ha proseguito Stella Morris Assange – ha pubblicato solo la verità sui crimini commessi dagli Stati e sugli insabbiamenti che ne sono seguiti. Ora è un uomo tenuto in un carcere di massima sicurezza insieme ai peggiori criminali. Quelli che vogliono Julian in carcere non credono nella democrazia né nei diritti umani. Il dovere dell’Europa è mobilitarsi in sua difesa perché questo ha ripercussioni su ognuno di voi”.
“Tutti sono d’accordo – ha detto ancora la moglie di Assange – nel ritenere che Julian viene accusato solo di aver fatto il giornalista. Il Regno Unito sta dicendo che i giornalisti devono tenere segreti i crimini di guerra commessi dagli Stati Uniti, ma Julian aveva il dovere come giornalista e l’obbligo come persona di rendere tutto di pubblico dominio. Il caso di Julian è di così alto profilo che crea una nuova realtà, una realtà in cui si possono perseguitare le persone solo perché fanno il loro dovere”.
FREE SPEECH
“No a nuove leggi per limitare il diritto dei cittadini ad essere informati”

Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, riunito nella seduta del 25 gennaio 2023, ha espresso preoccupazione per l’intenzione di varare una norma che avrebbe l’effetto di limitare fortemente la libertà di stampa e il diritto dei cittadini ad essere informati su indagini penali di rilievo e interesse pubblico.
L’annunciata “stretta” sulle intercettazioni, con la previsione di pesanti sanzioni per i giornalisti – fanno sapere dall’organismo – è in contrasto con la giurisprudenza consolidata della Corte europea dei diritti dell’uomo, che sancisce il diritto/dovere dei giornalisti di fornire alla collettività le notizie di interesse pubblico, soprattutto quando riguardano politici e amministratori, “anche pubblicando le intercettazioni e perfino utilizzando informazioni coperte da segreto”, dicono dall’Odg. E si pone in contraddizione con l’European Media Freedom Act che l’Unione Europea si appresta a varare per salvaguardare il lavoro dei giornalisti e la libertà di stampa, ritenuti di importanza essenziale per la democrazia.
Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti ha invitato a non dare corso ad una riforma che “avrebbe l’effetto di privare i cittadini di un’informazione essenziale al fine di formare un’opinione pubblica consapevole e di limitare fortemente la libertà d’informazione, già compressa dopo l’entrata in vigore del decreto 188/2021”.
“I giornalisti sono da sempre sensibili di fronte al tema del rispetto della dignità della persona, che include il diritto alla presunzione d’innocenza e il diritto all’oblio: l’Ordine dei giornalisti deve essere messo nelle condizioni di poter intervenire con tempestività per sanzionare le eventuali violazioni. Si chiede pertanto a Governo e Parlamento di impegnarsi per riformare, dopo 60 anni, la legge professionale dei giornalisti per renderla adeguata alle epocali trasformazioni del mondo dell’informazione introdotte dalle più moderne tecnologie in continua evoluzione digitale e multimediale”, concludono dall’Odg.