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Posizionamento SEO, come fare e come scegliere un’agenzia
Avere un sito valido e tenerlo al chiuso, è come non averlo. E-commerce, siti specializzati o di nicchia: contenuti e prodotti smettono di generare valore quando si perdono nel “mare magnum” dei motori di ricerca. Fortuna che esiste la Search Engine Optimization

- Posizionamento base
- “Onnipresenza”
- Posizionamento strutturato
- La scelta dell’Agenzia SEO
- La storia (e il presente) di Eskimoz
Parliamoci chiaro: avere un sito valido e tenerlo “al chiuso”, senza che sia adeguatamente pubblicizzato, è come non averlo. E-commerce, siti aziendali, siti specializzati o anche di nicchia: contenuti e prodotti smettono di generare valore nel momento in cui si perdono nel “mare magnum” dei motori di ricerca. Fortuna che esiste la SEO, la Search Engine Optimization che permette di scavalcare i concorrenti per piazzarsi ai primi posti delle ricerche web. Per chi gestisce un sito e conosce i segreti di Internet le spiegazioni sono superflue, per chi non ne mastica il discorso è semplice: in una ipotetica corsa con migliaia di partecipanti, la SEO è l’elicottero che prende il corridore e lo trasporta direttamente ai primi posti, di fatto facendogli vincere la competizione.
E’ quello che fanno le aziende specializzate, che prendono in carica la gestione di un sito e lo rendono immediatamente reperibile tra i motori di ricerca attraverso la sua sponsorizzazione, di fatto eliminando la concorrenza. C’è chi crede di poter fare da solo, ma tentarci equivale a spendere molto tempo e tante piccole cifre che non permettono comunque di raggiungere il risultato sperato. Si può fare, su questo non c’è dubbio, ma quello che importa in questa sede e che vogliamo analizzare è la resa dei propri sforzi. Vediamo dunque le possibili tecniche, concentrandoci su tre profili prevalenti.
1. Posizionamento base
Pro: Economico
Contro: Incerto in termini di resa
La prima strada da percorrere è quella che sembra più facile. Puntare da soli sulle keywords, le parole chiave dei nostri articoli o dei nostri video, oppure i termini che raccontano la nostra azienda o il nostro e-commerce. Con “gioielli handmade” posso raccontare in due parole cosa vende il mio negozio online, e ovviamente esiste la possibilità che chi transita su Google, su Bing e sugli altri motori di ricerca, mi raggiunga. In questo caso si punta tutto sui risultati che si dispongono attraverso varie pagine, sulle schede shopping e anche un po’ sulla fortuna.
Quanti negozi simili al mio esistono in Italia? Molti, moltissimi. L’atto di sperare tutto nel posizionamento base equivale un po’ al gesto di affidare all’oceano una bottiglia con dentro il proprio messaggio. La risacca potrebbe trasportarla in una riva vicina dove ci sono centinaia di persone che fanno il bagno, o al contrario mandarla al largo, dove non sarà trovata da anima viva. Questo approccio ha però i suoi vantaggi, perché si tende a puntare molto sulla qualità e sulla risonanza che il proprio lavoro può comunque avere, soprattutto grazie al “tam-tam” di internet o all’entusiasmo della clientela soddisfatta. Il costo è praticamente nullo, ma esistono comunque molte incertezze in termini di resa.
2. “Onnipresenza”
Pro: Veloce
Contro: A volte controproducente
Un’altra carta che molti tentano di giocarsi è quella dell’onnipresenza. Commenti social, da piazzare sotto i video o sotto gli articoli, mail anche insistenti: alcuni credono che tentare di piazzare il proprio sito ovunque possa essere una risposta alla necessità di pubblicizzare i propri prodotti. In realtà, è una pia illusione. Un sito o una merce che non rispetta i criteri qualitativi, ha comunque poca possibilità di fare breccia, anche se si vede ovunque. Questa strategia, se nell’immediato può garantire una base di seguito, alla lunga è addirittura controproducente, perché determinati comportamenti vengono visti come scorretti da alcuni attori del web, per esempio i motori di ricerca. Il rischio di incorrere in dei “ban”, inoltre, è molto alto. Tentare di comparire ovunque, comunque, non è la soluzione. Molto meglio impostare una strategie che garantisca una visibilità e citazioni di qualità, che poi sono le uniche a poter generare reale interesse nel cliente.
3. Posizionamento strutturato
Pro: Risultato garantito
Contro: somma da destinare all’investimento
Il posizionamento strutturato merita un discorso più complesso. Possiamo dire che inizia a cercarlo chi si è già giocato le carte del posizionamento base e della (illusoria) onnipresenza. Subentra nel momento in cui si vuole di più, e si inizia a guardare all’obiettivo con maggiore determinazione e costanza. Lì, inevitabilmente, entrano in gioco gli esperti di settore. Parliamo di quelle professionalità che trovano impiego in un’agenzia SEO, che sanno destreggiarsi in maniera efficace tra gli argomenti dei motori di ricerca e l’ottimizzazione delle parole chiavi.
Per farlo utilizzano determinati software e soprattutto competenze che non si possono essere paragonate a quello dell’utente medio, in altre parole a chi confida nel posizionamento “base” di cui abbiamo già parlato. Nel momento in cui si decide di farsi aiutare da queste figure professionali, subentra però il primo quesito: chi scelgo? Perché dovrei rivolgermi a un’agenzia piuttosto che a un’altra? Cosa devo considerare per non rimanere deluso? Vediamo di affrontare anche questo aspetto.
4. La scelta dell’Agenzia SEO
Sono molti i segnali che ci possono confortare nella scelta di un’Agenzia SEO, e allo stesso tempo sono molti i possibili campanelli d’allarme che ci possono suggerire di stare alla larga da determinate aziende. Anzitutto, un’agenzia che si impegna a fare un lavoro di qualità deve essere in grado anche di presentarsi bene e in maniera professionale. Un sito curato, in altre parole, è un ottimo biglietto da visita che ci dice tanto sull’azienda. Non può mancare la chiarezza sui servizi che si offrono, sui membri del team e sugli obiettivi che si possono raggiungere. Ovviamente, poi, bisogna fare centro, e in un settore molto popolato dalla concorrenza non è facile. Ci sono però agenzie che nel tempo sono diventate una certezza incrollabile per chi cerca il posizionamento SEO sui motori di ricerca: è il caso dell’Agenzia SEO Eskimoz, a disposizione dei clienti da oltre dieci anni.

5. La storia (e il presente) di Eskimoz
Eskimoz nasce nel 2010 grazie ad Andréa Bensaid per riempire il vuoto che il mercato di riferimento registrava in termini di trasparenza e qualità. Negli anni si è strutturata acquisendo nuove competenze e professionalità, per arrivare a quello che è oggi: un’agenzia specializzata con un team giovane (nella foto) in grado di erogare un ventaglio di servizi come il posizionamento SEO. Affidarsi a Eskimoz equivale a superare l’impasse cui si potrebbe incorrere facendo da soli, ma soprattutto a garantirsi un risultato certo. L’attenzione nella sede degli “eschimesi della SEO” è tutta concentrata sulla soddisfazione del cliente e del lettore in generale, tanto che l’azienda mette a disposizione il Blog Eskimoz, che può essere il punto di partenza per elaborare la propria strategia personale supportata dai professionisti.
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Rum da investimento, le bottiglie da non perdere nel 2023

Nell’immaginario collettivo è il distillato dei pirati, conservato in grandi botti, una bevanda per spiriti avventurosi. Nella realtà invece il rum è diventato uno dei chiodi fissi degli investitori, scalzando settori che sembravano più promettenti. Complice la facilità con cui si può avviare questo tipo di operazioni redditizie, le bottiglie di rum oggi si acquistano nelle aste di settore, si attende che il prezzo lieviti e si rivendono. Per comprendere la dimensione del fenomeno, basta dare un’occhiata ai dati del “Rumbase” di Velier, che hanno fotografato casi di incrementi di valore che sfiorano l’80% nel giro di appena 4 anni.

Le bottiglie da comprare subito e quelle da cercare
Certo, non tutte le bottiglie e non tutti i rum sono uguali. Per i neofiti resta sempre da capire come orientarsi, mentre gli investitori esperti sono alla ricerca di quell’occasione che potrebbe fare la differenza. Quel che è certo è che anche nel 2023 si conferma l’ascesa dei rum Tabai, in particolare il Diablo Cojuelo N.1 e N.2 e i rum Garras de Dragon Costa Rica e Repubblica Dominicana. Il loro prezzo in questo momento oscilla tra i 600 e gli 800 euro a bottiglia, ma secondo gli appassionati potrebbe lievitare nel giro di qualche mese. Da cercare sono invece le edizioni limitate che hanno reso nota l’etichetta Tabai, non solo per i rum.

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La storia dell’elisir di longevità preferito dalla Regina Elisabetta

Della Regina Elisabetta nelle ultime settimane si è detto davvero di tutto, ma forse non che una delle sue abitudini era quella di concedersi – in tarda mattinata prima del pranzo – qualche sorso di grappa con ghiaccio e limone. Questo elisir che si ricava dalla vinaccia delle uve vinificate ha, del resto, contribuito a fare la storia dei reali britannici. Nel 1953, proprio in occasione dell’incoronazione di Elisabetta II, i sovrani inglesi iniziano una partnership che dura fino a oggi con la storica distilleria Nardini (nata nel 1779) che contribuisce a far conoscere questo distillato squisitamente italiano nel resto del mondo.
Le declinazioni per indicare la grappa nel nostro Paese sono davvero tante: in Lombardia si chiama “gregia”, in Piemonte “branda”: di regione in regione, c’è chi la preferisce fruttata e arricchita da erbe e chi pura, ma quello che accomuna tutte è la lavorazione tradizionale che avrebbe radici antichissime: una leggenda attribuisce infatti la nascita di questo distillato a un legionario romano del I secolo a.C., che avrebbe importato dall’Egitto le tecniche di distillazione apprese.

Luigi Papo, storico, fa risalire la prima produzione vera e propria al 511 d.C. e la colloca in Friuli, dove le tecniche di distillazione del sidro di mele vennero usate anche per le vinacce. In epoca moderna è la Distilleria Nardini a iniziare la produzione di massa, introducendo il metodo di lavorazione “a vapore”. Fino a giungere ai giorni nostri, quando la grappa è diventato un accompagnamento da dessert consolidato, un oggetto da collezione, una bottiglia da farsi consegnare a domicilio o un’idea di regalo natalizio che non tradisce le aspettative.

Certo, non tutte sono uguali e orientarsi non sempre è facile: il consiglio è sempre quello di affidarsi a etichette Made in Italy che puntano tutto sulla qualità come l’azienda vinicola Tabai. Due opzioni che mettono davvero tutti d’accordo sono la Grappa Gran Riserva Barolo ad edizione limitata del 2015 in confezione di legno inciso (con un prezzo che si aggira sui 750 euro) e la Grappa di Barbaresco Gran Riserva Cuvée, sempre dell’annata 2015.
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Auto aziendali elettriche, “tendenza in crescita”

È in crescita il trend delle auto elettriche aziendali, almeno stando ai numeri che riguardano i primi sei mesi del 2022. La situazione, però, presenta luci e ombre: infatti le vendite a livello europeo rimangono su livelli non troppo alti, a dispetto degli incentivi che da qualche anno a questa parte sono stati offerti in vari Paesi europei. Se è vero che nel 2035 non potranno più essere vendute auto a diesel o a benzina, quindi, per il momento l’obiettivo appare ancora lontano. Il discorso è diverso, però, per le vetture elettriche aziendali.
Infatti in questo caso il comparto delle flotte ha cominciato a prestare molta attenzione, sia per il presente che in una prospettiva futura, alla mobilità a emissioni zero. Sono in aumento gli investimenti destinati ad aggiornare le flotte puntando sulle auto elettriche. Nel primo semestre di quest’anno sono aumentate le vendite a livello europeo di veicoli elettrici aziendali, con i numeri che dimostrano quanto tutto il settore sia attirato da questa tipologia di auto. Insomma, il settore va verso una graduale elettrificazione.
Una soluzione intelligente può essere senza dubbio quella del noleggio auto aziendali a breve termine, magari attraverso i servizi che vengono offerti da Maggiore.it. Questo, infatti, è il partner migliore a cui si possa fare riferimento, per esempio per consentire ai dipendenti di viaggiare durante le loro trasferte di lavoro a bordo di veicoli nuovi, sicuri e all’avanguardia. I pro che il noleggio offre in confronto all’acquisto sono noti, dal punto di vista economico ma non solo: per un’azienda, questa soluzione consente di non immobilizzare il capitale e di non dover stanziare cifre esagerate per l’acquisto di veicoli che, nel giro di breve tempo, sono destinati a svalutarsi. Il noleggio, inoltre, assicura un turnover dei mezzi a disposizione, il che vuol dire poter contare sempre su veicoli performanti e in linea con le esigenze che ci si propone di soddisfare.
Nel novero delle vetture elettriche aziendali, a guidare il mercato a livello europeo è il Gruppo Volkswagen, che può vantare un market share del 24%, tenendo conto non solo del marchio Volkswagen, ma anche di Porsche, di Cupra, di Skoda e di Audi. Per il colosso tedesco, in effetti, le flotte aziendali sembrano costituire uno dei più importanti ambiti per lo sviluppo e la crescita di una gamma di veicoli elettrici aziendali che pare espandersi sempre di più.
Rec News dir. Zaira Bartucca – recnews.it
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Educazione finanziaria e nativi digitali, “c’è ancora molto da fare”

Oggi più che mai si pone l’accento su quella che è l’educazione finanziaria. In particolare è interessante studiare il rapporto tra quest’ultima e i cosiddetti nativi digitali. Chi sono? Si tratta delle nuove generazioni, nate nell’era della cosiddetta trasformazione digitale e abituate ad avere a che fare con internet e con tutte le nuove tecnologie. Tra questi si possono distinguere i cosiddetti nativi digitali “spuri”, nati a cavallo dell’inizio della transizione e che oggi hanno tra i 19 e i 25 anni, i Millenials che oggi hanno tra i 14 e i 18 anni e i nativi digitali veri e propri.
Fasce d’età differenti che, però, sono accomunate da un dettaglio: la necessità di approfondire i temi legati alla finanza. Si tratta di un’esigenza importante che, oggi come oggi, è anche facilitata dalle nuove tecnologie e dalla possibilità di avere sempre accesso alle informazioni. Tuttavia, nonostante questi strumenti sussistono dei gap da colmare. Grazie a una recente indagine condotta dall’Osservatorio sull’Educazione Finanziaria su un campione di 2500 under 30, si è scoperto che l’educazione in ambito finanziario non è uniforme e manca del tutto in alcuni casi.
Nello specifico, un articolo del Sole 24 Ore che ha riportato i risultati di questa indagine mette in luce un quadro con non poche ombre. Stando a quanto emerso, circa il 50% degli intervistati non riesce a calcolare un rendimento bancario o a convertire un tasso di interesse in somme. Non solo. Risulta essere scarsa la conoscenza della teoria finanziaria che concerne risparmio, potere d’acquisto e molto altro ancora.
Si tratta di concetti chiave che non solo possono essere utili nella vita quotidiana ma aiutano anche a difendersi da possibili truffe online e non solo. C’è molto da fare, quindi, poiché le nuove generazioni sono il futuro. Cosa fare? Sfruttare i vari strumenti a propria disposizione per migliorare le conoscenze dei nativi digitali in tema di economia e finanza.
L’evoluzione digitale ha permesso di avere accesso a molteplici tipologie di fonti di informazione, sia online che offline. Selezionarle scegliendo le migliori è un primo passo. Ad esempio, la guida di Affari Miei su dove investire è una delle fonti più approfondite per approcciare l’argomento.
Ricercare in rete questo tipo di informazioni e di approfondimenti è la soluzione migliore per riuscire ad apprendere tutto ciò che potrà portare a una indipendenza finanziaria più consapevole e più semplice. Questo deve essere l’obiettivo delle nuove generazioni e in particolare dei nativi digitali.
Rec News dir. Zaira Bartucca – recnews.it
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