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Le esportazioni di ortofrutta Made in Italy sono crollate del 12 per cento nel 2018 su valori minimi dell’ultimo decennio sotto i 4 miliardi di chili. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti in vista del Fruit Logistica di Berlino, fiera internazionale di settore. Un motivo di forte preoccupazione degli operatori diretti in Germania dove si consuma circa un terzo dell’ortofrutta Made in Italy esportata e si registra – sottolinea Coldiretti – un preoccupante calo del 7 per cento delle spedizioni dovuto sia a problemi contingenti che strutturali.

Tra la frutta più esportata nel mondo il dato peggiore è quello delle mele che crollano in quantità del 41 per cento nel 2018 rispetto all’anno precedente, ma va male anche ai kiwi che perde il 16 per cento. L’uva limita i danni a un -3 per cento. Pessimo il risultato delle pesche – continua Coldiretti – che incassano un decremento del 30 per cento netto. Tra gli agrumi, profondo rosso pure per le clementine, con le quantità esportate in diminuzione del 33 per cento, mentre i limoni “tengono” con un -3 per cento. In difficoltà – prosegue la Coldiretti – anche gli ortaggi, dove il maggiore crollo si registra per le patate, con le vendite diminuite del 35 per cento in quantità nel 2018. Male anche le cipolle che perdono il 17 per cento all’estero. Calo del 3% pure per i ravanelli.

Una situazione profondamente diversa di quella che si verifica a livello nazionale dove il 2018 ha fatto segnare il record dei consumi di frutta e verdura degli ultimi venti anni, con quasi 9 miliardi di chili nel carrello, in aumento del 3 per cento rispetto all’anno precedente. Mai così tanta frutta e verdura sono state consumate in Italia dall’inizio del secolo per effetto soprattutto di una decisa svolta salutistica che ha contagiato i giovani che – sottolinea la Coldiretti – fanno sempre più attenzione al benessere a tavola con smoothies, frullati e centrifugati consumati al bar o anche a casa grazie alle nuove tecnologie

Un cambiamento che l’Italia purtroppo non è riuscita ad agganciare all’estero dove – continua la Coldiretti – sconta un ritardo organizzativo, infrastrutturale e diplomatico. Un freno alla crescita e alla possibilità di penetrare nelle nuove economie emergenti, soprattutto dell’oriente, che lascia l’Italia cosi fortemente dipendente, per alcune produzioni in modo esclusivo, dalla vecchia e stagnante Europa. Alle problematiche legate alla logistica, alle barriere fitosanitarie e alla burocrazia si aggiungono le scelte di politica generale che hanno spesso usato il settore agricolo come merce di scambio come nel caso dell’embargo della Russia deciso come ritorsione alle sanzioni Europee.

A pesare su un patrimonio ortofrutticolo nazionale di 1 milione di ettari che vale oltre il 25% della produzione lorda vendibile agricola italiana – continua la Coldiretti – è anche la concorrenza sleale sui mercati dell’Unione Europea dei prodotti provenienti da paesi extracomunitari che sono spesso il risultato dello sfruttamento del lavoro, anche minorile, o, dell’utilizzo improprio di prodotti chimici, in alcuni casi sono vietati da decenni in Europa, che mettono in pericolo per l’ambiente e la salute.

Lo dimostra il recente pronunciamento della Corte dei Conti Europea sulle sostanze chimiche negli alimenti si sottolinea il mancato rispetto nei cibi di provenienza extra Ue degli stessi standard di sicurezza Ue sui residui di pesticidi e si chiede alla Commissione Europea di spiegare “quali misure intende adottare per mantenere lo stesso livello di garanzia sia per gli alimenti prodotti nella Ue che per quelli importati”.

Infatti il numero di prodotti agroalimentari extracomunitari con residui chimici irregolari è stato pari al 4,7 per cento per quelli provenienti da paesi extracomunitari rispetto alla media Ue dell’1,2 per cento e ad appena lo 0,4 per cento dell’Italia secondo le elaborazioni Coldiretti sulle analisi relative alla presenza di pesticidi rilevati sugli alimenti venduti in Europa effettuata dall’ Efsa. In altre parole i prodotti extracomunitari sono 4 volte più pericolosi di quelli comunitari e 12 volte di quelli Made in Italy.

Sotto accusa sono spesso le importazioni incontrollate dall’estero favorite dagli accordi commerciali agevolati stipulati dall’Unione Europea come il caso delle condizioni favorevoli che sono state concesse al Marocco per pomodoro da mensa, arance, clementine, fragole, cetrioli e zucchine o all’Egitto per fragole, uva da tavola, finocchi e carciofi. Accordi – continua la Coldiretti – fortemente contestati perché nei paesi di origine è spesso permesso l’uso di pesticidi pericolosi per la salute che sono vietati in Europa, ma anche perché le coltivazioni sono realizzate in condizioni di dumping sociale per il basso costo della manodopera.

“E’ necessario che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri, garantendo che dietro gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci sia un analogo percorso di qualità che riguarda l’ambiente, il lavoro e la salute.” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini che incontrerà i produttori italiani presenti alla manifestazione a Berlino nel sottolineare pero’ la necessità di “superare l’attuale frammentazione e dispersione delle risorse per la promozione del vero Made in Italy all’estero puntando a un’Agenzia unica che accompagni le imprese in giro nel mondo sul modello della Sopexa e ad investire sulle Ambasciate, introducendo nella valutazione principi legati al numero dei contratti commerciali. A livello nazionale – conclude Prandini – serve un task-force che permetta di rimuovere con maggiore velocità le barriere non tariffarie che troppo spesso bloccano le nostre esportazioni ma anche trasporti efficienti sulla linea ferroviaria e snodi aeroportuali per le merci che ci permettano di portare i nostri prodotti rapidamente da nord a sud del Paese e poi in ogni angolo d’Europa e del mondo”. (Coldiretti)

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ECONOMIA

PNNR e PMI, stanziati 4 miliardi con il Fondo 394

Cosa prevede, le condizioni di finanziamento e chi può accedere

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PNNR e PMI, stanziati 4 miliardi con il Fondo Simest 394 | Rec News dir. Zaira Bartucca
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Quattro miliardi alle imprese italiane, con un’attenzione per quelle piccole e medie che desiderano espandersi all’estero. E’ la dotazione del Fondo Simest 394 che è stato presentato questa mattina alla Farnesina alla presenza del vicepremier e ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani. Nel corso dei lavori la firma del protocollo d’avvio da parte del presidente dell’Agenzia ICE Matteo Zoppas.

Cosa prevede il Fondo 394

Il fondo sostiene solo le filiere che si occupano di export e che sposano i programmi inerenti la transizione ecologica e digitale. Previste “condizioni dedicate” per le imprese che hanno interessi in aree quali i Balcani occidentali e nei territori alluvionati dell’Emilia Romagna. Nel dettaglio, il fondo 394 prevede finanziamenti a tassi agevolati fino allo 0,464% (tasso luglio 2023), a cui si aggiunge una quota di cofinanziamento a fondo perduto fino al 10%. Sei le linee di intervento: transizione digitale o ecologica, inserimento mercati, certificazioni e consulenze, fiere ed eventi, e-commerce e temporary manager.

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ECONOMIA

“L’Euro digitale dovrebbe affiancare il contante, non abolirlo”

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"L'Euro digitale dovrebbe affiancare il contante, non abolirlo" | Rec News dir. Zaira Bartucca

“Mentre i pagamenti stanno diventando sempre più digitali, per molte persone il contante rimane il re. L’euro digitale dovrebbe integrare il contante, ma non sostituirlo. Sono lieto di constatare che la Commissione sta pensando a come trattenere il contante come mezzo di pagamento.” Così l’eurodeputato Markus Ferber, portavoce del gruppo PPE nella Commissione affari economici e monetari del Parlamento europeo. Il commento è arrivato contestualmente alla presentazione in Commissione del pacchetto sulla moneta unica, che include un “quadro giuridico” sulla moneta digitale.

“Gli attuali elementi di progettazione suggeriscono che l’euro digitale sarà essenzialmente utilizzato solo per i pagamenti al dettaglio. I maggiori vantaggi, tuttavia, di una valuta digitale sarebbero nel mondo degli affari. Dobbiamo almeno mantenere aperta la possibilità di futuri aggiornamenti. Se introduciamo una versione digitale della moneta unica, deve essere pronta a cogliere le opportunità del mondo digitale”, ha concluso Ferber.

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ECONOMIA

Istat: le famiglie italiane hanno sempre meno potere d’acquisto

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Istat: le famiglie italiane hanno sempre meno potere d'acquisto | Rec News dir. Zaira Bartucca

Crolla, nel quarto trimestre del 2022, il potere d’acquisto delle famiglie italiane. Lo sottolinea l’Istat, secondo cui la crescita del reddito disponibile, accompagnata da un aumento dei prezzi al consumo particolarmente forte, ha comportato una significativa diminuzione del potere d’acquisto delle famiglie, pari a -3,7%. fsc/gtr

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Istat, a picco i consumi delle famiglie italiane

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Istat, a picco i consumi delle famiglie italiane | Rec News dir. Zaira Bartucca

Forte calo della spesa delle famiglie. Lo registra Istat nella nota sull’andamento dell’economia italiana di febbraio appena pubblicata. “Lo scenario internazionale – rileva l’Istituto Nazionale di Statistica – resta caratterizzato da un elevato grado di incertezza e da rischi al ribasso. Si inizia a profilare un percorso di rientro dell’inflazione più lungo di quanto inizialmente previsto. Il Pil italiano, nel quarto trimestre 2022, ha segnato una lieve variazione congiunturale negativa a sintesi del contributo positivo della domanda estera netta e di quello negativo della domanda interna al netto delle scorte”. In basso il report integrale

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