TECH
Phishing e cybersecurity, al via il progetto di sensibilizzazione
Le conseguenze delle leggerezze compiute online e come difendersi da alcune delle minacce più frequenti

ITI, azienda specializzata nel settore IT e rivolta al B2B, promuove un progetto di sensibilizzazione sulla sicurezza informatica. Attraverso quattro episodi animati l’azienda racconta con semplicità quali possono essere le conseguenze delle leggerezze compiute online e come tentare di prevenire gli attacchi informatici che negli ultimi anni si sono moltiplicati.
Rec News dir. Zaira Bartucca – recnews.it
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Piogge di sabbia sugli esopianeti: JWST rileva nubi di silicati e dischi circumplanetari

(Adnkronos) – Da un nuovo studio basato sulle osservazioni di due pianeti extrasolari, condotte tramite il telescopio spaziale James Webb (JWST), sono emersi risultati significativi, pubblicati sulla prestigiosa rivista Nature.
I pianeti in questione orbitano attorno alla stella YSES-1, un giovane sole con un’età di appena 16,7 milioni di anni, situato a circa 300 anni luce dal nostro Sistema solare. Osservando direttamente la luce di questi esopianeti, un gruppo di ricerca internazionale guidato dall’astrofisica Kielan Hoch dello Space Telescope Science Institute di Baltimora, negli Stati Uniti, ha compiuto scoperte straordinarie. L’atmosfera di uno dei due pianeti, YSES-1 c, è stata osservata contenere nubi di silicati, composte da minerali che le conferiscono un colore rossiccio. L’altro pianeta del sistema, YSES-1 b, appare invece circondato da un disco circumplanetario, anch’esso formato da silicati, dal quale potrebbero in futuro prendere forma corpi più piccoli, come ad esempio delle lune. Alla scoperta ha partecipato anche Valentina D’Orazi, ricercatrice presso l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) e l’Università di Roma Tor Vergata.
Questa scoperta, presentata durante il 246° meeting dell’American Astronomical Society ad Anchorage, in Alaska, offre nuove prospettive sulle fasi iniziali della formazione dei sistemi planetari simili al nostro, fornendo ai ricercatori l’opportunità di studiare in tempo quasi reale come nasce e si evolve un pianeta simile a Giove.
“Osservare le nubi di silicati, che sono praticamente delle nuvole di sabbia, nelle atmosfere dei pianeti extrasolari è importante perché ci aiuta a capire meglio come funzionano i processi atmosferici e come si formano i pianeti, un tema ancora in discussione poiché non c’è accordo sui diversi modelli”, spiega la coautrice Valentina D’Orazi, ricercatrice presso l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) e l’Università di Roma Tor Vergata, attualmente visiting research scholar all’Università del Texas a Austin nell’ambito del programma Fulbright. “La scoperta di queste nuvole di sabbia, che restano in alto grazie a un ciclo di sublimazione e condensazione simile a quello dell’acqua sulla Terra, ci svela meccanismi complessi di trasporto e formazione nell’atmosfera. Questo ci permette di migliorare i nostri modelli sui processi climatici e chimici in ambienti molto diversi da quelli del Sistema solare, ampliando così la nostra conoscenza di questi sistemi”.
I due pianeti in questione sono giganti gassosi: YSES-1 c ha una massa pari a 14 volte quella di Giove, mentre YSES-1 b ne ha 6. Entrambi si trovano a distanze considerevoli dalla loro stella, circa 5 e 10 volte superiori rispetto alla distanza tra il Sole e Nettuno. È proprio questa orbita molto estesa che ha permesso al team di osservare i due pianeti con il JWST tramite la tecnica dell’imaging diretto, la cui applicazione è ancora oggi limitata a un numero ristretto di pianeti con caratteristiche molto particolari. Lo studio dimostra la capacità del potente telescopio spaziale di fornire dati spettrali di alta qualità per esopianeti osservati con questa tecnica, aprendo nuove strade per lo studio delle atmosfere e degli ambienti circumstellari.
La presenza di nubi di silicati nelle atmosfere degli esopianeti era stata prevista teoricamente e dedotta indirettamente da osservazioni precedenti. Tuttavia, questa ricerca fornisce la prima osservazione diretta e spettroscopica di nubi di silicati in un esopianeta specifico, YSES-1 c. Ciò permette di comprendere meglio la composizione atmosferica di un giovane gigante gassoso, confermando la presenza di nuvole di silicati ad alta quota, contenenti pirosseno ricco di ferro o una combinazione di bridgmanite (MgSiO3) e forsterite (Mg2SiO4).
Per quanto riguarda il pianeta gemello YSES-1 b, questo lavoro presenta la prima rilevazione di emissione di silicati da un disco circumplanetario, una sorta di “mini-Sistema solare” in formazione. Solo due dischi circumplanetari simili erano stati osservati in precedenza, e la nuova ricerca fornisce informazioni dirette sulla composizione e sui processi fisici in questi ambienti: la presenza di granelli di olivina con dimensioni inferiori al micron, infatti, suggerisce un meccanismo di formazione attraverso collisioni di piccoli corpi, detti planetesimi, all’interno del disco.
“Studiando questi pianeti riusciamo a capire meglio come si formano i pianeti in generale, un po’ come sbirciare nel passato del nostro Sistema solare”, conclude D’Orazi. “I risultati supportano l’idea che la composizione delle nubi negli esopianeti giovani e i dischi circumplanetari svolgano un ruolo cruciale nel determinare la composizione chimica atmosferica. Inoltre, questo studio sottolinea la necessità di modelli atmosferici dettagliati per interpretare i dati osservativi di alta qualità ottenuti con telescopi come il JWST”.
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MIA, la prima app che protegge in caso di coercizione, è italiana. Testata da oltre 200 donne, il 75% si sente “più sicura”

Una donna su tre subisce violenza nel corso della propria vita, e molte non hanno neppure la forza di denunciare. Alcune non possono nemmeno chiedere aiuto. Ma cosa succede quando la coercizione si sposta nel digitale? Quando la minaccia è silenziosa, e il momento in cui inserisci una password o accedi a un servizio può diventare pericoloso?
Da questa domanda nasce MIA (My Identity Always), una startup italiana che sta sviluppando la prima app al mondo in grado di riconoscere e reagire a situazioni di coercizione durante l’uso dello smartphone.
MIA (funzionalità protetta in attesa di deposito e in fase di test avanzato) integra una tecnologia invisibile ma potente: un sistema di allerta silenzioso che si attiva tramite una combinazione nascosta, senza bisogno di connessione e senza che nessuno possa accorgersene. In quel momento, MIA invia una notifica preimpostata a un contatto fidato, segnalando in maniera discreta una possibile situazione di pericolo.
Il progetto nasce da un’esigenza concreta: proteggere chi non può parlare. Chi vive sotto minaccia, chi è costretto a condividere accessi, dati, password, anche sotto pressione psicologica o fisica. In un mondo in cui l’identità digitale diventa ogni giorno più centrale, proteggere quella identità significa proteggere la persona.

Il team ha condotto un primo test con oltre 200 donne provenienti da diversi contesti sociali, con un risultato sorprendente: il 75% delle interpellate ha dichiarato che dopo aver conosciuto l’app MIA si sentiva già più sicura. Il 62% ha detto che consiglierebbe l’app ad altre donne. Numeri che, fino ad ora, mostrano un bisogno reale e non solo intercettato.
Ma MIA non si ferma qui. La visione è più ampia: costruire un’infrastruttura digitale biometrica in cui ogni utente possa accedere ai propri servizi senza password, gestire i propri dati con trasparenza e attivare in ogni momento un sistema di difesa personale. Tutto questo con un’app semplice, sicura, e costruita secondo gli standard di sicurezza del GDPR.
“Non è solo un’app. È una promessa: la tua identità non sarà mai usata contro di te” — dice Michael Liuzzo (in alto, nella foto), fondatore e CEO della startup.
MIA sarà disponibile in versione beta a partire da fine luglio, con una prima fase di test che coinvolgerà centri antiviolenza, enti pubblici e realtà che lavorano nell’ambito della sicurezza e dell’inclusione.
La startup sta chiudendo in queste settimane il round seed, e punta a diventare il punto di riferimento europeo nell’ambito della sicurezza identitaria e della protezione da minacce invisibili. Perché il futuro della sicurezza digitale è anche, e soprattutto, umano.
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K-Pop e videogiochi, le Aespa collaborano con Street Fighter 6

(Adnkronos) – Street Fighter 6 si prepara ad accogliere una collaborazione insolita: a partire dal 4 luglio 2025, l’universo del celebre picchiaduro Capcom si fonde con il mondo del K-pop grazie alla speciale collaborazione con il gruppo æspa di SM Entertainment. L’evento vedrà il debutto di contenuti esclusivi che faranno la gioia sia dei gamer più accaniti che dei fan del quartetto coreano. Tra gli highlight della collaborazione spicca il nuovo outfit per Juri, denominato Juri: Outfit 4 feat. æspa, disponibile in dieci colorazioni e ispirato ai concept visivi dell’ultimo album del gruppo. Il costume potrà essere acquistato nel negozio del gioco al costo di 350 Fighter Coins per un periodo limitato, da venerdì 4 luglio 2025 alle 09:00 fino a sabato 4 luglio 2026 alle 08:59.
Ma la vera novità è l’introduzione della prima artista virtuale come commentatrice in tempo reale del gioco: nævis, figura chiave dell’immaginario æspa, si unisce al roster dei commentatori di SF6 con voice-over in coreano, giapponese e inglese. Nata digitalmente nel 2020 e passata alla ribalta come compagna virtuale del gruppo, nævis ha debuttato nel mondo musicale con un singolo indipendente nel 2024. Ora porta la sua personalità curiosa e brillante direttamente nel gioco, offrendo reazioni uniche che faranno impazzire i fan del K-pop.
L’evento include anche oggetti speciali della collaborazione: sfondi per dispositivi, cornici fotografiche e titoli esclusivi saranno riscattabili entrando nella sezione “æspa x Street Fighter 6 Collaboration News” nel gioco, tra il 4 luglio e il 5 agosto 2025. Durante questo stesso periodo, anche il Battle Hub sarà completamente decorato a tema æspa, trasformandosi in un ambiente immersivo che celebra l’estetica cyber-pop del gruppo. E non è finita qui: tutti i giocatori che accederanno durante la collaborazione riceveranno un oggetto gratuito a tema, un omaggio esclusivo per celebrare l’incontro tra musica e combattimento.
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Apple valuta OpenAI e Anthropic per l’intelligenza artificiale di Siri

(Adnkronos) – Apple sta ancora faticando a rilanciare Siri con capacità avanzate basate su intelligenza artificiale generativa, e per farlo starebbe prendendo in considerazione un’opzione finora impensabile: affidarsi a società esterne. Secondo quanto riportato da Mark Gurman di Bloomberg, l’azienda guidata da Tim Cook ha avviato dei test con modelli linguistici avanzati (LLM) di OpenAI (ChatGPT) e Anthropic (Claude), valutandone le prestazioni su richieste semplici all’interno dei propri ambienti cloud privati.
Il progetto “LLM Siri”, ossia l’evoluzione dell’assistente vocale potenziato da AI, ha subito una serie di ritardi, tra cui lo slittamento del lancio inizialmente previsto per marzo. La mancanza di risultati convincenti ha portato Apple a una ristrutturazione interna: Mike Rockwell, in precedenza a capo del team Vision Pro, è stato nominato responsabile della divisione AI e Siri dopo che lo stesso CEO Tim Cook avrebbe perso fiducia nella precedente guida del progetto, John Giannandrea.
Il confronto tra modelli linguistici non si limita agli sviluppi interni: oltre a testare Claude e ChatGPT, il team di Rockwell ha preso in considerazione anche Gemini, il modello di Google già integrato nei dispositivi Android e nella linea Pixel. Ma, secondo Bloomberg, è Claude di Anthropic ad aver dato finora i risultati più promettenti. L’interesse di Apple per Claude avviene in un contesto competitivo in cui Google ha stretto accordi con Samsung e Motorola per integrare i suoi modelli AI, mentre Apple avrebbe anche esplorato la possibilità di acquisire Perplexity, startup in rapida crescita nel settore dell’AI conversazionale.
Un dettaglio rilevante: durante il keynote della WWDC di giugno, la nuova Siri con intelligenza artificiale non è mai stata mostrata. Un’assenza significativa, spiegata dallo stesso Greg Joswiak (SVP di marketing globale di Apple), che ha ammesso come la tecnologia “non abbia ancora raggiunto i nostri standard di qualità”. Nonostante i test con partner esterni, Apple non ha abbandonato completamente lo sviluppo dei propri modelli linguistici. L’ipotesi di integrare un LLM di terze parti in Siri resta ancora in una fase preliminare e nulla è stato deciso. Ma il quadro è chiaro: Apple si muove con cautela, consapevole di essere in ritardo nella corsa all’intelligenza artificiale generativa, ma decisa a colmare il gap. E questa volta, potrebbe farlo anche chiedendo aiuto alla concorrenza.
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