
Nutriscore, la promessa di Patuanelli
L’impegno assunto dal ministro delle Politiche Agricole e Forestali Stefano Patuanelli nel corso di una tavola rotonda che si è tenuta questa mattina a Roma, a Piazza di Spagna. Rec News ha seguito i lavori
“Il governo cercherà di combattere il Nutriscore”. E’ la promessa fatta dal ministro delle Politiche Agricole e Forestali Stefano Patuanelli nel corso di una tavola rotonda che si è tenuta questa mattina a Roma, a Piazza di Spagna. Rec News ha seguito i lavori. Patuanelli ha delineato la situazione attuale e quella futura dei produttori e delle aziende federate in consorzi, anche alla luce dei cambiamenti che stanno interessando i consumi e le abitudini dei consumatori.
Non è una strada tutta in discesa, il senso di quanto emerso: la sfida è “conciliare l’innovazione con le tipicità italiane: il Made in Italy deve rinunciare al declino dettato dall’omologazione”, ha detto il ministro. Necessario anche “garantire a tutti l’accesso ad un’alimentazione di qualità”, ha affermato l’imprenditore Joe Bastianich, che ha preso parte alla conferenza di presentazione dei consorzi al lavoro su cinque eccellenze gastronomiche del Made in Italy: la Cipolla Rossa di Tropea IGP, l’Aceto Balsamico di Modena IGP, il Montasio e l’Asiago DOP e la Mela Alto Adige.

“Per il nostro Paese – ha proseguito Patuanelli – il cibo non è solo nutrienti ma anche tradizione, cultura, condivisione. Questa voglia della certificazione compulsiva sta danneggiando i produttori. Dobbiamo guardare alle capacità artigianali. Dobbiamo innovare ma senza mettere in discussione la tradizione. Dal 2026 con la fine del PNRR mi immagino un’agricoltura che aumenta l’aggregazione e la produzione di impresa, e che sa superare la fragilità dei sistemi produttivi. Acqua e filiere sono alcuni dei temi su cui concentrarsi”.
ECONOMIA
PNNR e PMI, stanziati 4 miliardi con il Fondo 394
Cosa prevede, le condizioni di finanziamento e chi può accedere

Quattro miliardi alle imprese italiane, con un’attenzione per quelle piccole e medie che desiderano espandersi all’estero. E’ la dotazione del Fondo Simest 394 che è stato presentato questa mattina alla Farnesina alla presenza del vicepremier e ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani. Nel corso dei lavori la firma del protocollo d’avvio da parte del presidente dell’Agenzia ICE Matteo Zoppas.

Cosa prevede il Fondo 394
Il fondo sostiene solo le filiere che si occupano di export e che sposano i programmi inerenti la transizione ecologica e digitale. Previste “condizioni dedicate” per le imprese che hanno interessi in aree quali i Balcani occidentali e nei territori alluvionati dell’Emilia Romagna. Nel dettaglio, il fondo 394 prevede finanziamenti a tassi agevolati fino allo 0,464% (tasso luglio 2023), a cui si aggiunge una quota di cofinanziamento a fondo perduto fino al 10%. Sei le linee di intervento: transizione digitale o ecologica, inserimento mercati, certificazioni e consulenze, fiere ed eventi, e-commerce e temporary manager.
ECONOMIA
“L’Euro digitale dovrebbe affiancare il contante, non abolirlo”

“Mentre i pagamenti stanno diventando sempre più digitali, per molte persone il contante rimane il re. L’euro digitale dovrebbe integrare il contante, ma non sostituirlo. Sono lieto di constatare che la Commissione sta pensando a come trattenere il contante come mezzo di pagamento.” Così l’eurodeputato Markus Ferber, portavoce del gruppo PPE nella Commissione affari economici e monetari del Parlamento europeo. Il commento è arrivato contestualmente alla presentazione in Commissione del pacchetto sulla moneta unica, che include un “quadro giuridico” sulla moneta digitale.
“Gli attuali elementi di progettazione suggeriscono che l’euro digitale sarà essenzialmente utilizzato solo per i pagamenti al dettaglio. I maggiori vantaggi, tuttavia, di una valuta digitale sarebbero nel mondo degli affari. Dobbiamo almeno mantenere aperta la possibilità di futuri aggiornamenti. Se introduciamo una versione digitale della moneta unica, deve essere pronta a cogliere le opportunità del mondo digitale”, ha concluso Ferber.
ECONOMIA
Istat: le famiglie italiane hanno sempre meno potere d’acquisto

Crolla, nel quarto trimestre del 2022, il potere d’acquisto delle famiglie italiane. Lo sottolinea l’Istat, secondo cui la crescita del reddito disponibile, accompagnata da un aumento dei prezzi al consumo particolarmente forte, ha comportato una significativa diminuzione del potere d’acquisto delle famiglie, pari a -3,7%. fsc/gtr
DOC
Istat, a picco i consumi delle famiglie italiane

Forte calo della spesa delle famiglie. Lo registra Istat nella nota sull’andamento dell’economia italiana di febbraio appena pubblicata. “Lo scenario internazionale – rileva l’Istituto Nazionale di Statistica – resta caratterizzato da un elevato grado di incertezza e da rischi al ribasso. Si inizia a profilare un percorso di rientro dell’inflazione più lungo di quanto inizialmente previsto. Il Pil italiano, nel quarto trimestre 2022, ha segnato una lieve variazione congiunturale negativa a sintesi del contributo positivo della domanda estera netta e di quello negativo della domanda interna al netto delle scorte”. In basso il report integrale
Affermando che “il governo combatterà il Nutriscore”, Patuanelli afferma il falso.
Con Draghi si sta andando invece spediti verso la nuova dittatura alimentare mondiale, che è già all’opera per suddividere il cibo in 3 settori (alta qualità biologica, qualità sintetica e trash food + insetti), che saranno accessibili solo a seconda della classe sociale di appartenenza.
Il settore agroalimentare italiano ne sarà fortemente penalizzato. Anzi, già lo è. Basta pensare alle regole su uova, carne, pesce, formaggi, vino e insaccati che stava disegnando in Commissione UE la baronessa Orsolina, prima che iniziasse la guerra fra Nato e Russia in Ucraina.
Ma la cosa non mi dispiace, perché le vetrine dell’agroalimentare italiano, o il mito stesso della dieta mediterranea, sono solo fuffa.
Riguardo alle vetrine, ad esempio, basta pensare a ciò che è Eataly di Oscar Farinetti e dei suoi compari, che sono i nuovi boiardi dello Stato italiano.
Un bazar in cui non vi è 1 solo prodotto della Calabria, che pure è di fatto la terra dell’eccellenza agroalimentare planetaria.
Come dimostrabile da un dossier, che ho raccolto quando facevo il pubblicista, ad Eataly non è presente neanche il gelato di Pizzo !
In compenso, vi è tanta pseudoleccornia (passatemi il termine).
Qualcuno ha visto mai qualche assessore calabro protestare per questo, dato che Eataly ha preso dal governo del compare Renzi anche soldi pubblici ?
E allora ben venga la rovina di tutto l’agroalimentare italico. Qui in Calabria ci sapremo arrangiare, come sempre. Inevitabilmente crescerà il mercato nero agroalimentare per difendersi dal Totalitarismo della UE.