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Il 2021 è l’annus horribilis per la cultura. Se n’è andato anche Franco Battiato, cantautore e genio poledrico indiscusso della musica italiana. Aveva compiuto da qualche mese 76 anni. Catanese, nasce a Ionia (oggi Riposto) nel 1945. Inizialmente attratto dalle materie scientifiche, studia chimica e mette da parte qualche esperienza di insegnamento, ma conserva il pallino della musica. Negli anni ’60 porta in Italia i fermenti dell’elettronica che in Gran Bretagna si andava affermando con i Pink Floyd, mentre più avanti rimarrà affascinato dallo stile New Wave, che rivisiterà con letture personali.

Personalità eclettica, anti-convenzionale, conoscitore di molte lingue, affascinato dalla contaminazione tra le arti e tra i saperi nuovi e antichi, viaggiatore instancabile finché la salute glielo consente, pittore (si dedica a produzioni etniche sotto lo pseudonimo di Süphan Barzani), autore di poemi classici, musicista: la multiformità di Franco Battiato emerge dai trenta album – alcuni raccolte – che pubblica dal 1972 al 2019. I primi, incompresi dalla critica commerciale, ne raccontano il tumulto interiore e personale e la ricerca costante di risposte. La consacrazione come cantautore arriva però a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 con L’era del cinghiale bianco, Patriots e La voce del padrone.

Sono gli anni di una contestazione politica (Bandiera bianca) che sarà sempre uno dei tratti caratterizzanti di Battiato e che sfocerà in singoli come Povera Patria (1991 e 2009, nel rifacimento di Inneres Auge). Nel 2013 la parentesi fallimentare da assessore della Giunta siciliana Crocetta e il suo j’accuse che ne sancisce la ritirata: il Parlamento, dirà senza mezzi termini, è composto da “troie disposte a tutto”. Diverse le collaborazioni instaurate con altri artisti: nel 1979 inizia il sodalizio con Alice, con cui scrive Per Elisa e canta I treni di Tozeur. Cercò Dio e indagò il suo rapporto con la religione e con il misticismo con E ti vengo a cercare, che però è stata interpretata anche come una canzone sentimentale.

A Milva – scomparsa di recente – regala Alexandr Platz, fotografia di un Est plasmato dalla Primavera di Praga e vissuto dall’artista per alcuni periodi. Nel 1998 il Maestro è pronto a mostrare la sua capacità instancabile di rinnovamento, nonostante l’età che avanza: è l’anno di Gommalacca e dei singoli Shock in my Town e Il ballo del Potere. Se Torneremo ancora (2019), profetico nel titolo, rappresenta il suo testamento musicale, Battiato viene ricordato soprattutto per canzoni come Centro di gravità permanente, Voglio vederti danzare e per la suggestiva La Cura. Tra la sua vastissima produzione, anche quattro opere liriche: Il cavaliere dell’intelletto, Genesi, Gilgamesh e Telesio.

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ARTE & CULTURA

La “regina degli spot” alla sua prova del nove da cantautrice

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La "regina degli spot" alla sua prova del nove da cantautrice | Rec News dir. Zaira Bartucca

C’è chi l’ha sentita cantare in una nota pubblicità di cioccolata calda e chi ne ha apprezzato il timbro vocale nella reclame di una Coppa gelato, con quell’indimenticabile e positivo “I feel good, I feel fine”. Ora però per Gisella Cozzo – denominata, non a caso, la “regina degli spot” – è il momento della prova del nove da cantautrice. Esce infatti oggi su tutte le piattaforme digitali e in radio I’m Living, nuovo attesissimo singolo della cantautrice e producer italo-australiana, autrice del testo e della musica scritta insieme a Fausto Cogliati.

I’m Living è un brano radiofonico dalla melodia ballabile che non rinuncia, tuttavia, a veicolare un messaggio importante indirizzato a tutti: ognuno ha dentro di sé qualcosa da far valere, qualcosa che rende unici e speciali e che non va dimenticato. Il videoclip, realizzato in una delle location più affascinanti della città di Lecco, Villa Sormani Marzorati Uva, con la sua architettura barocca e il suo giardino all’italiana, mette in evidenza un forte contrasto tra il moderno e l’antico, tema centrale del video.

“I momenti di riflessione – racconta Gisella – sono la nostra risorsa per capire le nostre debolezze, saperle accettare e lavorarci per migliorarle, altrimenti nel mondo saremo sempre fragili. Ho imparato che è fondamentale lavorare su sé stessi per raggiungere gli obiettivi prefissati, perché dopo i giorni bui c’è sempre luce. Ognuno di noi merita di “brillare” della propria luce e gridare al mondo…I’m Living, sto vivendo!”

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ARTE & CULTURA

A Milano le installazioni interattive di Erlich

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A Milano le installazioni interattive di Erlich | Rec News dir. Zaira Bartucca

In questi giorni sui social ci si imbatte spesso nell’immagine di adulti e bambini appesi, letteralmente, sulla facciata di un palazzo. Non si tratta di un fotomontaggio ma dell’installazione interattiva di Leandro Erlich. La sua mostra monografica si potrà visitare fino al 4 ottobre presso Palazzo Reale. Nato nel 1973 a Buenos Aires, Erlich è ormai famoso per le grandi installazioni d’impatto con cui il pubblico si relaziona e interagisce, diventando parte dell’opera.

Una narrativa immaginifica che lo ha fatto diventare una sorta di Escher moderno, che però all’acquaforte predilige la dimensione reale. Facciate di palazzi “arrampicabili” (come nell’installazione chiamata “Il mondo dell’arte”), case sospese in aria, ascensori senza una destinazione, scale mobili aggrovigliate, barche sospese su un mare inesistente: nel mondo di Erlich c’è davvero di tutto. Un qualcosa in grado di convincere molti fruitori se si considera che la sua personale di Buenos Aires ha totalizzato 300mila visitatori, quella di Tokio addirittura il doppio.

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ARTE & CULTURA

Fino a settembre il Picasso scultore in mostra a Malaga

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Fino a settembre il Picasso scultore in mostra a Malaga | Rec News dir. Zaira Bartucca

E’ la prima grande mostra che racconta il Picasso scultore e si svolgerà a Malaga, in Spagna, città natale del maestro del Cubismo. Si chiama “Picasso scultore, Materia e corpo” e raccoglie 61 statue grandi e piccole realizzate fra il 1909 e il 1964. Si potrà visitare dal 9 maggio al 10 settembre. Il tema è il corpo umano, indagato attraverso la tridimensionalità e reso dai materiali più disparati: legno, gesso e cemento, ma anche metalli come il ferro, il bronzo e l’acciaio. “Nessuna arte è più o meno importante di un’altra”, diceva Picasso. Un’adesione completa a diverse possibilità di espressione che si coglie a pieno ammirando opere come “La bagnante sdraiata”, “Personaggio” e “Sylvette”.

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Pablo T e i “nuovi criteri dell’astrattismo”

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Pablo T e i "nuovi criteri dell'astrattismo" | Rec News dir. Zaira Bartucca
Comunicato stampa

Come si può reinventare il concetto dell’astrattismo pittorico avendo a disposizione, in fondo, gli stessi colori e i soliti mezzi? Cosa può mutare questo status? Quale alchimia può accadere? Di certo, osservando le opere di Pablo T che ha esposto ed espone nelle gallerie e nei musei di mezzo mondo, qualcosa accade. Accade e si manifesta per l’utilizzo nuovo della sua tecnica mista, per i suoi olii, i suoi acrilici, i suoi smalti e le sue vernici fluide o per la materia del gesso che immette in alcuni, sempre più rari ormai, suoi lavori.

È l’opera pensata forse, ma anche istintiva e gestuale, anche se mai casuale, è l’amalgamarsi e il fondersi nel complesso, il distinguersi di quei colori nel giusto susseguirsi, come un progetto dell’anima, quelle luci e quelle ombre che ti fanno comprendere che sei dinanzi, certamente, a qualcosa di ancora poco conosciuto. E poi, c’è l’interrogarsi, il ricercare se stessi, in quelle opere, il cercare di guardare oltre, rintracciando un ricordo, un sogno, una visione, un orizzonte sconosciuto, una vibrazione universale.

L’artista dopo Parigi, Berlino, Barcellona e Zurigo sbarca a New York per 3 volte, poi Los Angeles, Miami e ancora Europa, infine l’Asia. Lo premiano le città di Cannes, Montecarlo, la Critica Europea, Shanghai. L’Italia lo accoglie con le istituzionali della Toscana, delle Marche, poi la Liguria e il premio alla carriera nelle città di Lecce, Palermo e i due Leoni d’oro per le arti visive a Venezia, attirando l’interesse di collezionisti e di chi vede in lui l’iniziatore di un nuovo ciclo produttivo sui generis. 

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