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Interventi strutturali per sanare la crisi affitti | Rec News dir. Zaira Bartucca Interventi strutturali per sanare la crisi affitti | Rec News dir. Zaira Bartucca

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Crisi affitti, servono interventi strutturali

di Maria Cristina Pisani*

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Non bastano interventi tampone, serve un piano di investimenti che vada ad ampliare i posti degli studentati, anche riutilizzando immobili pubblici attualmente in disuso. Ad oggi solo il 5% degli studenti trova una risposta abitativa in queste strutture. Il tema della questione abitativa è per tutti i giovani cruciale. Il grido d’allarme che arriva dagli studenti purtroppo diventa ancora più intenso nel momento in cui le ragazze e i ragazzi devono affrontare la sfida del mercato del lavoro. La speranza di una vita autonoma, purtroppo, è diventata sempre più complessa.

Ad oggi, l’aspettativa di molti giovani di uscire dal nucleo familiare di appartenenza è sempre più lontana. I dati relativi al nostro Paese testimoniano che in media i giovani riescono a lasciare la casa dei propri genitori solo intorno al trentesimo anno di età, ancora ben al di sopra della media europea, che si attesta a 26,5 anni.

Strettamente correlato al tema dell’emancipazione economica e familiare, alle criticità legate al mercato del lavoro e all’incertezza economica, si sommano quelle proprie di un mercato immobiliare caratterizzato, almeno nelle grandi aree urbane, da valori di mercato “disallineati” rispetto a quelli delle retribuzioni e da una tendenziale crescita dei prezzi.

Per questo motivo, proprio per venire incontro all’autonomia abitativa dei giovani, il Consiglio Nazionale dei Giovani ha avanzato, sin dal periodo di crisi pandemica, tra le altre, la proposta di istituire un Fondo per gli affitti da destinare ai giovani con ISEE medio-bassi. La nostra proposta è stata sottoposta al parere dei più giovani rilevandone un forte sostegno. Nei prossimi giorni incontreremo le associazioni e i rappresentanti degli studenti per avviare insieme un’ulteriore riflessione.

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A Mestre un altro decesso sul lavoro. Una mattanza che deve terminare

di Sergio Improta*

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Morti bianche "strage del nuovo millennio, ora più tutele per i lavoratori" | Rec News dir. Zaira Bartucca

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La mattanza degli infortuni e morti sul lavoro purtroppo non conosce sosta. Oggi a Mestre un tecnico manutentore è caduto dal tetto del teatro Momo, perdendo la vita a 45 anni.

La sicurezza sul luogo di lavoro è un imperativo assoluto che non può essere trascurato in nessuna circostanza. È fondamentale che tutte le parti coinvolte nel settore edile, dalle imprese agli enti di vigilanza, fino alle istituzioni pubbliche, assumano la massima responsabilità per garantire un ambiente lavorativo sicuro e protetto per tutti i lavoratori e le lavoratrici.

Il diritto di lavorare in condizioni di sicurezza è sacrosanto per ogni individuo impiegato, e come sindacato continueremo a lottare per il rispetto di questo principio in ogni cantiere e in ogni settore lavorativo, anche nella nostra Regione Veneto.

L’Osservatorio Vega, fino a pochi giorni fa, rilevava 4 decessi rilevati nel primo bimestre del 2024 (contro i 12 del 2023). Sempre secondo Vega le vittime hanno perso la vita in occasione di lavoro nelle province di: Verona, Padova, Belluno e Treviso.

Insieme, anche qui in Veneto, dobbiamo impegnarci al massimo per assicurare che nessun’altra vita venga tragicamente persa in incidenti sul lavoro.

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Salute mentale, un ciclo di eventi per dire no alla coercizione

di CCDU*

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Salute mentale, un ciclo di eventi per dire no alla coercizione

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Con il patrocinio del Comune, torna a Firenze, nella storica sede dell’Auditorium del Duomo  la mostra del CCDU; Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani, un’organizzazione di volontariato che esercita vigilanza nel campo della salute mentale. Con l’occasione, si terrà anche una marcia pacifica, con partenza e arrivo in Piazza Santa Maria Novella passando per il centro della città per protestare contro gli abusi psichiatrici. e la presentazione di due libri nell’ambito della mostra.

Cambiare tutto per non cambiare niente

Negli anni ’70 le idee innovatrici di Franco Basaglia diedero vita a un moto di riforma, ma la legge che avrebbe dovuto implementarla trasferì le competenze dai manicomi agli ospedali senza però superare la logica manicomiale fatta di trattamenti coatti, contenzione, minacce, sbarre, sedazione prolungata e privazione dei più fondamentali diritti umani. In un’intervista rilasciata al quotidiano “La Stampa” lo stesso Basaglia ribadì la sua contrarietà al TSO e profetizzò “il pericolo di reparti speciali e del perpetuarsi di una visione segregante ed emarginante.”

Anche il lavoro del medico fiorentino Giorgio Antonucci, che nel manicomio di Imola sperimentò con successo metodi non psichiatrici e non violenti per trattare il disagio mentale (niente ricovero coatto, niente contenzione, niente psicofarmaci), fu ostacolato, e presto dimenticato: oggi l’Italia è clamorosamente inadempiente rispetto alle raccomandazioni ONU e OMS per una psichiatria non coercitiva e rispettosa dei diritti umani.

Oltre il manicomio

Significativa dunque la scelta degli organizzatori d’intitolare la mostra “Oltre il Manicomio – Psichiatria e Diritti Umani”. Questa iniziativa culturale esplora non solo la storia passata della psichiatria, passando per i lager nazisti e i gulag sovietici, con pannelli dedicati a lobotomia, elettroshock e psicofarmaci fino alle moderne tendenze dettate dall’Alto Commissario ONU per i Diritti Umani e dall’OMS per una salute mentale che rinunci a coercizione e sedazione infinita e adotti un’ottica socioterapeutica improntata al rispetto dei diritti umani.

Quest’anno la mostra è stata migliorata con l’integrazione di una rassegna fotografica in 15 totem raffiguranti la situazione nei cosiddetti residui manicomiali; le strutture rimaste aperte dopo la riforma dal 1978 e chiuse solo una ventina di anni dopo in seguito alla diffusione di queste foto su giornali e reti televisive nazionali.

Eventi speciali nell’ambito della mostra “Oltre il manicomio”

·        5 aprile, ore 17:00: inaugurazione della mostra con la partecipazione di ospiti rappresentativi

·        6 aprile, ore 16:00: marcia di protesta per il congresso della SIRS e consegna di una lettera aperta con cui il CCDU chiede alla SIRS di agire immediatamente per implementare le raccomandazioni ONU/OMS. Partenza e arrivo in Piazza Santa Maria Novella.

·        7 aprile, ore 17:00: presentazione del libro Patogenesi Psichiatrica di Giulio Murero. Il medico Giulio Murero presenta un suo lavoro di critica alle basi stesse della psichiatria organicista

·        8 aprile, ore 17: presentazione del libro “Oltre il manicomio”. Il medico e Presidente Onorario del CCDU presenta un recupero storico delle foto scattate nella prima metà degli anni 90 durate le ispezioni a sorpresa eseguite dal CCDU nei residui manicomiali, foto che fanno parte dei 15 totem aggiunti alla mostra

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Il Veneto e l’Ufficio del Garante per gli Anziani

di Sebastiano Arcoraci*

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Il Veneto e l'Ufficio del Garante per gli Anziani | Rec News dir. Zaira Bartucca

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Il sindacato UGL Pensionati Veneto registra l’esito positivo dell’incontro dello scorso gennaio con l’Assessore Regionale ai Servizi Socio-Sanitari, Manuela Lanzarin. In quell’occasione, la Regione si era mostrata disponibile ad ampliare l’attenzione verso la categoria delle persone anziane e fragili tramite l’Ufficio del Garante Regionale.

Con la nota del 19 marzo scorso firmata dall’Avv. Mario Caramel, Garante della Persona per il Veneto, si conferma l’impegno congiunto della Giunta e del Consiglio Regionale per estendere le funzioni del Garante, includendo la tutela dei bisogni e dei diritti degli anziani.

Questa iniziativa, annunciata dal Garante, potrebbe posizionare il Veneto come pioniere nel garantire protezione e sostegno alla popolazione anziana, che rappresenta ormai il 25% dei cittadini. Mantenendo gli anziani in uno stato attivo e dinamico, essi possono continuare a contribuire alla cura della famiglia come Caregiver e a sostenere il mondo del volontariato e del no profit, settori in cui il Veneto si distingue da tempo.

Nei prossimi mesi, attraverso un dialogo costante con l’Assessorato alle Politiche Socio-Sanitarie del Veneto e il coinvolgimento del Garante e di UGL Veneto, si cercherà di sperimentare l’applicazione di questo Istituto, al fine di promuovere il ruolo fondamentale che gli anziani svolgono nella società contemporanea e di preservare salute, diritti e prerogative civili.

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ARTE & CULTURA

Le parole d’ordine del Sintetismo

di Paolo Battaglia La Terra Borgese*

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Il Sintetismo è il Movimento pittorico che causa la frattura con l’impressionismo. Rotonchamp, primo biografo di Gauguin, definisce così la «sintesi»: «Semplificazione voluta delle linee, delle forme e dei colori, che vuol dare all’espressione la sua intensità massima con la soppressione di tutto ciò che potrebbe diminuirne l’effetto».

È così che si compie ormai la rottura definitiva con l’impressionismo. Essa avviene in una maniera radicale che Cézanne e Seurat avevano sempre evitata, anche se erano talvolta portati a tradire l’impressionismo nel tentativo di completarlo.

Il Sintetismo, al contrario dell’impressionismo, capovolge il rapporto del pittore nei confronti della realtà: non ci si sottomette più alla natura, la si utilizza. Ma per capire a quale scopo occorre chiedersi a che cosa rimanda il «massimo di intensità» di cui parla Rotonchamp. È qui che interviene la prospettiva simbolista che Emile Bernard, spirito teorico, influenzato inoltre dall’amico Aurier, rivendica molto più esplicitamente di quanto lo abbia mai fatto Gauguin: non si tratta di utilizzare la natura per confessarsi ma per trame la sua sostanza, la sua essenza, la sua idea, che si rivela solo alla immaginazione dell’artista.

Architettura geometrica. Così scrive Bernard:

«Poiché l’idea è la forma delle cose raccolte dall’immaginazione, bisognava dipingere non più davanti alla cosa, ma riprendendola nell’immaginazione che l’aveva raccolta… la memoria non trattiene tutto, ma solo ciò che colpisce la mente. Dunque, forme e colori divenivano semplici in una uguale unità. Dipingendo con la memoria, avevo il vantaggio di abolire l’inutile complicazione delle forme e dei toni. Restava uno schema del soggetto guardato. Tutte le linee ritornavano alla loro architettura geometrica, tutti i toni ai colori tipo della tavolozza prismatica.»

Quindici anni prima del fauvismo. Il Manifesto del Sintetismo nei cinque punti di Aurier

Quindici anni prima del fauvismo eccoci dunque all’arte decorativa ed al colore puro. Ma il Sintetismo del 1888 comprende ugualmente uno sfondo filosofico – una specie di platonismo visionario – che gli conferisce il suo stile particolare. Così scrive Aurier, alla fine del grande articolo che egli dedica a Gauguin e che è un vero manifesto della nuova pittura: «L’opera d’arte, come io ho voluto logicamente evocarla, sarà: a) idealista, poiché il suo unico ideale sarà l’espressione dell’idea; b) simbolista, poiché esprimerà questa idea con delle forme; c) sintetica, poiché scriverà queste forme, questi segni, secondo un metodo di comprensione generale; d) soggettiva, poiché l’oggetto non vi sarà mai considerato in quanto oggetto, ma come segno d’idea percepita attraverso il soggetto; e) (è una conseguenza) decorativa, poiché la pittura decorativa propriamente detta, tale come l’hanno intesa gli Egiziani, molto probabilmente i Greci ed i primitivi, non è che una manifestazione d’arte contemporaneamente soggettiva, sintetica, simbolista e idealista.»

La sintesi del Sintetismo è dunque una pittura astratta. Infatti, i sintetisti non si prendono nei confronti del mondo esteriore le singolari libertà che si concederanno invece i pittori del secolo xx. Il fatto è che il mondo contiene, per chi sa vedere e interpretare, l’idea. Bisogna piuttosto mondarlo, semplificarlo – poiché come dice Bernard, «tutto ciò che carica eccessivamente uno spettacolo lo copre di realtà e occupa i nostri occhi a svantaggio della nostra mente» – riassumerlo dunque nel suo proprio significato, nella sua verità armoniosa, stilizzarlo cioè e trarne una astrazione, come dice Gauguin. Così in lui la forma plastica non sarà mai la sola ad essere determinante, essa sarà sempre legata al significato emotivo dello spettacolo rappresentato. 

Questo significato, in compenso, potrà trasformare la rappresentazione, completarla con nuovi elementi simbolici; così La visione dopo il sermone di Paul Gauguin, in cui è dipinto l’episodio biblico descritto in Genesi 32:23-32 e in Osea 12:4-5 (lotta di Giacobbe con l’angelo), inserisce, in uno stesso insieme, le Bretoni che escono da messa e la visione, che appare loro, di un episodio del sermone che hanno appena ascoltato.

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