

RN WALL
Pfas, il governo risponderà in aula a interpellanza parlamentare
di Enrico Cappelletti e Barbara Guidolin*
Dopo anni di denunce e manifestazioni oggi sembra che, con una nota del direttore generale della Sanità veneta Annichiarico, l’Azienda Zero si sia finalmente decisa di coordinare l’attività di screening sanitario, utile a comprendere le implicazioni sulla salute umana della maxi contaminazione da Pfas.
Dobbiamo contestare l’ennesimo alibi sollevato a giustificazione del clamoroso ritardo, dallo stesso Annichiarico, ovvero, che lo studio epidemiologico si fosse arenato a causa della pandemia. Denunciamo l’inquinamento e i danni da Pfas da molti anni, ben prima dell’emergenza Covid.
Il 18 marzo 2016 noi parlamentari, consiglieri regionali e comunali avevamo presentato al Procuratore di Venezia Luigi Delpino un esposto contro la Commissione Tecnica Regionale sui Pfas, affinchè venissero accertate eventuali responsabilità nei confronti dei dirigenti regionali che compongono la commissione tecnica sui Pfas. Anche alla luce della lettera inviata nel 2016 dal DG della sanità veneta alle principali autorità politiche ed amministrative della regione, nessuno oggi può dire di non aver saputo, è evidente che a partire da Zaia ci sono state pesantissime omissioni e sottovalutazioni del problema.
Vogliamo vederci chiaro, e non vogliamo che si ripetano ulteriori perdite di anni preziosi per la salute di veneti, gettando anche risorse economiche come accaduto nel 2015, quando 500 mila euro di denaro pubblico sono stati spesi per analizzare campioni animali e vegetali, per poi dover ripetere tutto. Anche l’Istituto Superiore di Sanità chiese all’epoca alla Regione Veneto di ripetere le analisi, in quanto quelle eseguite non erano sufficienti e non erano state eseguite a “regola d’arte”.
Riteniamo sia molto grave che lo studio che l’Istituto Superiore della Sanità avrebbe dovuto condurre, in collaborazione con la Regione Veneto, per cercare le correlazioni tra i PFAS e le gravi patologie ad essi correlate, sia stato boicottato dalla Regione. Il prossimo martedì il Governo risponderà in aula all’interpellanza parlamentare dell’On. Enrico Cappelletti, rivolta al Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica, per conoscere quali ulteriori iniziative intenda intraprendere per monitorare ed individuare in tutta Italia le fonti da cui ha origine la sostanza inquinante, al fine di evitare ulteriori contaminazioni di acqua, suolo ed aria e generare impatti che possono arrecare rischi e pericoli per l’ambiente e la salute umana.

Oggi c’è un oggettivo problema di sicurezza pubblica nelle stazioni ferroviarie regionali, soprattutto in quelle strutture presenti nelle frazioni delle province laziali. Come dimostrano diverse inchieste giornalistiche su tale problema, le linee del Lazio sono in balia di borseggiatori o violenti che non si fermano alle aggressioni verso i pendolari.
I sindacati dei ferrovieri nella nostra Regione, infatti, lamentano gravi aggressioni anche verso il personale che lavora in questi siti. E’ necessario rafforzare la sicurezza davanti le stazioni ferroviarie includendo nel discorso di monitoraggio pure le strutture presenti nei piccoli Comuni ed estendendo la presenza delle Forze dell’Ordine, in particolare della Polizia Ferroviaria, anche nelle ore notturne.
Occorre l’inasprimento delle leggi per i reati compiuti sui mezzi ferroviari, come nei casi di borseggi o aggressioni al personale ferroviario. Chiediamo quindi alla Regione Lazio, al Ministero dell’Interno e alle Ferrovie dello Stato di intervenire con urgenza al fine di garantire la sicurezza di tutti i cittadini che utilizzano i mezzi pubblici in Regione.
RN WALL
Stop immediato alla coercizione psichiatrica. Ma c’è chi vorrebbe convincerci che siamo tutti matti
di CCDU*

Il 9 ottobre 2023, l’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’Ufficio dell’Alto Commissario per i Diritti Umani delle Nazioni Unite hanno pubblicato le loro linee guida finali su “Salute mentale, diritti umani e legislazione” che condannano il ricovero involontario, l’uso della contenzione e dell’isolamento, e il “trattamento” coatto, compreso l’elettroshock. Si impegna a sostenere una tolleranza “zero” nei confronti delle pratiche psichiatriche coercitive e vuole che anche tutti i governi facciano lo stesso. Il CCHR International (associazione statunitense ‘cugina’ del Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani) è stato invitato e ha partecipato al lancio delle linee guida.
Le raccomandazioni sono le più forti che abbiamo visto per assicurare alla giustizia gli abusi psichiatrici e fornire protezione ai pazienti, tra cui:
• “La legislazione dovrebbe vietare chiaramente tutte le misure involontarie”.
• Le “pratiche coercitive nell’assistenza alla salute mentale violano il diritto di essere protetti dalla tortura o da trattamenti crudeli, inumani e degradanti…”.
• “Una persona non deve somministrare o eseguire su un’altra persona nessuna delle seguenti attività: (a) terapia del sonno profondo; b) terapia del coma insulinico; c) psicochirurgia; e (d) qualsiasi altra operazione o trattamento vietato [fuorilegge] dalla normativa.
• I pazienti devono avere il diritto di rifiutare le cure e di scegliere un aiuto medico alternativo.
• L’elettroshock provoca danni cerebrali e dovrebbe essere proibito ai bambini.
• La legislazione deve garantire la responsabilità per eventuali trasgressioni delle leggi, prevedendo “sanzioni civili, amministrative o penali” e risarcimenti.
Si tratta di diritti a lungo combattuti che, una volta implementati a livello globale, potrebbero sradicare le pratiche psichiatriche dannose.
Proprio in questi giorni, invece, gli psichiatri, sostenuti dall’industria psicofarmacologica multimiliardaria, battono la grancassa per convincere i nostri governanti che siamo tutti matti ed è necessario diagnosticarci presto, in modo da poter prescrivere a sempre più persone le loro pillole magiche. Gli elisir della felicità più propagandati in questi giorni sono sostanze psichedeliche simili all’LSD, che alcuni genitori vengono convinti a somministrare ai loro figli per “curare” presunte “condizioni di salute mentale” nonostante i rischi documentati d’indurre comportamento suicidario.

Le detassazioni degli straordinari e dei premi di risultato del governo Meloni non risolvono il problema della carenza degli infermieri e della lunghezza delle liste d’attesa del nostro sistema sanitario. Ancora una volta questo esecutivo dimostra di muoversi alla cieca, di tagliare risorse sulla salute dei cittadini e di agire con il solo obiettivo di ingannarli.
Le misure sulla detassazione sono una vera e propria presa in giro, esattamente come lo sono le indennità per le liste d’attesa che, se tutto va bene, entreranno in funzione nel 2025.
Il governo Meloni continua a fare annunci mirabolanti che non trovano nessun riscontro nella realtà. Per governare un Paese come il nostro e affrontare le difficoltà del sistema sanitario nazionale servono serietà e coraggio, tutte caratteristiche che questo esecutivo sembra non avere.

Per anni ho osservato con occhio critico i danni causati dalle varie amministrazioni nella nostra amata città di Reggio Calabria. Il livello degli amministratori, in molti casi, è stato davvero scarso, con rare eccezioni che non fanno che confermare questa triste realtà. Questa lunga riflessione, insieme alle considerazioni e sollecitazioni da parte della gente che mi ha incoraggiato a mettermi in gioco, mi ha portato a una decisione importante. E ora, eccomi qui, pronto ad affrontare una nuova sfida: mi candido come Sindaco di Reggio Calabria.
Può sembrare una boutade, ma come diceva mio cugino Peppe, “si candidano cani e porci”, quindi perché no? La mia scelta non è stata difficile, è semplicemente la logica conseguenza di ciò che sono e di ciò che faccio. Amo le persone, anche se devo ammettere che non tutte sono di mio gradimento. Le persone che mi interessano sono quelle comuni, normali, che non si montano la testa o diventano snob. Senza pregiudizi e con il cuore in mano, sono quelle che mi stanno a cuore.
In ogni cosa che faccio, metto il cuore. La vita non è sempre stata facile, e ho subito molte ingiustizie che mi hanno reso più forte. Sono disposto a subire mille ingiustizie in nome della Giustizia. Questo non è solo un motto, ma uno stile di vita. Ora è il momento di agire. Inizierò creando prima un’associazione culturale e poi la mia candidatura. Tutti coloro che desiderano avvicinarsi a questa iniziativa saranno i benvenuti, previo screening iniziale da parte di un gruppo di persone incaricate di selezionare i partecipanti. La politica è una cosa seria, è servizio.
L’esperienza, la libertà e l’indipendenza saranno le nostre guide in questo viaggio. La capacità, il talento e la professionalità che mi accompagneranno saranno la nostra carta d’identità. Iniziate pure il vostro dossieraggio, ma tenete presente che non sarà un compito facile. Reggio Calabria ha bisogno di un cambiamento radicale, e noi siamo qui per portarlo avanti. Tu, cittadino, fai la tua parte. Ci vedremo nei quartieri, nelle periferie, affronteremo le battaglie e, soprattutto, presenteremo proposte concrete. In un momento critico come questo, dobbiamo fare fronte comune per il bene della nostra città.
Reggio Calabria può cambiare, e noi siamo pronti a mettere il nostro cuore e la nostra determinazione in questa missione. Ora è il momento: o cambiamo, o la città muore. Noi faremo la nostra parte, e ti chiediamo di unirti a noi.