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Xenia, Lucano (quasi) graziato dalle toghe. Ma ci sono altri procedimenti che restano in piedi | Rec News dir. Zaira Bartucca Xenia, Lucano (quasi) graziato dalle toghe. Ma ci sono altri procedimenti che restano in piedi | Rec News dir. Zaira Bartucca

CRONACA

Xenia, Lucano (quasi) graziato dalle toghe in Appello. La parola passa ora alla Cassazione

La decisione del presidente della Corte d’Appello di Reggio Calabria Elisabetta Palumbo è arrivata ieri, dopo sette ore di camera di consiglio. Il secondo grado del processo Xenia si è concluso con una condanna a un anno e mezzo di reclusione (pena sospesa) e con il pagamento delle spese processuali e di alcuni oneri non corrisposti per l’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano, con un anno di reclusione per Maria Taverniti e con l’assoluzione per gli altri quindici imputati. Non si conoscono ancora le motivazioni della sentenza, che potranno pervenire entro il termine di 90 giorni.

E’ il secondo capitolo delle vicende processuali più note che riguardano l’ex sindaco di Riace, ma con molta probabilità non l’ultimo. Anzitutto perché – per quanto ci sia chi già considera Mimmo Lucano “assolto” (nonostante la condanna a un anno e mezzo di carcere per falsità materiale ed ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici) – la palla dovrebbe passare ora alla Cassazione, il terzo e ultimo grado di giudizio. Innanzi alla Corte Suprema si potrebbe profilare più di un opzione per l’ex amministratore destinatario di 21 capi di accusa.

Quella più favorevole vedrebbe l’annullamento dell’anno e mezzo di carcere. Tanto ha auspicato il vicecapogruppo di Fratelli d’Italia Alfredo Antoniozzi, autore della prima e maldestra reazione del centrodestra che ha spostato l’accento sull’insostenibilità dell’accoglienza. Accoglienza che per la Procura di Locri non c’è mai stata, sotterrata com’era – a parere dell’accusa – dal sistema di prebende e tornaconti e dalla mala gestione della cosa pubblica.

Giunti in Cassazione ci sarebbe, poi, una seconda opzione, che vedrebbe l’annullamento della sentenza della Corte d’Appello e il rinvio del caso per un nuovo esame. Terza, per Lucano e gli altri potrebbe giungere una conferma della sentenza della Corte d’Appello oppure – quarta e ultima opzione, quella più temuta dai sostenitori – la sentenza di secondo grado potrebbe essere completamente ribaltata, anche con una condanna che potrebbe andare ben oltre l’anno e mezzo di carcere.

E, a quel punto, a poco sarebbe servito lo zelo con cui certa parte politica si sta affaccendando in queste ore per ricostruire l’immagine del sindaco eroe, già messa in discussione da troppe inchieste e procedimenti penali. Sì perché non c’è solo Xenia a gettare ombre sinistre sul presunto modello di solidarietà e accoglienza, ma sono diversi i filoni di inchiesta e i procedimenti che pendono tuttora sul capo dell’ex sindaco di Riace per reati analoghi a quelli contestati nell’ambito del processo Xenia, e il loro esito è ancora tutto da scrivere.

Il primo e provvisorio bilancio, comunque, parla di una sentenza a orologeria, contestuale alla volontà – già manifestata pubblicamente ieri da Mimmo Lucano – di candidarsi alle Europee. Dettaglio forse ininfluente, il fatto che il presidente facente funzione della Corte d’Appello di Reggio Calabria, organo giurisdizionale che ha suggellato la sentenza, faccia parte della corrente di Magistratura democratica.

Non è un processo “alla solidarietà”

Non si è comunque trattato di un processo alla solidarietà o all’accoglienza. Piuttosto, al fatto che queste – stando a quanto puntualmente rilevavano le Fiamme Gialle, la Prefettura di Reggio Calabria e il ministero dell’Interno nell’ambito dei controlli relativi al programma SPRAR – passassero sistematicamente in secondo piano a favore di condotte tutt’altro che lecite. Tanto da portare alle accuse di Associazione a delinquere, abuso d’ufficio, truffa, concussione, peculato, turbativa d’asta, falsità ideologica e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina mosse dalla Procura di Locri e supportate da una serie di riscontri oggettivi emersi dalle ispezioni, dalle analisi dei conti correnti e dalle intercettazioni telefoniche e ambientali.

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