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Vela, De Preposulo: “Dalla foto di mio padre al brand Italia, perché punto su SailGp”

(Adnkronos) – “Tutto è nato da una foto in bianco e nero nell’ufficio di mio padre.” Così Gian Luca Passi de Preposulo, imprenditore, venture capitalist e advisor, racconta all'Adnkronos l’incipit di una storia che sembra scritta dal destino. Una barca, due padri, un’amicizia ventennale con Assia Grazioli Venier. E poi, SailGP: “La Formula 1 della vela”, ma con barche identiche, inclusione obbligatoria, trasparenza totale. “Mi interessava solo se ci fosse stato un team italiano,” confessa. Detto, fatto. Con Jimmy Spithill al timone e Ruggero Tita a bordo, il consorzio guidato da Muse Sport ha portato l’Italia dove mancava: in una lega globale, sostenibile, spettacolare. “Vogliamo elevare il percepito del brand Italia.” Non solo mare, ma visione.
Partiamo dalla notizia. SailGP Italia, la squadra nazionale di vela che rappresenta l’Italia nell’ambito del prestigioso campionato SailGP, è stata acquisita da un consorzio guidato da Muse Sport. Muse Sport è guidato da lei e Assia Grazioli Venier. Come vi è venuto in mente?
"A livello personale, io vengo da un’esperienza di oltre vent’anni nel mondo della moda e del lusso, tra cui Giorgio Armani e poi Moncler. Circa dieci anni fa mi sono trasferito negli Stati Uniti, dove ho iniziato a fare da advisor per alcuni brand e aziende della Silicon Valley. In seguito ho creato una mia piattaforma di investimento. Inizialmente aiutavo gli imprenditori a far emergere i loro marchi, poi sono diventato anche investitore in alcune di queste realtà. È stato naturale per me, a un certo punto, coinvolgere anche alcune celebrities di Hollywood, che sono entrate come advisor e investitori. Da lì, in modo molto organico, ho iniziato a presentare opportunità anche ad alcune famiglie italiane, che conoscevo bene grazie ai dodici anni trascorsi a Milano".
Poi cosa è successo?
"Con il tempo, la piattaforma si è strutturata sempre di più, e ho raccolto capitali anche attraverso Azimut – il mio primo partner ufficiale – con cui abbiamo creato un fondo chiamato Festina Lente. Assia, una mia amica da vent’anni, è diventata venture capitalist a Los Angeles. Ha fondato un suo fondo e ha sempre avuto un forte interesse e competenza nel mondo dello sport".
Ma come vi è venuta in mente la vela?
"Qualche anno fa Assia era a Venezia e le ho suggerito di andare a trovare i miei genitori – siamo originari di Carbonera, un paesino vicino a Treviso. Nell’ufficio di mio padre ha notato una foto in bianco e nero di lui su una barca. Gli ha chiesto dove e quando fosse stata scattata. Mio padre le ha raccontato che risale alla prima edizione della Whitbread Round the World Race nel 1973, durante la tappa da Portsmouth a Cape Town. Assia, stupita, ha risposto: “Anche mio padre ha partecipato alla prima Whitbread!”. Questo ha creato un legame ancora più forte tra di noi, oltre all’amicizia che già ci univa da anni".
Un legame che vi ha portato ad investire nella Formula 1 della vela
"Sì, l’anno scorso Assia mi ha chiamato e mi ha detto: “Sto pensando di entrare in un consorzio che sta acquistando una quota del team americano di SailGP.” Le ho risposto che l’idea era molto interessante, ma che mi sarebbe piaciuto far parte di un’operazione simile solo se ci fosse stato un team italiano. La conversazione si è chiusa lì, ma dopo qualche settimana mi ha richiamato dicendomi: “Gianluca, Larry Ellison ha deciso di aprire due nuovi team in franchising: uno brasiliano e uno italiano.” In più, mi ha raccontato che Jimmy Spithill sarebbe diventato azionista di maggioranza del team italiano, e che c’era l’opportunità di entrare come co-proprietari".
Quindi?
"Abbiamo fatto una proposta alla Lega – quella di Larry Ellison – e Assia ha incontrato Jimmy a San Diego. Poco dopo ci siamo trovati tutti su Zoom per discutere l’idea.Dopo qualche confronto, abbiamo ricevuto il via libera per investire attraverso il nostro veicolo nel team italiano. Ovviamente, all’epoca non c’era ancora una barca: era tutto su carta. Le competenze disponibili in quel momento erano soprattutto legate alla storia dell’America’s Cup".
SailGp, la Formula 1 della vela, è ancora giovane.
"Esatto, non dobbiamo dimenticare è nata nel 2019: siamo solo alla quinta stagione. Se guardiamo all’esplosione che ha avuto, ad esempio, la Formula 1, ricordiamoci che parliamo di uno sport con 70-75 anni di storia alle spalle. Siamo ancora in una fase iniziale, ma l’aspetto interessante è che in Italia abbiamo una tradizione velica straordinaria, sia nel passato che nel presente. Basti pensare a figure come Raul Gardini, Gianni Agnelli, Patrizio Bertelli. Abbiamo una vera e propria passione multigenerazionale per la vela. Negli ultimi decenni, però, l’unico grande evento che il pubblico ha potuto seguire è stata l’America’s Cup che però si svolge ogni quattro anni e dura un mese e mezzo. A parte quello, poco altro. È da lì che abbiamo capito che esisteva una reale opportunità".
A quel punto arriva Henry (Larry) Ellison, ceo di Oracle e ideatore di SailGp.
"Grande appassionato di vela. Racconto un aneddoto. Henry (Larry) Ellison aveva un sogno sin da ragazzo: possedere una barca a vela. Si racconta che la sua prima moglie lo lasciò perché, invece di comprare una casa dopo il matrimonio, acquistò una barca a vela e si trasferirono a vivere lì, in California. Appena ne ebbe la possibilità, entrò nel mondo dell’America’s Cup, vincendola in modo leggendario con Jimmy Spithill, che oggi è considerato un’icona nel mondo della vela e dello sport in generale. Nel 2013, durante l’America’s Cup a San Francisco, la sua imbarcazione, Oracle, stava perdendo 8 a 1 contro i neozelandesi. Per vincere l’America’s Cup bisogna arrivare per primi a nove regate. Jimmy e il team americano riuscirono in un’impresa incredibile: ribaltare il risultato e vincere 9 a 8. Un'impresa considerata tra le più grandi nella storia dello sport".
Ecco ma SailGp è profondamente diversa dall’ America’s Cup.
"Certo, Larry Ellison capì che, per quanto affascinante, l’America’s Cup era un evento elitario, con barriere d’accesso altissime e costi proibitivi. Così decise di creare una nuova Lega, fondata su cinque pilastri fondamentali".
Cioè?
"Parità tecnica: tutte le barche devono essere identiche. In Formula 1, chi ha più risorse economiche può investire in tecnologia e ottenere l’auto più veloce. Qui no: le prestazioni dipendono solo dal talento dell’equipaggio. Inclusività: ogni team deve essere misto. È obbligatoria la presenza di almeno una donna a bordo. Esclusività e appeal globale: ogni team rappresenta un solo Paese e ogni tappa si svolge in location spettacolari: Dubai, Saint-Tropez, Rio de Janeiro, New York, Los Angeles. È come avere un “Gran Premio di Monaco” per ogni evento. Gli spettatori possono seguire la gara da terra o dai loro yacht. Sostenibilità economica: la maggior parte dei team sportivi, a livello globale, perde soldi. Per questo, la League ha introdotto un salary cap: ogni team ha un tetto massimo di spesa fissato a 10 milioni di dollari l’anno. Una cifra importante, ma irrisoria rispetto agli stipendi di molti sportivi nei principali campionati mondiali. Trasparenza totale: tutti i dati delle barche sono condivisi in tempo reale. Ogni team può monitorare in diretta i dati degli avversari durante le regate. Nessun segreto, tutto è alla luce del sole. In questo modo la competizione si basa davvero solo sulla bravura dell’equipaggio, sulla loro capacità, sulla loro strategia e resistenza. Una cosa rara nello sport moderno, soprattutto a questi livelli".
Così arriviamo al 2025 quando, insieme alla venture capitalist e imprenditrice Assia Grazioli-Venier e al celebre velista australiano Jimmy Spithill, due volte vincitore dell’America’s Cup, lei decide di lanciarsi nel SailGp e diventa proprietario del Red Bull Italy SailGP Team. Quale è la peculiarità del vostro progetto?
"Siamo una vera piattaforma globale per un team italiano nel mondo della vela, e questa piattaforma offre alle aziende italiane la possibilità di entrare in contatto diretto con un team sportivo che ha visibilità mondiale. Si tratta di una piattaforma per creare valore, per coinvolgere partner in settori diversi — dall’hospitality alla moda, dalla tecnologia all’intrattenimento. Abbiamo la fortuna di contare su un team di altissimo livello: Ruggero Tita, due volte medaglia d’oro olimpica, come skipper, e Jimmy Spithill come Ceo. Siamo solo all’inizio di questa avventura, ma crediamo che le opportunità di collaborazione siano molte".
Cosa ispira questo progetto?
"Quello che porto in questo progetto è il desiderio di elevare il percepito del brand Italia e più nello specifico del team SailGp Italia. E voglio farlo rivolgendomi a un pubblico che, in Italia ma anche all’estero, è molto sensibile a questi valori. Il team è, per me, una piattaforma perfetta: una vetrina in cui possono convergere mondi diversi, come l’ospitalità la moda, la tecnologia".
Ci sono precedenti
"C'è già un precedente importante, quello di Prada con Luna Rossa, e il lavoro fatto da Bertelli va sicuramente riconosciuto. Quello che stiamo cercando di fare è simile, ma con una visione ancora più aperta a tanti ambiti: vogliamo dare accesso al team a imprese italiane di eccellenza".
Quanti investimenti avete fatto? "Posso dirti che il valore del team è stimato intorno ai 45 milioni. A questo si aggiungono investimenti molto significativi: inizialmente parliamo di centinaia di milioni da parte della League voluta da Larry Ellison. E oggi ci sono investimenti continui, nell’ordine di decine o anche centinaia di milioni, da parte dei Global Sponsors. Il nostro obiettivo ora è riuscire a coinvolgere anche brand italiani, portandoli a scoprire le opportunità offerte dal progetto SailGp Italia e a diventare nostri partner".
Quale è il tratto di italianità – se c’è- che portate in questo progetto?
"Direi che il primo elemento è la possibilità di portare una regata in Italia, in una nazione che ha il 70% del territorio bagnato dal mare. Questo vuol dire poter scegliere tra tantissime location straordinarie. Il secondo è il concetto di ospitalità, che è centrale nella cultura italiana. Quando saremo in Italia, tutto ciò che ruoterà attorno al team sarà pensato per valorizzare questo aspetto. E anche quando saremo all’estero, con “Casa Italia” come punto di riferimento, ci impegneremo a portare questo spirito in ogni tappa. Insomma: tradizione, valori, accoglienza. E, ancora una volta, la voglia di ispirare i giovani e creare nuove opportunità nel mondo della vela". (di Andrea Persili) —finanzawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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Russia propone negoziati a Istanbul il 2 giugno. Ucraina: “Pronti ma prima il memorandum”

(Adnkronos) – Un secondo round di colloqui diretti il 2 giugno a Istanbul. E' la proposta arrivata dalla Russia all'Ucraina, secondo quanto annunciato in una nota dal ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, precisando che Mosca è pronta in quella sede a presentare il suo memorandum che "definisce la nostra posizione" e le richieste per superare "le cause profonde della crisi". Lavrov, ha reso noto il ministero degli Esteri russo, ha informato il suo omologo statunitense Marco Rubio sui preparativi di Mosca per i colloqui diretti con l'Ucraina a Istanbul lunedì prossimo. Kiev, che la Germania aiuterà a produrre missili senza restrizioni di gittata, secondo quanto reso noto dal cancelliere tedesco Friedrich Merz, ha fatto sapere di essere pronta a ulteriori colloqui diretti con la Russia, ma ha chiesto a Mosca di fornire in anticipo le sue condizioni di pace per garantire che l'incontro produca risultati. "Non siamo contrari a ulteriori incontri con i russi e siamo in attesa del loro memorandum", ha dichiarato il ministro della Difesa ucraino Rustem Umerov in un post su X. "La parte russa ha almeno altri quattro giorni prima della partenza per fornirci il suo documento da esaminare". Intanto è tornato a farsi sentire Donald Trump. A una domanda su possibili nuove sanzioni alla Russia per costringerla a un accordo per la fine della guerra in Ucraina, il tycoon ha risposto: "Penso che siamo vicini a un accordo, non voglio rovinare tutto". "Questa non è la mia guerra. È la guerra di Biden, di Zelensky e di Putin – ha ribadito il presidente americano parlando con i giornalisti alla Casa Bianca – Non è la guerra di Trump. Sono qui solo per una cosa: vedere se riesco a porre fine alla guerra per salvare 5000 vite a settimana e un sacco di soldi". "Vi farò sapere entro due settimane se Putin ci sta in prendendo in giro o meno, se sì risponderemo in maniera diversa", ha detto il presidente americano, ribadendo di essere "deluso da quello che sta succedendo in Ucraina". "Non posso dirvi questo – ha risposto il presidente ai giornalisti che gli chiedevano se creda ancora che Putin voglia fermare la guerra – ma ve lo dirò tra due settimane… Ci vorrà circa una settimana e mezza. Abbiamo qui il signor Witkoff, che sta facendo un lavoro fenomenale. In questo momento stanno trattando con lui in modo molto deciso, sembra che vogliano fare qualcosa, ma finché il documento non sarà firmato, non posso dirvelo. Nessuno può dirlo". Poi, incalzato dai giornalisti che hanno ripreso le parole del suo post secondo cui Putin "sta scherzando con il fuoco", Trump ha detto: "Non siamo, non siamo contenti di questa situazione". Alla domanda se sarebbe disponibile a un incontro trilaterale con Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky, come sollecitato dal presidente ucraino, Trump ha risposto: "Lo farò se necessario. A questo punto… doveva essere un paio di mesi fa". Ieri il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha annunciato che la Germania aiuterà l'Ucraina a produrre missili senza restrizioni di gittata. "I nostri ministri della Difesa firmeranno un memorandum d'intesa per l'acquisizione di sistemi d'arma a lungo raggio di fabbricazione ucraina. Questo consentirà all'Ucraina di difendersi pienamente, anche contro obiettivi militari al di fuori del territorio nazionale, è una buona notizia”, ha dichiarato Merz in una conferenza stampa a Berlino con il presidente ucraino Zelensky. Berlino inoltre "farà di tutto" per impedire che il Nord Stream 2, il gasdotto con la Russia sabotato nel settembre del 2022, torni operativo. "Continueremo ad accrescere la pressione sulla Russia – ha detto Merz – E in questo contesto faremo di tutto per assicurare che il Nord Stream 2 non possa tornare operativo". La risposta del Cremlino alla Germania non si è fatta attendere ed è arrivata dal portavoce, Dmitry Peskov, citato dall'agenzia di stampa Tass. Non sono altro che "un'ulteriore provocazione" che farà proseguire la guerra in Ucraina le parole del cancelliere tedesco Merz, ha dichiarato Peskov. Le parole di Merz "non sono altro che un ulteriore tentativo di costringere gli ucraini a continuare a combattere", ha sostenuto il portavoce del Cremlino. A intervenire è stato anche il ministro degli Esteri russo Lavrov. La Germania è coinvolta "direttamente" nella guerra in Ucraina e sta ripercorrendo la stessa strada che l'ha portata al "collasso" nel secolo scorso, ha affermato Lavrov. "Il coinvolgimento diretto nella guerra è evidente, la Germania sta scivolando lungo lo stesso piano inclinato che l'ha già portata al collasso un paio di volte nel secolo scorso. Spero che i politici responsabili di questo Paese traggano finalmente le giuste conclusioni e fermino questa follia", ha dichiarato Lavrov al giornalista di Rossiya 1, Pavel Zarubin. Intanto un rapporto Onu denuncia: con gli attacchi con droni contro i civili, i russi hanno commesso "crimini di guerra" e "crimini contro l'umanità". Il rapporto è stato presentato dagli esperti della Commissione internazionale indipendente di inchiesta sull'Ucraina, istituita dal Consiglio per i diritti umani. Le Forze armate russe sono accusate di colpire "sistematicamente" i civili. I militari russi, si legge nel rapporto, "hanno commesso i crimini contro l'umanità dell'assassinio e i crimini di guerra dell'attacco ai civili, attraverso uno schema di attacchi con droni che durano da mesi e che hanno preso di mira i civili sulla riva destra del fiume Dnipro nella provincia di Kherson". E questi atti, che "continuano al momento della pubblicazione" dell'esito di questa inchiesta, "sono stati commessi allo scopo principale di diffondere il terrore tra la popolazione civile, in violazione del diritto umanitario internazionale". —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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Roma, 7 giugno corteo per Gaza. Pd, M5S e Avs alla ‘prova’ di piazza San Giovanni

(Adnkronos) – L'asticella è alta. Piazza San Giovanni, la piazza delle grandi manifestazioni. Sabato 7 giugno arriverà lì il corteo (partenza alle ore 14) della manifestazione per Gaza. L'annuncio oggi di Elly Schlein, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli. Foto abbracciati davanti a Montecitorio. La piattaforma dell'iniziativa resta quella stabilita già martedì ovvero la mozione unitaria sul Medio Oriente presentata da Pd, M5S e Avs in Parlamento. Nessuna integrazione come avevano chiesto Sinistra per Israele con Azione e Iv. E il campo delle opposizioni si divide. Calenda e Renzi, dopo tanto gelo, ieri si sono sentiti e faranno una loro iniziativa per Gaza ma anche contro l'antisemitismo, il 6 giugno a Milano. Pd, M5S e Avs restano sulla loro posizione. "La piattaforma è quella della mozione unitaria, presentata in Parlamento e votata in Parlamento", dice Schlein che invita "tutte e tutti a partecipare insieme a noi a questa grande manifestazione per fermare il massacro dei palestinesi in corso a Gaza, per fermare i crimini di guerra del governo di estrema destra di Netanyahu". La segretaria del Pd insieme ai leader di M5S e Avs punta il dito contro quella che definiscono "complicità" del governo Meloni al governo israeliano. "Non ha espresso nemmeno una condanna – incalza la segretaria dem – dei crimini che il governo di estrema destra di Netanyahu sta portando avanti. Non l'ha fatto nemmeno il ministro Tajani", in Parlamento per comunicazioni in aula, "che non è riuscito nemmeno a nominare Netanyahu". Conte si rivolge a "tutte le persone che ritengono che a Gaza si stia calpestando non solo il diritto internazionale o umanitario, ma anche i più elementari principi di umanità, invitiamo tutti coloro che ritengono che questo sistematico sterminio debba terminare. Tutti coloro che si distanziano da questa complicità che di fatto sta offrendo il nostro governo – rimarca il leader M5S – alla condotta criminale di Netanyahu a venire con noi in corteo e poi in piazza". Conte mette in evidenza anche il "balbettio insignificante" dell'Ue. Per Fratoianni, il governo Meloni fa pure di peggio rimanendo in un "silenzio complice e codardo. Anche quando l'Europa ha dato timidi segni di risveglio, si è girato dall'altra parte e ha scelto di sedersi dalla parte sbagliata della storia. Il nostro Paese non merita di essere rappresentato da questo governo dopo quello che sta accadendo da oltre 600 giorni nell'inferno a Gaza". Aggiunge Schlein: "Invitiamo tutte e tutti a partecipare per dire basta alla complicità che vediamo, per dire basta anche ai silenzi di questo governo che sta tradendo la tradizione diplomatica e di pace di questo nostro Paese. La storia giudicherà dove siamo stati davanti a questo sterminio costante, davanti all'uso della fame come arma di guerra, davanti a quello che stiamo vedendo con più di 15.000 bambini e bambini palestinesi che sono stati uccisi". Pd, M5S e Avs iscrivono la manifestazione a piazza San Giovanni nel perimetro della loro mozione unitaria presentata in Parlamento. Spiega ancora Fratoianni: "Non è che siamo divisi. Abbiamo una piattaforma che è il frutto di una mozione parlamentare che abbiamo costruito, è unitaria, l'abbiamo presentata in Parlamento, è il frutto di due missioni a Rafah, è il frutto di un percorso, tutto in positivo. Chi non vuole la piattaforma, fa le sue valutazioni". Per Azione e Italia Viva quella mozione andava allargata anche alla condanna di ogni antisemitismo e per questo l'iniziativa di Milano sarà non solo contro "l'azione del governo israeliano" ma anche "di sensibilizzazione sul pericolo dell'antisemitismo e contro chi professa la distruzione dello stato di Israele". In serata Renzi torna sulla questione senza enfatizzare le distanze e per dire che non si tratta di una "cosa contro l'altra". "C'è ampia sintonia su tanti punti. Noi – dice Renzi – ci siamo astenuti sulla mozione di Pd, M5S e Avs. Loro si sono astenuti sulla nostra. Quindi c'è larga parte delle considerazioni che condividiamo". Ma "è evidente che se la manifestazione del 7 giugno è di Pd, M5S e Avs e noi ne faremo un'altra il 6, io vado a quella del 6 e non a quella del 7". Detto questo, puntualizza, "non è che son due cose una contro l'altra, anche perché una sarà una grande manifestazione di piazza, l'altra sarà un evento in un teatro". —politicawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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Cina, conto alla rovescia per il ‘gaokao’: è test ingresso università più difficile del mondo

(Adnkronos) – In Cina sono più di 13,3 milioni gli studenti iscritti quest'anno per il 'gaokao', il fatidico esame per accedere all'università. Lo ha reso noto il ministero dell'Istruzione, come riporta l'agenzia ufficiale Xinhua. Le temute prove inizieranno il 7 giugno. Le autorità promettono controlli sempre più severi nelle sedi di esame. Vietati, tra l'altro, telefoni cellulari e smartwatch per l'esame che in Cina può decidere il futuro dei giovani. Quest'anno in molte aree del Dragone sono stati annunciati progetti per includere nelle sedi d'esame sistemi di controllo che sfruttano l'Intelligenza artificiale. Secondo The Paper ci sono anche le province di Jiangxi e Hubei fra quelle che hanno previsto l'impiego di controlli in tempo reale per "mantenere la disciplina" durante i test con l'aiuto dell'AI. Nello Jiangxi le autorità assicurano che ci sarà un monitoraggio in diretta e che grazie all'Intelligenza artificiale verranno 'scovati' eventuali comportamenti "anomali" durante gli esami. E, come ha scritto il Global Times, i filmati di sorveglianza verranno poi visionati dopo i test. Sussurrare, guardarsi intorno, sbirciare le risposte dei colleghi, rispondere in anticipo o attendere nel fornire le risposte alle domande dei test sono tutti comportamenti considerati scorretti. Per i media del gigante asiatico il 'gaokao' è sempre stato il test di accesso al mondo universitario "più difficile del pianeta" con i ragazzi che non risparmiano tempo ed energie per la preparazione dell'esame, estenuante, sognando le aule dei migliori atenei del Paese. Il 2024 è stato l'anno del record con 13,4 milioni di iscritti. Quest'anno il 'gaokao' coincide tra l'altro con la stretta sulle università negli Usa e sui visti per gli studenti. Secondo dati riportati dal Global Times, tabloid nazionalista cinese, gli studenti cinesi rappresentano circa il 20% dei giovani stranieri iscritti a Harvard, nel mirino di Donald Trump. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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Caso Garlasco, è ancora guerra di perizie: già 40 in otto anni

(Adnkronos) – La verità giudiziaria sull'omicidio di Chiara Poggi, uccisa nella sua abitazione a Garlasco il 13 agosto 2007, ha avuto il passo lento ma è arrivata con la sentenza del dicembre 2015 con cui la Cassazione ha stabilito che Alberto Stasi, condannato a 16 anni di carcere, è il colpevole "al di là di ogni ragionevole dubbio" dell'omicidio della fidanzata. L'indagine nelle mani della Procura di Vigevano diventa fin dai primi passi una battaglia tra esperti. Un tema che dopo 18 anni la Procura di Pavia che indaga su Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, sembra intenzionata a ripercorrere incrementando un numero già considerevole di consulenze e perizie, quasi 40 in otto anni, che hanno scandito le investigazioni e un iter giudiziario che conta cinque processi. In fase di indagine sono dieci le consulenze che la pm Rosa Muscio, la difesa di Stasi e la famiglia della vittima depositano. I primi dissidi sono sull'orario della morte stabilito e modificato dal medico legale, su cui ora nuovamente gli inquirenti discutono. In primo grado il numero di consulenze e perizie – con esperti scesi in campo anche su indicazione del giudice per le indagini preliminari di Vigevano Stefano Vitelli – superano quota 15 e nell'appello bis a Milano sono una dozzina. Centrale è come si muove l'assassino. La perizia del gup si ferma al piano terra e disattende il racconto di Stasi che dice di aver sceso due gradini per vedere la fidanzata morta sulle scale. La perizia disposta dai giudici di Milano è perentoria: è infinitesimale la possibilità che possa non essersi sporcato le scarpe scendendo le scale, scrivono i professori Gabriele Bitelli e Luca Vittuari, insieme al dottor Roberto Testi. Per lo Stasi 'scopritore' è dello 0,00038% la possibilità di avere le suole pulite se si ferma al primo gradino, se scende anche il secondo è dello 0,00002%. Per la 'Bloodstain pattern analysis', disciplina che studia le macchie di sangue e le loro traiettorie sulla scena del crimine, la macchia di sangue davanti all'ingresso dove la vittima viene colpita la prima volta si forma "in meno di tre minuti", il corpo viene trascinato e gettato giù dalla cima delle scale, quindi l'assassino va in bagno. La finestra di 23 minuti è "pienamente compatibile con l'omicidio e non smentito da seri elementi di segno contrario" scrive la Cassazione. Lunga è stata la battaglia per definire la prova sul dispenser portasapone e sulla suola insanguinata "numero 42" (taglia decisa da una consulenza) che l'assassino lascia sul tappetino del bagno, come per stabilire che la bici nera di Stasi (per anni non sequestrata sebbene vista da una testimone) non monta i pedali originali. Una prova per chi ritiene abbia raggiunto casa Poggi in bici, abbia ucciso Chiara, sia tornato a casa e solo dopo quattro ore abbia preso la macchina per raggiungere di nuovo la villetta fingendo di esserci entrato. Se la Procura di Pavia dubita di Sempio, occorre valutare bene l'orario dell'omicidio del 13 agosto 2007. Chiara disattiva l'allarme alle 9.12, le finestre sono ancora chiuse, lei è in pigiama e ha fatto colazione da poco secondo l'autopsia. Una vicina di casa dice di aver visto una bici nera da donna davanti alla villetta dei Poggi alle ore 9.10. A quell'ora Andrea Sempio racconta ai carabinieri di essere in casa con il padre, di aver atteso il ritorno della madre e di essere andato a Vigevano come mostra lo scontrino del parcheggio dell'auto pagato alle 10.18. Alle 9.45 c'è la prima telefonata senza risposta fatta dal telefonino di Stasi sul cellulare di Chiara, probabilmente è già morta. Nessun giudice ipotizza un delitto che va oltre "una decina" di minuti. La mattina del delitto le celle collocano l'indagato solo a Garlasco, ma non si tratta tecnicamente di una bugia: nel 2007 il telefono 'cattura' la posizione solo se fa chiamate o invia messaggi e tra le 9.59 e le 11.10 il suo cellulare non genera traffico. La Procura di Pavia deve rispondere anche a un'altra domanda: come raggiunge Sempio via Pascoli? A voler credere che l'assassino scappi in bici bisogna 'correggere' ancora la sentenza passata in giudicato: Stasi ha una bicicletta nera da donna, Sempio una bici rossa da uomo. Nessun testimone parla di un'auto parcheggiata fuori casa. Tra le prove contro Stasi – negli oltre trenta faldoni – c'è anche l'impronta di una scarpa numero 42. Una perizia e una consulenza indica non solo la taglia esatta, ma individua anche la marca, e Sempio calza il numero 44. Una nuova consulenza della Procura potrebbe mettere in dubbio questa analisi? L'impronta di quella scarpa lasciata sul tappettino del bagno dove l'assassino va sicuramente – per specchiarsi ritiene la Procura – porta però a un'altra prova contro Stasi. Sul dispenser c'è solo la traccia del fidanzato. "Come mai c'è solo un'unica impronta nitida ossia quella dell'anulare di Stasi pur essendo abitualmente il dispenser del sapone utilizzato da tutti gli occupanti di un'abitazione?" è una delle domande dei giudici che ritengono, invece, che il fidanzato si lavi le mani. L'assenza di due teli mare è indice della necessità di ripulirsi. La sfida della Procura di Pavia è collocare Andrea Sempio in casa Poggi la mattina del 13 agosto 2007. La difficoltà consiste nell'assenza di tracce databili e legate alla scena del crimine conosciuta. L'impronta 33 (vicino al corpo della vittima, quindi in fondo alla scala) trovata sulla parte destra della parete – ricondotta da una consulenza tecnica dei pm a Sempio – era stata rilevata subito dal Ris e sottoposta ad analisi per stabilire la presenza di sangue: esito negativo è il responso – ottenuto nel 2007 – dal test ancora oggi ritenuto il più affidabile. Escluso il sangue, se venisse trovato l'intonaco grattato da parte di quell'impronta resterebbe la questione di come è stato conservato e la databilità in caso risultasse del Dna (sudore, saliva). A meno di cambiare la dinamica, sulle scale che portano in cantina l'assassino non metterà mai piede: la suola della scarpa 'a pallini' (calzata dall'assassino) si ferma prima che il pavimento in cotto lasci spazio ai gradini in marmo. Al centro dell’incidente probatorio ci sono anche le sessanta impronte rilevate dal Ris di Parma con polveri e adesivi nella villetta di via Pascoli, tra cui la numero 10 – vicino alla maniglia interna della porta d'ingresso – che ha attirato l'attenzione dei carabinieri ma non è attribuibile a dire della stessa Procura a Sempio. Sui para-adesivi si annuncia già battaglia: "C'è un forte rischio contaminazione, l'ipotesi è che non avendo utilizzato pennelli singoli per evidenziare ciascuna traccia, non si può escludere che ci sia stato un 'trasferimento' di materiale pennellando da una all'altra" avverte il consulente della famiglia Poggi, il genetista Marzio Capra che ha partecipato fin dall’inizio all'indagine sull'omicidio. La nuova inchiesta su Sempio si gioca sul Dna trovato sulle unghie della vittima. Per la perizia di Francesco De Stefano, incaricato dai giudici della Corte d'Assisse nel processo bis, i risultati non sono utilizzabili e comunque indicano due Dna maschili non identificativi. Ora la decisione sull'utilizzabilità spetta ai periti – Denise Albani e Domenico Marchigiani della Polizia di Stato – scelti dalla giudice per le indagini preliminari di Pavia Daniela Garlaschelli. Un'esame tutto sulle carte. Se una traccia genetica maschile (delle due trovate, ndr) fosse di Sempio – come ritengono difesa Stasi e Procura di Pavia – bisognerà superare la spiegazione contenuta nella doppia archiviazione sull'amico del fratello: il ragazzo frequentava casa Poggi e il Dna potrebbe essere stato lasciato su un oggetto e 'catturato' dalla vittima. —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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