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Ictus in aumento nei giovani: fattori di rischio, screening e prevenzione

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(Adnkronos) – E’ convinzione diffusa che l’ictus cerebrale sia una patologia associata alle persone anziane ed è vero perché sia l’incidenza (cioè il numero di nuovi casi/anno) sia la prevalenza (numero di persone colpite dalla patologia, in un dato momento storico, in una data popolazione) aumentano con l’avanzare dell’età. Alice Italia Odv (Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale) intende però accendere i riflettori sul crescente numero di casi che si verifica anche tra i giovani adulti, con un inevitabile impatto devastante sulla vita di chi ne è colpito.  "Si tratta, infatti, di una condizione non così rara: circa il 10-15% di tutti gli ictus si verifica negli adulti di età compresa tra 18 e 50 anni, con una sensibile prevalenza nel sesso femminile. Studi recenti, condotti sia negli Stati Uniti che in Europa, hanno confermato – osserva Alice Italia in una nota – come l’ictus ischemico nei giovani adulti sia in aumento, così come in aumento è la prevalenza dei tradizionali fattori di rischio di ictus, tipicamente comuni tra gli anziani (ipertensione, dislipidemia, diabete mellito, uso di tabacco e obesità)". “Questo fenomeno sembra attribuibile non solo alla mancata prevenzione dei classici fattori di rischio ma anche a condizioni peculiari dell’età più giovanile quali la presenza di predisposizioni genetiche e la diffusione dell’abuso di alcol e droghe, note per la capacità di favorire l’insorgenza di ictus o di aumentarne il rischio: i giovani sembrano sottovalutare i fattori di rischio, sottoponendosi raramente a controlli medici – spiega Marina Diomedi, responsabile Uosd Stroke Unit, Fondazione Policlinico Tor Vergata di Roma e membro del Comitato Tecnico-Scientifico di Alice Italia Odv – L’insorgenza di ictus nei giovani-adulti si associa, inoltre, ad un tasso maggiore di mortalità e, soprattutto, ad un aumento di disabilità permanente, tanto più grave considerando la lunga aspettativa di vita di chi sopravvive all’ictus”. I principali fattori di rischio per l’ictus nei giovani includono:  1) Ipertensione arteriosa e dislipidemia. "L'ipertensione è uno dei principali fattori di rischio per l'ictus in età adulta, ma anche tra i giovani può avere gravi conseguenze, così come l’ipercolesterolemia (causa di formazione di placche coronariche e carotidee) perché non sempre vengono diagnosticate e trattate in modo adeguato". 2) Diabete. "Sono almeno 4 milioni gli italiani che convivono con questa patologia, circa 500.000 quelli con il diabete di tipo 1 (detto anche insulino-dipendente) e oltre 3 milioni e mezzo quelli con il diabete di tipo 2, legato all’obesità e ad uno stile di vita scorretto – proseguono gli esperti – L’eccedenza di zuccheri nel sangue può indurire i vasi sanguigni, rendendo più difficile la circolazione e, di conseguenza, provocare l’accumulo di placche sulle pareti delle arterie. In presenza di diabete, il processo di aterosclerosi avviene più rapidamente e il rischio di ictus cerebrale raddoppia".  3) Fumo di sigaretta. "E' dimostrato essere associato ad un aumentato rischio di ictus nei giovani, specie se in associazione ad altri fattori di rischio. L’aumento di rischio è del 40% circa nei modici fumatori (20 sigarette al giorno). L’aumento di rischio – si legge nella nota di Alice – è maggiore nei giovani, essendo di circa 3 volte nei soggetti di età inferiore a 55 anni, mentre di solo circa 1,5 volte nei soggetti più anziani. Nella donna è noto che l’associazione di fumo, emicrania con aura e assunzione di estro progestinici sia predisponente al tromboembolismo sistemico e all’ictus ischemico". 4) Alcol etilico. "L’abuso, molto frequente nei soggetti giovani, è considerato un fattore di rischio per ictus ischemico e per quello emorragico – ricordano gli esperti – agirebbe sia come fattore di rischio classico, aumentando di 3-4 volte la probabilità di incorrere in un episodio di patologia cerebrovascolare, sia come fattore precipitante, che determina, cioè, l’insorgenza dell’evento acuto, in occasione di una forte bevuta (con 'binge drinking' si intende l'abitudine di consumare un'eccessiva quantità di alcol in un breve periodo di tempo, con l'obiettivo di raggiungere uno stato di ubriacatura. In sostanza, si tratta di un'abbuffata di alcol, spesso praticata fuori dai pasti). Il rischio aumenta proporzionalmente alla quantità di alcol assunta".  5) Uso di sostanze (droghe). "L'abuso di sostanze come cocaina e anfetamine è un fattore di rischio significativo per l'insorgenza dell'ictus. Queste sostanze, infatti, aumentano la pressione arteriosa e danneggiano i vasi sanguigni, favorendo la formazione di coaguli". 6) Emicrania con aura. "Nelle giovani donne al di sotto dei 45 anni, l’emicrania con aura è ritenuta un fattore di rischio indipendente per lo stroke ischemico e l’infarto miocardico. Questo rischio in media di circa 3 volte si moltiplica fino a 7 volte in caso di associazione con fumo e uso di contraccettivi orali e a 16 volte se presenti anche ipertensione e obesità".  “Un giovane colpito da ictus può affrontare disabilità gravi, come perdita di mobilità, difficoltà cognitive, difficoltà linguistiche e problemi emotivi – afferma Andrea Vianello, presidente di Alice Italia Odv – E queste conseguenze possono interferire con la capacità di condurre una vita normale, interrompendo il proprio percorso educativo, professionale e sociale. Non solo, ma le famiglie sono spesso costrette a modificare radicalmente la propria vita per assistere un giovane che ha subito un ictus e in questo caso il supporto psicologico, per far fronte ai cambiamenti, diventa fondamentale. E’ necessario dunque sensibilizzare i giovani sulla conoscenza e sul monitoraggio dei fattori di rischio con un focus particolare sull'ipertensione, il diabete, la dislipidemia e l'abuso di sostanze e proprio per questo la nostra associazione prevede, nei prossimi mesi, attività di informazione e screening dedicati agli under 55". "L'ictus in età giovanile è un fenomeno in crescita che merita maggiore attenzione: è fondamentale intervenire con politiche di prevenzione, sensibilizzazione e supporto per migliorare la vita di chi ne è stato colpito e ridurre allo stesso tempo l'onere economico e sociale associato alla patologia. Un'educazione mirata sui principali fattori di rischio è l’elemento chiave per prevenire l'insorgenza di ictus e promuovere uno stile di vita sano anche tra le nuove generazioni", conclude Alice.  —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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Russia propone negoziati a Istanbul il 2 giugno. Ucraina: “Pronti ma prima il memorandum”

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(Adnkronos) – Un secondo round di colloqui diretti il 2 giugno a Istanbul. E' la proposta arrivata dalla Russia all'Ucraina, secondo quanto annunciato in una nota dal ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, precisando che Mosca è pronta in quella sede a presentare il suo memorandum che "definisce la nostra posizione" e le richieste per superare "le cause profonde della crisi". Lavrov, ha reso noto il ministero degli Esteri russo, ha informato il suo omologo statunitense Marco Rubio sui preparativi di Mosca per i colloqui diretti con l'Ucraina a Istanbul lunedì prossimo. Kiev, che la Germania aiuterà a produrre missili senza restrizioni di gittata, secondo quanto reso noto dal cancelliere tedesco Friedrich Merz, ha fatto sapere di essere pronta a ulteriori colloqui diretti con la Russia, ma ha chiesto a Mosca di fornire in anticipo le sue condizioni di pace per garantire che l'incontro produca risultati. "Non siamo contrari a ulteriori incontri con i russi e siamo in attesa del loro memorandum", ha dichiarato il ministro della Difesa ucraino Rustem Umerov in un post su X. "La parte russa ha almeno altri quattro giorni prima della partenza per fornirci il suo documento da esaminare". Intanto è tornato a farsi sentire Donald Trump. A una domanda su possibili nuove sanzioni alla Russia per costringerla a un accordo per la fine della guerra in Ucraina, il tycoon ha risposto: "Penso che siamo vicini a un accordo, non voglio rovinare tutto". "Questa non è la mia guerra. È la guerra di Biden, di Zelensky e di Putin – ha ribadito il presidente americano parlando con i giornalisti alla Casa Bianca – Non è la guerra di Trump. Sono qui solo per una cosa: vedere se riesco a porre fine alla guerra per salvare 5000 vite a settimana e un sacco di soldi". "Vi farò sapere entro due settimane se Putin ci sta in prendendo in giro o meno, se sì risponderemo in maniera diversa", ha detto il presidente americano, ribadendo di essere "deluso da quello che sta succedendo in Ucraina".  "Non posso dirvi questo – ha risposto il presidente ai giornalisti che gli chiedevano se creda ancora che Putin voglia fermare la guerra – ma ve lo dirò tra due settimane… Ci vorrà circa una settimana e mezza. Abbiamo qui il signor Witkoff, che sta facendo un lavoro fenomenale. In questo momento stanno trattando con lui in modo molto deciso, sembra che vogliano fare qualcosa, ma finché il documento non sarà firmato, non posso dirvelo. Nessuno può dirlo". Poi, incalzato dai giornalisti che hanno ripreso le parole del suo post secondo cui Putin "sta scherzando con il fuoco", Trump ha detto: "Non siamo, non siamo contenti di questa situazione". Alla domanda se sarebbe disponibile a un incontro trilaterale con Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky, come sollecitato dal presidente ucraino, Trump ha risposto: "Lo farò se necessario. A questo punto… doveva essere un paio di mesi fa". Ieri il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha annunciato che la Germania aiuterà l'Ucraina a produrre missili senza restrizioni di gittata. "I nostri ministri della Difesa firmeranno un memorandum d'intesa per l'acquisizione di sistemi d'arma a lungo raggio di fabbricazione ucraina. Questo consentirà all'Ucraina di difendersi pienamente, anche contro obiettivi militari al di fuori del territorio nazionale, è una buona notizia”, ha dichiarato Merz in una conferenza stampa a Berlino con il presidente ucraino Zelensky. Berlino inoltre "farà di tutto" per impedire che il Nord Stream 2, il gasdotto con la Russia sabotato nel settembre del 2022, torni operativo. "Continueremo ad accrescere la pressione sulla Russia – ha detto Merz – E in questo contesto faremo di tutto per assicurare che il Nord Stream 2 non possa tornare operativo". La risposta del Cremlino alla Germania non si è fatta attendere ed è arrivata dal portavoce, Dmitry Peskov, citato dall'agenzia di stampa Tass. Non sono altro che "un'ulteriore provocazione" che farà proseguire la guerra in Ucraina le parole del cancelliere tedesco Merz, ha dichiarato Peskov. Le parole di Merz "non sono altro che un ulteriore tentativo di costringere gli ucraini a continuare a combattere", ha sostenuto il portavoce del Cremlino. A intervenire è stato anche il ministro degli Esteri russo Lavrov. La Germania è coinvolta "direttamente" nella guerra in Ucraina e sta ripercorrendo la stessa strada che l'ha portata al "collasso" nel secolo scorso, ha affermato Lavrov.  "Il coinvolgimento diretto nella guerra è evidente, la Germania sta scivolando lungo lo stesso piano inclinato che l'ha già portata al collasso un paio di volte nel secolo scorso. Spero che i politici responsabili di questo Paese traggano finalmente le giuste conclusioni e fermino questa follia", ha dichiarato Lavrov al giornalista di Rossiya 1, Pavel Zarubin. Intanto un rapporto Onu denuncia: con gli attacchi con droni contro i civili, i russi hanno commesso "crimini di guerra" e "crimini contro l'umanità". Il rapporto è stato presentato dagli esperti della Commissione internazionale indipendente di inchiesta sull'Ucraina, istituita dal Consiglio per i diritti umani. Le Forze armate russe sono accusate di colpire "sistematicamente" i civili. I militari russi, si legge nel rapporto, "hanno commesso i crimini contro l'umanità dell'assassinio e i crimini di guerra dell'attacco ai civili, attraverso uno schema di attacchi con droni che durano da mesi e che hanno preso di mira i civili sulla riva destra del fiume Dnipro nella provincia di Kherson". E questi atti, che "continuano al momento della pubblicazione" dell'esito di questa inchiesta, "sono stati commessi allo scopo principale di diffondere il terrore tra la popolazione civile, in violazione del diritto umanitario internazionale". —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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Roma, 7 giugno corteo per Gaza. Pd, M5S e Avs alla ‘prova’ di piazza San Giovanni

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(Adnkronos) – L'asticella è alta. Piazza San Giovanni, la piazza delle grandi manifestazioni. Sabato 7 giugno arriverà lì il corteo (partenza alle ore 14) della manifestazione per Gaza. L'annuncio oggi di Elly Schlein, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli. Foto abbracciati davanti a Montecitorio. La piattaforma dell'iniziativa resta quella stabilita già martedì ovvero la mozione unitaria sul Medio Oriente presentata da Pd, M5S e Avs in Parlamento. Nessuna integrazione come avevano chiesto Sinistra per Israele con Azione e Iv. E il campo delle opposizioni si divide. Calenda e Renzi, dopo tanto gelo, ieri si sono sentiti e faranno una loro iniziativa per Gaza ma anche contro l'antisemitismo, il 6 giugno a Milano.  Pd, M5S e Avs restano sulla loro posizione. "La piattaforma è quella della mozione unitaria, presentata in Parlamento e votata in Parlamento", dice Schlein che invita "tutte e tutti a partecipare insieme a noi a questa grande manifestazione per fermare il massacro dei palestinesi in corso a Gaza, per fermare i crimini di guerra del governo di estrema destra di Netanyahu". La segretaria del Pd insieme ai leader di M5S e Avs punta il dito contro quella che definiscono "complicità" del governo Meloni al governo israeliano. "Non ha espresso nemmeno una condanna – incalza la segretaria dem – dei crimini che il governo di estrema destra di Netanyahu sta portando avanti. Non l'ha fatto nemmeno il ministro Tajani", in Parlamento per comunicazioni in aula, "che non è riuscito nemmeno a nominare Netanyahu". Conte si rivolge a "tutte le persone che ritengono che a Gaza si stia calpestando non solo il diritto internazionale o umanitario, ma anche i più elementari principi di umanità, invitiamo tutti coloro che ritengono che questo sistematico sterminio debba terminare. Tutti coloro che si distanziano da questa complicità che di fatto sta offrendo il nostro governo – rimarca il leader M5S – alla condotta criminale di Netanyahu a venire con noi in corteo e poi in piazza". Conte mette in evidenza anche il "balbettio insignificante" dell'Ue. Per Fratoianni, il governo Meloni fa pure di peggio rimanendo in un "silenzio complice e codardo. Anche quando l'Europa ha dato timidi segni di risveglio, si è girato dall'altra parte e ha scelto di sedersi dalla parte sbagliata della storia. Il nostro Paese non merita di essere rappresentato da questo governo dopo quello che sta accadendo da oltre 600 giorni nell'inferno a Gaza".  Aggiunge Schlein: "Invitiamo tutte e tutti a partecipare per dire basta alla complicità che vediamo, per dire basta anche ai silenzi di questo governo che sta tradendo la tradizione diplomatica e di pace di questo nostro Paese. La storia giudicherà dove siamo stati davanti a questo sterminio costante, davanti all'uso della fame come arma di guerra, davanti a quello che stiamo vedendo con più di 15.000 bambini e bambini palestinesi che sono stati uccisi". Pd, M5S e Avs iscrivono la manifestazione a piazza San Giovanni nel perimetro della loro mozione unitaria presentata in Parlamento. Spiega ancora Fratoianni: "Non è che siamo divisi. Abbiamo una piattaforma che è il frutto di una mozione parlamentare che abbiamo costruito, è unitaria, l'abbiamo presentata in Parlamento, è il frutto di due missioni a Rafah, è il frutto di un percorso, tutto in positivo. Chi non vuole la piattaforma, fa le sue valutazioni".   Per Azione e Italia Viva quella mozione andava allargata anche alla condanna di ogni antisemitismo e per questo l'iniziativa di Milano sarà non solo contro "l'azione del governo israeliano" ma anche "di sensibilizzazione sul pericolo dell'antisemitismo e contro chi professa la distruzione dello stato di Israele". In serata Renzi torna sulla questione senza enfatizzare le distanze e per dire che non si tratta di una "cosa contro l'altra".  "C'è ampia sintonia su tanti punti. Noi – dice Renzi – ci siamo astenuti sulla mozione di Pd, M5S e Avs. Loro si sono astenuti sulla nostra. Quindi c'è larga parte delle considerazioni che condividiamo". Ma "è evidente che se la manifestazione del 7 giugno è di Pd, M5S e Avs e noi ne faremo un'altra il 6, io vado a quella del 6 e non a quella del 7". Detto questo, puntualizza, "non è che son due cose una contro l'altra, anche perché una sarà una grande manifestazione di piazza, l'altra sarà un evento in un teatro". —politicawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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Cina, conto alla rovescia per il ‘gaokao’: è test ingresso università più difficile del mondo

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(Adnkronos) – In Cina sono più di 13,3 milioni gli studenti iscritti quest'anno per il 'gaokao', il fatidico esame per accedere all'università. Lo ha reso noto il ministero dell'Istruzione, come riporta l'agenzia ufficiale Xinhua. Le temute prove inizieranno il 7 giugno. Le autorità promettono controlli sempre più severi nelle sedi di esame. Vietati, tra l'altro, telefoni cellulari e smartwatch per l'esame che in Cina può decidere il futuro dei giovani. Quest'anno in molte aree del Dragone sono stati annunciati progetti per includere nelle sedi d'esame sistemi di controllo che sfruttano l'Intelligenza artificiale. Secondo The Paper ci sono anche le province di Jiangxi e Hubei fra quelle che hanno previsto l'impiego di controlli in tempo reale per "mantenere la disciplina" durante i test con l'aiuto dell'AI. Nello Jiangxi le autorità assicurano che ci sarà un monitoraggio in diretta e che grazie all'Intelligenza artificiale verranno 'scovati' eventuali comportamenti "anomali" durante gli esami. E, come ha scritto il Global Times, i filmati di sorveglianza verranno poi visionati dopo i test. Sussurrare, guardarsi intorno, sbirciare le risposte dei colleghi, rispondere in anticipo o attendere nel fornire le risposte alle domande dei test sono tutti comportamenti considerati scorretti. Per i media del gigante asiatico il 'gaokao' è sempre stato il test di accesso al mondo universitario "più difficile del pianeta" con i ragazzi che non risparmiano tempo ed energie per la preparazione dell'esame, estenuante, sognando le aule dei migliori atenei del Paese. Il 2024 è stato l'anno del record con 13,4 milioni di iscritti.  Quest'anno il 'gaokao' coincide tra l'altro con la stretta sulle università negli Usa e sui visti per gli studenti. Secondo dati riportati dal Global Times, tabloid nazionalista cinese, gli studenti cinesi rappresentano circa il 20% dei giovani stranieri iscritti a Harvard, nel mirino di Donald Trump.  —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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Caso Garlasco, è ancora guerra di perizie: già 40 in otto anni

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(Adnkronos) – La verità giudiziaria sull'omicidio di Chiara Poggi, uccisa nella sua abitazione a Garlasco il 13 agosto 2007, ha avuto il passo lento ma è arrivata con la sentenza del dicembre 2015 con cui la Cassazione ha stabilito che Alberto Stasi, condannato a 16 anni di carcere, è il colpevole "al di là di ogni ragionevole dubbio" dell'omicidio della fidanzata. L'indagine nelle mani della Procura di Vigevano diventa fin dai primi passi una battaglia tra esperti. Un tema che dopo 18 anni la Procura di Pavia che indaga su Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, sembra intenzionata a ripercorrere incrementando un numero già considerevole di consulenze e perizie, quasi 40 in otto anni, che hanno scandito le investigazioni e un iter giudiziario che conta cinque processi. In fase di indagine sono dieci le consulenze che la pm Rosa Muscio, la difesa di Stasi e la famiglia della vittima depositano. I primi dissidi sono sull'orario della morte stabilito e modificato dal medico legale, su cui ora nuovamente gli inquirenti discutono. In primo grado il numero di consulenze e perizie – con esperti scesi in campo anche su indicazione del giudice per le indagini preliminari di Vigevano Stefano Vitelli – superano quota 15 e nell'appello bis a Milano sono una dozzina. Centrale è come si muove l'assassino. La perizia del gup si ferma al piano terra e disattende il racconto di Stasi che dice di aver sceso due gradini per vedere la fidanzata morta sulle scale. La perizia disposta dai giudici di Milano è perentoria: è infinitesimale la possibilità che possa non essersi sporcato le scarpe scendendo le scale, scrivono i professori Gabriele Bitelli e Luca Vittuari, insieme al dottor Roberto Testi. Per lo Stasi 'scopritore' è dello 0,00038% la possibilità di avere le suole pulite se si ferma al primo gradino, se scende anche il secondo è dello 0,00002%.  Per la 'Bloodstain pattern analysis', disciplina che studia le macchie di sangue e le loro traiettorie sulla scena del crimine, la macchia di sangue davanti all'ingresso dove la vittima viene colpita la prima volta si forma "in meno di tre minuti", il corpo viene trascinato e gettato giù dalla cima delle scale, quindi l'assassino va in bagno. La finestra di 23 minuti è "pienamente compatibile con l'omicidio e non smentito da seri elementi di segno contrario" scrive la Cassazione. Lunga è stata la battaglia per definire la prova sul dispenser portasapone e sulla suola insanguinata "numero 42" (taglia decisa da una consulenza) che l'assassino lascia sul tappetino del bagno, come per stabilire che la bici nera di Stasi (per anni non sequestrata sebbene vista da una testimone) non monta i pedali originali. Una prova per chi ritiene abbia raggiunto casa Poggi in bici, abbia ucciso Chiara, sia tornato a casa e solo dopo quattro ore abbia preso la macchina per raggiungere di nuovo la villetta fingendo di esserci entrato.  Se la Procura di Pavia dubita di Sempio, occorre valutare bene l'orario dell'omicidio del 13 agosto 2007. Chiara disattiva l'allarme alle 9.12, le finestre sono ancora chiuse, lei è in pigiama e ha fatto colazione da poco secondo l'autopsia. Una vicina di casa dice di aver visto una bici nera da donna davanti alla villetta dei Poggi alle ore 9.10. A quell'ora Andrea Sempio racconta ai carabinieri di essere in casa con il padre, di aver atteso il ritorno della madre e di essere andato a Vigevano come mostra lo scontrino del parcheggio dell'auto pagato alle 10.18. Alle 9.45 c'è la prima telefonata senza risposta fatta dal telefonino di Stasi sul cellulare di Chiara, probabilmente è già morta. Nessun giudice ipotizza un delitto che va oltre "una decina" di minuti.  La mattina del delitto le celle collocano l'indagato solo a Garlasco, ma non si tratta tecnicamente di una bugia: nel 2007 il telefono 'cattura' la posizione solo se fa chiamate o invia messaggi e tra le 9.59 e le 11.10 il suo cellulare non genera traffico. La Procura di Pavia deve rispondere anche a un'altra domanda: come raggiunge Sempio via Pascoli? A voler credere che l'assassino scappi in bici bisogna 'correggere' ancora la sentenza passata in giudicato: Stasi ha una bicicletta nera da donna, Sempio una bici rossa da uomo. Nessun testimone parla di un'auto parcheggiata fuori casa. Tra le prove contro Stasi – negli oltre trenta faldoni – c'è anche l'impronta di una scarpa numero 42. Una perizia e una consulenza indica non solo la taglia esatta, ma individua anche la marca, e Sempio calza il numero 44. Una nuova consulenza della Procura potrebbe mettere in dubbio questa analisi? L'impronta di quella scarpa lasciata sul tappettino del bagno dove l'assassino va sicuramente – per specchiarsi ritiene la Procura – porta però a un'altra prova contro Stasi. Sul dispenser c'è solo la traccia del fidanzato. "Come mai c'è solo un'unica impronta nitida ossia quella dell'anulare di Stasi pur essendo abitualmente il dispenser del sapone utilizzato da tutti gli occupanti di un'abitazione?" è una delle domande dei giudici che ritengono, invece, che il fidanzato si lavi le mani. L'assenza di due teli mare è indice della necessità di ripulirsi.  La sfida della Procura di Pavia è collocare Andrea Sempio in casa Poggi la mattina del 13 agosto 2007. La difficoltà consiste nell'assenza di tracce databili e legate alla scena del crimine conosciuta. L'impronta 33 (vicino al corpo della vittima, quindi in fondo alla scala) trovata sulla parte destra della parete – ricondotta da una consulenza tecnica dei pm a Sempio – era stata rilevata subito dal Ris e sottoposta ad analisi per stabilire la presenza di sangue: esito negativo è il responso – ottenuto nel 2007 – dal test ancora oggi ritenuto il più affidabile. Escluso il sangue, se venisse trovato l'intonaco grattato da parte di quell'impronta resterebbe la questione di come è stato conservato e la databilità in caso risultasse del Dna (sudore, saliva). A meno di cambiare la dinamica, sulle scale che portano in cantina l'assassino non metterà mai piede: la suola della scarpa 'a pallini' (calzata dall'assassino) si ferma prima che il pavimento in cotto lasci spazio ai gradini in marmo.  Al centro dell’incidente probatorio ci sono anche le sessanta impronte rilevate dal Ris di Parma con polveri e adesivi nella villetta di via Pascoli, tra cui la numero 10 – vicino alla maniglia interna della porta d'ingresso – che ha attirato l'attenzione dei carabinieri ma non è attribuibile a dire della stessa Procura a Sempio. Sui para-adesivi si annuncia già battaglia: "C'è un forte rischio contaminazione, l'ipotesi è che non avendo utilizzato pennelli singoli per evidenziare ciascuna traccia, non si può escludere che ci sia stato un 'trasferimento' di materiale pennellando da una all'altra" avverte il consulente della famiglia Poggi, il genetista Marzio Capra che ha partecipato fin dall’inizio all'indagine sull'omicidio.  La nuova inchiesta su Sempio si gioca sul Dna trovato sulle unghie della vittima. Per la perizia di Francesco De Stefano, incaricato dai giudici della Corte d'Assisse nel processo bis, i risultati non sono utilizzabili e comunque indicano due Dna maschili non identificativi. Ora la decisione sull'utilizzabilità spetta ai periti – Denise Albani e Domenico Marchigiani della Polizia di Stato – scelti dalla giudice per le indagini preliminari di Pavia Daniela Garlaschelli. Un'esame tutto sulle carte. Se una traccia genetica maschile (delle due trovate, ndr) fosse di Sempio – come ritengono difesa Stasi e Procura di Pavia – bisognerà superare la spiegazione contenuta nella doppia archiviazione sull'amico del fratello: il ragazzo frequentava casa Poggi e il Dna potrebbe essere stato lasciato su un oggetto e 'catturato' dalla vittima.  —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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