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Pasinelli (Fond. Diasorin): “Nostro obiettivo è creare cultura e cittadinanza scientifica con i giovani”

(Adnkronos) – "Questo è il momento finale di un concorso che ha visto coinvolte 140 scuole su tutta Italia. La selezione di questi progetti è stata durissima, sono rimasti 8 finalisti su 140: si può comprendere come per questi ragazzi e queste scuole che presentano il progetto si tratti di una vera e propria finale olimpica". Così Francesca Pasinelli, presidente della Fondazione Diasorin, ha commentato la finale del concorso per le scuole Mad for Science, giunto alla nona edizione, ospitata alle Officine Grandi Riparazioni di Torino. "Qui sono tutte eccellenze che si giocano il premio su differenze veramente minime, il ché rende il lavoro della giuria particolarmente difficile, noi vorremmo idealmente dare una medaglia a tutti. Però è proprio questa una delle cose che imparano i ragazzi: – continua Pasinelli – che le medaglie sono sempre tre, che quindi la competizione alla fine è inevitabile e forse necessaria per selezionare nel tempo le eccellenze, e che l'essere arrivati fin qui è stato un percorso formativo molto importante e arricchente ed è di per sé un premio". "Le ragioni per cui si arriva a otto finalisti sono molteplici – precisa Pasinelli – Innanzitutto l'idea: come i ragazzi hanno saputo individuare un progetto scientifico, l'articolazione poi dell'idea e del progetto, quindi lo sviluppo del progetto, tutti i progetti sperimentali proposti vengono spalmati nell'arco dei cinque anni delle scuole superiori come strumento didattico. Poi vi sono le interazioni col territorio, perché queste idee nascono sì all'interno delle scuole ma poi si confrontano con le realtà di ricerca e imprenditoriali presenti sul territorio, e questo è un altro elemento di ricchezza del progetto. Successivamente, l'esposizione: come hanno saputo scrivere il progetto e poi esporlo davanti a un pubblico che è sì generoso ma anche critico, la giuria pone loro domande non semplicissime, alle quali non erano preparati, nel senso che sono domande a cui devono rispondere estemporaneamente. Devo dire – prosegue – che i ragazzi ci stanno dimostrando che esiste nel nostro paese tanto valore, peraltro diffuso in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale, e tanta speranza perché questa è l'Italia di domani, queste sono le generazioni future. Vedere dei ragazzi giovani così impegnati, già così competenti e così motivati, per noi è motivo di grande soddisfazione". "Questa è la nona edizione, quindi è un impegno che si sta consolidando – è il bilancio della presidente Pasinelli – Abbiamo ormai un numero elevato di scuole che hanno vinto il premio in tutti questi anni e che si stanno anche aggregando come rete di scuole in modo da poter condividere esperienze, idee, miglioramenti. Tra l'altro Mad for Science non si esaurisce qui, durante tutto l'anno comprende attività di formazione degli insegnanti sia in laboratorio che attraverso la messa a disposizione di scienziati che tengono seminari sulle ultime tendenze della ricerca, oltre a occasioni di incontro e condivisione. Successivamente vengono messi in comune i protocolli di lavoro in modo che ciò che viene realizzato in una scuola possa essere utilizzato altrove. Si tratta, insomma, di un progetto che sta cominciando ad avere una dimensione, una strutturazione, e che vuole essere non solo importante ma veramente utile e fortemente contributivo per il Paese". "Come diciamo sempre, l'obiettivo è quello di avvicinare i ragazzi alla scienza nella convinzione che fare ricerca la faccia amare di più che solo studiarla sui libri. Attraverso questo progetto non si costruiscono solo nuovi scienziati, l'obiettivo principale è costituire una vera cultura e una cittadinanza scientifica. Noi siamo certi, come dice il logo di quest'anno, 'passione per la scienza, passione per la vita', che una sviluppare una comunità che condivida l'idea che attraverso la scienza si crea innovazione a beneficio della società e che il metodo scientifico ha una sua forza che non deve essere disattesa attraverso il ricorso a pensieri miracolistici e fake news sarebbe già uno straordinario risultato", conclude Pasinelli. —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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Antonio Conte convinto dalla moglie a restare al Napoli? Chi è Elisabetta Muscarello

(Adnkronos) –
Antonio Conte continuerà ad allenare il Napoli nella prossima stagione e tanti tifosi vedono in questa decisione lo zampino di sua moglie Elisabetta Muscarello. Durante la festa scudetto la donna, che festeggiava sul bus scoperto insieme allo staff e alle famiglie dei calciatori, ha portato le mani al cuore e ha detto "Farò di tutto", rispondendo a chi le chiedeva di far "restare il mister". Ora è diventata un idolo per i napoletani convinti che abbia contribuito a far rimanere il marito sulla panchina azzurra. Classe 1975, a dicembre compirà 50 anni e conosce Antonio Conte da quasi tutta la vita. I due, infatti, erano vicini di casa. Quando lui si trasferì Torino, all'età di 21 anni, prese casa sullo stesso pianerottolo della famiglia di Muscarello, che all'epoca aveva 15 anni. L'amore però scattò quasi dieci anni dopo e da allora i due non si sono mai più lasciati. Prima la convivenza poi la nascita, nel 2007, della figlia Vittoria. Il matrimonio venne celebrato nel 2013, nella Chiesa degli Angeli Custodi a Torino. Elisabetta Muscarello è sempre stata presente per Antonio Conte, seguendolo durante la sua carriera. Dal bacio in diretta dopo la vittoria sulla Spagna agli Europei 2016 alla commozione allo stadio del Chelsea, campione d'Inghilterra con la guida del mister italiano, Elisabetta Muscarello è sempre stata un grande supporto per Conte. E lui non ha mai mancato di manifestare pubblicamente il suo affetto e la sua stima per la partner. —sportwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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Conti e Macii: “Insieme verso Milano Cortina. Con una promessa…”

(Adnkronos) – La connessione sta in una parola. “Insieme”. Sara Conti e Niccolò Macii incrociano gli sguardi e se lo ripetono all'unisono prima di ogni performance. “Ci guardiamo negli occhi per cercare la carica giusta, siamo sempre riusciti ad aiutarci. Può sembrare niente, ma per noi vuol dire tanto. Serve a capire la situazione emotiva dell’altro”. La coppia da sogno del pattinaggio artistico azzurro mette nel mirino le Olimpiadi di Milano Cortina 2026 e si racconta all’Adnkronos partendo da un aneddoto che dice un po’ tutto: “Purtroppo o per fortuna – precisa Niccolò – nel nostro sport dobbiamo essere insieme a livello di sensazioni. Io non posso essere scollegato da lei, lei non può essere scollegata da me. Quando ci diamo la mano, percepiamo ogni cosa. E ci sosteniamo a vicenda”.
Il grande appuntamento si avvicina e ci arriverete dopo una stagione con tanti segnali positivi…
Conti: "Siamo orgogliosi di com’è andata. C’è stata tanta pressione, però abbiamo imparato a gestirla, a dare delle priorità al nostro lavoro. Abbiamo imparato davvero la gestione delle gare e penso si siano visti i risultati. L'argento all'Europeo e il bronzo al Mondiale sono traguardi incredibili. Per questa stagione olimpica lavoreremo ancora di più, vogliamo prenderci altre soddisfazioni”.
Siete al lavoro anche per modificare i programmi?
Conti: “Possiamo dire intanto che li cambieremo entrambi. Per il programma lungo, vorremmo fare una canzone italiana o comunque nella storia del nostro Paese. Per coronare un percorso”.
Macii: “Lo short, essendo un po' il biglietto da visita, deve essere quello che rimane impresso. Anche perché è quello che poi ti piazza in classifica per fare il lungo. Non dico che resteremo nella nostra zona di comfort, ma continueremo su ciò che ci piace di più. Per non perdere il nostro stile. Faccio un esempio per rendere l’idea. A me, anche per carnagione, sta male il verde e dunque scelgo vestiti di altri colori (ride, ndr). Ecco, il principio in pista sarà lo stesso. Sarà un programma sempre accattivante e sanguigno come Sara, ma adatto a noi”.
Lavorate insieme da cinque anni. Com’è che è scattata l’empatia in uno sport particolare come il pattinaggio artistico?
Conti: “La scintilla è scattata per me, io sono sempre stata innamorata di questa disciplina. Diciamo che per cause fisiche non avevo potuto praticarla in precedenza. Conoscendo Niccolò, al tempo in cerca di partner, ho trovato la mia strada. Lui mi aveva fatto una croce grande come una casa (ride, ndr), ma io sono testarda e ho continuato imperterrita. L’ho scelto, ci siamo scelti, per fare questo percorso insieme. Siamo andati avanti nonostante ne siano capitate di tutti i colori. Sono contenta del rapporto che abbiamo oggi, della sintonia che siamo riusciti a ritrovare".
Dove inizia il vostro viaggio?
Conti: “Io non ho grandissimi ricordi. Ero molto piccola, avevo quattro anni e mezzo. La passione per il pattinaggio è nata un po’ per caso, avevo la pista a meno di 500 metri da casa, ad Alzano Lombardo. Sono andata con un’amichetta e lì è nato tutto”.
Macii: “Io ho fatto diversi sport e avrei voluto pure provarne altri. Ho cominciato con l’equitazione, poi sono passato all’atletica, ma ogni volta facevo finta di avere mal di testa per non andare al campo. Volevo provare addirittura motocross, per fortuna ho evitato perché mi hanno detto che sono un po' alto per le moto. Chissà, forse sarei stato un’eccezione. A un certo punto, una compagna di classe pattinatrice mi disse ‘Perché non ci provi?’. Lo proposi a mia madre: ‘Non se ne parla, dovresti andare tutti i giorni a Sesto San Giovanni per gli allenamenti e non riusciresti a studiare’. Alla fine, ho avuto ragione io. Non ho più tolto i pattini, è stato amore a prima vista”.
Quelle di Milano Cortina saranno le prime Olimpiadi per voi. A marzo 2026 sarete contenti se…
Conti: “Se riusciremo a far alzare in piedi ogni singola persona del nostro pubblico, tra short e libero”.
Macii: “Se riusciremo a dare tutto. Esprimendoci al massimo, con il livello di perfezione che pretendiamo da noi stessi. Siamo sempre molto puntigliosi e vogliamo dare il meglio. È una promessa. Speriamo che la gente possa apprezzare ed esultare con noi”. (di Michele Antonelli) —milano-cortina-2026/protagonistiwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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In Italia 4,7 mld per farmaci anti-cancro, +9,6% in un anno

(Adnkronos) – In Italia, nel 2023, la spesa pubblica per i farmaci anti-cancro ha superato 4,7 miliardi di euro (4.773,9 milioni di euro), in aumento del 9,6% rispetto al 2022. Il continuo incremento del costo delle terapie oncologiche pone problemi di sostenibilità del Servizio sanitario nazionale, che deve garantire l’accesso all’innovazione in tempi brevi. Dall’altro lato, va ricondotto proprio alla ricerca e ai nuovi trattamenti il progressivo calo della mortalità per tumore. In dieci anni (2011-2021), nel nostro Paese, i decessi per cancro sono diminuiti del 15%. Nell’Unione Europea, fra il 2020 e il 2025, è stata stimata una diminuzione dei tassi di mortalità del 3,5% negli uomini e dell’1,2% nelle donne. Dal 1989 al 2025, in Europa, sono state 6,8 milioni le vite salvate (4,7 milioni negli uomini e 2,1 milioni nelle donne). Anche negli Stati Uniti il tasso di mortalità per tumori è calato costantemente sia tra gli uomini che tra le donne dal 2001 al 2022 (in percentuali comprese fra l’1,3% e il 2,1% annuo), anche durante i primi 2 anni della pandemia di Covid-19. "Il 2024 è stato un anno record per il numero di nuove terapie in arrivo – afferma Francesco Perrone, presidente dell’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), nella conferenza stampa ufficiale della società scientifica al Congresso dell’American Society of Clinical Oncology (Asco), in corso a Chicago -. Ema, l’Agenzia regolatoria europea, nel 2024 ha espresso parere favorevole per 113 nuovi farmaci. Tra le terapie contenenti nuove sostanze attive, che hanno ricevuto parere favorevole, la quota maggiore, pari al 25%, ha riguardato gli antineoplastici. E sono 112 i nuovi farmaci attesi entro la fine del 2025, al momento al vaglio di Ema. Il 31,6% sono antitumorali. Siamo di fronte a una vera e propria ondata di innovazione, che rappresenta una notizia positiva per i pazienti, ma la spesa deve essere 'governata', dando la priorità ai farmaci davvero innovativi, in grado non solo di migliorare la sopravvivenza, ma anche la qualità di vita. I vantaggi sono importanti, dalla riduzione delle ospedalizzazioni al reinserimento dei pazienti nel mondo del lavoro, che possono così contribuire alla crescita economica e sociale del Paese". "Va posta attenzione anche al tema dell’appropriatezza, strettamente legato alla sostenibilità – continua Perrone -. Governare la domanda di salute è un tema fondamentale anche per abbattere le liste d’attesa, problema che va affrontato garantendo più risorse e personale. In Italia vivono 3,7 milioni di cittadini dopo la diagnosi di tumore. Quindici anni fa, nel 2010, erano 2,6 milioni. I pazienti oncologici che convivono con la malattia in forma cronica rappresentano una grande sfida per il Servizio Sanitario Nazionale, perché presentano bisogni di cura e di presa in carico prolungati nel tempo, più o meno intensi a seconda del tipo di terapie e delle condizioni generali. Anche il fabbisogno di esami strumentali è aumentato rispetto ai decenni scorsi, a parità di pazienti, in considerazione del miglioramento dell’aspettativa di vita e dell’efficacia delle terapie, che spesso consentono una cronicizzazione del tumore in fase avanzata. Il rispetto dell’appropriatezza prescrittiva deve procedere di pari passo con il potenziamento delle risorse da destinare all’oncologia". Secondo Aiom vanno ripensate anche le modalità di ricovero dei pazienti oncologici, per garantirne una gestione ottimale e contenere le ricadute cliniche, organizzative e di spesa. "Dal 3 al 10% delle persone che afferiscono ai Pronto soccorso ha una storia di tumore – spiega Massimo Di Maio, presidente eletto Aiom -. Più del 50% dei pazienti oncologici che accedono alle strutture di emergenza necessita di un successivo ricovero. Il problema gestionale più significativo, in questa fase, è la disponibilità di posti letto. Nella quasi totalità dei Paesi si è verificata una progressiva riduzione del loro numero: nel periodo 2012-2022, in Europa, è diminuito di circa il 10%, in Italia di circa il 35%. E i posti letto di oncologia sono solo il 2,3% del totale negli ospedali per acuti. I ricoveri di tipo medico dei pazienti oncologici sono quindi nettamente superiori alla disponibilità di letti specialistici in oncologia e sono necessariamente distribuiti in altre Unità operative, in particolare in medicina, a volte per ragioni cliniche, a volte solo per necessità logistiche". Anche la fase di "degenza ha caratteristiche diverse rispetto a quella della popolazione generale – sottolinea Di Maio -: è maggiore la durata media e la mortalità intra-ospedaliera ed è meno frequente la dimissione a domicilio. L’evoluzione della complessità dei trattamenti richiede, quindi, che si affermi su tutto il territorio un modello organizzativo che preveda, in caso di ricovero, un percorso ottimale e nei casi opportuni l’accesso alle strutture specialistiche". "È necessario lavorare molto anche su un altro fronte, cioè ridurre il carico della malattia investendo nella prevenzione – afferma Saverio Cinieri, presidente di Fondazione Aiom -. Nel 2024, in Italia, sono state stimate 390.100 nuove diagnosi di tumore. Il 40%, cioè circa 156mila casi, può essere evitato seguendo stili di vita sani e aderendo ai programmi di screening. Nonostante queste evidenze, quasi il 60% degli adulti consuma alcol, il 33% è in sovrappeso e il 10% è obeso, il 28% è sedentario e il 24% fuma. La prevenzione si traduce non solo in migliori risultati di salute, ma determina anche vantaggi economici, cioè risparmi nella spesa sanitaria e un aumento della produttività. Studi dimostrano che ogni euro speso in prevenzione genera un ritorno di 14 euro per l’economia della salute e dell’assistenza sociale. Tuttavia, oggi, solo una piccola percentuale dei bilanci sanitari nazionali è investita in questo settore. Negli ultimi anni, la spesa pubblica italiana per la prevenzione ha evidenziato criticità sia in termini di quantità che di distribuzione delle risorse rispetto agli altri Paesi europei". Da un lato l’Italia investe ancora troppo poco in prevenzione, dall’altro si afferma la qualità della ricerca contro il cancro condotta dai nostri scienziati. "Anche quest’anno i ricercatori italiani sono protagonisti al Congresso Asco – conclude Perrone -. Aiom insieme ad Asco ha costruito un 'ponte' della ricerca con tutto il mondo grazie al corso sulla ricerca clinica, organizzato dalle due società scientifiche ogni anno a Roma. In questo modo forniamo a giovani ricercatori, provenienti da diversi Paesi, gli strumenti per comprendere la metodologia delle sperimentazioni cliniche, implementare idee di ricerca e imparare a valutare la letteratura scientifica. Il valore dei ricercatori italiani è testimoniato dal numero dei premiati in questa edizione del Congresso Asco, quasi 20 considerando anche coloro che lavorano all’estero". Il tema del Congresso Asco 2025 è 'Driving Knowledge to Action: Building a Better Future', a indicare l’importanza della collaborazione scientifica per portare al letto del paziente le più importanti innovazioni della ricerca. —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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Ai, Lombardi (Luiss): “Bilanciare diritto alla privacy con quello all’innovazione”

(Adnkronos) – "Serve creare una semplificazione della normativa, una regolamentazione unica rispetto a 27 giurisdizioni diverse, bilanciare il diritto alla privacy con quello all'innovazione, se non lo facciamo avremo un'economia sempre meno competitiva. E poi, un approccio cooperativo con i soggetti che producono AI". Così Domenico Lombardi, direttore del Policy Observatory della Luiss School of Government, intervenendo a margine dell'evento 'Italia, Europa e Stati Uniti: l'innovazione al centro del dialogo transatlantico' presso MoMec in piazza Montecitorio a Roma. "Il ritardo dell'Europa in ambito tecnologico – ha concluso Lombardi – sta diventando sempre più ampio, al punto di compromettere le nostre prospettive economiche rispetto ad altre regioni di mondo. Questo, sia per investimenti inferiori rispetto per esempio agli Usa, ma anche per una regolamentazione che non aiuta. Una sovra-regolamentazione che impatta negativamente sulle piccole e medie imprese, sia in termini di profittabilità e di produttività. Questo significa minori investimenti e minor forza lavoro". —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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