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Dazi, giudici bloccano misure Trump: ecco cosa può succedere ora

(Adnkronos) – Dopo mesi di annunci e marce indietro, e, soprattutto, caos e colossali perdite nei mercati globali provocati dai dazi di Donald Trump, una specializzata, e poco conosciuta, corte federale di New York, la Court of International Trade, ha stabilito che le misure adottate dal tycoon sono illegali perché avrebbe abusato dei poteri presidenziali in materia commerciale. La decisione ha provocato la reazione irata della Casa Bianca, che ha denunciato "un golpe dei giudici", e l'immediato ricorso del dipartimento di Giustizia. La sentenza impone che vengano fermati immediatamente due gruppi di dazi che Trump ha imposto in questi mesi. In primo luogo, i dazi globali, annunciati il 2 aprile scorso durante il famoso "Liberation Day", che impone un 10% sulle importazioni da quasi tutto il mondo. Inizialmente, Trump aveva detto che queste tariffe sarebbero state più alte per decine di Paesi. Questi dazi reciproci poi sono stati rinviati per oltre 75 Paesi a luglio, per favorire i negoziati. E sono stati sempre i negoziati a far scendere i dazi molto più alti imposti alla Cina, che a un certo punto sono arrivati al 145%, dopo i colloqui tra Washington e Pechino di metà maggio. La sentenza blocca anche i dazi separati del 25% che Trump aveva imposto a Canada e Messico, per 'punirli' per immigrazione illegale e il traffico di droga sui confini, e quelli del 20% alla Cina per il suo ruolo nella produzione del fentanyl. Secondo la Corte, Trump ha abusato dei poteri di emergenza garantiti dall'Emergency Economic Powers Act (Ieepa), la legge del 1977 finora mai usata da un presidente da imporre dazi, ma che si concentra principalmente su sanzioni ed embargo per motivi di sicurezza nazionale. "La Corte non ritiene che l'Ieepa conferisca un'autorità incontrollata", si legge nella sentenza, con cui i giudici accolgono il ricorso di 12 stati democratici e quello di cinque società che si dichiarano danneggiati dall'uso improprio del potere esecutivo, concludendo che la legge non permette al presidente di imporre "dazi illimitati su beni provenienti da quasi tutto il mondo". Gli unici dazi imposti da Trump che non sono bloccati dalla sentenza sono quelli su acciaio, alluminio e automobili, perché non sono stati autorizzati con i poteri di emergenza, ma sulla base della legge commerciale del 1962. La decisione della Corte ha subito suscitato l'entusiasmo dei mercati americani e poi globali, ma esperti avvisano che "non bisogna guardare a questa e dire è una vittoria", come afferma, con il Washington Post, Joseph Steinberg, economista dell'università di Toronto, guardando al ricorso. Il dipartimento di Giustizia ha già presentato il ricorso presso la corte d'appello del distretto federale, con il gradino successivo che potrà essere la Corte Suprema. Inoltre si prevede che oltre agli appelli, l'amministrazione Trump potrebbe ricorrere ad altre vie per imporre dazi. Ma Michael Lowell, avvocato specializzato in questioni commerciali, è convinto che la decisione della Corte sarà confermata in appello: "Credo che rimarrà, penso che l'amministrazione sappia che rimarrà". —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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Tumore al seno avanzato, nuova terapia ormonale riduce rischio progressione del 56%

(Adnkronos) – Con oltre 55mila nuovi casi diagnosticati ogni anno e 52mila italiane che convivono con una neoplasia metastatica, il tumore al seno è il più diffuso non solo fra le donne, ma nell’intera popolazione del nostro Paese. Nonostante i molti progressi fatti resta la prima causa di morte per cancro in tutto il mondo fra le donne. Tuttavia, buone notizie arrivano dall’Asco 2025 dove oggi sono stati illustrati i risultati positivi dello studio di fase 3 Serena-6. Gli esiti dello studio hanno evidenziano che camizestrant di AstraZeneca in combinazione con un inibitore delle chinasi ciclina-dipendenti (Cdk) 4/6 (palbociclib, ribociclib o abemaciclib) ha dimostrato un miglioramento statisticamente significativo e clinicamente rilevante della sopravvivenza libera da progressione (Pfs). Lo studio ha valutato il passaggio alla combinazione con camizestrant rispetto alla prosecuzione del trattamento standard con un inibitore dell'aromatasi (AI) (anastrozolo o letrozolo) in combinazione con un inibitore di Cdk4/6 nel trattamento di prima linea di pazienti con carcinoma mammario avanzato positivo per i recettori ormonali (Hr) e negativo per Her2, il cui tumore presenta una mutazione emergente di Esr1. Questi risultati presentati nella sessione plenaria del Congresso annuale dell’American Society of Clinical Oncology a Chicago (abstract #LBA4) saranno pubblicati contemporaneamente nel The New England Journal of Medicine. I risultati hanno mostrato che la combinazione con camizestrant ha ridotto il rischio di progressione di malattia valutata dallo sperimentatore o di morte del 56% rispetto al trattamento standard. La Pfs mediana è stata di 16,0 mesi per le pazienti passate alla combinazione con camizestrant rispetto a 9,2 mesi per il braccio di confronto. È importante sottolineare che è stato osservato un beneficio coerente in Pfs con tutti gli inibitori di Cdk4/6 e nei sottogruppi clinicamente rilevanti dello studio, inclusa l'analisi per età, etnia, regione geografica, tempo di rilevamento della mutazione Esr1 e tipo di mutazione Esr1. La combinazione con camizestrant è stata anche associata a un significativo ritardo nel tempo di deterioramento della qualità di vita: in un endpoint esploratorio, la combinazione con camizestrant ha ridotto il rischio di deterioramento dello stato di salute globale e della qualità di vita del 47% rispetto alla combinazione conl’inibitore dell’aromatasi (Ai). Il tempo mediano al peggioramento dello stato di salute globale è stato di 23,0 mesi nelle pazienti trattate con la combinazione concamizestrant, rispetto a 6,4 mesi nelle pazienti che hanno continuato il trattamento con la combinazione con l’inibitore dell’aromatasi (Ai) (Eortc Qlq-C30). La combinazione con camizestrant ha anche ritardato il tempo al peggioramento del dolore rispetto alla combinazione con Ai. I dati relativi agli endpoint secondari chiave, il tempo alla seconda progressione di malattia (Pfs2) e la sopravvivenza globale (Os), non erano ancora maturi al momento di questa analisi ad interim. Tuttavia, è stata osservata una tendenza verso un beneficio prolungato del trattamento con camizestrant, in base alla Pfs 2 (Hr 0,52; Ic al 95%). Lo studio continuerà a valutare Os, Pfs2 e altri principali endpoint secondari. "In Italia vivono circa 52mila donne con tumore della mammella metastatico – afferma Giampaolo Bianchini, professore associato e responsabile del Gruppo mammella dell’Irccs Ospedale San Raffaele, Università Vita-Salute San Raffaele di Milano -.Circa il 70% di queste pazienti ha un tumore con espressione del recettore estrogenico (chiamato Er o Esr1) ed è negativo per l’espressione della proteina Her2. La prima linea di trattamento in caso di tumori 'endocrino sensibili', circa il 60% di queste pazienti, è estremamente efficace e ben tollerata, consentendo di raggiungere una mediana di sopravvivenza superiore a 5 anni, con molte pazienti che superano i 10 anni. Purtroppo però, dopo un’iniziale risposta, il tumore trova il modo di crescere nuovamente. Il meccanismo di resistenza più frequente, in circa il 45% dei casi, è una mutazione a carico del recettore estrogenico Esr1. Camizestrant è una terapia ormonale di nuova generazione, appartenente alla classe di farmaci chiamata Serd, che porta alla potente degradazione selettiva del recettore degli estrogeni". Il "farmaco – aggiunge Bianchini – che ha una eccellente tollerabilità, ha già dimostrato nello studio Serena-2 di essere estremamente efficace nel far regredire i tumori che alla progressione clinica dimostrano di avere acquisito questa alterazione molecolare. Lo studio Serena-6 aveva l’obiettivo di dimostrare che il paradigma oncologico adottato negli ultimi 40 anni, cioè il cambio di terapia quando un farmaco clinicamente non funziona più, non è il modo migliore di curare le pazienti, testando l’ipotesi rivoluzionaria che il cambio di terapia debba invece essere anticipato al momento in cui il tumore comincia a sviluppare questo meccanismo di resistenza, cercandolo tramite un semplice prelievo di sangue detto biopsia liquida". "Lo studio Serena-6 – sottolinea Alberto Zambelli, professore associato di Oncologia all’Università degli Studi di Milano-Bicocca e Direttore dell’Oncologia dell’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo – dimostra che il passaggio da un inibitore dell'aromatasi a camizestrant in combinazione con uno qualsiasi dei tre inibitori di Cdk4/6, dopo la comparsa di una mutazione Esr1, ha più che dimezzato il rischio di progressione di malattia o di morte e ha ritardato in modo consistente il peggioramento della qualità della vita. In questo modo, è possibile prolungare in modo significativo il beneficio clinico della prima linea, trattando la resistenza in via di sviluppo, prima che causi la progressione di malattia e il peggioramento della qualità di vita. Lo studio può guidare un cambio di paradigma e ridefinire l’approccio alla farmaco-resistenza in questo tipo di tumore. Per la prima volta, la strategia terapeutica non viene modificata al momento della progressione clinica e radiologica, ma al momento della ‘progressione molecolare’, con l’obiettivo di interferire precocemente con un noto meccanismo di resistenza, la mutazione di Esr1. In questo modo, si passa da un approccio reattivo, rappresentato dall’impiego del Serd orale in seconda linea, a uno proattivo, cioè all’introduzione precoce del Serd orale, camizestrant, alla comparsa della mutazione di Esr1, prima della progressione di malattia". "Come primo studio registrativo a dimostrare il valore clinico del monitoraggio del Dna tumorale circolante per individuare l'emergere di una resistenza e modificare precocemente la terapia, Serena-6 sta ridefinendo il paradigma clinico del tumore al seno – dichiara Susan Galbraith, Vicepresidente Esecutivo, Oncology Haematology R&D, AstraZeneca -. Camizestrant è il primo e unico degradatore selettivo del recettore degli estrogeni (Serd) orale di nuova generazione e antagonista completo del recettore degli estrogeni a dimostrare un beneficio in prima linea in combinazione con gli inibitori Cdk4/6 approvati, e questi risultati supportano il suo potenziale come nuova terapia endocrina standard nel trattamento del tumore del seno Hr-positivo". —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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Mentana: “Inter travolta, onore al Psg”. Poi punge i ‘tifosi avversari’…

(Adnkronos) – "Onore ai trionfatori della Champions 2025. Non ci hanno battuti, ci hanno travolti dal primo all'ultimo minuto, con un gioco superiore, una determinazione superiore, una classe superiore. L'Inter finisce nel peggiore dei modi una cavalcata europea che è stata esaltante". Con queste parole, affidate a Facebook, il giornalista Enrico Mentana ha commentato la sconfitta dell'Inter in finale di Champions contro il Psg. "Sarebbe da stupidi – ha scritto Mentana, noto tifoso nerazzurro – nascondere la catastrofe di ieri sera, sarebbe da stupidi dimenticare come siamo arrivati a contenderci la coppa col Psg. Come sempre in questi casi abbiamo reso felice chi vive delle sconfitte altrui, e ci siamo sentiti ancora più uniti a chi ha la nostra stessa passione, e i nostri stessi colori. Ai secondi dedico a un abbraccio, ai primi il tasto "elimina i commenti", per togliere questo spazio alla loro schadenfreude (termine tedesco che indica il "piacere provocato dalla sfortuna altrui")". —sportwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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Caos Gaza, “Hamas indebolito e clan armati sempre più forti”

(Adnkronos) – Clan che agiscono come milizie armate nella Striscia di Gaza, saccheggiano i magazzini per sequestrare cibo con la forza e sparano per proteggersi da Hamas. Sono i clan emergenti nell'enclave palestinese, che si stanno affermando sfidando l'autorità di Hamas, secondo alti funzionari delle Idf citati dal sito di notizie israeliano Walla. Alcune fonti hanno riferito al sito saudita 'Al Hadath' che Hamas ha perso il controllo della sicurezza sulla Striscia di Gaza, aggiungendo che ladri e bande armate sequestrano aiuti, saccheggiano case e terrorizzano i residenti. In realtà l'influenza di questi clan è precedente all'attuale conflitto ed è radicata in reti di contrabbando che trafficano armi, droga, sigarette e prodotti elettronici provenienti da Egitto e Israele. Nel corso degli anni, Hamas ha raggiunto accordi con alcuni di questi clan, arrivando talvolta a collaborare con loro. Il più influente sembra essere il clan Abu Shabab, guidato da Yasser Abu Shabab della famiglia Tarabin. Dopo essere stato espulso da Rafah, il clan ha operato con aggressività nel nord e nel sud della Striscia di Gaza. Fonti palestinesi indicano che il gruppo Abu Shabab si occupa sia di proteggere i convogli di aiuti umanitari, sia di saccheggiarli. Hamas ha accusato il clan di collaborare con Israele.
Un altro clan influente è quello di Dughmush, noto anche come Dajmash, proveniente da Tel al-Hawa e al-Sabra a Gaza City. Questo clan era già coinvolto nel rapimento del caporale israeliano Gilad Shalit ed è stato protagonista di violenti scontri con Hamas. Il suo leader è stato ucciso lo scorso anno, accusato di legami con Israele. Fonti della sicurezza citate dal Jerusalem Post affermano che la maggior parte di questi clan è motivata dal desiderio di potere e ricchezza piuttosto che dall'ideologia. In questo momento stanno sfruttando la posizione indebolita di Hamas per espandere la propria influenza. Tra gli altri c'è il clan Abu Tir, che operava a Khan Yunis ed era specializzato nel contrabbando dal Sinai. Quindi il clan Al Kashk, con sede a Gaza City, strettamente legato ai centri di autorità locali. Poi il clan Abu Risha, attivo a Rafah e legato a gruppi salafiti, il clan Shawish, relativamente piccolo, ma attivo a Gaza. Infine il clan Baraka, affiliato ad al-Fatah e operante principalmente a Gaza City. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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Tumori allo stomaco, immunoterapia riduce rischio di progressione e recidiva del 29%

(Adnkronos) – Ogni anno oltre 14mila italiani ricevono una diagnosi di tumore allo stomaco, ma la malattia è in uno stadio iniziale in meno del 20 per cento dei casi. Dall’annuale congresso dell’American Society of Clinical Oncology in corso a Chicago arrivano buone notizie sui farmaci che prolungano la sopravvivenza anche nello stadio precoce di questa neoplasia. Secondo i risultati dello studio di fase 3 Matterhorn – presentato ad Asco 2025 nella sessione plenaria e pubblicato su The New England Journal of Medicine – seguire una chemioterapia associata a immunoterapia con il farmaco durvalumab di AstraZeneca, prima dell’intervento, riduce il rischio di progressione della malattia, di recidiva e di morte del 29%. Lo studio per la prima volta dimostra che nel carcinoma dello stomaco localizzato aggiungere l’immunoterapico all’approccio chemioterapico standard Flot (fluorouracile, leucovorina, oxaliplatino e docetaxel) migliora in maniera significativa la sopravvivenza libera da eventi (Efs). I pazienti sono stati trattati con durvalumab neoadiuvante in combinazione con chemioterapia prima dell'intervento chirurgico, seguito da durvalumab adiuvante in combinazione con chemioterapia, e infine con durvalumab in monoterapia. Lo studio ha valutato questo regime rispetto alla sola chemioterapia perioperatoria nei pazienti con tumore gastrico e della giunzione gastroesofagea (Gej) resecabile, in stadio iniziale e localmente avanzato (stadi II, III, IV A). "La chirurgia rappresenta il trattamento principale ad intento curativo nei pazienti con tumore dello stomaco e della giunzione gastro-esofagea in stadio non metastatico– afferma Lorenzo Fornaro, oncologo dell’Unità di Oncologia Medica 2, Aou Pisana -. L’elevato tasso di recidive loco-regionali o a distanza dopo il trattamento chirurgico esclusivo ha portato a sviluppare un approccio multimodale nella malattia operabile, basato sull’impiego della chemioterapia perioperatoria con il regime Flot, che attualmente rappresenta lo schema di riferimento in questo setting". Nello "studio Matterhorn – continua Fornaro – nel tumore gastrico o della giunzione gastro-esofagea operabile, l’aggiunta dell’immunoterapia con durvalumab al regime chemioterapico Flot, prima e dopo la chirurgia, aveva già evidenziato un aumento significativo del tasso di risposta patologica rispetto a solo Flot. I nuovi dati dello studio, presentati a Chicago, dimostrano risultati significativi in termini di sopravvivenza libera da eventi, con un trend positivo anche nella sopravvivenza globale. È la prima volta che, grazie all’immunoterapia, vengono ottenuti questi benefici nella malattia operabile. Va evidenziato anche il buon profilo di tollerabilità del regime perioperatorio a base di durvalumab, che non ha compromesso la possibilità di sottoporsi alla chirurgia. Sulla base dei dati di Matterhorn, questo nuovo approccio terapeutico dovrebbe diventare il nuovo standard di cura in questo setting". "Nel 2024, in Italia, sono stati stimati circa 14.100 nuovi casi di carcinoma gastrico – spiega Carmine Pinto, direttore dell’Oncologia dell’Ausl-Irccs di Reggio Emilia -. È una neoplasia aggressiva con una prognosi particolarmente infausta, per l’elevato tasso di recidive, anche dopo la chirurgia radicale con intento curativo, e per la frequente presentazione in fase avanzata. Da qui l’importanza di nuove opzioni nella malattia operabile, come il regime perioperatorio a base di durvalumab". La presa in carico delle persone con tumore dello stomaco "richiede, a partire dalla diagnosi, un approccio multidisciplinare, che può ottimizzare il programma terapeutico, e quindi migliorare la sopravvivenza e la qualità di vita dei pazienti – sottolinea Pinto -. In particolare, in questo setting è fondamentale il riferimento a centri di riferimento per questa patologia sia per volumi che per la disponibilità di team multidisciplinari di esperti in questa patologia. È indispensabile, pertanto, in quest’ambito un’appropriata stadiazione della neoplasia, che permette di programmare la terapia peri-operatoria e la chirurgia, definendo l'estensione della neoplasia, il coinvolgimento dei linfonodi e l’eventuale presenza di metastasi. Una corretta stadiazione prevede l’imaging radiologica, l’ecoendoscopia e, quando richiesto, anche una valutazione laparoscopica. Inoltre, è fondamentale che siano sempre offerti al paziente una valutazione dello stato nutrizionale e piani dietetici, che permettono di sottoporre il paziente al trattamento programmato nelle migliori condizioni cliniche. Le persone colpite da tumore dello stomaco, infatti, possono presentare problematiche nutrizionali, anche rilevanti, già dalle prime fasi della malattia. Dopo la chirurgia demolitiva fornire corrette indicazioni sulle abitudini nutrizionali e sulla dieta da seguire permette poi di mantenere quotidianamente una buona alimentazione, con un significativo impatto positivo sul peso corporeo e sulla qualità di vita". "Questo regime perioperatorio basato sull'immunoterapia – dichiara Cristian Massacesi, Chief Medical Officer e Oncology Chief Development Officer, AstraZeneca – ha il potenziale di cambiare il paradigma clinico nel tumore gastrico e della giunzione gastroesofagea in fase precoce, grazie alla riduzione di quasi un terzo del rischio di progressione, recidiva o morte e all’importante trend di miglioramento della sopravvivenza. Come terzo studio positivo sul trattamento perioperatorio con durvalumab in diversi tipi di tumore, lo studio Matterhorn valida ulteriormente questo approccio e sottolinea il nostro impegno nell’offrire nuove terapie nelle fasi precoci della malattia, dove le possibilità di guarigione sono maggiori". —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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